Inopportunità degli argomenti
Premessa: mi frequento con una persona da circa un anno.
Ottima intesa di coppia e alta stima affettiva.
Negli ultimi mesi abbiamo ufficializzato per fatti concludenti, presentandoci ai terzi come coppia.
Durante uno dei nostri incontri, lo spiazzo con una domanda non premeditata: gli chiedo perchè non provasse a tornare insieme alla sua ex.
La domanda nasce da un osservazione attenta dei suoi comportamenti, silenzi, della scelta delle parole usate, le pochissime volte in cui ha accennato all’ex, e ancora di più, alla luce della sua indisponibilità emotiva e strenua resistenza ad accettare i sentimenti provati nei miei confronti (quando parla delle mie qualità dice senza accorgersene IL PROBLEMA E' che tu sei intelligente, e questo e quello, come se la mia attrattività di persona avesse accezione negativa e lo spingesse ineluttabilmente ad emozioni e gesti da lui non desiderati).
La storia con l’ex è terminata da molti anni.
Tuttavia, mi son resa conto di aver colpito nel segno e di aver anzi irrobustito in lui un sentimento di idealizzazione.
Ho notato come fosse lusingato per la mia sensibilità, che però gli avrà fatto pensare se pure lei se ne accorge, significa che la mia storia con l’ex è davvero speciale.
Lui mi ha detto di averci provato anni prima senza successo.
Io ho espresso i miei dubbi sul fatto che lui avesse provato a darsi a lei senza remore, ma che il timido tentativo non fosse stato sufficiente perchè non sostenuto da una reale intenzione di cambiamento.
Non siamo stati a sviscerare la dinamica.
Tuttavia, empatizzando con lui, gli ho consigliato di agire, o di andare avanti.
Siamo nell’età delle decisioni segnanti un destino: matrimonio, figli La finestra di tempo entro cui poter ottenere risultati efficaci è limitata.
La relazione si è conseguentemente interrotta, essendo lui non più in grado di vivermi con naturalezza, avendo ormai la consapevolezza della mia contezza sullo squilibrio di investimento sentimentale tra noi due.
Perchè ho sentito l’esigenza di preoccuparmi della sua interiorità emotiva?
Perchè questa urgenza di spingerlo verso la felicità, anche se non comprendente me?
Mi sono confrontata con varie persone e tutti hanno trovato contro-intuitivo il mio comportamento, dato che il mio maggiore interesse era quello di mantenere la relazione e anzi di farla evolvere.
Nessuno ne vede l’utilità.
Mi chiedo se non ci sia un meccanismo da dover ricalibrare, visto che ultimamente ho come l’impressione di non ottenere nulla a livello relazionale - al contrario delle successive partner -, proprio perchè non attuo comportamenti strategici che remino a mio vantaggio.
Dato che non aspiro alla santità, vorrei evitare di darmi sempre la zappa sui piedi.
Eppure non mi risulta naturale: è come se dessi più valore all’io-narrante, che guarda tutto da una prospettiva terza, distaccata, complessiva, anzichè all’io-agens, che nelle vicende c’è dentro e le vive, e desidera, si emoziona, ama.
Vi ringrazio.
Ottima intesa di coppia e alta stima affettiva.
Negli ultimi mesi abbiamo ufficializzato per fatti concludenti, presentandoci ai terzi come coppia.
Durante uno dei nostri incontri, lo spiazzo con una domanda non premeditata: gli chiedo perchè non provasse a tornare insieme alla sua ex.
La domanda nasce da un osservazione attenta dei suoi comportamenti, silenzi, della scelta delle parole usate, le pochissime volte in cui ha accennato all’ex, e ancora di più, alla luce della sua indisponibilità emotiva e strenua resistenza ad accettare i sentimenti provati nei miei confronti (quando parla delle mie qualità dice senza accorgersene IL PROBLEMA E' che tu sei intelligente, e questo e quello, come se la mia attrattività di persona avesse accezione negativa e lo spingesse ineluttabilmente ad emozioni e gesti da lui non desiderati).
La storia con l’ex è terminata da molti anni.
Tuttavia, mi son resa conto di aver colpito nel segno e di aver anzi irrobustito in lui un sentimento di idealizzazione.
