Una situazione complicata
cari dottori,
in passato ho sofferto più volte di tricotillomania (dagli 11 anni in poi), cleptomania, mai diagnosticata da medici perchè tenuta segreta (a casa soprattutto di parenti o cmq persone che conoscevo, rubando soprattutto vestiti, oggetti, piccole somme di denaro) e shopping compulsivo (ho venduto per soldi regalini d'oro delle cerimonie). ultimi episodi di cleptomania accaduti intorno ai 20 anni, di tricotillomania attorno ai 22. per la tricotillomania non mi sono mai curata. sono stata portata da piccola (intorno ai 13 anni) da una tricologa che mi aveva indirizzato ad un neurologo, ma appena aveva parlato di psicofarmaci i miei non ne han voluto sapere e le crisi successive sono sempre state risolte in famiglia (con mio padre che mi urlava che se non smettevo non mi faceva più uscire, e paradossalmente la cosa aveva un temporaneo effetto calmante, salvo poi nuove crisi negli anni successivi).
ad oggi non ho problemi del genere, merito forse anche di una relazione sentimentale stabile, all'interno della quale però non ho mai raccontato di questi disturbi per vergogna.
il problema è che in questo periodo di grande stress tutte queste cose del passato vengono a galla, mi rimbombano nella testa e me ne libero solo parlandone. mi sento in colpa per i gesti di cleptomania, e li ho confessati in lacrime ai miei genitori, parlando però solo di piccoli oggetti di scarso valore e non di un fenomeno durato mesi.
inoltre, e forse al momento è questa la maggior preoccupazione, fino all'anno scorso ho creduto di essere stata vittima di violenza sessuale, episodio addirittura raccontato ad amici e attuale ragazzo. circostanza puramente immaginata invece, scaturita dalla mia mente a 18 anni nei giorni successivi alla rottura della relazione con un mio ex (ha rotto lui causandomi un dolore immenso). mi sono resa conto che non era vero durante un periodo di crisi (dovuta alla comparsa di strani sintomi per cui credevo di morire per cancro, invece non avevo nulla) che mi ha cambiato completamente, ha cambiato me e la mia vita facendomi riscoprire gli affetti.
ora la consapevolezza della falsità dell'episodio inizia a pesare in modo insostenibile. piango in continuazione e mi chiedo che razza di persona sono... e vorrei poter dire tutto, tutto al mio ragazzo. ma ho una paura folle. se non gli parlo scoppio. mi vorrà ancora? se non mi vorrà più come reagirò? una persona col mio passato può sperare nella normalità? dovrei curarmi? a preoccuparmi è in particolare l'invenzione dell'episodio di violenza: quanto è grave?
in passato ho sofferto più volte di tricotillomania (dagli 11 anni in poi), cleptomania, mai diagnosticata da medici perchè tenuta segreta (a casa soprattutto di parenti o cmq persone che conoscevo, rubando soprattutto vestiti, oggetti, piccole somme di denaro) e shopping compulsivo (ho venduto per soldi regalini d'oro delle cerimonie). ultimi episodi di cleptomania accaduti intorno ai 20 anni, di tricotillomania attorno ai 22. per la tricotillomania non mi sono mai curata. sono stata portata da piccola (intorno ai 13 anni) da una tricologa che mi aveva indirizzato ad un neurologo, ma appena aveva parlato di psicofarmaci i miei non ne han voluto sapere e le crisi successive sono sempre state risolte in famiglia (con mio padre che mi urlava che se non smettevo non mi faceva più uscire, e paradossalmente la cosa aveva un temporaneo effetto calmante, salvo poi nuove crisi negli anni successivi).
ad oggi non ho problemi del genere, merito forse anche di una relazione sentimentale stabile, all'interno della quale però non ho mai raccontato di questi disturbi per vergogna.
il problema è che in questo periodo di grande stress tutte queste cose del passato vengono a galla, mi rimbombano nella testa e me ne libero solo parlandone. mi sento in colpa per i gesti di cleptomania, e li ho confessati in lacrime ai miei genitori, parlando però solo di piccoli oggetti di scarso valore e non di un fenomeno durato mesi.
