Come andare avanti dopo un matrimonio?
Salve, circa un anno e mezzo fa' ho abbandonato il tetto coniugale e mi sono trasferita in un'altra casa poiché ho dovuto lasciare mio marito.
Sottolineo ho dovuto perché purtroppo da parte sua non c'era più amore nei miei confronti (prendeva poca iniziativa a letto, non c'era più intesa sessuale da molto tempo cosa che a 27 anni mi ha destabilizzato e traumatizzato non poco, non mi baciava, non era spontaneo, eravamo due coinquilini in buoni rapporti).
Insomma per via di queste carenze (lui è molto introverso e poco affettivo per carattere) sempre esistite ma che si sono fatte sempre più evidenti nel corso degli anni e più difficili da sopportare avendo io una personalità più briosa e passionale, ho deciso di chiudere la storia.
Non ci sono stati tradimenti per cui siamo rimasti in buoni rapporti.
Il problema è che nonostante sia passato un anno e mezzo e nonostante ho intrapreso una frequentazione con una persona più simile a me, continuo a sentire il mio ex ogni giorno anche con messaggi insignificanti tipo "buongiorno" e "buonanotte a domani", oppure "come va tutto bene" sciocchezze così... premetto che lasciarlo è stato dolorosissimo perché lui non ha mai ammesso fino alla fine che era abitudine la sua, e quindi ho dovuto armarmi di coraggio, parlare con le famiglie, cercare casa (e lui mi consigliava anche che case prendere) e tutto questo mi ha da sempre provocato dubbi sul fatto che magari avendo preso tutte le scelte da sola non era tutto solo nella mia testa.
Anche perché gli chiedevo più volte di andare da un terapista per risolvere i nostri problemi si rifiutava sempre, dicendo che i problemi li avevo solo io.
In tutto questo ora sono più o meno appagata in questa nuova frequentazione, dico più o meno perché questa persona che conosco da tre anni conosce tutta la mia storia e sapendo quanto importante era il mio ex, prova fastidio che io lo senta tutt'ora e mi ha chiesto più volte di chiudere i ponti.
Il mio problema è che anche volendo tagliare perché io stessa sono stufa di questo limbo, non riesco a rinunciare a sentirlo.
Vorrei liberarmi ma non so come.
Mi sento quasi come se fossi dipendente affettivamente dal mio ex che in 10 anni è stato il mio tutto, un amico un confidente un padre insomma avevo puntato tutto su lui.
Vorrei dare una bossibilita alla mia nuova relazione...ma non so come liberarmi di questo peso.
Vorrei capire cosa mi lega ancora al mio ex.
Grazie a chi risponderà.
Sottolineo ho dovuto perché purtroppo da parte sua non c'era più amore nei miei confronti (prendeva poca iniziativa a letto, non c'era più intesa sessuale da molto tempo cosa che a 27 anni mi ha destabilizzato e traumatizzato non poco, non mi baciava, non era spontaneo, eravamo due coinquilini in buoni rapporti).
Insomma per via di queste carenze (lui è molto introverso e poco affettivo per carattere) sempre esistite ma che si sono fatte sempre più evidenti nel corso degli anni e più difficili da sopportare avendo io una personalità più briosa e passionale, ho deciso di chiudere la storia.
Non ci sono stati tradimenti per cui siamo rimasti in buoni rapporti.
Il problema è che nonostante sia passato un anno e mezzo e nonostante ho intrapreso una frequentazione con una persona più simile a me, continuo a sentire il mio ex ogni giorno anche con messaggi insignificanti tipo "buongiorno" e "buonanotte a domani", oppure "come va tutto bene" sciocchezze così... premetto che lasciarlo è stato dolorosissimo perché lui non ha mai ammesso fino alla fine che era abitudine la sua, e quindi ho dovuto armarmi di coraggio, parlare con le famiglie, cercare casa (e lui mi consigliava anche che case prendere) e tutto questo mi ha da sempre provocato dubbi sul fatto che magari avendo preso tutte le scelte da sola non era tutto solo nella mia testa.
Anche perché gli chiedevo più volte di andare da un terapista per risolvere i nostri problemi si rifiutava sempre, dicendo che i problemi li avevo solo io.