Ho notato come fosse lusingato per la mia sensibilità, che però gli avrà fatto pensare se pure lei se ne accorge, significa che la mia storia con l’ex è davvero speciale.
Lui mi ha detto di averci provato anni prima senza successo.
Io ho espresso i miei dubbi sul fatto che lui avesse provato a darsi a lei senza remore, ma che il timido tentativo non fosse stato sufficiente perchè non sostenuto da una reale intenzione di cambiamento.
Non siamo stati a sviscerare la dinamica.
Tuttavia, empatizzando con lui, gli ho consigliato di agire, o di andare avanti.
Siamo nell’età delle decisioni segnanti un destino: matrimonio, figli La finestra di tempo entro cui poter ottenere risultati efficaci è limitata.
La relazione si è conseguentemente interrotta, essendo lui non più in grado di vivermi con naturalezza, avendo ormai la consapevolezza della mia contezza sullo squilibrio di investimento sentimentale tra noi due.
Perchè ho sentito l’esigenza di preoccuparmi della sua interiorità emotiva?
Perchè questa urgenza di spingerlo verso la felicità, anche se non comprendente me?
Mi sono confrontata con varie persone e tutti hanno trovato contro-intuitivo il mio comportamento, dato che il mio maggiore interesse era quello di mantenere la relazione e anzi di farla evolvere.
Nessuno ne vede l’utilità.
Mi chiedo se non ci sia un meccanismo da dover ricalibrare, visto che ultimamente ho come l’impressione di non ottenere nulla a livello relazionale - al contrario delle successive partner -, proprio perchè non attuo comportamenti strategici che remino a mio vantaggio.
Dato che non aspiro alla santità, vorrei evitare di darmi sempre la zappa sui piedi.
Eppure non mi risulta naturale: è come se dessi più valore all’io-narrante, che guarda tutto da una prospettiva terza, distaccata, complessiva, anzichè all’io-agens, che nelle vicende c’è dentro e le vive, e desidera, si emoziona, ama.
Vi ringrazio.
[#1]
Gentile utente,
sinceramente, dal modo in cui descrive gli accaduti, non leggo nulla che mi faccia pensare che la storia sia ... la sua!
Non si capisce cosa pensa davvero lei. E forse nemmeno la domanda che ci pone.
Questo ragazzo le piace(va)? Pensa(va) di volerci un futuro insieme? E chi, più in dettaglio, ha interrotto la vostra relazione e come? Quali sono gli ulteriori dettagli della di lui "risposta"? E lei come l'ha presa?
Inoltre cosa ci chiede? Un parere in generale o un parere relativamente a questa storia?
Le anticipo che il messaggio che ci ha scritto mi dà l'impressione che lei usi la sua spiccata razionalità ... un ragionare ad "alto funzionamento" (e bassa efficacia sentimentale!)... per non vivere veramente le cose ... per partecipare come "giudice"...
... ma essere "giudice" di fatti che la riguardano è non mettersi in gioco ...
Lei stessa ci dice:
"è come se dessi più valore all’io-narrante, che guarda tutto da una prospettiva terza, distaccata, complessiva, anzichè all’io-agens, che nelle vicende c’è dentro e le vive, e desidera, si emoziona, ama"
Forse una certa risposta ha iniziato a darsela da sola...
... ma, se vuole, ci dica qualcosa di più ... sarebbe forse la prima volta che ci parla di lei.
Un caro saluto
sinceramente, dal modo in cui descrive gli accaduti, non leggo nulla che mi faccia pensare che la storia sia ... la sua!
Non si capisce cosa pensa davvero lei. E forse nemmeno la domanda che ci pone.
Questo ragazzo le piace(va)? Pensa(va) di volerci un futuro insieme? E chi, più in dettaglio, ha interrotto la vostra relazione e come? Quali sono gli ulteriori dettagli della di lui "risposta"? E lei come l'ha presa?
Inoltre cosa ci chiede? Un parere in generale o un parere relativamente a questa storia?
Le anticipo che il messaggio che ci ha scritto mi dà l'impressione che lei usi la sua spiccata razionalità ... un ragionare ad "alto funzionamento" (e bassa efficacia sentimentale!)... per non vivere veramente le cose ... per partecipare come "giudice"...