inoltre, e forse al momento è questa la maggior preoccupazione, fino all'anno scorso ho creduto di essere stata vittima di violenza sessuale, episodio addirittura raccontato ad amici e attuale ragazzo. circostanza puramente immaginata invece, scaturita dalla mia mente a 18 anni nei giorni successivi alla rottura della relazione con un mio ex (ha rotto lui causandomi un dolore immenso). mi sono resa conto che non era vero durante un periodo di crisi (dovuta alla comparsa di strani sintomi per cui credevo di morire per cancro, invece non avevo nulla) che mi ha cambiato completamente, ha cambiato me e la mia vita facendomi riscoprire gli affetti.
ora la consapevolezza della falsità dell'episodio inizia a pesare in modo insostenibile. piango in continuazione e mi chiedo che razza di persona sono... e vorrei poter dire tutto, tutto al mio ragazzo. ma ho una paura folle. se non gli parlo scoppio. mi vorrà ancora? se non mi vorrà più come reagirò? una persona col mio passato può sperare nella normalità? dovrei curarmi? a preoccuparmi è in particolare l'invenzione dell'episodio di violenza: quanto è grave?
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Gentile Utente,
in base ai sintomi del presente, ed anche del passato, che ci ha raccontato io le consiglieri in prima battuta di effettuare una valutazione psichiatrica: questo perchè lei stessa ci riporta la descrizione di un umore un po' basso, la descrizione di comportamenti compulsivi del passato, e la presenza di sensi di colpa, che secondo me andrebbero adeguatamente valutati.
Quello che però le consiglio caldamente, a questo punto, è un colloquio psicologico. Credo sia arrivata l'ora di fare un po' di ordine, sia nel passato che nel presente.
Per ora quindi non faccia nulla, non dica nulla a nessuno, ovvero non si complichi la vita. Questo tipo di decisioni (cosa dire, quando dirlo, ecc.) in casi come il suo riescono meglio se ci si lavora in due.
Vedrà che le cose andranno meglio
in base ai sintomi del presente, ed anche del passato, che ci ha raccontato io le consiglieri in prima battuta di effettuare una valutazione psichiatrica: questo perchè lei stessa ci riporta la descrizione di un umore un po' basso, la descrizione di comportamenti compulsivi del passato, e la presenza di sensi di colpa, che secondo me andrebbero adeguatamente valutati.
Quello che però le consiglio caldamente, a questo punto, è un colloquio psicologico. Credo sia arrivata l'ora di fare un po' di ordine, sia nel passato che nel presente.
Per ora quindi non faccia nulla, non dica nulla a nessuno, ovvero non si complichi la vita. Questo tipo di decisioni (cosa dire, quando dirlo, ecc.) in casi come il suo riescono meglio se ci si lavora in due.
Vedrà che le cose andranno meglio
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Ex utente
ho parlato al mio ragazzo, mi starà vicino, intraprenderò una terapia. da che parte devo cominciare per trovare chi mi può aiutare? come scegliere tra psicologo, psichiatra, psicoterapeuta? quanto tempo dura una terapia? è plausibile pensare di poter trovare qualcuno disponibile di sabato? e soprattutto: quanto devo mettere in conto di spendere?
i miei sanno qualcosa ma non tutto della mia situazione, e vorrei evitare di dir loro tutto. è plausibile però che intrapresa la terapia vogliano sapere come vada, anche perchè purtroppo ho bisogno del loro sostegno economico. lo psicologo glielo dirà o terrà per sè le mie confidenze?
i miei sanno qualcosa ma non tutto della mia situazione, e vorrei evitare di dir loro tutto. è plausibile però che intrapresa la terapia vogliano sapere come vada, anche perchè purtroppo ho bisogno del loro sostegno economico. lo psicologo glielo dirà o terrà per sè le mie confidenze?
