Crisi di coppia, come mi comporto per far andare tutto bene?
Io e il mio ragazzo stiamo insieme da 3 anni e mezzo, abbiamo 21 anni, per entrambi questa è la prima vera relazione.
In questi anni è stato tutto perfetto, siamo da sempre la coppia "invidiata" da tutti perché siamo amanti, amici, complici, ci sosteniamo e supportiamo in ogni cosa.
Studiamo nella stessa città da fuori sede e conviviamo da 2 anni (non di seguito dato che periodicamente torniamo dalle nostre famiglie).
Anche la convivenza va bene, abbiamo il nostro equilibrio, se ci sono litigi riusciamo a chiarire subito e torniamo più uniti di prima.
Lui è un ragazzo con poca autostima, ha paura di deludere la sua famiglia ogni volta che non raggiunge un obiettivo, spesso mi ha parlato del fatto che non è sempre in grado di riconoscere le emozioni positive, se lo travolge la tristezza o la delusione sembra che tutto quello che c'è di bello non sappia vederlo.
Solitamente parlandone aprendosi riusciva a superare questa fase e a tornare sereno.
Tornando a noi: siamo tornati dalle nostre famiglie per passare il mese di agosto (abitiamo a mezz'ora di distanza) non vedendo i nostri cari da tanto ovviamente siamo stati più con loro, ci siamo visti una volta a settimana.
Lui in questo mese ha conosciuto un gruppo di amici, ci passava tutto il giorno e tutte le sere, mi diceva quanto fosse felice ed entusiasta di aver trovato finalmente quegli amici mai avuti con cui ha un bellissimo rapporto.
Io felicissima di ciò perché sapevo che non aveva mai avuto una vera compagnia di amici.
Quando questi amici sono iniziati a partire e andarsene in lui è tornato un enorme senso di tristezza e nostalgia, di punto in bianco mi ha detto che non c'è nulla che lo rende felice come facevano loro, non riesce a vedere nulla se non il buio e il vuoto lasciato dalla loro mancanza.
Dice addirittura che non sa più se mi ama, non sa se l'università che fa è davvero quella giusta, mette in dubbio ogni cosa.
Io ho cercato di dimostrare tutto il mio supporto, gli ho parlato di quanto poterebbe aiutarlo parlare con uno psicologo, lui sembra convinto ma ha paura di rivelare il suo stato d'animo alla famiglia per iniziare un percorso, si vergogna.
Ci siamo visti ancora due volte da quando mi ha detto quelle parole, io ovviamente sono distrutta, mi è crollato il mondo addosso, lui in questi incontri non se la sentiva di baciarmi e avere contatti con me come prima, abbiamo parlato d'altro, abbiamo giocato e riso, io ho pianto per la situazione e lui mi ha consolata, abbracciata e asciugato le lacrime.
Quando mi guarda vedo gli stessi occhi di prima, mi accarezza e sorride ma è triste.
Non so cosa pensare, tutti i suoi dubbi potrebbero essere dati dal suo stato d'animo attuale?
Se seguisse un percorso terapeutico ritrovando la serenità tornerà tutto come prima?
Io ora sono in un limbo, gli sto dando il tempo che serve per chiarirsi le idee e capire se mi ama, per ritrovare la serenità, non lo forzo, aspetto.
Però non è più lui, non lo riconosco, sembra sopraffatto dalla tristezza.
In questi anni è stato tutto perfetto, siamo da sempre la coppia "invidiata" da tutti perché siamo amanti, amici, complici, ci sosteniamo e supportiamo in ogni cosa.
Studiamo nella stessa città da fuori sede e conviviamo da 2 anni (non di seguito dato che periodicamente torniamo dalle nostre famiglie).
Anche la convivenza va bene, abbiamo il nostro equilibrio, se ci sono litigi riusciamo a chiarire subito e torniamo più uniti di prima.
Lui è un ragazzo con poca autostima, ha paura di deludere la sua famiglia ogni volta che non raggiunge un obiettivo, spesso mi ha parlato del fatto che non è sempre in grado di riconoscere le emozioni positive, se lo travolge la tristezza o la delusione sembra che tutto quello che c'è di bello non sappia vederlo.
Solitamente parlandone aprendosi riusciva a superare questa fase e a tornare sereno.
Tornando a noi: siamo tornati dalle nostre famiglie per passare il mese di agosto (abitiamo a mezz'ora di distanza) non vedendo i nostri cari da tanto ovviamente siamo stati più con loro, ci siamo visti una volta a settimana.
Lui in questo mese ha conosciuto un gruppo di amici, ci passava tutto il giorno e tutte le sere, mi diceva quanto fosse felice ed entusiasta di aver trovato finalmente quegli amici mai avuti con cui ha un bellissimo rapporto.
Io felicissima di ciò perché sapevo che non aveva mai avuto una vera compagnia di amici.
Quando questi amici sono iniziati a partire e andarsene in lui è tornato un enorme senso di tristezza e nostalgia, di punto in bianco mi ha detto che non c'è nulla che lo rende felice come facevano loro, non riesce a vedere nulla se non il buio e il vuoto lasciato dalla loro mancanza.
Dice addirittura che non sa più se mi ama, non sa se l'università che fa è davvero quella giusta, mette in dubbio ogni cosa.
Io ho cercato di dimostrare tutto il mio supporto, gli ho parlato di quanto poterebbe aiutarlo parlare con uno psicologo, lui sembra convinto ma ha paura di rivelare il suo stato d'animo alla famiglia per iniziare un percorso, si vergogna.
Ci siamo visti ancora due volte da quando mi ha detto quelle parole, io ovviamente sono distrutta, mi è crollato il mondo addosso, lui in questi incontri non se la sentiva di baciarmi e avere contatti con me come prima, abbiamo parlato d'altro, abbiamo giocato e riso, io ho pianto per la situazione e lui mi ha consolata, abbracciata e asciugato le lacrime.
Quando mi guarda vedo gli stessi occhi di prima, mi accarezza e sorride ma è triste.
Non so cosa pensare, tutti i suoi dubbi potrebbero essere dati dal suo stato d'animo attuale?
Se seguisse un percorso terapeutico ritrovando la serenità tornerà tutto come prima?
Io ora sono in un limbo, gli sto dando il tempo che serve per chiarirsi le idee e capire se mi ama, per ritrovare la serenità, non lo forzo, aspetto.
Però non è più lui, non lo riconosco, sembra sopraffatto dalla tristezza.
[#1]
Gent.le Ragazza,
il suo ragazzo è maggiorenne quindi non è obbligato a comunicare ai suoi familiari l'intenzione di iniziare un percorso psicologico, può rivolgersi al Consultorio Familiare della ASL o al Servizio di Acolto all'interno dell'Università alla quale è iscritto.
Intanto la lettura del seguente articolo potrebbe offrirgli uno spunto di riflessione da approfondire all'interno del colloquio con lo psicologo:
https://www.psicologaapescara.it/2020/01/26/la-consapevolezza-illumina-le-emozioni-difficili/
il suo ragazzo è maggiorenne quindi non è obbligato a comunicare ai suoi familiari l'intenzione di iniziare un percorso psicologico, può rivolgersi al Consultorio Familiare della ASL o al Servizio di Acolto all'interno dell'Università alla quale è iscritto.
Intanto la lettura del seguente articolo potrebbe offrirgli uno spunto di riflessione da approfondire all'interno del colloquio con lo psicologo:
https://www.psicologaapescara.it/2020/01/26/la-consapevolezza-illumina-le-emozioni-difficili/
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1k visite dal 28/08/2021.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.