Difficoltà nel socializzare e depressione quasi permanente
salve a tutti, sono un ragazzo di 28 anni e sin dall'infanzia soffro di crisi depressive che mi costringono periodicamente a passare intere giornate chiuso in casa senza far niente di niente. Queste crisi a mio parere nascono dal senso di disagio che mi pervade nelle più semplici e banali situazioni quotidiane, il sentirmi sempre diverso e ridicolo in mezzo ad amici, colleghi ed estranei, la difficoltà (quasi impossibilità) di fare nuove conoscenze e risultare interessante per il prossimo. Questo mi porta addirittura a temere il confronto diretto anche con gli amici più cari, cerco sempre di evitare di trovarmi solo con un altra persona per paura di risultare noioso. Negli anni passati sono sempre riuscito in qualche modo ad avere almeno una persona speciale nella mia vita che mi stimasse sinceramente, e questo influiva positivamente sul mio umore e sulla mia autostima, anche se storie del genere sono state inevitabilmente destinate a finire per vari motivi. Primo fra questi la paura di perdere la persona cara, il che mi rendeva possessivo ed ossessivo. Inoltre come se non bastasse anche il fattore sesso non mi da una mano nello stringere e mantenere rapporti, come del resto non mi ha mai aiutato sin da piccolo. Soffro infatti di ansie da prestazione di svariati tipi, a partire dal temuto confronto con i compagni sotto la doccia ( che da anni ormai mi costringe ad inventare scuse su scuse per non fare nè sport nè partitelle saltuarie) fino ad arrivare al lato puramente sessuale (dimensioni e durata dei rapporti) che mi spingono ad evitare ormai da mesi ogni confronto con l'altro sesso, allontanando ogni ragazza che sento attratta da me per paura di fare brutte figure. Resta da capire se questo lato delle mie ansie sia fondato o solamente indotto dalla mia insicurezza innata; questa penso sia una domanda da porre ad un andrologo, cosa che ho fatto anni fa. Mi disse che le mie dimensioni erano pienamente nella media (forse solo per non farmi pensare a soluzioni drastiche, chirurgia o affini, che considerava inadeguate)e per il problema della mia "rapidità" mi segnò una cura di Anafranil che feci, ma che non diede i risultati sperati. Ora sono giunto alla conclusione di non dovermi assolutamente rifugiare in una nuova relazione, ma di lavorare su di me come essere singolo in modo da piacermi ed apprezzarmi, ciò onde evitare questi momenti di benessere puramente illusori legati al rapporto con una lei. In tutti questi anni non ho mai consultato nessuno psicologo per una netta mancanza di fiducia nella categoria, ma giunto a questo punto mi rendo conto che da solo non sono in grado di guarirmi, nè di migliorarmi. Qual'è il vostro punto di vista? Che ne pensate delle terapie farmacologiche? Conoscendomi avrei paura di adagiarmi su sostanze che mi diano sollievo e benessere... Inoltre se avete dei contatti di seri professionisti nella mia zona vi sarei infinitamente grato.
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> In tutti questi anni non ho mai consultato nessuno
> psicologo per una netta mancanza di fiducia nella
> categoria,
Ha perfettamente ragione, mai dare fiducia a chi non si conosce. Ma forse ciò che voleva dire era che sperava di trovare online un aiuto più efficace che nella vita "reale", oppure sto capendo male?
> ma giunto a questo punto mi rendo conto che da solo non
> sono in grado di guarirmi, nè di migliorarmi
Questo invece è un segno di maturità e intelligenza. Quando si sta veramente male, la vera forza consiste nel chiedere aiuto, non nel continuare a soffrire stoicamente. Tuttavia, da ciò che descrive credo proprio che il suo problema debba essere risolto per via psicologica, più che farmacologica. Perciò le suggerisco di reperire uno psicologo/psicoterapeuta a cui riportare il suo problema. E non è necessario che inizialmente si fidi di lui, basta che riesca ad affidarsi. Sono cose molto diverse.
