Potrei aver bisogno di affrontare nuovamente un percorso per l'ansia?

Gentili Dottori,
scrivo perché come da titolo mi domando se il mio rapporto con l'ansia possa essere peggiorato e necessiti di essere trattato.

Di ritorno dalle ferie la mia relazione, la prima un pò più seria e duratura, è terminata. Tra le motivazioni il mio partner adduce alcuni fatti che mi turbano molto e che vorrei capire se meritevoli di attenzione.

La mia ex ragazza mi ha fatto notare che in alcune situazioni nel panico e che non sa come prendermi.

Ad esempio quando vedo delle vespe o dei calabroni non capisco più niente e la cosa anno dopo anno è peggiorata, tanto da rendermi impossibile restare fermo o ignorarle. Fatico anche a fare lavori che prima facevo in presenza di insetti.

Non è ordinarietà (almeno penso), ma a volte per paura di farmi male o di non controllare alcune situazioni, le evito: in ferie ho avuto la gastroenterite mentre ero in montagna, il primo giorno ho avuto circa 20 episodi di diarrea e il giorno dopo ero molto affaticato. La necessità della toilette c'era sempre, ma era scesa drasticamente. Per paura di essere colto da un altro episodio (che in effetti c'è stato, anche se a distanza di qualche ora) ho evitato di prendere la funivia per un quarto d'ora, perdendo un panorama notevole e generando sofferenza nella mia compagna che, nonostante le mie esortazioni, non mi voleva lasciare da solo ad aspettare all'albergo perché si preoccupava.
Il primo giorno inoltre ho avuto mal di testa ed ero seriamente preoccupato fosse mal di montagna, cosa che mi sono tenuto per me. Ovviamente questa non mi ha certo ammazzato (e lo sapevo) però mi ha occupato molto la mente.

Inoltre la mia ex-ragazza sosteneva da circa un anno che la nostra relazione fosse sbilanciata.
Riteneva che io mi fossi messo in una posizione di figlio e lei di madre, lasciandola sola a gestire conti, bollette, pulizia domestica, itinerari per le ferie.
Con il mio lavoro contribuivo naturalmente alle spese, ma non ho mai fatto i conti assieme a lei. Mi sono occupato della casa anche io, ma con tempistiche differenti dalle sue (lei è molto più ordinata, puntuale e precisa di me). Difficilmente prendevo l'iniziativa, tanto in casa (perché avrei voluto occuparmene con ritmi diversi) quanto fuori, e questa cosa la disturbava. Il suo turbamento si è rafforzato anche quando per dei lapsus a volte l'ho chiamata "mamma", anche se non ci vedevo niente di grave.
Anno dopo anno la nostra relazione si è danneggiata sempre un pò di più proprio nel corso delle vacanze estive e quell'intesa che credevo essere unica, piano piano mi si consumata davanti ogni volta che mi accorgevo che la serenità che c'era tra noi non era sorretta dal dialogo che pensavo di avere con lei, ma dalla sua sopportazione. Poco alla volta queste e altre dinamiche, complice la convivenza iniziata poco prima del lock down, hanno minato l'interesse anche a letto e da lì i problemi sono aumentati.

Mi sento confuso rispetto alla mia ansia e -a tratti- mutilato rispetto alla rottura.
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
La domanda generale per decidere se sia opportuno cercare aiuto, in questo caso psicologico, è: questo problema che sto avendo, limita la mia vita?

Nel suo caso la risposta sembrerebbe essere un deciso "sì" e non soltanto per l'ansia, che si esprime sotto forma di fobie di vario tipo, ma perché a quanto pare vi sono aspetti che la stanno trattenendo nel ruolo di uomo ancora non compiutamente maturo.

