Mia figlia di 2 anni vuole stare sempre in braccio che fare?
Buongiorno, sono qui a scrivervi per avere un consiglio, una diritta su come comportarmi.
Mia figlia ha 22 mesi è sempre stata una bimba tranquilla sin dalla nascita, super coccolata e super viziata da noi genitori e soprattutto dai nonni.
Mio marito lavora fuori città e torna ogni 10-15 giorni, io invece non ho mai lavorato da quando è nata e mi sono dedicata completamente a lei.
Quando il papà va via la bimba, ovviamente ci soffre un pò, ed io per farla sentire meno sola e più coccolata passo molto più tempo a casa dei miei genitori.
La bimba ha iniziato a camminare intorno ai 10 mesi e a parlare verso i 18 mesi, ora dice tutto e fa frasi lunghe e di senso compiuto.
Da un mesetto circa ogni volta che siamo a casa io e lei vuole stare sempre in braccio, io quando posso la assecondo però molte volte devo cucinare, fare le pulizie e non riesco proprio, ho provato anche a metterla in un marsupio ma ormai è troppo grande e la mia schiena ne risente.
Ho provato a spiegarle con calma che la mamma ha delle cose da fare e che poi giochiamo, ma non ne vuole sapere, piange ed urla come una pazza.
Ho provato a lasciarla piangere ma dopo un'ora di pianto interrotto le mie orecchie non ne potevano più, ho provato anche a sgridarla anche a distrarla con qualche giochino o con la televisione, ma non riesco a risolvere.
Se usciamo o siamo a casa di amici, nonni e parenti non fa capricci, gioca si diverte e non mi pensa più di tanto.
Inizia con questi "capricci" solo quando varchiamo la soglia di casa.
Inoltre da circa 15 giorni non mangia più come prima, lascia sempre il piatto mezzo vuoto o addirittura non vuole proprio toccare cibo.
Da due settimane ho iniziato di nuovo a lavorare, solo il pomeriggio 3 ore al giorno potrebbe questo influire su questi suoi comportamenti?
Vorrei sapere come comportarmi verso questi suoi comportamenti.
A settembre vorrei portarla anche in asilo ma ho paura che il suo attaccamento verso di me aumenti.
Aspetto vostri pareri Grazie mille
Mia figlia ha 22 mesi è sempre stata una bimba tranquilla sin dalla nascita, super coccolata e super viziata da noi genitori e soprattutto dai nonni.
Mio marito lavora fuori città e torna ogni 10-15 giorni, io invece non ho mai lavorato da quando è nata e mi sono dedicata completamente a lei.
Quando il papà va via la bimba, ovviamente ci soffre un pò, ed io per farla sentire meno sola e più coccolata passo molto più tempo a casa dei miei genitori.
La bimba ha iniziato a camminare intorno ai 10 mesi e a parlare verso i 18 mesi, ora dice tutto e fa frasi lunghe e di senso compiuto.
Da un mesetto circa ogni volta che siamo a casa io e lei vuole stare sempre in braccio, io quando posso la assecondo però molte volte devo cucinare, fare le pulizie e non riesco proprio, ho provato anche a metterla in un marsupio ma ormai è troppo grande e la mia schiena ne risente.
Ho provato a spiegarle con calma che la mamma ha delle cose da fare e che poi giochiamo, ma non ne vuole sapere, piange ed urla come una pazza.
Ho provato a lasciarla piangere ma dopo un'ora di pianto interrotto le mie orecchie non ne potevano più, ho provato anche a sgridarla anche a distrarla con qualche giochino o con la televisione, ma non riesco a risolvere.
Se usciamo o siamo a casa di amici, nonni e parenti non fa capricci, gioca si diverte e non mi pensa più di tanto.
Inizia con questi "capricci" solo quando varchiamo la soglia di casa.
Inoltre da circa 15 giorni non mangia più come prima, lascia sempre il piatto mezzo vuoto o addirittura non vuole proprio toccare cibo.
Da due settimane ho iniziato di nuovo a lavorare, solo il pomeriggio 3 ore al giorno potrebbe questo influire su questi suoi comportamenti?
Vorrei sapere come comportarmi verso questi suoi comportamenti.
A settembre vorrei portarla anche in asilo ma ho paura che il suo attaccamento verso di me aumenti.
Aspetto vostri pareri Grazie mille
[#1]
Gentile Signora,
se il presupposto è che vostra figlia sia "super coccolata e super viziata da noi genitori e soprattutto dai nonni", probabilmente è un po' tutta l'impostazione educativa data fino ad ora che andrebbe modificata e il fenomeno di cui scrive ne è solo una piccola dimostrazione.
"Quando il papà va via la bimba, ovviamente ci soffre un pò, ed io per farla sentire meno sola e più coccolata passo molto più tempo a casa dei miei genitori."
Questo è davvero un bisogno di sua figlia, o più un suo bisogno?
