Rapporto abitudinario senza amore?
Gentilissimi, spero di poter avere da voi qualche spunto di riflessione, capendo magari se alcuni miei ragionamenti sono sbagliati o meno.
Sto assieme a una ragazza più grande di me di 6 anni da quasi 17 anni ad oggi.
Io ne ho 35 e lei 41.
Ci conoscemmo tramite chat nel 2004 e anche se lei non mi piacesse molto fisicamente, mi colpì molto il suo interesse nei miei confronti e questo mi spinse a iniziare a frequentarla.
Iniziò un rapporto d'amore molto bello, non tanto basato sulla attrazione fisica, ma sulla complicità, sul dirsi tutto, sulla dolcezza, sul volersi veramente bene e sentirsi l'uno parte dell'altro, un qualcosa che non avevo mai provato prima e anche un po inaspettato.
Ero anche molto geloso e avevo molta paura di perderla, ci promettevamo amore per sempre.
Dopo circa due anni la lascio, mi vengono dubbi su cosa voglio davvero ma poi decidiamo di tornare assieme e questa fase sembra iniziare in maniera leggermentre diversa ovvero si sempre un buon rapporto, ma che almeno da parte mia inizia più a essere incentrato sul condividere cose assieme che su quel romanticismo dei primi anni...ad oggi, o meglio da un paio di anni, io mi ritrovo in una situazione interiore conflittuale:vorrei lasciarla, non ci riseco, un attimo dopo non voglio lasciarla (forse mi arrendo al fatto di non riuscirci o forse semplicemente non voglio perdere una persona con la quale ho condiviso tanto?).
E non riseco, ma per onestà verso me stesso dovrei dire non voglio nemmeno a discostarmi dalle abitudini quotidiane.
Non viviamo assieme, lei sta coi suoi genitori ed io con i miei anche per ragioni economiche e per il fatto che i suoi hanno problemi di salute e siamo andati da uno psicologo che ci ha detto chiaramente che è come se non stiamo vivendo un rapporto di coppia ma da amici o fratelli, che manca una progettualità.
Io sento spesso di non sopportarla ed è come se a pesarmi a volte sia il fatto che non mi piace molto fisicamente, è come se avessi voglia a volte di conoscere altre, di provare nuove esperienze, ma ecco che dopo torno nuovamente alla fase in cui non riesco a lasciarla e mi dico che vale la pena continuare e sforzarsi di andare avanti dopo tutti gli anni trascorsi.
Mi chiedo se vi possano essere dei presupposti per insistere su tale rapporto, magari sforzandosi sul fare dei cambiamenti, come ci diceva lo psicologo, che magari possano innescare un meccanismo di riconquista almeno di quella complicità persa.
Perchè quando mentalmente mi dico provo mi blocco e accetto per mia comodità di continuare a vivere in questa sorta di limbo con un piede fuori e uno dentro questa specie di rapporto.
Qui ho cercato di spiegarvi un po in generale la faccenda, magari fatemi voi domande specifiche che vi possano far meglio capire eventuali ulteriori dettagli.
Grazie mille.
Sto assieme a una ragazza più grande di me di 6 anni da quasi 17 anni ad oggi.
Io ne ho 35 e lei 41.
Ci conoscemmo tramite chat nel 2004 e anche se lei non mi piacesse molto fisicamente, mi colpì molto il suo interesse nei miei confronti e questo mi spinse a iniziare a frequentarla.
Iniziò un rapporto d'amore molto bello, non tanto basato sulla attrazione fisica, ma sulla complicità, sul dirsi tutto, sulla dolcezza, sul volersi veramente bene e sentirsi l'uno parte dell'altro, un qualcosa che non avevo mai provato prima e anche un po inaspettato.
Ero anche molto geloso e avevo molta paura di perderla, ci promettevamo amore per sempre.
Dopo circa due anni la lascio, mi vengono dubbi su cosa voglio davvero ma poi decidiamo di tornare assieme e questa fase sembra iniziare in maniera leggermentre diversa ovvero si sempre un buon rapporto, ma che almeno da parte mia inizia più a essere incentrato sul condividere cose assieme che su quel romanticismo dei primi anni...ad oggi, o meglio da un paio di anni, io mi ritrovo in una situazione interiore conflittuale:vorrei lasciarla, non ci riseco, un attimo dopo non voglio lasciarla (forse mi arrendo al fatto di non riuscirci o forse semplicemente non voglio perdere una persona con la quale ho condiviso tanto?).