In tutto questo ora sono più o meno appagata in questa nuova frequentazione, dico più o meno perché questa persona che conosco da tre anni conosce tutta la mia storia e sapendo quanto importante era il mio ex, prova fastidio che io lo senta tutt'ora e mi ha chiesto più volte di chiudere i ponti.
Il mio problema è che anche volendo tagliare perché io stessa sono stufa di questo limbo, non riesco a rinunciare a sentirlo.
Vorrei liberarmi ma non so come.
Mi sento quasi come se fossi dipendente affettivamente dal mio ex che in 10 anni è stato il mio tutto, un amico un confidente un padre insomma avevo puntato tutto su lui.
Vorrei dare una bossibilita alla mia nuova relazione...ma non so come liberarmi di questo peso.
Vorrei capire cosa mi lega ancora al mio ex.
Grazie a chi risponderà.
[#1]
Gentile utente,
i motivi del perdurare dell'attaccamento non sono mai facili da comprendere, e spesso hanno radici nell'infanzia. Lei non ci ha nemmeno detto quanti anni ha il suo ex marito e da quanto tempo eravate insieme, comunque si può tentare di rispondere alla domanda "cosa mi lega ancora al mio ex?" solo con l'ausilio di uno psicologo.
Nel suo caso sembra che lei non sappia tagliare il cordone ombelicale, ma forse i ruoli erano confusi fin dal tempo del vostro matrimonio.
Lei scrive: "è stato il mio tutto, un amico un confidente un padre".
Manca significativamente il ruolo di partner, di marito. Tuttavia, lei sarà caduta nel ruolo di figlia, oppure, come spesso avviene, anche in quello di madre, coi relativi sentimenti di responsabilità e di timore che lui sia incapace di farcela da solo?
Oppure teme di aver interpretato in modo erroneo i segnali che il suo ex le lanciava?
Scrive: "da parte sua non c'era più amore nei miei confronti", ma a questa conclusione è giunta non per una dichiarazione di disamore di lui, bensì perché "non c'era più intesa sessuale da molto tempo [...] non mi baciava, non era spontaneo"... e questo la ha "destabilizzato e traumatizzato".
Non a caso scrive: "lui non ha mai ammesso fino alla fine che era abitudine la sua".
Non può essere che, ferita da quella che le appariva freddezza, lei abbia preteso di interpretarla come tale?
Il comportamento di lui e la risposta emotiva di lei avrebbero dovuto essere spiegati tramite una corretta comunicazione, che avrebbe permesso di capire il perché dell'atteggiamento di lui (forse una forma di disturbo depressivo?) e d'altro canto la natura e l'intensità del trauma di lei.
Avete preferito, invece, parlare senza capirvi: "gli chiedevo più volte di andare da un terapista per risolvere i nostri problemi si rifiutava sempre, dicendo che i problemi li avevo solo io".
Se fosse così, perché lui non ha voluto farlo appurare, e se possibile curare, da uno specialista?
D'altro canto, lei stessa perché non è andata da uno psicologo, anche da sola, per capire la causa e la vera soluzione della sua sofferenza?
Adesso si ha l'impressione che la stessa incapacità di sincera comunicazione vi tenga invischiati. Ognuno sceglie di continuare a ritenere valide e intoccabili le proprie ragioni.
La conseguenza è che le vostre emozioni occulte vi fanno muovere come su una carta moschicida, perennemente invischiati, e forse vi fanno accedere a nuove relazioni che sono solo apparentemente diverse.
Provi a prendere in considerazione l'idea di valutare la sua vicenda in ambito terapeutico.
Auguri.
i motivi del perdurare dell'attaccamento non sono mai facili da comprendere, e spesso hanno radici nell'infanzia. Lei non ci ha nemmeno detto quanti anni ha il suo ex marito e da quanto tempo eravate insieme, comunque si può tentare di rispondere alla domanda "cosa mi lega ancora al mio ex?" solo con l'ausilio di uno psicologo.
Nel suo caso sembra che lei non sappia tagliare il cordone ombelicale, ma forse i ruoli erano confusi fin dal tempo del vostro matrimonio.