"quando posso la assecondo però molte volte devo cucinare, fare le pulizie e non riesco proprio"
Potrebbe provare a coinvolgerla in questi lavori domestici, proponendole attività a lei adeguate (spolverare, lavare qualcosa, tagliuzzare del cibo morbido...) e facendola sentire grande e utile. Pensi che entusiasmo alla sera poterlo raccontare a papà al telefono!
"da circa 15 giorni non mangia più come prima, lascia sempre il piatto mezzo vuoto o addirittura non vuole proprio toccare cibo.
Da due settimane ho iniziato di nuovo a lavorare, solo il pomeriggio 3 ore al giorno potrebbe questo influire su questi suoi comportamenti?"
Può anche essere, ma non cada nella "trappola" di sentirsi in colpa per una cosa giusta che sta facendo e non rischi di intraprendere "lotte" per il cibo che potrebbero diventare fondamento per futuri disturbi alimentari.
Il caldo porta certamente ad avere meno appetito e nella nostra società nessun bambino muore più di fame: se ora mangia meno, si rifarà.
Il fatto di aiutarla a cucinare potrebbe essere un incentivo per stimolarle l'appetito ed avere maggior voglia di mangiare ciò che lei stessa ha preparato con le sue manine.
"A settembre vorrei portarla anche in asilo ma ho paura che il suo attaccamento verso di me aumenti."
Anche in questo caso deve lavorare su di sè, convincendosi che è per il bene della bambina che la manderà e non per parcheggiarla fuori casa: all'asilo avrà modo di fare attività che difficlmente svolgerebbe a casa e avrà la possibilità di stare con i suoi coetanei, essendo una fra tanti e non l'unica a cui si danno attenzioni.
Tutto ciò, con la necessaria fase di adattamento iniziale, sarà per lei (ma anche per la mamma!) fonte di crescita: il compito di noi genitori è quello di far diventare grandi i bambini, non di tenerli piccoli. Ciò significa impegnarsi quotidianamente perché siano sempre più autonomi, indipendenti e liberi.
E, se nel far questo, il cuore un po' ci duole, sono problemi nostri che non dobbiamo far pesare su di loro.
Cordialità.
se il presupposto è che vostra figlia sia "super coccolata e super viziata da noi genitori e soprattutto dai nonni", probabilmente è un po' tutta l'impostazione educativa data fino ad ora che andrebbe modificata e il fenomeno di cui scrive ne è solo una piccola dimostrazione.
"Quando il papà va via la bimba, ovviamente ci soffre un pò, ed io per farla sentire meno sola e più coccolata passo molto più tempo a casa dei miei genitori."
Questo è davvero un bisogno di sua figlia, o più un suo bisogno?
"quando posso la assecondo però molte volte devo cucinare, fare le pulizie e non riesco proprio"
Potrebbe provare a coinvolgerla in questi lavori domestici, proponendole attività a lei adeguate (spolverare, lavare qualcosa, tagliuzzare del cibo morbido...) e facendola sentire grande e utile. Pensi che entusiasmo alla sera poterlo raccontare a papà al telefono!
"da circa 15 giorni non mangia più come prima, lascia sempre il piatto mezzo vuoto o addirittura non vuole proprio toccare cibo.
Da due settimane ho iniziato di nuovo a lavorare, solo il pomeriggio 3 ore al giorno potrebbe questo influire su questi suoi comportamenti?"
Può anche essere, ma non cada nella "trappola" di sentirsi in colpa per una cosa giusta che sta facendo e non rischi di intraprendere "lotte" per il cibo che potrebbero diventare fondamento per futuri disturbi alimentari.
Il caldo porta certamente ad avere meno appetito e nella nostra società nessun bambino muore più di fame: se ora mangia meno, si rifarà.
Il fatto di aiutarla a cucinare potrebbe essere un incentivo per stimolarle l'appetito ed avere maggior voglia di mangiare ciò che lei stessa ha preparato con le sue manine.
"A settembre vorrei portarla anche in asilo ma ho paura che il suo attaccamento verso di me aumenti."
Anche in questo caso deve lavorare su di sè, convincendosi che è per il bene della bambina che la manderà e non per parcheggiarla fuori casa: all'asilo avrà modo di fare attività che difficlmente svolgerebbe a casa e avrà la possibilità di stare con i suoi coetanei, essendo una fra tanti e non l'unica a cui si danno attenzioni.
Tutto ciò, con la necessaria fase di adattamento iniziale, sarà per lei (ma anche per la mamma!) fonte di crescita: il compito di noi genitori è quello di far diventare grandi i bambini, non di tenerli piccoli. Ciò significa impegnarsi quotidianamente perché siano sempre più autonomi, indipendenti e liberi.
E, se nel far questo, il cuore un po' ci duole, sono problemi nostri che non dobbiamo far pesare su di loro.
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 11.3k visite dal 14/06/2021.
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