... ma essere "giudice" di fatti che la riguardano è non mettersi in gioco ...
Lei stessa ci dice:
"è come se dessi più valore all’io-narrante, che guarda tutto da una prospettiva terza, distaccata, complessiva, anzichè all’io-agens, che nelle vicende c’è dentro e le vive, e desidera, si emoziona, ama"
Forse una certa risposta ha iniziato a darsela da sola...
... ma, se vuole, ci dica qualcosa di più ... sarebbe forse la prima volta che ci parla di lei.
Un caro saluto
Dott. Ferdinando Toscano
Psicologo
[#2]
Utente
Buonasera,
la ringrazio molto per la risposta.
Purtroppo i caratteri a disposizione mi impediscono di essere dettagliata (e la storia è lunga, ahimè...).
Non credo sia in questa sede troppo utile sviscerare la di lui risposta, visto che non sarebbe eventualmente possibile lavorare sulle sue ombre/condizionamenti, ecc.
Ho richiesto il consulto con l'intenzione di porre l'accento sul mio comportamento, appunto reputato "sabotativo" e stupido agli occhi altrui.
Anzichè far dimenticare la passata relazione, l'ho anzi esaltata facendo notare al ragazzo la mia consapevolezza su quanto sia stata (e forse lo sia ancora) per lui importante.
Io alla persona in questione tengo enormemente e sì, avrei tanto desiderato un'evoluzione del rapporto...che comprendo non sia possibile, vista l'indisponibilità dell'altro a pensare ad una vera progettualità di coppia.
Avrei voluto essere amata in maniera "classica", ma comprendo che la propria volontà, l'impegno, e la cura profusa nei confronti di una persona, non possano essere azioni determinanti a segnare una direzione in ambito sentimentale.
Sono sicura che lui mi voglia bene, e che mi ami come sa e come può. Ha dimostrato e continua a dimostrare affetto, attenzione e cura nei miei confronti. Al momento stiamo continuando a sentirci da "amici".
Tuttavia il quesito da me posto riguarda il fatto che io non sia una brava negoziatrice.
Non sono l'infermiera che mentre ti sta infilando l'ago al braccio, ti distrae parlandoti d'altro, ma sono piuttosto l'operatrice che ti descrive passo passo le sensazioni che proverai e le possibili controindicazioni.
Non ci faccio nemmeno caso, perchè il mio essere cervellotica non mi pesa. Riesco comunque ad essere una persona "leggera".
Penso tuttavia che questo modo di essere non sia d'aiuto. Questo ragazzo, probabilmente, con una ragazza più trascinatrice e meno analitica, più furba, neanche si sarebbe accorto di star investendo nella relazione e di star superando i suoi ostacoli mentali (paura di impegnarsi, paragoni con l'ex). Ci sono persone maggiormente in grado di mettere l'altro nelle condizioni di vincere le proprie paure...e altre meno. Questo è un fatto.
Probabilmente verbalizzo troppo...e nulla stringo. Vorrei capire se si debba e si possa lavorare sulle mie caratteristiche.
la ringrazio molto per la risposta.
Purtroppo i caratteri a disposizione mi impediscono di essere dettagliata (e la storia è lunga, ahimè...).
Non credo sia in questa sede troppo utile sviscerare la di lui risposta, visto che non sarebbe eventualmente possibile lavorare sulle sue ombre/condizionamenti, ecc.
Ho richiesto il consulto con l'intenzione di porre l'accento sul mio comportamento, appunto reputato "sabotativo" e stupido agli occhi altrui.
Anzichè far dimenticare la passata relazione, l'ho anzi esaltata facendo notare al ragazzo la mia consapevolezza su quanto sia stata (e forse lo sia ancora) per lui importante.
Io alla persona in questione tengo enormemente e sì, avrei tanto desiderato un'evoluzione del rapporto...che comprendo non sia possibile, vista l'indisponibilità dell'altro a pensare ad una vera progettualità di coppia.
Avrei voluto essere amata in maniera "classica", ma comprendo che la propria volontà, l'impegno, e la cura profusa nei confronti di una persona, non possano essere azioni determinanti a segnare una direzione in ambito sentimentale.
Sono sicura che lui mi voglia bene, e che mi ami come sa e come può. Ha dimostrato e continua a dimostrare affetto, attenzione e cura nei miei confronti. Al momento stiamo continuando a sentirci da "amici".
