Mi sono dichiarata, ma lui, senza darmi alcuna risposta, continua a tenere in comportamento ambiguo

Gentili dottori,
Ho 29 anni e 4 anni fa ho iniziato uno stage presso uno studio di liberi professionisti, dove sono stata assegnata ad un uomo di 57 anni, divorziato e impegnato in una relazione a distanza.
Abbiamo lavorato per molte ore insieme, condividendo l'ufficio e dopo un po' ho iniziato a pensare che provasse un'attrazione non solo fisica per me, per via dell 'interesse che manifestava nell' ascoltare mie racconti di vita e mie opinioni.
Dopo un po' ho iniziato a maturare anche io prima una forte attrazione fisica e poi un sentimento nei suoi confronti ma per correttezza nei rapporti lavorativi ho represso tutto.
A conclusione dello stage, ho lasciato lo studio, ma lui mi ha proposto un progetto da portare avanti insieme e abbiamo mantenuto rapporti con messaggi quasi quotidiani anche se di contenuto quasi solo lavorativo e un suo "spiare" la mia vita privata sui social (da me ricambiato).
Io ho interpretato questa sua costante presenza come un interesse, ostacolato però dalla differenza di età che lo dissuadeva dal lasciarsi coinvolgere.
Presa dall'ansia di porre fine all'incertezza, alla gelosia e avendo voglia di stare con lui, mi sono fatta coraggio e mi sono dichiarata, lui però ha letteralmente ignorato quello che avevo detto e ha risposto parlando di lavoro.
Ho sofferto moltissimo per questa sua negazione totale, come se non avesse nemmeno sentito, perché avrei voluto una risposta chiara che definisse la situazione e invece le cose sono peggiorate perché anche se per un po' ho provato a staccarmi e a concludere il progetto al più presto, poi tutto è continuato come prima, sono solo diminuiti messaggi e occasioni di incontro dal vivo e una sua maggiore freddezza.
Da allora è passato abbondantemente oltre un anno e a me sembra di impazzire: lui ha stroncato un mio secondo tentativo di riaprire il discorso ma nello stesso tempo continua a ricomparire quasi quotidianamente nella mia vita sempre con pretesti (o da me interpretati come tali) professionali.
Io in parte ne sono contenta perché mi sento di volergli davvero bene e ho paura che chiudendo del tutto i rapporti posso precludere un qualcosa che potrebbe ancora accadere e tutti i miei tentativi di chiudere falliscono sempre, nel frattempo però questa sua chiusura e distanza emotiva mi genera una sofferenza e una solitudine quasi insostenibile.
Che cosa posso fare?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

ci chiede:
"..Che cosa posso fare?.."
Ma prima, forse, occorre chiedersi:

"Cosa pensare della situazione?"

Riassumiamo.
Lei si è ripetutamente dichiarata,
ottenendo come risultato una maggiore "..sua chiusura e distanza emotiva.." da parte di lui; senza mai nessun passo avanti dell'uomo se non quelli frutto di Sue supposizioni.
In relazione al titolo che dà al pesente consulto
"Mi sono dichiarata, ma lui, senza darmi alcuna risposta, continua a tenere in comportamento ambiguo",
Le segnalo che la risposta da Lei richiesta lui gliela ha già fornita, attraverso i comportamenti distanzianti. Tenga conto che il *linguaggio non verbale* è molto più potente delle stesse parole.

Nel frattempo sono trascorsi due o tre (sbaglio il conto?) anni della Sua vita, per Lei che si avvicina ai trenta.

Prenda atto degli avvenimenti, dei comportamenti concreti messi in atto da lui a fronte del Suo essersi dichiarata;
assuma una decisione: se lui avesse (avuto) intenzione nei Suoi confronti, nell'arco di tre anni o giù di lì si sarebbe fatto avanti,
non è certo un ragazzino inesperto o timido a 57 anni ... E se anche lo fosse, perchè dovrebbe cambiare?
In questa situazione Lei corre il rischio di perdere ulteriore tempo inutilmente.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Utente
Utente
Buongiorno dottoressa,

