Crisi comunicativa
Salve a tutti e grazie per l'attenzione,
Dopo una breve ripresa, sono nuovamente giù di umore, sono nuovamente depresso. Per quello che mi è accaduto e per alcuni risultati che sono riuscito ad ottenere, posso dire con fermezza di aver quasi dimenticato cosa volesse dire "essere depressi".
Questi ultimi mesi, sono stati ricchi di interazioni sociali, di nuove conoscenze, di studio, di ripresa, di successoni scolastici... E quando li ho vissuti li ho apprezzati, ma evidentemente non bastano, e la mia visione è ritornata pessimistica.
Gli insegnamenti che ho tratto dal periodo di "ozium" di ritrovo con me stesso, gli insegnamenti di filosofi come Seneca, Heidegger e Nietzsche, gli insegnamenti scaturiti dal confronto con i miei amici reali e di chat, non sono bastati. Non sono bastati.
Sono maturato, e alcune considerazioni non potrei più farle. Nella pratica ho constatato di avere molta fermezza e sicurezza in me stesso, di essere determinato e di non essere poi così tanto "timido", nè tanto meno di avere uno stile evitante... I rapporti di ogni genere riesco ad affrontarli, ma non sempre nel "modo giusto". Ho ricordato -con molta sofferenza- il perchè evitavo i rapporti sociali. Perchè ai più, ai molti, se non a tutti non sono simpatico. Il problema è comunicativo, la fine delle parole, del gioco, la ripetitività (nonostante ci sia memoria)... La crisi comunicativa.
Il grande evento che mi ha sollevato ancora più su, quando ormai stavo guarendo, è stato l'interesse nei miei confronti di una "splendida" ragazza - per me, la più bella del corso - L'interesse e l'approccio iniziale è stato di sua iniziativa... D'altra parte io ho fatto quello che avrei dovuto, non considero i tempi, i luoghi, i modi, che sono sottoposti a giudizi soggettivi molto variegati, ma considero il mio modo di interagire con gli altri, parlando.
Il mio modo di parlare non è gradito da tutti, questo è un dato oggettivato.
All'inizio c'era interesse reciproco e c'era l'avvio di una relazione promettente, con tutta la magia e la souspense che i primi incontri regalano,cma a causa di alcuni errori di ripetitività (non eccessiva ma evidentemete fastidiosa) sono stato giudicato per quello che sono: non capace ad intrattenere. Lei è una che perlopiù vuole essere intrattenuta e gli ultimi incontri hanno visto un calo di interesse da parte sua con atteggiamenti che richiedevano proprio la parola - smorfie di delusione, gesti di attesa e chiusura, braccia conserte, ecc. Il problema si è accentuato in quanto con la chiusura del mio interlocutore io mi chiudo eccessivamente - purtroppo è più forte di me, è istintivo- fino ad arrivare al mutismo.
Quindi con più dolore di prima ritrovo un mio enorme limite, la capacità di essere sempre nuovo, originale, semplice, informale... Ritrovo i miei blocchi di chiusura... Tutto con più dolore, perchè mi è stato mostrato cosa posso vivere, e mi è stato spiegato il perchè non posso viverlo.
Dopo una breve ripresa, sono nuovamente giù di umore, sono nuovamente depresso. Per quello che mi è accaduto e per alcuni risultati che sono riuscito ad ottenere, posso dire con fermezza di aver quasi dimenticato cosa volesse dire "essere depressi".
Questi ultimi mesi, sono stati ricchi di interazioni sociali, di nuove conoscenze, di studio, di ripresa, di successoni scolastici... E quando li ho vissuti li ho apprezzati, ma evidentemente non bastano, e la mia visione è ritornata pessimistica.
Gli insegnamenti che ho tratto dal periodo di "ozium" di ritrovo con me stesso, gli insegnamenti di filosofi come Seneca, Heidegger e Nietzsche, gli insegnamenti scaturiti dal confronto con i miei amici reali e di chat, non sono bastati. Non sono bastati.
Sono maturato, e alcune considerazioni non potrei più farle. Nella pratica ho constatato di avere molta fermezza e sicurezza in me stesso, di essere determinato e di non essere poi così tanto "timido", nè tanto meno di avere uno stile evitante... I rapporti di ogni genere riesco ad affrontarli, ma non sempre nel "modo giusto". Ho ricordato -con molta sofferenza- il perchè evitavo i rapporti sociali. Perchè ai più, ai molti, se non a tutti non sono simpatico. Il problema è comunicativo, la fine delle parole, del gioco, la ripetitività (nonostante ci sia memoria)... La crisi comunicativa.
Il grande evento che mi ha sollevato ancora più su, quando ormai stavo guarendo, è stato l'interesse nei miei confronti di una "splendida" ragazza - per me, la più bella del corso - L'interesse e l'approccio iniziale è stato di sua iniziativa... D'altra parte io ho fatto quello che avrei dovuto, non considero i tempi, i luoghi, i modi, che sono sottoposti a giudizi soggettivi molto variegati, ma considero il mio modo di interagire con gli altri, parlando.