Tuttavia il quesito da me posto riguarda il fatto che io non sia una brava negoziatrice.
Non sono l'infermiera che mentre ti sta infilando l'ago al braccio, ti distrae parlandoti d'altro, ma sono piuttosto l'operatrice che ti descrive passo passo le sensazioni che proverai e le possibili controindicazioni.
Non ci faccio nemmeno caso, perchè il mio essere cervellotica non mi pesa. Riesco comunque ad essere una persona "leggera".
Penso tuttavia che questo modo di essere non sia d'aiuto. Questo ragazzo, probabilmente, con una ragazza più trascinatrice e meno analitica, più furba, neanche si sarebbe accorto di star investendo nella relazione e di star superando i suoi ostacoli mentali (paura di impegnarsi, paragoni con l'ex). Ci sono persone maggiormente in grado di mettere l'altro nelle condizioni di vincere le proprie paure...e altre meno. Questo è un fatto.
Probabilmente verbalizzo troppo...e nulla stringo. Vorrei capire se si debba e si possa lavorare sulle mie caratteristiche.
[#3]
Gentile ragazza,
di quello che racconta, e dei suoi pensieri e comportamenti, penso essenzialmente due cose.
1. Si, pare tenda a razionalizzare molto e a verbalizzare descrizioni puntuali della situazione che vede, senza curarsi di tenersi per sé dei dettagli che potrebbe evitare di dire, evitando così anche di sabotarsi.
2. D'altro canto, questo suo modo rischia di essere anche un modo per "fotografare" la realtà senza combattere per cambiarla.
Questi due modi di fare sottendono secondo me due cose diverse, forse un pelo meno immediate dei punti precedenti.
a. Il suo razionalizzare e verbalizzare il suo pensiero anche su cose un po' delicate ... la mette a rischio di ingigantire gli errori e influenzare sulla base di essi anche le percezioni altrui.
Mi spiego meglio.
Nei comportamenti che descrive, di cui forse va anche in parte orgogliosa per l'arguzia che ci può veder dietro (ma è più arguto l'infermiere che descrive tutto o quello che indora la pillola?!?!), lei rischia di fare un bel guaio, oltre che sabotarsi: rischia di potenziare gli effetti degli errori di valutazione, convincendosene ulteriormente e finendo per spingere, "manipolare" anche gli altri verso le sue valutazioni.
Ma lei è davvero sicura che il "problema" di questo ragazzo (mi riferisco anche a quello che lui dice delle sue qualità) sia imputabile in maniera così tanto importante all'ex? Lei stessa, nel secondo messaggio, pone in ballo, e prima della seconda ragione (della ex) - forse correttamente - anche la paura di impegnarsi che il ragazzo ha.
E allora mi chiedo: quanto è un fatto di ex e quanto una paura di impegnarsi ... contraddetta però dal fatto che lui con lei, in fondo, si stava impegnando davvero? (e ancora oggi infatti vi sentite, e ancora oggi lui destina a lei certe premure ...).
A volte tacere non è solo furbizia rispetto a un esito a lei favorevole ... ma anche il non metter bocca e pensiero su una materia forse troppo difficile da esser descritta o capita. Del resto, forse il primo a non sapere totalmente è questo ragazzo...
b. Veniamo poi all'altra componente ... credo che lei, per quel po' che mi è dato di capire, sia in realtà più arrendevole di quello che vorrebbe dire col suo piglio.
Lei a questa persona tiene enormemente.
Non sono parole mie, ma sue.
E allora perché non se lo "va a prendere" anziché mandarlo a chiedere di essere accolto tra le braccia della sua ex?
Se anche lui pensasse alla sua ex, perché lei non combatte per prenderselo, per farlo suo, visto che ci tiene enormemente?
Cosa c'è dentro di lei che la frena, che non ci dice e non si dice?
Forse dovrebbe agire più "olisticamente". Senza dare etichette alle cose ma seguendo il suo cuore ... sempre che il suo cuore voglia questo.
La situazione che ci descrive è intricata e per adesso poco sciorinata. Se vuole, ancora, ci dica di più ... Nel frattempo, spero di averle fornito qualche spunto di riflessione, per come possibile attraverso questo mezzo un po' infelice ...
