Come riconnettersi al mondo e a sé stessi?

Buongiorno a tutti,
sono un uomo di più di trent'anni e da diverso tempo sento di essere completamente disconnesso con il mondo e con me stesso.
Le giornate sono tutte uguali, è come fossi nato ieri e vivessi alla giornata, non ho più obiettivi a lungo termine da perseguire e non trovo più un senso in quello che faccio.
Anche la mente è annebbiata, e il cervello sembra in gran parte spento.

La mia vita è limitata a casa e lavoro, e le uscite o solo per commissioni o di rado con un amico.
Esco solo per necessità, e piuttosto che stare fermo a rimuginare passo il tempo libero a fare manutenzione della casa, giardinaggio e lavori fisici, attività brevi che svolgo seza concentrarmi, in modo scoordinato, e niente mi sembra fatto bene e nel momento giusto.

Premetto che sono da sempre una persona mite, un po' timida, riservata, non appariscente e rispettosa degli altri, ho sempre cercato di dare sempre il meglio di me sia nello studio, arrivando a conseguire il dottorato di ricerca, sia nel lavoro.
Cerco di arrangiarmi non solo per non essere di peso agli altri, ma anche perché di rado le persone sono in grado o comunque sono disposte ad aiutarmi.

Sin dall'infanzia, ho avuto ottimi rapporti con le persone con molti più anni di me, ma al contempo sono stato ostracizzato e bullizzato dai miei coetanei sia a scuola sia al lavoro.
Le ragazze non ne volevano sapere di me, e mi avvicinavano solo per il loro tornaconto per poi sparire...
Ho provato a frequentare gruppi sportivi e non, a partecipare anche se non interessato, a essere gentile e disponibile sperando in una vita sociale, ma cambiando luoghi e persone la situazione era la stessa, tanto da domandarmi cosa non andasse in me.

La mia prima esperienza sentimentale è stata pochi anni fa con una donna straniera, che sembrava tenerci a me, ma è durata un paio d'anni sia per la mia inesperienza sia perché era una relazione tossica per entrambi e che mi ha completamente svuotato.

Non ho avuto altre esperienze, le poche donne che ho potuto conoscere o di persona o tramite app di incontri non hanno mai voluto approfondire la conoscenza, e con il passare degli anni la situazione è peggiorata perché ormai i miei coetanei sono in gran parte sposati e/o con figli, e di donne single e disponibili ce ne sono poche.

Per riagganciarmi alla premessa, pur essendo abituato alla solitudine e ad arrangiarmi, sento che questa comincia a diventare davvero un problema, mi sento lasciato indietro, fuori dal mondo, e vivere per lavorare e fare tutto solo per me stesso mi fa sentire vuoto.
Vorrei amici fidati e una nuova compagna con cui crescere come persona e costruire una famiglia, un futuro, e se mai avrò dei figli di dar loro una solida base di partenza come hanno fatto i miei genitori.

Volevo cortesemente chiedervi cosa ne pensate, rendendomi conto che la razionalità non è sufficiente in questo caso, e possibilmente un'indicazione sul come sbloccare questo impasse che mi logora nel corpo e nello spirito.

Grazie!.
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Dr.ssa Maria Enrica Parolini Psicologo 13
Buongiorno quello che descrive sembra un quadro depressivo no recente ma che si trascina ormai da molto tempo. Le sue emozioni sembrano bloccate, spente a seguito di molte esperienze negative. La sua autostima sembra risentirne molto e la qualità della vita molto bassa. Le consiglio di rivolgersi ad uno psicologo che possa aiutarla a capire casa succede dentro di lei è a stare meglio con se stesso e con gli altri.
Resto a disposizione
Dr.ssa Parolini

Dr. Maria Enrica Parolini psicologa
Tel 3476623344

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno dott. ssa. Parolini, grazie per la sua pronta risposta.

La depressione la conosco bene, avendo avuto blackout per alcuni mesi molti anni fa in seguito alla scomparsa improvvisa di mio padre, al fatto di non essermi fermato un istante per terminare gli studi e non poter crollare anch'io come mia madre. Poi il fisico e la mente non hanno retto più.

In quel periodo mi sono fatto seguire da una psicoterapeuta, una "luminare" del campo che però, invece di aiutarmi, ha peggiorato drasticamente la situazione, e ho cominciato a riprendermi solo dopo aver interrotto gli incontri che, tra l'altro, non seguivano un filo conduttore e non davano modo di capire se ci fossero miglioramenti o peggioramenti.

Credo di essermela presa per il trattamento ricevuto in tanti anni e che penso nessuno si meriti, per i soprusi, il fatto di non ricevere aiuto neanche rivolgendomi alle istituzioni (specialmente per il lavoro) e la tanta rabbia accumulata per tutte le volte che le persone mi hanno messo (o hanno provato) i piedi in testa. Oltre alla mia negatività, ho assorbito quella degli altri come una spugna.

Questo distacco sembra analogo all'intervento del "salvavita" dell'impianto elettrico per evitare danni peggiori.

Di recente ho letto molti articoli scritti dai suoi colleghi e le domande poste da molte persone nelle mie stesse condizioni, se non addirittura peggiori, come supporto all'autoanalisi e all'esame di coscienza che mi sto facendo da tanto tempo, e le dinamiche illustrate rispecchiano quasi perfettamente il mio trascorso e la mia situazione attuale.

Ripreso il controllo della situazione, la rabbia è sublimata e non sto dando più peso alle azioni (e spesso non azioni) degli altri nei miei confronti che da sempre mi feriscono, anzi, a volte mi fa ridere quanto certe persone cadano così in basso da essere persino ridicole. E' un copione già letto e riletto molte volte, e mi meraviglio di come faccia a ricascarci spesso e volentieri pur essendone consapevole.

Quello che rimane, però, è l'amaro in bocca per il fatto che cambiando persone, luoghi e atteggiamento non trovo amici fidati e nessuna attratta da quello che sono e interessata a costruire un rapporto, pur sapendo che ogni persona è diversa dalle altre sia nell'aspetto sia nel modo di pensare e agire.

Grazie ancora, e buona giornata.