Problemi di coppia
Buongiorno, sono una ragazza di 33 anni e da 6 anni ho una relazione con un coetaneo.
Mia madre è stata a lungo malata di cancro, è morta a maggio.
Ho un padre che dall'inizio della malattia di mia madre è caduto in una grave depressione.
Ho studiato pedagogia in una regione del centro Italia e da sempre ho potuto sostenermi solo con le mie forze perché purtroppo la mia famiglia ha attraversato dei problemi talmente gravi da non potermi assicurare nessun tipo di aiuto.
Sono andata a convivere 3 anni fa.
Ho iniziato da subito ad avere problemi con il mio compagno a causa dell'invadenza della sua famiglia nella nostra vita.
Sua madre è una persona che mi ha fatto molto del male assieme a sua sorella ma per il mio compagno loro restano sempre e comunque la priorità.
Probabilmente è proprio il mio compagno a farmi del male nel nome del rapporto che ha con i suoi genitori.
Ci sono stati talmente tanti episodi dolorosi che mi servirebbe un libro per raccontarne.
Ne racconto solo uno banale per rendere l'idea del sistema in cui sono inserita.
Mia madre dopo un intervento chirurgico per rimuovere un tumore è finita in terapia intensiva.
Ho chiesto al mio compagno di raggiungermi in ospedale per stare un po' con me, lui non è venuto perché reputava l'ospedale troppo lontano.
Sua madre mentre discutevo con lui ha avuto il coraggio di dirmi che il mio compagno a causa della malattia di mia madre non stava avendo la possibilità di vivere la sua giovinezza in spensieratezza.
In quella situazione lui ha aggiunto che nessun ragazzo normale avrebbe voluto star con me a causa della mole di problemi che ho.
Esausta di questa situazione ho deciso di darmi una possibilità, mi sono trasferita a Milano e ho trovato lavoro come insegnante in un asilo nido.
Tuttavia la morte di mia madre e l'urgente bisogno che mio padre aveva del mio aiuto hanno fatto sì che io tornassi nella casa in cui sono nata e lasciassi il lavoro.
Adesso mi sento in trappola! I problemi con il mio compagno si sono moltiplicati proprio perché lui non è disponibile ad aiutarmi ne' a capire la difficoltà della situazione che vivo.
La sua famiglia per lui ha sempre ragione.
A casa con mio padre la situazione mi sta logorando.
L'unico posto in cui posso andare per staccare è proprio a casa del mio ragazzo, posto in cui sto anche molto peggio.
Vorrei tanto venire fuori da questa situazione che mi sta consumando.
Non ho più la disponibilità economica di prima perché in questa situazione non posso lavorare.
Cosa posso fare?
Da dove posso iniziare?
Vi ringrazio in anticipo.
Mia madre è stata a lungo malata di cancro, è morta a maggio.
Ho un padre che dall'inizio della malattia di mia madre è caduto in una grave depressione.
Ho studiato pedagogia in una regione del centro Italia e da sempre ho potuto sostenermi solo con le mie forze perché purtroppo la mia famiglia ha attraversato dei problemi talmente gravi da non potermi assicurare nessun tipo di aiuto.
Sono andata a convivere 3 anni fa.
Ho iniziato da subito ad avere problemi con il mio compagno a causa dell'invadenza della sua famiglia nella nostra vita.
Sua madre è una persona che mi ha fatto molto del male assieme a sua sorella ma per il mio compagno loro restano sempre e comunque la priorità.
Probabilmente è proprio il mio compagno a farmi del male nel nome del rapporto che ha con i suoi genitori.
Ci sono stati talmente tanti episodi dolorosi che mi servirebbe un libro per raccontarne.
Ne racconto solo uno banale per rendere l'idea del sistema in cui sono inserita.
Mia madre dopo un intervento chirurgico per rimuovere un tumore è finita in terapia intensiva.
Ho chiesto al mio compagno di raggiungermi in ospedale per stare un po' con me, lui non è venuto perché reputava l'ospedale troppo lontano.
Sua madre mentre discutevo con lui ha avuto il coraggio di dirmi che il mio compagno a causa della malattia di mia madre non stava avendo la possibilità di vivere la sua giovinezza in spensieratezza.
In quella situazione lui ha aggiunto che nessun ragazzo normale avrebbe voluto star con me a causa della mole di problemi che ho.
Esausta di questa situazione ho deciso di darmi una possibilità, mi sono trasferita a Milano e ho trovato lavoro come insegnante in un asilo nido.
Tuttavia la morte di mia madre e l'urgente bisogno che mio padre aveva del mio aiuto hanno fatto sì che io tornassi nella casa in cui sono nata e lasciassi il lavoro.
Adesso mi sento in trappola! I problemi con il mio compagno si sono moltiplicati proprio perché lui non è disponibile ad aiutarmi ne' a capire la difficoltà della situazione che vivo.