Un'ultima cosa. Perdoni la severità. Non vorrei. Ma abbia pazienza ... se una cosa è importante non dico che debba tutto dirlo lo psicologo ... ma sicuramente non è competenza (solo) sua valutarlo ... Altrimenti se la suona e se la canta ... (e scommetto che non sarebbe la prima volta) ;)
di quello che racconta, e dei suoi pensieri e comportamenti, penso essenzialmente due cose.
1. Si, pare tenda a razionalizzare molto e a verbalizzare descrizioni puntuali della situazione che vede, senza curarsi di tenersi per sé dei dettagli che potrebbe evitare di dire, evitando così anche di sabotarsi.
2. D'altro canto, questo suo modo rischia di essere anche un modo per "fotografare" la realtà senza combattere per cambiarla.
Questi due modi di fare sottendono secondo me due cose diverse, forse un pelo meno immediate dei punti precedenti.
a. Il suo razionalizzare e verbalizzare il suo pensiero anche su cose un po' delicate ... la mette a rischio di ingigantire gli errori e influenzare sulla base di essi anche le percezioni altrui.
Mi spiego meglio.
Nei comportamenti che descrive, di cui forse va anche in parte orgogliosa per l'arguzia che ci può veder dietro (ma è più arguto l'infermiere che descrive tutto o quello che indora la pillola?!?!), lei rischia di fare un bel guaio, oltre che sabotarsi: rischia di potenziare gli effetti degli errori di valutazione, convincendosene ulteriormente e finendo per spingere, "manipolare" anche gli altri verso le sue valutazioni.
Ma lei è davvero sicura che il "problema" di questo ragazzo (mi riferisco anche a quello che lui dice delle sue qualità) sia imputabile in maniera così tanto importante all'ex? Lei stessa, nel secondo messaggio, pone in ballo, e prima della seconda ragione (della ex) - forse correttamente - anche la paura di impegnarsi che il ragazzo ha.
E allora mi chiedo: quanto è un fatto di ex e quanto una paura di impegnarsi ... contraddetta però dal fatto che lui con lei, in fondo, si stava impegnando davvero? (e ancora oggi infatti vi sentite, e ancora oggi lui destina a lei certe premure ...).
A volte tacere non è solo furbizia rispetto a un esito a lei favorevole ... ma anche il non metter bocca e pensiero su una materia forse troppo difficile da esser descritta o capita. Del resto, forse il primo a non sapere totalmente è questo ragazzo...
b. Veniamo poi all'altra componente ... credo che lei, per quel po' che mi è dato di capire, sia in realtà più arrendevole di quello che vorrebbe dire col suo piglio.
Lei a questa persona tiene enormemente.
Non sono parole mie, ma sue.
E allora perché non se lo "va a prendere" anziché mandarlo a chiedere di essere accolto tra le braccia della sua ex?
Se anche lui pensasse alla sua ex, perché lei non combatte per prenderselo, per farlo suo, visto che ci tiene enormemente?
Cosa c'è dentro di lei che la frena, che non ci dice e non si dice?
Forse dovrebbe agire più "olisticamente". Senza dare etichette alle cose ma seguendo il suo cuore ... sempre che il suo cuore voglia questo.
La situazione che ci descrive è intricata e per adesso poco sciorinata. Se vuole, ancora, ci dica di più ... Nel frattempo, spero di averle fornito qualche spunto di riflessione, per come possibile attraverso questo mezzo un po' infelice ...
Un'ultima cosa. Perdoni la severità. Non vorrei. Ma abbia pazienza ... se una cosa è importante non dico che debba tutto dirlo lo psicologo ... ma sicuramente non è competenza (solo) sua valutarlo ... Altrimenti se la suona e se la canta ... (e scommetto che non sarebbe la prima volta) ;)
[#4]
Utente
Wow. Dottor Toscano, la ringrazio di cuore per il suo messaggio. Le sue riflessioni mi hanno colpita molto.
