Tranquillizzare una bambina adottata

Salve, sono consapevole che l’argomento che andrò a trattare non è certo dei più semplici e non mi aspetto sicuramente una soluzione tramite questo mezzo...ma spero almeno in una vostra indicazione...di massima.. o cmq una direzione da prendere..!
Una mia cara amica ha adottato una bambina fin dai primi giorni di vita..adesso ha 9 anni e da qualche anno è a conoscenza della sua situazione. Purtroppo, in quelle 3-4 occasioni, nell’arco di un anno, questa realtà si presenta in tutta la sua “drammaticità”..vuoi perchè una amichetta le fà domande dirette senza..nessuna sorta di ..”pudore”...sia perchè,lei stessa.. affronta il..”bisogno”..di un fratellino..portando a galla.. ovviamente ed inevitabilmente il problema in tutta la sua ..”gravità..”..!
La bambina sembra consapevole che le attenzioni e la presenza dei genitori non siano affatto diverse da quelle che genitori naturali dimostrano ai loro figli...ma sembra molto a disagio solo per il peso di vivere con questa..”etichetta”..di adottata..! In una delle ultime occasioni in cui madre e figlia hanno affrontato un minimo di discussione...sembra che la bambina abbia mostrato la volontà di conoscere la vera madre..o meglio..più la curiosità..almeno di vederla da lontano...e addirittura eventuali... fratelli e sorelle..!!
Potrete ben comprendere l’angoscia della madre per queste affermazioni e mi stavo chiedendo, cosa è la cosa più giusta da fare..!! 9 anni, sono forse pochi...per intraprendere discorsi filosofici...ma devo ammettere che ..nonostante la sua giovane età...si esprime con espressioni così profonde da far pensare che potrebbe benissimo comprendere dei inevitabili discorsi etici-morali..!
Tengo a precisare che la bambina, ad esclusione di quelle,per fortuna..rare occasioni, vive una vita serena fatta di tante amicizie ed una vivacissima socialità, mostrando mai segni di insoddisfazione.
In quelle occasioni, soffre invece il disagio di..”sentirsi diversa” e far sì che ciò non succeda è proprio l’obbiettivo primario della madre..! Il giorno in cui le ha “confessato”..della sua origine,(intorno ai 6 anni) la bambina, si è rassicurata e si è un pò ripresa dal trauma della notizia sconcertante, solo dopo che la madre le ha detto...che era come tutte le altre bambine..! E se potrebbe far capire ancora meglio, c’è una diversità di reazione tra il sentirsi dire dall’amichetta..”..ma è vero che te sei adottata..!?” e la richiesta lla madre di voler conoscere la madre naturale! nel primo caso era evidentissima la triste-disperazione di sentirsi diversa, mentre nella seconda un sentiemento misto di rabbiosa-curiosità..!
Ed il cruccio maggiore della madre adottiva, oltre alla consapevolezza di non poter lenire in alcun modo il dolore che la sua bambina si porta dietro per il suo status di ..”abbandonata”.. è quello di non riuscire a..”convincere” la sua bambina che è esattamente uguale a tutti gli altri bambini di questo mondo..!
Vi ringrazio per la vostra disponibilità
Buona giornata
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
dalla sua desrizione mi sembra di capire che lei conosce molto bene questa situazione, in modo molto profondo, per ci sono portato a pensare che Lei rappresenta per questa madre (e per questa bambina) una persona in qualche modo importante.

Altrimenti non riuscirebbe a descrivere queste reazioni in modo così dettagliato. E non si sarebbe interessato scrivendoci, giusto?

Io inizierei sfruttando la Sua posizione "importante" all'interno di questa situazione: il Suo buon senso cosa le suggerisce? Lo chiedo perchè Lei è comunque esterno rispetto a questa diade madre-bambina, diade molto ricca di emozioni sia negative che positive.

Io un consiglio pratico su cosa dire alla bimba o alla mamma non mi sento di darlo in questo caso, poichè credo che una situazione così meriti ben altro contesto: non riuscirei mai a darvi indicazioni corrette non conoscendo bene tutta la storia della bimba e della mamma. Questo lavoro presuppone quindi la presenza fisica di un/a psicologo/a.

Per questo potrebbe suggerire alla mamma di rivolgersi all'associazione adozioni nazionale, oppure ad un gruppo di genitori adottivi della vostra zona, chiedendo espressamente l'indicazione di un terapeuta esperto/a in problemi legati all'adozione.