Lei scrive: "è stato il mio tutto, un amico un confidente un padre".
Manca significativamente il ruolo di partner, di marito. Tuttavia, lei sarà caduta nel ruolo di figlia, oppure, come spesso avviene, anche in quello di madre, coi relativi sentimenti di responsabilità e di timore che lui sia incapace di farcela da solo?
Oppure teme di aver interpretato in modo erroneo i segnali che il suo ex le lanciava?
Scrive: "da parte sua non c'era più amore nei miei confronti", ma a questa conclusione è giunta non per una dichiarazione di disamore di lui, bensì perché "non c'era più intesa sessuale da molto tempo [...] non mi baciava, non era spontaneo"... e questo la ha "destabilizzato e traumatizzato".
Non a caso scrive: "lui non ha mai ammesso fino alla fine che era abitudine la sua".
Non può essere che, ferita da quella che le appariva freddezza, lei abbia preteso di interpretarla come tale?
Il comportamento di lui e la risposta emotiva di lei avrebbero dovuto essere spiegati tramite una corretta comunicazione, che avrebbe permesso di capire il perché dell'atteggiamento di lui (forse una forma di disturbo depressivo?) e d'altro canto la natura e l'intensità del trauma di lei.
Avete preferito, invece, parlare senza capirvi: "gli chiedevo più volte di andare da un terapista per risolvere i nostri problemi si rifiutava sempre, dicendo che i problemi li avevo solo io".
Se fosse così, perché lui non ha voluto farlo appurare, e se possibile curare, da uno specialista?
D'altro canto, lei stessa perché non è andata da uno psicologo, anche da sola, per capire la causa e la vera soluzione della sua sofferenza?
Adesso si ha l'impressione che la stessa incapacità di sincera comunicazione vi tenga invischiati. Ognuno sceglie di continuare a ritenere valide e intoccabili le proprie ragioni.
La conseguenza è che le vostre emozioni occulte vi fanno muovere come su una carta moschicida, perennemente invischiati, e forse vi fanno accedere a nuove relazioni che sono solo apparentemente diverse.
Provi a prendere in considerazione l'idea di valutare la sua vicenda in ambito terapeutico.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa, il suo messaggio mi ha dato spunti per riflettere..
Comunque in risposta alle sue domande, lui ha 32 anni. Io 28 anni.
Siamo stati insieme 10 anni di cui 6 di convivenza. Sono consapevole che sin dai miei 18 anni( età in cui ci siamo fidanzati) ho investito in lui tutta la mia persona, considerandolo anche come una figura paterna non avendola mai avuta.
Eh si, tutt'ora è fuori per lavoro e mi prepccupo di controllargli casa.
Non penso ad un ritorno di fiamma con lui, il quale non mi suscita nessun sussulto quando lo vedo, tuttavia non riesco a non rispondere quando scrive. A tratti sono fiera di aver chiuso, altre volte mi chiedo se non ho sbagliato. Sicuramente inizierò quanto prima delle sedute da uno psicologo per affrontare questo disagio e angoscia che provo costantemente e per poter andare finalmente avanti.
Comunque in risposta alle sue domande, lui ha 32 anni. Io 28 anni.
Siamo stati insieme 10 anni di cui 6 di convivenza. Sono consapevole che sin dai miei 18 anni( età in cui ci siamo fidanzati) ho investito in lui tutta la mia persona, considerandolo anche come una figura paterna non avendola mai avuta.
Eh si, tutt'ora è fuori per lavoro e mi prepccupo di controllargli casa.
Non penso ad un ritorno di fiamma con lui, il quale non mi suscita nessun sussulto quando lo vedo, tuttavia non riesco a non rispondere quando scrive. A tratti sono fiera di aver chiuso, altre volte mi chiedo se non ho sbagliato. Sicuramente inizierò quanto prima delle sedute da uno psicologo per affrontare questo disagio e angoscia che provo costantemente e per poter andare finalmente avanti.
[#3]
Gentile utente,
sono lieta di averle offerto qualche spunto di riflessione.