Mannaggia. Credo di avere un problema allora nel "prendermi ciò che voglio", ignorando le resistenze del partner, o tentando di vincerle. Ad esempio con un mio ex partner di lunga data (8 anni di relazione), avrei voluto andare a convivere...lui era reticente, io non mi sono imposta. L'ho lasciato - naturalmente per svariati altri motivi. Lui poi si è fidanzato subito con un'altra, in meno di quattro mesi è andato a conviverci e poco dopo le ha addirittura chiesto di sposarlo.
Non badi troppo all'aneddoto, perchè sono molto felice di aver interrotto la relazione con l'ex, che non mi dava più felicità ed era basata su un'iper-dominanza del partner che non sono mai riuscita a vincere.
In quello che è accaduto però vedo un pattern: non sono in grado di manipolare la realtà a mio favore. Ho la pretesa - probabilmente assurda - che tutto debba venire spontaneo dall'altro.
Se lavorassi per ottenere il risultato voluto...mi farebbe un po' schifo.
Come farei ad esempio a vivere in casa con un partner che so di aver forzato? Magari poi lui sarebbe felice: si tratterebbe di vincere dubbi e resistenze, non di ricattare una persona, dopotutto. Ma per me è una questione di principio.
In ogni caso, con la persona oggetto del consulto tutto è iniziato in maniera spontanea circa due anni fa. Poi durante lo scorso autunno mi sono allontanata, dicendo che avrei voluto una dimostrazione di maggiore interesse. Quindi siamo diventati a tutti gli effetti una coppia, senza in realtà dircelo: ma c'era regolarità, ufficialità, presentazione agli amici, ecc.
Però, veda...io sono abituata alle relazioni "classiche", sia come vissuto personale, sia a livello famigliare. Qui, nonostante ci fosse cura e attenzione, ci si presentasse agli amici, percepivo comunque il nostro essere due individui "distinti", indipendenti. Da parte sua non c'è mai stata intenzione alla progettualità. La mia percezione era come se il massimo che mi potessi aspettare ad aeternum fosse appunto la regolarità degli incontri e qualche uscita con i suoi amici. Non ho mai visto un "oltre" all'orizzonte...
Sarà per questo che ad un certo punto mi sono sentita di fargli capire che "ehi, guarda che lo so che tu non pensi ad un futuro con me...non è che perchè mi comporti da mogliettina, allora io sia un'illusa".
D'altra parte, dopo il discorso sull'ex, lui stesso ha ammesso che nè prima nè dopo l'ex ha provato dei sentimenti di pari intensità.
Che per me prova qualcosa di molto forte, ma non paragonabile. Si è fortemente sentito in colpa per quest'ammissione. Mi ha detto che non mi può dare altro, che non saprebbe andare "oltre". Gli ho chiesto cosa significasse per lui "oltre", ma non ha saputo rispondermi.
Io mi sono trovata in imbarazzo, non sapendo bene come reagire. Lui si aspettava che gli chiudessi la porta in faccia, ma così non è stato, perchè...in fondo al momento per me andava bene così. Avrei voluto di più? Certo. Ma giuro che mi bastava anche quello che avevamo, perchè stavo bene. Lui ha preferito chiudere, pensando di farmi del male a proseguire. A suo avviso mi merito altro, di più.
Dopodichè, c'è stato un discorso chiarificatore da parte mia. Mi sono scusata per non averlo capito, per aver messo in discussione la sincerità dei suoi sentimenti - gratuiti, spontanei - chiedendogli di pagare in fondo "un prezzo" materiale. Più ufficialità, ecc.
Purtroppo quando si fanno entrare i terzi nelle dinamiche di coppia è difficile ascoltarsi realmente, pensare al benessere provato. I condizionamenti poi per una donna sono molto pressanti: se lui non fa questo, allora ti usa, e così via - come saprà bene.
Gli ho fatto allora presente di volergli bene per quel che è: indipendente, talvolta schivo, riflessivo e non molto propenso a parlare di ciò che lui provi. Credo si sia sentito rassicurato dalle mie parole e in quell'occasione mi ha promesso che presto avremmo parlato del "cosa farne" di noi (precisando inoltre l'importanza della mia presenza nella sua vita e di come si sarebbe invece sentito smarrito senza di me).
Poi sono subentrate settimane difficili e ci siamo visti solo per darci supporto a vicenda, con immensa tenerezza. Non ha affrontato più l'argomento e al momento sono stata buona, perchè capisco di aver un po' smosso tante cose in lui, da metabolizzare...e me ne dispiaccio. Infatti mi sono anche scusata del fatto di aver parlato dell'ex, perchè non ne avevo il diritto.
