Un rapporto difficile con l'altro sesso, determinato dalla malattia mentale di mia madre
Gentilissimi,
ho 26 anni e ho effettive difficoltà a provare una qualsiasi forma di attrazione sessuale verso le donne o ad avere un rapporto normale con esse, anche di tipo amichevole.
Questo mi rende depresso e mi fa sentire a disagio poichè, nonostante la mia età, mi sento ancora emotivamente e sessualmente immaturo.
Ciò che mi turba maggiormente è il fatto che mia madre avesse sofferto di gravi problemi mentali i quali l'hanno condotta al suicidio, il che mi fa pensare che la mia problematica con le donne derivi dal fatto che l'unica figura di riferimento femminile che ho avuto, mia madre, abbia influito negativamente sull'immagine che ho del gentil sesso.
Ho fatto per anni varie psicoterapie le quali mi son servite a limitare l'effetto che questa figura avesse sulla mia salute mentale ma, nonostante oggi sia mentalmente molto lucido, l'unico aspetto, forse perchè più recondito, della mia psiche che non ha subito modificazioni è proprio la mia sessualità che rimane una palla al piede per il mio normale sviluppo, insieme al normale rapporto che conduco con l'altro sesso.
Il punto è che il resto della mia vita funziona, paradossalmente, bene: sono così mentalmente lucido, nonostante la difficile vita familiare che ho vissuto, che lavoro, ho una, seppure minuscola, vita sociale e mi sento molto meglio rispetto agli anni in cui mia madre influiva attivamente sulla mia vita, prima della sua morte.
Ho però timore che questo blocco, questa mia sessualità inespressa nel lungo periodo possa pesare, al punto da mettere in discussione questo equilibrio precario che negli anni, nonostante la mia famiglia, son riuscito a costruire.
Ho timore che, nel lungo periodo, questa mancanza possa farsi sentire, pesando sempre di più sulla mia psiche, già provata dal disastro della mia famiglia di origine.
Come posso costruire un rapporto sano, anche di tipo amichevole, con le donne che prescinda da quello patologico con mia madre avuto in precedenza?
Quali consigli potreste darmi per rendermi indifferente alla pesante influenza che quella figura ha avuto nella mia triste quanto breve vita? Esistono istituti dove posso fare amicizia in modo protetto, in modo da avere un salvagente in caso di errori con l'altro sesso, con cui ho evidenti problemi relazionali?
Distinti saluti
ho 26 anni e ho effettive difficoltà a provare una qualsiasi forma di attrazione sessuale verso le donne o ad avere un rapporto normale con esse, anche di tipo amichevole.
Questo mi rende depresso e mi fa sentire a disagio poichè, nonostante la mia età, mi sento ancora emotivamente e sessualmente immaturo.
Ciò che mi turba maggiormente è il fatto che mia madre avesse sofferto di gravi problemi mentali i quali l'hanno condotta al suicidio, il che mi fa pensare che la mia problematica con le donne derivi dal fatto che l'unica figura di riferimento femminile che ho avuto, mia madre, abbia influito negativamente sull'immagine che ho del gentil sesso.
Ho fatto per anni varie psicoterapie le quali mi son servite a limitare l'effetto che questa figura avesse sulla mia salute mentale ma, nonostante oggi sia mentalmente molto lucido, l'unico aspetto, forse perchè più recondito, della mia psiche che non ha subito modificazioni è proprio la mia sessualità che rimane una palla al piede per il mio normale sviluppo, insieme al normale rapporto che conduco con l'altro sesso.
Il punto è che il resto della mia vita funziona, paradossalmente, bene: sono così mentalmente lucido, nonostante la difficile vita familiare che ho vissuto, che lavoro, ho una, seppure minuscola, vita sociale e mi sento molto meglio rispetto agli anni in cui mia madre influiva attivamente sulla mia vita, prima della sua morte.
Ho però timore che questo blocco, questa mia sessualità inespressa nel lungo periodo possa pesare, al punto da mettere in discussione questo equilibrio precario che negli anni, nonostante la mia famiglia, son riuscito a costruire.
Ho timore che, nel lungo periodo, questa mancanza possa farsi sentire, pesando sempre di più sulla mia psiche, già provata dal disastro della mia famiglia di origine.
Come posso costruire un rapporto sano, anche di tipo amichevole, con le donne che prescinda da quello patologico con mia madre avuto in precedenza?
Quali consigli potreste darmi per rendermi indifferente alla pesante influenza che quella figura ha avuto nella mia triste quanto breve vita? Esistono istituti dove posso fare amicizia in modo protetto, in modo da avere un salvagente in caso di errori con l'altro sesso, con cui ho evidenti problemi relazionali?
Distinti saluti
[#1]
Gentile utente 418584 maschio 26 anni,
vedo dalla sua scheda che il suo problema, dalle lettere che ha inviato anno dopo anno dal 2016, si trascina da molto tempo e che la risultanza sintomatica sicuramente la tormenta divenendo il suo chiodo fisso.
Sembra che il problema di cui si lamenta sia nato con lei.
Credo che sia in cura farmacologica per l'impegno somatico o se vuole fisiologico che il suo disturbo presenta.
Per mettere in moto la psiche nel suo caso diventa molto difficile presentandosi il suo disturbo come una psicosomatosi. Nella psicosomatosi l'ansia viene deviata completamente sul piano fisico, seguendo le strade della conversione fisiologica e lasciando pochissime opportunità di accesso all'indagine psicologica. La componente psichica è presente quale espressione nel corpo della riattivazione di un antico momento traumatico non elaborato nel corso dello sviluppo psicofisico del processo di separazione ed individuazione.
Fare una psicoanalisi costerebbe caro al suo equilibrio psicofisico, ciò non toglie che potrebbe trovare un analista disposto a prenderla in carico per sciogliere la matassa.
In bocca al lupo.
Dott. Aldo Schiavone
vedo dalla sua scheda che il suo problema, dalle lettere che ha inviato anno dopo anno dal 2016, si trascina da molto tempo e che la risultanza sintomatica sicuramente la tormenta divenendo il suo chiodo fisso.
Sembra che il problema di cui si lamenta sia nato con lei.
Credo che sia in cura farmacologica per l'impegno somatico o se vuole fisiologico che il suo disturbo presenta.
Per mettere in moto la psiche nel suo caso diventa molto difficile presentandosi il suo disturbo come una psicosomatosi. Nella psicosomatosi l'ansia viene deviata completamente sul piano fisico, seguendo le strade della conversione fisiologica e lasciando pochissime opportunità di accesso all'indagine psicologica. La componente psichica è presente quale espressione nel corpo della riattivazione di un antico momento traumatico non elaborato nel corso dello sviluppo psicofisico del processo di separazione ed individuazione.
Fare una psicoanalisi costerebbe caro al suo equilibrio psicofisico, ciò non toglie che potrebbe trovare un analista disposto a prenderla in carico per sciogliere la matassa.
In bocca al lupo.
Dott. Aldo Schiavone
Dr. Aldo Schiavone
Psicologo clinico Psicoterapeuta infantile individuale di coppia famiglia Psicoanalista Gruppoanalista Psicotraumatologo
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 971 visite dal 12/08/2021.
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