E non riseco, ma per onestà verso me stesso dovrei dire non voglio nemmeno a discostarmi dalle abitudini quotidiane.
Non viviamo assieme, lei sta coi suoi genitori ed io con i miei anche per ragioni economiche e per il fatto che i suoi hanno problemi di salute e siamo andati da uno psicologo che ci ha detto chiaramente che è come se non stiamo vivendo un rapporto di coppia ma da amici o fratelli, che manca una progettualità.
Io sento spesso di non sopportarla ed è come se a pesarmi a volte sia il fatto che non mi piace molto fisicamente, è come se avessi voglia a volte di conoscere altre, di provare nuove esperienze, ma ecco che dopo torno nuovamente alla fase in cui non riesco a lasciarla e mi dico che vale la pena continuare e sforzarsi di andare avanti dopo tutti gli anni trascorsi.
Mi chiedo se vi possano essere dei presupposti per insistere su tale rapporto, magari sforzandosi sul fare dei cambiamenti, come ci diceva lo psicologo, che magari possano innescare un meccanismo di riconquista almeno di quella complicità persa.
Perchè quando mentalmente mi dico provo mi blocco e accetto per mia comodità di continuare a vivere in questa sorta di limbo con un piede fuori e uno dentro questa specie di rapporto.
Qui ho cercato di spiegarvi un po in generale la faccenda, magari fatemi voi domande specifiche che vi possano far meglio capire eventuali ulteriori dettagli.
Grazie mille.
[#1]
Gentile utente,
a me sembra che le risposte le abbia già avute: "siamo andati da uno psicologo che ci ha detto chiaramente che è come se non stiamo vivendo un rapporto di coppia ma da amici o fratelli, che manca una progettualità".
Lo stesso psicologo, visto che malgrado ciò trovate difficile dare un taglio alla vostra relazione, vi ha suggerito di sforzarvi di fare dei cambiamenti e tentare dei progetti di vita insieme.
Questi cambiamenti, a quanto pare, vi siete guardati bene dall'attuarli: ad un'età in cui avete superato ampiamente quella fisiologica del matrimonio o della convivenza, ognuno sta a casa sua coi propri genitori senza nemmeno aver conquistato l'autonomia economica; lei inoltre afferma che la sua compagna non le piace fisicamente, e conclude: "accetto per mia comodità di continuare a vivere in questa sorta di limbo con un piede fuori e uno dentro".
Be', se lei trova comoda questa situazione (una specie di vecchiaia anticipata) e se anche la sua donna è d'accordo, mi pare che 17 anni siano un bel collaudo di perfetta inerzia esistenziale.
Ognuno è fatto a modo suo, e può darsi che per voi la massima ambizione sia questa; altrimenti i progetti, il lavoro, i viaggi, i figli, gli amori ci sarebbero stati, come in tutte le altre vite.
In ogni caso, se desidera ulteriori spunti, direi che il collega psicologo che conosce tutti e due voi di persona possa fare più e meglio che noi da qui.
Auguri.
a me sembra che le risposte le abbia già avute: "siamo andati da uno psicologo che ci ha detto chiaramente che è come se non stiamo vivendo un rapporto di coppia ma da amici o fratelli, che manca una progettualità".
Lo stesso psicologo, visto che malgrado ciò trovate difficile dare un taglio alla vostra relazione, vi ha suggerito di sforzarvi di fare dei cambiamenti e tentare dei progetti di vita insieme.
Questi cambiamenti, a quanto pare, vi siete guardati bene dall'attuarli: ad un'età in cui avete superato ampiamente quella fisiologica del matrimonio o della convivenza, ognuno sta a casa sua coi propri genitori senza nemmeno aver conquistato l'autonomia economica; lei inoltre afferma che la sua compagna non le piace fisicamente, e conclude: "accetto per mia comodità di continuare a vivere in questa sorta di limbo con un piede fuori e uno dentro".
Be', se lei trova comoda questa situazione (una specie di vecchiaia anticipata) e se anche la sua donna è d'accordo, mi pare che 17 anni siano un bel collaudo di perfetta inerzia esistenziale.
Ognuno è fatto a modo suo, e può darsi che per voi la massima ambizione sia questa; altrimenti i progetti, il lavoro, i viaggi, i figli, gli amori ci sarebbero stati, come in tutte le altre vite.
In ogni caso, se desidera ulteriori spunti, direi che il collega psicologo che conosce tutti e due voi di persona possa fare più e meglio che noi da qui.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.4k visite dal 12/08/2021.
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