Il mio modo di parlare non è gradito da tutti, questo è un dato oggettivato.
All'inizio c'era interesse reciproco e c'era l'avvio di una relazione promettente, con tutta la magia e la souspense che i primi incontri regalano,cma a causa di alcuni errori di ripetitività (non eccessiva ma evidentemete fastidiosa) sono stato giudicato per quello che sono: non capace ad intrattenere. Lei è una che perlopiù vuole essere intrattenuta e gli ultimi incontri hanno visto un calo di interesse da parte sua con atteggiamenti che richiedevano proprio la parola - smorfie di delusione, gesti di attesa e chiusura, braccia conserte, ecc. Il problema si è accentuato in quanto con la chiusura del mio interlocutore io mi chiudo eccessivamente - purtroppo è più forte di me, è istintivo- fino ad arrivare al mutismo.
Quindi con più dolore di prima ritrovo un mio enorme limite, la capacità di essere sempre nuovo, originale, semplice, informale... Ritrovo i miei blocchi di chiusura... Tutto con più dolore, perchè mi è stato mostrato cosa posso vivere, e mi è stato spiegato il perchè non posso viverlo.
[#1]
Bene, ma vorrebbe essere orientato anche in tal senso, oppure il suo è più una qualche forma di sfogo?
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Ex utente
(..Quindi con più dolore di prima ritrovo un mio enorme limite, L'ASSENZA della capacità di essere...)
...
Scusate per la forma poco chiara e non revisionata del mio scritto.
Il mio oltre ad essere uno sfogo è una richiesta di aiuto. C'è un modo per migliorare LA QUALITA' della mia vita? O devo attendere in questo limbo ancora a lungo?
Il mio è un problema comunicativo, causa di tutti i miei malesseri e del mio isolamento sociale.
Io voglio superare questo mio limite, è da tanto che sono consapevole di averlo e la mia consapevolezza cresce sempre di più. Da solo non riesco a superare questo mio limite.
A chi devo rivolgermi in particolare? Uno psicoterapeuta, suppongo. Specializzato in cosa?
Cordiali saluti
...
Scusate per la forma poco chiara e non revisionata del mio scritto.
Il mio oltre ad essere uno sfogo è una richiesta di aiuto. C'è un modo per migliorare LA QUALITA' della mia vita? O devo attendere in questo limbo ancora a lungo?
Il mio è un problema comunicativo, causa di tutti i miei malesseri e del mio isolamento sociale.
Io voglio superare questo mio limite, è da tanto che sono consapevole di averlo e la mia consapevolezza cresce sempre di più. Da solo non riesco a superare questo mio limite.
A chi devo rivolgermi in particolare? Uno psicoterapeuta, suppongo. Specializzato in cosa?
Cordiali saluti
[#3]
Gentile ragazzo, ha già ricevuto diverse indicazioni in questo senso:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/69333-la-timidezza-possa-essere-sottovalutata-sino.html
Perché mi pare che gira e rigira il suo problema sia sempre quello: lei non è capace di essere efficace a livello sociale. Quindi tanto vale che chieda a qualcuno di aiutarla, anche se ciò significherà dover fare dei sacrifici. Altrimenti finirà con l'aver buttato via i suoi anni migliori.
Per il tipo di psicoterapia, s'informi un pochettino presso i professionisti disponibili nella sua zona. Faccia loro una telefonata e chieda se possono aiutarla con un problema di scarse capacità sociali e relazionali. Si basi sulle sue impressioni e poi scelga il professionista che le sembra più adatto.
Nel frattempo può leggere questi articoli, per farsi un'idea sull'approccio breve strategico e su che cos'è la psicoterapia e cosa aspettarsi da essa:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_intervento.htm
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
Cordiali saluti
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/69333-la-timidezza-possa-essere-sottovalutata-sino.html
Perché mi pare che gira e rigira il suo problema sia sempre quello: lei non è capace di essere efficace a livello sociale. Quindi tanto vale che chieda a qualcuno di aiutarla, anche se ciò significherà dover fare dei sacrifici. Altrimenti finirà con l'aver buttato via i suoi anni migliori.
Per il tipo di psicoterapia, s'informi un pochettino presso i professionisti disponibili nella sua zona. Faccia loro una telefonata e chieda se possono aiutarla con un problema di scarse capacità sociali e relazionali. Si basi sulle sue impressioni e poi scelga il professionista che le sembra più adatto.
Nel frattempo può leggere questi articoli, per farsi un'idea sull'approccio breve strategico e su che cos'è la psicoterapia e cosa aspettarsi da essa:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_intervento.htm
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 15/05/2009.
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