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1) chiami un CPS della sua zona e richieda una valutazione psichiatrica: questa è convenzionata col sistema sanitario, per cui pagherà una sciocchezza
2) sempre presso il CPS le proporranno uno/a psicologo/a: anche in questo caso i costi sono irrisori
3) lei può scegliere un professionista privato: in questo caso può fare alcune telefonate e chiedere le tariffe ad ognuno, decidendo con calma quale psicologo scegliere
4) l'importante è che tale psicologo sia anche uno psicoterapeuta (= il nome della specializzazione)
5) lei è maggiorenne, per cui i suoi genitori non potranno sapere nulla dal professionista, se non quello che Lei deciderà di far sapere loro
6) una terapia può durare da un minimo di mesi ad un massimo di anni: questo dipende dal tipo di orientamento psicoterapeutico adottato dal professionista
In conclusione: è più semplice a farsi che non a dirsi, per cui provi ad effettuare un colloquio, in pochi minuti tutto le sarà chiaro
2) sempre presso il CPS le proporranno uno/a psicologo/a: anche in questo caso i costi sono irrisori
3) lei può scegliere un professionista privato: in questo caso può fare alcune telefonate e chiedere le tariffe ad ognuno, decidendo con calma quale psicologo scegliere
4) l'importante è che tale psicologo sia anche uno psicoterapeuta (= il nome della specializzazione)
5) lei è maggiorenne, per cui i suoi genitori non potranno sapere nulla dal professionista, se non quello che Lei deciderà di far sapere loro
6) una terapia può durare da un minimo di mesi ad un massimo di anni: questo dipende dal tipo di orientamento psicoterapeutico adottato dal professionista
In conclusione: è più semplice a farsi che non a dirsi, per cui provi ad effettuare un colloquio, in pochi minuti tutto le sarà chiaro
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Ex utente
ho parlato con i miei della volontà di sentire uno psicologo ma non l'hanno presa bene... un pò per diffidenza verso la categoria un pò credo perchè non siano contenti di avere una figlia in psicoterapia... siamo giunti alla mediazione di sentire prima la mia dottoressa per avere un suo parere, l'ho vista oggi e secondo lei quello attuale non è il momento di affrontare una psicoterapia: siccome sono in tesi e a luglio inizierò a lavorare secondo lei è meglio aspettare perchè - dice - è un procedimento che può scuotere e richiede tranquillità. nel fattempo mi ha prescritto il lexotan in gocce, prenderne 5 "alla bisogna"... che ne pensate?
[#9]
Ex utente
del fatto che la psicoterapia vada fatta in un periodo di tranquillità (per me questo è tutto tranne un periodo tranquillo)...
della possibilità che si diventi "dipendenti" dallo psicologo, se non se ne sceglie uno ottimo... e infine che ne pensate del farmaco? io ho chiesto espressamente se può causare dipendenza, secondo lei no... però io ho il timore che se mi ci abituo poi non uscirò più di casa senza...
della possibilità che si diventi "dipendenti" dallo psicologo, se non se ne sceglie uno ottimo... e infine che ne pensate del farmaco? io ho chiesto espressamente se può causare dipendenza, secondo lei no... però io ho il timore che se mi ci abituo poi non uscirò più di casa senza...
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Io personalmente non ho mai conosciuto un paziente che decida di intraprendere una psicoterapia durante un periodo di tranquillità, di solito succede il contrario.
Questa non è ovviamente la regola: ognuno decide se e quando intraprendere una cura.
Nessuno dei miei pazienti è mai diventato "dipendente" dalla psicoterapia, poichè scopo della terapia cognitivo comportamentale è quello di risolvere le situazioni nel minor tempo possibile, dando alla persona la possibilità di sperimentarsi da sola
Esistono altre forme di terapie molto più lunghe, dove è possibile legarsi al proprio psicologo
Per i farmaci non le posso rispondere: dovrebbe chiedere ad uno psichiatra
Questa non è ovviamente la regola: ognuno decide se e quando intraprendere una cura.
Nessuno dei miei pazienti è mai diventato "dipendente" dalla psicoterapia, poichè scopo della terapia cognitivo comportamentale è quello di risolvere le situazioni nel minor tempo possibile, dando alla persona la possibilità di sperimentarsi da sola
Esistono altre forme di terapie molto più lunghe, dove è possibile legarsi al proprio psicologo
Per i farmaci non le posso rispondere: dovrebbe chiedere ad uno psichiatra
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