In effetti in tutte e due le sue email si avverte qualcosa di contraddittorio e irrisolto: anche l'affermazione "sono fiera di aver chiuso", in bilico col timore di aver sbagliato, fa pensare ad una sua decisione forse presa sull'onda del risentimento, per una "freddezza" di lui che poteva anche non essere una mancanza d'amore per lei, ma che l'ha profondamente offesa.
Del resto i legami cominciati nell'adolescenza vanno soggetti a scossoni e sono attraversati da vampate di altri innamoramenti e dal desiderio di esplorare altre realtà, ma soprattutto risentono di profonde incomprensioni, nate anche dalla ingannevole favola del "vissero per sempre felici e contenti".
Questa leggenda è alimentata dalle prime fasi dell'amore, quello che fa credere ai due di essere in collegamento telepatico, per cui non si sviluppano nemmeno le antenne per comprendersi e crescere insieme, e si può diventare reciprocamente sordomuti sotto il profilo emotivo.
L'aiuto che avrebbe potuto offrire un terapeuta del resto è stato rifiutato da tutti e due, forse troppo orgogliosi per accettare che la favola d'amore avesse bisogno di supporti esterni e pronti ad attuare l'infantile "o-tutto-o-niente", nato dall'illusione che rompendo l'oggetto/relazione incrinato se ne troverà subito un altro miracolosamente perfetto.
Nel suo caso, valuti bene se la nuova relazione non sia nata troppo a ridosso di un legame così profondo e ancora in parte irrisolto, e se non ci sia dietro un desiderio di rivalsa.
Giustamente al momento lei non si sente di accedere alla richiesta del nuovo partner di troncare i rapporti col suo ex marito. Del resto non ha vissuto un flirt, ma un matrimonio in cui ha creduto.
Scrive: "non mi suscita nessun sussulto quando lo vedo". A parte che potrebbe essere ancora risentita verso di lui e considerarlo responsabile della sua delusione, ha provato a immaginarlo mano nella mano con un'altra, definitivamente perduto per lei?
Se le è utile, ci tenga al corrente.
Auguri.
sono lieta di averle offerto qualche spunto di riflessione.
In effetti in tutte e due le sue email si avverte qualcosa di contraddittorio e irrisolto: anche l'affermazione "sono fiera di aver chiuso", in bilico col timore di aver sbagliato, fa pensare ad una sua decisione forse presa sull'onda del risentimento, per una "freddezza" di lui che poteva anche non essere una mancanza d'amore per lei, ma che l'ha profondamente offesa.
Del resto i legami cominciati nell'adolescenza vanno soggetti a scossoni e sono attraversati da vampate di altri innamoramenti e dal desiderio di esplorare altre realtà, ma soprattutto risentono di profonde incomprensioni, nate anche dalla ingannevole favola del "vissero per sempre felici e contenti".
Questa leggenda è alimentata dalle prime fasi dell'amore, quello che fa credere ai due di essere in collegamento telepatico, per cui non si sviluppano nemmeno le antenne per comprendersi e crescere insieme, e si può diventare reciprocamente sordomuti sotto il profilo emotivo.
L'aiuto che avrebbe potuto offrire un terapeuta del resto è stato rifiutato da tutti e due, forse troppo orgogliosi per accettare che la favola d'amore avesse bisogno di supporti esterni e pronti ad attuare l'infantile "o-tutto-o-niente", nato dall'illusione che rompendo l'oggetto/relazione incrinato se ne troverà subito un altro miracolosamente perfetto.
Nel suo caso, valuti bene se la nuova relazione non sia nata troppo a ridosso di un legame così profondo e ancora in parte irrisolto, e se non ci sia dietro un desiderio di rivalsa.
Giustamente al momento lei non si sente di accedere alla richiesta del nuovo partner di troncare i rapporti col suo ex marito. Del resto non ha vissuto un flirt, ma un matrimonio in cui ha creduto.
Scrive: "non mi suscita nessun sussulto quando lo vedo". A parte che potrebbe essere ancora risentita verso di lui e considerarlo responsabile della sua delusione, ha provato a immaginarlo mano nella mano con un'altra, definitivamente perduto per lei?
Se le è utile, ci tenga al corrente.
Auguri.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 31/07/2021.
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