Crisi isteriche, disturbo di personalità, sintomi di conversione misti

Padre narcisista e madre che ho sempre svalutato.
Dalla prima adolescenza ho cominciato ad avere quelli che io chiamo "sbagetti".
Si pensava attacchi di panico lunghissimi e inusuali.
Girato per anni psicologi e psichiatri, preso medicine, mi hanno proposto elettroshock.
Estrema difficoltà a uscire dal nido familiare, mi sono trasferita a Londra dove sono stata 6 anni con immensa fatica.
Non prendevo i mezzi, dovevo sempre essere accompagnata.
Sabotavo le mie relazioni.
Sono scoppiata e rientrata a Milano e mi sono ritrasferita dai miei.
Ho trovato uno psicanalista bravissimo che ha finalmente definito quello che ho: crisi isteriche, crisi isteriche fortissime per richiamare l'attenzione.
Perchè non sopporto di non essere al centro del mondo.
è una ferita che a me brucia più di qualsiasi altra cosa.
Non so accontentarmi, voglio l'infinito e volendo questo saboto tutto quello che ho.
In 6 anni ho fatto progressi, sono riuscita a laurearmi, andare a vivere da sola e trovare un lavoro (in smart working).
Ho sabotato due importanti relazioni perchè appena la storia si solidifica do di matto, non ce la faccio, non mi accontento, comincio a sbagettare come una pazza, sono posseduta dall'angoscia e scappo.
E rimango sola e miserabile e passo al prossimo.
Ora ho iniziato una relazione da 1 anno con il mio "non plus ultra" degli uomini, ragazzo che avevo sempre desiderato di cui mi millantavo innamorata da 10 anni.
Per lui prendevo treni a destra e a manca.
Abbiamo passato 3 mesi da febbraio a marzo insieme sulla costa ligure e sono stata bene.
La relazione si è solidificata ed ecco il solito copione: sono da un mese a letto, ho perso 5 chili, vivo la giornata posseduta dall'angoscia e dai miei attacchi.
Non riesco a fare niente, provo a lavorare con fatica.
Il mio corpo somatizza e urla attraverso il sintomo: scappa! non ti accontentare!.
Medito tutto il giorno per leccarmi la ferita di non essere il centro del mondo, di voler sapermi accontentare.
Ma, il "dittatore pazzo" dentro di me, come lo chiama il mio analista, scalpita e urla e non so più come sedarlo.
Ho smesso le benzodiazepine.
Ora ho il terrore di vedere il mio ragazzo e vorrei solo scappare, ma tanto l'iter sarebbe: soffrire, lamentarmi, calmarmi e ricominciare da capo.
Per ritrovarmi tra un po' nella stessa situazione.
Stavolta voglio restare.
So che sembra un problema banale ma io questa ferita non la riesco a leccare, non tollero la frustrazione, sono posseduta dalla rabbia.
Sono stanca di vivere così, ma evidentemente non ancora così stanca da mollare questo osso.
Sono letteralmente disperata.
Faccio la guerra al mondo e ci finisco sotto io.
Il mio analista non sa più come aiutarmi, continua a dirmi "se ti piace così tanto, se questo è il senso che vuoi dare alla tua vita".
Io ci sto provando ogni giorno ma la vita mi sembra intollerabile.
Ho provato di tutto.
Voglio imparare a vedere gli altri e curarmi questa ferita.
O per lo meno farla bruciare meno.
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

per nostra fortuna non ci pone alcuna domanda,
perchè in realtà meglio del suo bravissimo analista non potremmo proprio fare.

Una notazione.
Di sè ci dice: "..Ho provato di tutto. Voglio imparare a vedere gli altri .."
è certa di fare TUTTO quanto Le è possibile. Ha provato ad uscire (sia pure piangendo) dal letto ed affrontare la giornata?

Un dubbio.
Ci dice di aver smesso le benzodiazepine e non sappiamo se lo ha fatto in accordo con il Suo psichiatra, speriamo di sì.
Ma non sono gli unici farmaci esistenti per i disturbi a cui Lei accenna. In alcuni casi l'abbinamento di psicoterapia e cura farmacologica è di elezione.
Capisco però anche che forse ciò contrasta con l'idea che Lei ha di sè.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno dott.ssa.
La ringrazio per la risposta. Ha ragione, più che una domanda era un grido di lamento.
Ogni estate quando il mio analista parte cado in un ulteriore disperazione. La combinazione relazione seria + partenza analista mi sta uccidendo.
Secondo lui io posso farcela benissimo senza le medicine, imparando a calmare il mio "dittatore pazzo" con la mentalizzazione.
Il mio problema è che è un conflitto per me irrisolvibile: restare e avere gli sbagetti - o scappare e cadere in depressione (per poi riattuare la stessa dinamica, perchè ad una vita con un amore non vorrei rinunciare...).
Al momento prendo mezza pastiglia di Anafranil 75 e Rivotril al bisogno.
Ora dovrei prendere un treno per andare a trovare il mio ragazzo e sia l'idea del treno che l'idea di stare con lui mi terrorizza.
Provo a uscire e calmarmi ma il mondo mi spaventa. Non riesco più a lottare contro il mio inconscio ma quando penso di lasciarlo scoppio in pianti disperati.
Forse potrei trovare un supporto estivo, provare con una terapia EMDR... non so più che pesci prendere... Se esistesse una medicina potente contro l'angoscia non avrei nessun problema a prenderla, ma ho fatto anche terapie molto pesanti con insuccessi catastrofici...
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