La ringrazio per gli spunti di riflessione che mi ha dato.
Purtroppo il punto è proprio il "linguaggio non verbale". Benché lui si rifiuti di parlare della situazione, tiene nei miei confronti un comportamento di tenerezza: mi guarda con affetto, ci sorridiamo, ha tante piccole attenzioni, talvolta anche gesti di confidenza (mi viene in mente, ad esempio che durante una cena di lavoro ha di sua iniziativa "rubacchiato" un boccone dal mio piatto), dopo la mia prima dichiarazione ha anche rotto un po' le barriere fisiche, mettendosi molto più vicino a me. In più io ritengo I nostri contatti lavorativi in molti casi innecessari. Tutto questo mi insinua il brutto dubbio che lui abbia un interesse a mantenere un contatto con me ed è come se io sentissi il dovere di non mollare e se allento la presa di perdere anche il poco che è disposto a darmi.
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Utente
Utente
Per chiarire: la freddezza sussiste proprio su un piano "comunicativo", cioè lui non è disposto a rispondere a certi argomenti, mentre l'ambiguità che mi manda in crisi deriva dal contrasto tra questa sua freddezza e il comportamento. Ora io non capisco se si tratti di un semplice affetto, cosa che mi spingerebbe a chiudere davvero i rapporti, ma che mi rende incomprensibile il perché di tutti questi contatti, oppure qualcosa di più che lui però ha timore o è (ancora) indeciso se affrontare o no.
Quotidianamente e più volte al giorno da ormai due anni (!) lui mi tiene d'occhio anche sui Social: mi rendo che è un modo di fare inconsistente e che di per sé non significa nulla, ma allora perché dopo due anni, c'è ancora questa costanza, insieme ad altri suoi atteggiamenti?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

il tempo passa ...
Magari a 57 anni ci si accontenta di seguire una giovane ragazza sui social,
ma Lei non pensa di poter avere altre possibilità, che non un uomo che per due anni manda segnali flebili e scarsamente interpretabili? Dove i social sostituiscono talvolta il vecchio "guardo dal buco della serratura"?

Noi non sappiamo nulla di Lei, delle Sue storie precedenti, dei Suoi rapporti con l'altro genere,
ma la sensazione che stia perdendo tempo ci potrebbe stare. Se così fosse, ci dispiacerebbe; la vita è una; il film non si riavvolge.

Ne caso non riesca da sola a far chiarezza dentro di sè,
chieda aiuto ad una nostra Collega,
o privatamente oppure presso il consultorio (solo ticket).

Se ritiene, ci tenga al corrente.

Dott. Brunialti
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Utente
Utente
La ringrazio molto Dott.ssa!

Rifletterò con attenzione ed onestà (e una buona dose di autocompassione) su quanto mi ha suggerito.
Sarebbe confortante e di incoraggiamento tenerla al corrente!
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Farebbe piacere anche a me.