Al momento tento di essere una presenza positiva. Chiaramente vorrei riprendermelo, ma non ho idea della mossa corretta.
Consideri che lui ha consapevolezza dei miei sentimenti. La situazione è sbilanciata perchè il maggior coinvolgimento è il mio. Tuttavia...tante volte ho tentato di interpretare i suoi sentimenti, e appunto sembrerebbe lanciare segnali di vero coinvolgimento. Ma che sia solo affetto e intesa? Senso di protezione?
Vero è che secondo me per quanto riguarda la questione ex, si tratterebbe solo del classico processo di idealizzazione. Ma che lì sta, ancora da elaborare... perchè lui non se ne rende conto, forse non avendo avuto più di una relazione "importante".
Sicuramente c'è una paura generica ad impegnarsi, di pensarsi in coppia: ripeto che sin dall'inizio lui si turbava per i sentimenti provati per me, quasi con fastidio - "ti penso tutte le mattine, non capisco!".
Ma non m'illudo. Credo che in parte dipenda da me. Nel senso, è con me individuo X che lui non riesce ad impegnarsi. Con la prossima probabilmente ci riuscirà.
Anzi sono sicura che ci andrà a convivere subito... :D
Tento di prefigurarmi questi scenari sperando illusoriamente che così magari, quando accadrà, la botta sarà per me meno intensa...ma ne dubito.
Mi scusi per il romanzetto Harmony spiattellato qui. Spero che possa almeno delineare una visione più chiara.
P.S. Volevo tagliar corto sul comportamento di lui perchè spesso leggo nei consulti di come interessi poco leggere dei comportamenti del terzo non presente e più delle sensazioni della persona richiedente il consiglio. La ringrazio per la precisazione e apprezzo molto la sua professionalità.
Mannaggia. Credo di avere un problema allora nel "prendermi ciò che voglio", ignorando le resistenze del partner, o tentando di vincerle. Ad esempio con un mio ex partner di lunga data (8 anni di relazione), avrei voluto andare a convivere...lui era reticente, io non mi sono imposta. L'ho lasciato - naturalmente per svariati altri motivi. Lui poi si è fidanzato subito con un'altra, in meno di quattro mesi è andato a conviverci e poco dopo le ha addirittura chiesto di sposarlo.
Non badi troppo all'aneddoto, perchè sono molto felice di aver interrotto la relazione con l'ex, che non mi dava più felicità ed era basata su un'iper-dominanza del partner che non sono mai riuscita a vincere.
In quello che è accaduto però vedo un pattern: non sono in grado di manipolare la realtà a mio favore. Ho la pretesa - probabilmente assurda - che tutto debba venire spontaneo dall'altro.
Se lavorassi per ottenere il risultato voluto...mi farebbe un po' schifo.
Come farei ad esempio a vivere in casa con un partner che so di aver forzato? Magari poi lui sarebbe felice: si tratterebbe di vincere dubbi e resistenze, non di ricattare una persona, dopotutto. Ma per me è una questione di principio.
In ogni caso, con la persona oggetto del consulto tutto è iniziato in maniera spontanea circa due anni fa. Poi durante lo scorso autunno mi sono allontanata, dicendo che avrei voluto una dimostrazione di maggiore interesse. Quindi siamo diventati a tutti gli effetti una coppia, senza in realtà dircelo: ma c'era regolarità, ufficialità, presentazione agli amici, ecc.
Però, veda...io sono abituata alle relazioni "classiche", sia come vissuto personale, sia a livello famigliare. Qui, nonostante ci fosse cura e attenzione, ci si presentasse agli amici, percepivo comunque il nostro essere due individui "distinti", indipendenti. Da parte sua non c'è mai stata intenzione alla progettualità. La mia percezione era come se il massimo che mi potessi aspettare ad aeternum fosse appunto la regolarità degli incontri e qualche uscita con i suoi amici. Non ho mai visto un "oltre" all'orizzonte...
Sarà per questo che ad un certo punto mi sono sentita di fargli capire che "ehi, guarda che lo so che tu non pensi ad un futuro con me...non è che perchè mi comporti da mogliettina, allora io sia un'illusa".