Ma non dimentichi il Suo ruolo, secondo me fondamentale visto il livello di conoscenza della situazione
[#2]
Attivo dal 2009 al 2016
Ex utente
Caro Dott. Bulla, la ringrazio intanto per la sua risposta...! e non è vero..quando mi definisce una persona importante per quella che lei chiama ..diade, ma di sicuro..mi sono preso a cuore una situazione che non può certo lasciare indifferenti ed insensibili quando te la senti raccontare con così tanta..”impotente angoscia ”..dalla madre..! Non c’è nessun ruolo nella mia persona e le assicuro che i 2 genitori.. (..sì..perchè esiste anche un padre.) fanno del loro meglio per cercare di far vivere alla loro bambina una vita più serena possibile..!
Facevano già parte di una associazione di genitori adottivi, e credo che a suo tempo abbiano avuto pure qualche colloquio con psicologi,....e poi come, spesso succede... la vita scorre serena e viene spontaneo credere di non ..”aver bisogno di nessuno”..!
Mi aspettavo,ovviamente, un suo rilancio in direzione di un terapeuta esperto, ma speravo pure in qualche consiglio..una frase.. che potesse essere dato senza nessun effetto collaterale..visto che le problematiche di una adozione avranno pure tanti punti in comune con tutte le altre..! Ad esempio il senso dell’abbandono ed il sentirsi appunto “diversi”, come scrivevo nella mail precedente..!
Grazie ancora per l’attenzione e buona domenica.
[#3]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
In queste situazioni purtroppo finisco per non essere molto utile, me ne rendo conto, ma da qui via mail non è semplice dispensare consigli per una situazione così delicata, senza rischiare di dire delle cose scontate e banali.

E' chiaro che questa bambina si sente diversa, ma più di così i genitori da soli non potranno fare molto: queste sono situazioni in cui è necessario un supporto professionale esterno, e prima lo si cerca meglio è.

Speriamo che questa famiglia riesca a raggiungere quell'equilibrio tanto ambito
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente, quando un bambino di quest'età ha un problema psicologico, una delle regole pratiche che quasi sempre si rivela corretta è che la famiglia, pur con tutte le buone intenzioni di questo mondo, non è stata capace di evitarne l'insorgenza o il suo successivo svilupparsi. Quindi è possibile che i genitori adottivi non siano riusciti, dato che fare il genitore è mestiere difficile, a gestire la presa di consapevolezza da parte della bambina della sua condizione di adottata.

Fin qui non credo di starle dicendo nulla di nuovo.

Il punto però è che non sarebbe opportuno dare indicazioni da qui per intervenire in terza persona, senza conoscere i genitori né la bambina, né poter tener conto delle loro peculiarità come individui. Farlo significherebbe tirare a indovinare e il rimedio potrebbe essere peggiore del male, oppure risultare inefficace. Sono certo che comprenderà e quindi, se la bambina e i genitori stanno soffrendo oltre modo, dovrebbero rivolgersi a uno psicologo/psicoterapeuta per un consulto. Magari anche i genitori soltanto, inizialmente.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Attivo dal 2009 al 2016
Ex utente
Forse, nelle mia parole traspare una sofferenza di genitori e bambina che và oltre a quella che c'è in realtà..! Per fortuna sono veramente pochissimi gli episodi in cui viene a galla questa inquietudine, che sembra durare non più della giornata in cui avviene.
Grazie per la sua disponibilità..!
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Dr.ssa Roberta Cacioppo Psicologo, Psicoterapeuta 340 11
Gentile utente,
quando ci si trova di fronte alla sofferenza di un bambino credo sia importante non badare tanto alla "quantità" o alla "frequenza" con cui eventuali momenti di inquietudine o malessere si manifestano, ma partire dal presupposto che ci sono, e come tali vanno ascoltati! Non credo che i colleghi abbiano dao troppo peso o male interpretato le sue parole, che sembrano nescere dalla naturale e affettuosa preoccupazione di un adulto che vede un piccolo in difficoltà.

E' assolutamente fisiologico che i bambini adottati vivano dei momenti di difficoltà, e la figura di uno specialista diventa essenziale proprio dal momento in cui i genitori, con tutto l'amore del mondo, non possono da soli farsi carico di un compito che è realmente molto complesso e sfaccettato.

Le risposte che diamo a un bambino nella vita quotidiana, i nostri comportamenti reali hanno un peso fondamentale nel modo attraverso il quale i piccoli leggono le proprie esperienze, ma avvenimenti come quello dell'abbandono e dell'adozione (anche se verificatasi in epoca precocissima) lasciano emotivamente delle tracce incancellabili, che le rassicurazioni da sole non bastano a lenire.

E' a questo livello che uno specialista può intervenire: nella costruzione di un nuovo senso emotivo e affettivo insieme al bambino stesso, che possa così fare i conti con il proprio inevitabile dolore.

Cordialmente,

Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it