Può leggere questi due articoli per farsi un'idea su che cos'è la psicoterapia, nello specifico un modello di terapia breve e attiva:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
http://www.giuseppesantonocito.it/art_intervento.htm
Cordiali saluti
> psicologo per una netta mancanza di fiducia nella
> categoria,
Ha perfettamente ragione, mai dare fiducia a chi non si conosce. Ma forse ciò che voleva dire era che sperava di trovare online un aiuto più efficace che nella vita "reale", oppure sto capendo male?
> ma giunto a questo punto mi rendo conto che da solo non
> sono in grado di guarirmi, nè di migliorarmi
Questo invece è un segno di maturità e intelligenza. Quando si sta veramente male, la vera forza consiste nel chiedere aiuto, non nel continuare a soffrire stoicamente. Tuttavia, da ciò che descrive credo proprio che il suo problema debba essere risolto per via psicologica, più che farmacologica. Perciò le suggerisco di reperire uno psicologo/psicoterapeuta a cui riportare il suo problema. E non è necessario che inizialmente si fidi di lui, basta che riesca ad affidarsi. Sono cose molto diverse.
Può leggere questi due articoli per farsi un'idea su che cos'è la psicoterapia, nello specifico un modello di terapia breve e attiva:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
http://www.giuseppesantonocito.it/art_intervento.htm
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
"forse ciò che voleva dire era che sperava di trovare online un aiuto più efficace che nella vita "reale", oppure sto capendo male?"
In realtà quello che intendevo è semplicemente che in passato ho sempre pensato che nessun essere umano potesse essere in grado di entrare nella mia mente in un modo tale da trarne un aiuto terapeutico. Questo perchè ho io stesso seri problemi nel comprendere i miei meccanismi di pensiero, pur non avendo la necessità di affidarmi alle parole per studiare la situazione, cosa che purtroppo è indispensabile al terapeuta con conseguente rischio di mal interpretazione delle parole del paziente. Diciamo che potrebbe essere più corretto dire che non mi fido delle mie capacità di trasmettere verbalmente ciò che ho dentro. Quindi vedo nel lavoro del terapeuta uno step in più non trascurabile per la soluzione del problema, rispetto al lavoro che posso fare su me stesso. Tutto questo vale ora come nel passato ma a questo punto penso di non poter più fare a meno di un aiuto esterno, sono gia stato fin troppo "stoico".
In realtà quello che intendevo è semplicemente che in passato ho sempre pensato che nessun essere umano potesse essere in grado di entrare nella mia mente in un modo tale da trarne un aiuto terapeutico. Questo perchè ho io stesso seri problemi nel comprendere i miei meccanismi di pensiero, pur non avendo la necessità di affidarmi alle parole per studiare la situazione, cosa che purtroppo è indispensabile al terapeuta con conseguente rischio di mal interpretazione delle parole del paziente. Diciamo che potrebbe essere più corretto dire che non mi fido delle mie capacità di trasmettere verbalmente ciò che ho dentro. Quindi vedo nel lavoro del terapeuta uno step in più non trascurabile per la soluzione del problema, rispetto al lavoro che posso fare su me stesso. Tutto questo vale ora come nel passato ma a questo punto penso di non poter più fare a meno di un aiuto esterno, sono gia stato fin troppo "stoico".
[#3]
> io stesso seri problemi nel comprendere i miei meccanismi
> di pensiero
Questo è vero per chiunque, anche per chi è libero da preoccupazioni. Per un occhio allenato può essere più facile capire l'essenza di un problema dall'esterno, piuttosto che guardarsi dentro. "Guardarsi dentro rende ciechi", come recita un aforisma.
Ma solo lei è in grado di decidere se ha bisogno di un aiuto esterno o meno.
Cordiali saluti
> di pensiero
Questo è vero per chiunque, anche per chi è libero da preoccupazioni. Per un occhio allenato può essere più facile capire l'essenza di un problema dall'esterno, piuttosto che guardarsi dentro. "Guardarsi dentro rende ciechi", come recita un aforisma.
Ma solo lei è in grado di decidere se ha bisogno di un aiuto esterno o meno.
Cordiali saluti
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