La sua famiglia per lui ha sempre ragione.
A casa con mio padre la situazione mi sta logorando.
L'unico posto in cui posso andare per staccare è proprio a casa del mio ragazzo, posto in cui sto anche molto peggio.
Vorrei tanto venire fuori da questa situazione che mi sta consumando.
Non ho più la disponibilità economica di prima perché in questa situazione non posso lavorare.
Cosa posso fare?
Da dove posso iniziare?
Vi ringrazio in anticipo.
[#1]
Gentile utente,
capisco la sua situazione di dolore e lutto, che le provoca anche difficoltà di decisione, com'è inevitabile.
Provi a stabilire con chiarezza cos'è meglio per lei, riflettendo, se crede, sulle seguenti considerazioni:
1) i genitori non si scelgono, il fidanzato sì.
Suo padre ha avuto urgente bisogno del suo aiuto in una situazione luttuosa, e lei gliel'ha offerto, rinunciando perfino al lavoro. Questa situazione però non deve cronicizzarsi.
Si dia un termine, fosse pure un anno intero, per poi tornare alla sua autonomia, ma in quest'anno lavori per aiutare anche suo padre ad elaborare il lutto e a tornare autonomo.
Venendo al suo ragazzo, la famiglia non l'ha accolta e supportata, ma soprattutto lei si è accorta che a non aiutarla è lui stesso: "non è disponibile ad aiutarmi ne' a capire la difficoltà della situazione che vivo".
Come le dicevo al punto 1), i genitori non si possono cambiare, ma il compagno di vita sì, e dopo averlo valutato, se inadatti a costruire insieme, ci si separa.
2) "A casa con mio padre la situazione mi sta logorando. L'unico posto in cui posso andare per staccare è proprio a casa del mio ragazzo, posto in cui sto anche molto peggio".
Come già detto, il ragazzo andrebbe lasciato al suo destino e il papà andrebbe aiutato non oltre i limiti delle reali possibilità fisiche, psicologiche, economiche di cui lei stessa dispone.
3) Ma ecco il punto nodale: "in questa situazione non posso lavorare".
Cara ragazza, il lavoro è come l'aria che si respira, perché è il pane, l'indipendenza, ma anche lo spiraglio per sfuggire al dolore della perdita della sua mamma, e per dimenticare il fidanzato, se lei agirà per il proprio bene.
Alle sue domande: "Cosa posso fare? Da dove posso iniziare?" al momento le direi di prendere in considerazione quanto detto e di approfittare del periodo a casa per acquisire nuove competenze, tramite università o corsi online che la rendano più preparata per il lavoro e anche meno vulnerabile al clima di depressione.
Auguri di cuore, e ci tenga informati.
capisco la sua situazione di dolore e lutto, che le provoca anche difficoltà di decisione, com'è inevitabile.
Provi a stabilire con chiarezza cos'è meglio per lei, riflettendo, se crede, sulle seguenti considerazioni:
1) i genitori non si scelgono, il fidanzato sì.
Suo padre ha avuto urgente bisogno del suo aiuto in una situazione luttuosa, e lei gliel'ha offerto, rinunciando perfino al lavoro. Questa situazione però non deve cronicizzarsi.
Si dia un termine, fosse pure un anno intero, per poi tornare alla sua autonomia, ma in quest'anno lavori per aiutare anche suo padre ad elaborare il lutto e a tornare autonomo.
Venendo al suo ragazzo, la famiglia non l'ha accolta e supportata, ma soprattutto lei si è accorta che a non aiutarla è lui stesso: "non è disponibile ad aiutarmi ne' a capire la difficoltà della situazione che vivo".
Come le dicevo al punto 1), i genitori non si possono cambiare, ma il compagno di vita sì, e dopo averlo valutato, se inadatti a costruire insieme, ci si separa.
2) "A casa con mio padre la situazione mi sta logorando. L'unico posto in cui posso andare per staccare è proprio a casa del mio ragazzo, posto in cui sto anche molto peggio".
Come già detto, il ragazzo andrebbe lasciato al suo destino e il papà andrebbe aiutato non oltre i limiti delle reali possibilità fisiche, psicologiche, economiche di cui lei stessa dispone.
3) Ma ecco il punto nodale: "in questa situazione non posso lavorare".
Cara ragazza, il lavoro è come l'aria che si respira, perché è il pane, l'indipendenza, ma anche lo spiraglio per sfuggire al dolore della perdita della sua mamma, e per dimenticare il fidanzato, se lei agirà per il proprio bene.
Alle sue domande: "Cosa posso fare? Da dove posso iniziare?" al momento le direi di prendere in considerazione quanto detto e di approfittare del periodo a casa per acquisire nuove competenze, tramite università o corsi online che la rendano più preparata per il lavoro e anche meno vulnerabile al clima di depressione.
Auguri di cuore, e ci tenga informati.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.5k visite dal 11/08/2021.
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