Una donna in un uomo cerca di solito un compagno e un punto di riferimento. Non sono molte le donne disposte di buon grado a fare da madre al proprio fidanzato o marito. Si tratta di misure: non c'è niente di male a sentirsi vulnerabili, di tanto in tanto, ma se è un atteggiamento, cioè un modo stabile di porsi nei confronti dell'altra, è una cosa diversa.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Utente
Utente
Gentile Dr. Santonocito,
La ringrazio di cuore della risposta.
Sono molto in imbarazzo rispetto a questa cosa, prendo atto che questi tratti sono problematici solo oggi e ne sono costernato. Credo che questa condizione abbia logorato da parte mia l'amore nei riguardi della mia compagna e me ne sto accorgendo poco alla volta, anche se non sono sicuro perché in questa fase non riesco quasi a mettermi in contatto con cosa provo.
Sento solo, e questo mi addolora, che non avverto la mancanza della mia compagna - tranne in piccoli momenti - e quasi quasi sono contento nello stare a casa da solo. Ho avuto comunque problemi economici che mi hanno occupato la mente caricato di angoscia per giorni, non era la mia priorità pensare alla relazione... ma quanto detto poc'anzi mi addolora e spaventa, come mi spaventa l'interesse che mi suscitano le avances di alcune ragazze che credevo nutrissero solo un sentimento di amicizia. Per inciso: non credo che avrei né la voglia né l'umore per cedere a queste avances e finire a letto, ma il solo fatto di porci il pensiero dopo nemmeno 10 giorni dalla rottura e senza avvertire molto la mancanza della mia metà, mi fa temere che forse non dovrei tornare nella mia relazione, per rispetto di entrambi.

Quale indirizzo terapeutico potrebbe essere più indicato per la risoluzione di questi problemi? Potrei iniziare a darmi delle nuove regole di vita, per stimolare un miglioramento dei problemi di cui parla? Una terapia cognitivo-comportamentale o una terapia di tipo psicodinamico?
Cordialmente
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Ogni indirizzo terapeutico potrebbe essere adatto al suo caso anche se, da terapeuta strategico, mi sento di consigliarle un approccio in grado di produrre risultati con efficacia e nel più breve tempo possibile, quindi un approccio attivo e focalizzato, come quelli cognitivo comportamentale, psicodinamico breve o strategico.
[#4]
Utente
Utente
La ringrazio. Controllando i terapeuti di un ambulatorio con cui sono convenzionato per attività di volontariato ho trovato un professionista con un approccio psicodinamico breve strategico, ma pochi professionisti ad indirizzo cogn-comportamentale. Ho prenotato la terapia breve strategica.

Ho una curiosità da paziente: molte di queste fobie o problematiche d'ansia si instaurarono 10 anni fa dopo il primo attacco di panico. La ricerca ad esempio della radice di questi attacchi di panico, può essere utile oppure risolvendo la manifestazioni ultime, si ristabilisce una qualità di vita ottimale?
In passato, dopo degli eventi di mobbing, feci sedute di terapia e analisi che mi aiutarono, ma portarono anche a galla manifestazioni di ingiustizie con cui non ho tuttavia ancora ben fatto pace, per esempio. Forse avrei dovuto continuare la terapia, non saprei. Se uno avesse a disposizione risorse economiche maggiori delle attuali, dopo la risoluzione del problema con un approccio breve strategico, può essere proficuo affrontare un percorso più lungo in un secondo momento?
[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Controlli meglio la specializzazione del terapeuta con cui avrebbe prenotato, perché non mi risulta esista alcun approccio "psicodinamico breve strategico".

Esistono gli approcci psicodinamici brevi e quelli brevi strategici, ma sono diversi e distinti.

A meno che non mi sbagli io e ci siano stati cambiamenti.
[#6]
Utente
Utente
Grazie dell'attenzione! Allora, ho controllato la presentazione sul sito dell'ambulatorio. Copio le parti dove fa riferimento:
<<(...)Psicologo specializzato in Psicoterapia Breve Strategica con esperienza pluriennale nella malattia cronica e nell`affrontare temi connessi ai vissuti da essa derivanti. (...)
Membro affiliato al Centro di Terapia breve Strategica di Giorgio Nardone (Arezzo).(...)>>

Ha usato una terminologia errata?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Tutto giusto, quindi non è psicodinamico breve, che è un altro indirizzo terapeutico ancora.

Bene così, inizi il suo percorso e poi se crede ci aggiorni dopo che avrà fatto qualche seduta.
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