Dott.Brunialti
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Utente
Utente
Gentile dottoressa, negli ultimi giorni ho riflettuto a lungo sulla questione.
Innanzitutto, ho rilevato che mi farebbe stare meglio poter attribuire la colpa delle mie sensazioni di dolore (come tale lo definisco) a "lui" in quanto sarebbe stato esigibile da parte sua un piccolo sforzo di chiarezza nelle parole o quantomeno il comportamento di farsi da parte e comparire nella mia vita il meno possibile. Ciononostante non posso essere sicura che lui abbia lo stesso metro di interpretazione del comportamento che ho io e comunque, non si può pretendere un determinato comportamento da nessuno, che si sia comportato così è un dato di fatto, rispetto al quale parlare di colpe o meno non ha senso anche perché non conosciamo le motivazione e le sue ferite. Inoltre per me parlare di colpa non ha senso, perché anche se lui fosse sparito, io sarei stata male comunque, anche se forse per meno tempo, ma non è detto, può essere che io avrei tentato di cercarlo. Poi, riconoscendo una colpa nel suo comportamento, dovrei arrivare alla conclusione che anche io sono stata ingenua e manipolabile: anche questo però non è vero perche io ho agito cercando di chiarire la situazione, non mi sono nascosta dietro un dito e ho cercato di reagire.
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Utente
Utente
Passata oltre il desiderio di attribuirgli la colpa, ho riflettuto sul perché io mi senta così schiava dalla situazione che si è creata (in buona o mala fede, non possiamo determinarlo, ma comunque non ci interessa). La prima risposta è stata che io certamente mi sento innamorata di lui. Ho voglia di condividere le mie esperienze, di ascoltare le sue e ne provo un'attrazione fisica. L'attuale situazione però non soddisfa nessuna di queste mie esigenze, anzi mi genera uno stato di ansia nel cercare di mantenere le possibilità aperte e frustrazione perché il desiderio di evoluzione viene continuamente smentito, oltre che un materiale impiego di tempo ed energie (nel cercare di attirare come posso la sua attenzione tramite i Social o sull'impegno lavorativo, peraltro non direttamente retribuito).
Sotto altro punto di vista, invece, per quanto ci sono cose del suo carattere che mi piacciono davvero molto: la tenerezza, l'ironia, la capacità di mettersi in discussione con le persone di cui ha stima, un certo senso di lealtà in amicizia, ve ne sono altre che non mi piacciono per nulla: la tendenza all'auto esaltazione, il rispondere agli altri con arroganza e in maniera piuttosto vendicativa quando ritiene di aver ricevuto un torto, la tendenza a sfruttare le altre persone, la poca chiarezza nelle cose che dice, lo stesso comportamento nei confronti della sua campagna (ricordo che ha una relazione a distanza- soprattutto per via del suo comportamento quando si trova in relazione con altre donne della sua età o quando in presenza di altri uomini, si dedica costantemente ad apprezzamenti verso altre donne- comportamenti dai quali io mi sentirei ferita).
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Utente
Utente
Una seconda motivazione, rispetto alla quale ho dovuto fare un sforzo di focalizzazione è che nel nostro ambito lavorativo, lui è un professionista molto bravo, di grande esperienza, stimato e considerato. Io ci tengo moltissimo alla mia professionalità e ad essere considerata "brava" nel mio lavoro, ciononostante, mi sento in un mondo popolato da professionisti più anziani, con cui devo confrontarmi in una posizione "subalterna" per via di abilitazioni non ancora conseguite etc) e che mi trattano o da cui mi sento trattata, appunto da subalterna. Davanti a questa situazione, la semplice idea di essere "unica" per un professionista del suo calibro, mi fa sentire come se avessi superato il vaglio di qualità, in un certo senso è come se essere amata da lui come persona per me implicasse essere considerata anche "speciale" come professionista e quindi è come se, avendo superato l'esame del suo apprezzamento, potessi già iniziare a stare tra gli altri professionisti alla pari.
Anche questa motivazione, però si classifica da sola: l'amore per una persona non è indice di apprezzamento professionale e quello personale e lavorativo non hanno in realtà a che fare nulla l'uno con l'altro. Inoltre perché tributare a questa specifica persona tanta importanza nel giudizio? Lui non mi ha mai aiutato in nulla e io ho sempre fatto (davvero dalla prima elementare) tutto da me! Anzi semmai, sono stata io ad aiutare lui in diversi casi!
Inoltre a me piace maturare soluzioni autonome ed originali sul lavoro e una prospettiva tradizionale (come quella che lui rappresenta) non è per forza migliore.
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Utente
Utente
Quanto poi a quello che io vorrei ottenere da lui, a me basterebbe davvero anche una sola relazione clandestina perché quello che davvero mi preme è il volerlo conoscere. Conoscere tutte le sue esperienze di vita, i suoi punti di vista sulle cose, le cose che ha visto. Non affinché mi funzionino da guida nella vita, ma perché mi interessa come la vita lo ha cambiato, come ha vissuto. Io vorrei sinceramente conoscerlo come persona. Ed è qui che la sua chiusura mi diventa più dolorosa. Da questa persona della quale io vorrei conoscere tante cose, non ho potuto sapere neppure quali fossero i suoi "sentimenti" verso di me. E adesso mi rendo conto che se da una parte questa cosa mi fa molto dispiacere perché evidentemente non posso conoscerlo, questo mi da anche una risposta molto chiara: lui non è disposto neppure ad aprirsi rispetto ai suoi sentimenti, se mai ne provasse, verso di me. Come potrebbe aprirsi in altro, sulla sua storia o sulla sua intimità? Detto questo mi rimane molto alto da riflettere su cosa io voglio fare davanti a queste acquisizioni.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Ottima e approfondita autoanalisi.
Ottime conclusioni: ".. mi rimane da riflettere su cosa io voglio fare davanti a queste acquisizioni..".

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
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Utente
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La ringrazio.

Cercherò di riflettere più serenamente anche su questo.
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Utente
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Gentili dottori,

Spero di non approfittare troppo della vostra gentilezza. Ritorno sull'argomento perché dopo essermi decisa a limitare al minimo i rapporti con la persona di cui racconto, qualche giorno fa, ci siamo rivisti in comitiva, per un incontro organizzato da lui, in occasione di un evento "da festeggiare" che mi è capitato.
Mentre all'inizio io mi sono mostrata persino un po' scostante, avendo maturato, pur senza volerlo, del risentimento nei suoi confronti, lui è stato molto delicato, ha concordato e mi ha aiutato a sostenere delle mie tesi in alcuni discorsi, pur mantenendo un atteggiamento molto neutrale.
La persona in questione non ha fatto nulla, però, per cambiare i rapporti già noti.
Averlo rivisto mi ha fatto un pessimo effetto: non solo mi rendo conto che continua a piacermi molto nonostante tutto, ma non riesco a capire perché continui ad avere queste attenzioni nei miei confronti se non cerca nulla altro da me. Inoltre mi colpevolizzo per essere stata scostante e sto iniziando a nutrire un senso del ridicolo verso la mia persona, per questo innamoramento che tutti considerano ingenuo e palesemente non ricambiato.
Certo è possibile che lui sia affezionato a me e abbia piacere solo di mantenere dei rapporti amichevoli...peró io non riesco ad andare avanti e distaccarmi e non capisco questo suo comportamento.