D'altra parte, dopo il discorso sull'ex, lui stesso ha ammesso che nè prima nè dopo l'ex ha provato dei sentimenti di pari intensità.
Che per me prova qualcosa di molto forte, ma non paragonabile. Si è fortemente sentito in colpa per quest'ammissione. Mi ha detto che non mi può dare altro, che non saprebbe andare "oltre". Gli ho chiesto cosa significasse per lui "oltre", ma non ha saputo rispondermi.
Io mi sono trovata in imbarazzo, non sapendo bene come reagire. Lui si aspettava che gli chiudessi la porta in faccia, ma così non è stato, perchè...in fondo al momento per me andava bene così. Avrei voluto di più? Certo. Ma giuro che mi bastava anche quello che avevamo, perchè stavo bene. Lui ha preferito chiudere, pensando di farmi del male a proseguire. A suo avviso mi merito altro, di più.
Dopodichè, c'è stato un discorso chiarificatore da parte mia. Mi sono scusata per non averlo capito, per aver messo in discussione la sincerità dei suoi sentimenti - gratuiti, spontanei - chiedendogli di pagare in fondo "un prezzo" materiale. Più ufficialità, ecc.
Purtroppo quando si fanno entrare i terzi nelle dinamiche di coppia è difficile ascoltarsi realmente, pensare al benessere provato. I condizionamenti poi per una donna sono molto pressanti: se lui non fa questo, allora ti usa, e così via - come saprà bene.
Gli ho fatto allora presente di volergli bene per quel che è: indipendente, talvolta schivo, riflessivo e non molto propenso a parlare di ciò che lui provi. Credo si sia sentito rassicurato dalle mie parole e in quell'occasione mi ha promesso che presto avremmo parlato del "cosa farne" di noi (precisando inoltre l'importanza della mia presenza nella sua vita e di come si sarebbe invece sentito smarrito senza di me).
Poi sono subentrate settimane difficili e ci siamo visti solo per darci supporto a vicenda, con immensa tenerezza. Non ha affrontato più l'argomento e al momento sono stata buona, perchè capisco di aver un po' smosso tante cose in lui, da metabolizzare...e me ne dispiaccio. Infatti mi sono anche scusata del fatto di aver parlato dell'ex, perchè non ne avevo il diritto.
Al momento tento di essere una presenza positiva. Chiaramente vorrei riprendermelo, ma non ho idea della mossa corretta.
Consideri che lui ha consapevolezza dei miei sentimenti. La situazione è sbilanciata perchè il maggior coinvolgimento è il mio. Tuttavia...tante volte ho tentato di interpretare i suoi sentimenti, e appunto sembrerebbe lanciare segnali di vero coinvolgimento. Ma che sia solo affetto e intesa? Senso di protezione?
Vero è che secondo me per quanto riguarda la questione ex, si tratterebbe solo del classico processo di idealizzazione. Ma che lì sta, ancora da elaborare... perchè lui non se ne rende conto, forse non avendo avuto più di una relazione "importante".
Sicuramente c'è una paura generica ad impegnarsi, di pensarsi in coppia: ripeto che sin dall'inizio lui si turbava per i sentimenti provati per me, quasi con fastidio - "ti penso tutte le mattine, non capisco!".
Ma non m'illudo. Credo che in parte dipenda da me. Nel senso, è con me individuo X che lui non riesce ad impegnarsi. Con la prossima probabilmente ci riuscirà.
Anzi sono sicura che ci andrà a convivere subito... :D
Tento di prefigurarmi questi scenari sperando illusoriamente che così magari, quando accadrà, la botta sarà per me meno intensa...ma ne dubito.
Mi scusi per il romanzetto Harmony spiattellato qui. Spero che possa almeno delineare una visione più chiara.
P.S. Volevo tagliar corto sul comportamento di lui perchè spesso leggo nei consulti di come interessi poco leggere dei comportamenti del terzo non presente e più delle sensazioni della persona richiedente il consiglio. La ringrazio per la precisazione e apprezzo molto la sua professionalità.
[#5]
Gentile ragazza,
grazie per le parole di stima. Spero di guadagnarmele.
La ringrazio molto per aver fatto un po' più chiarezza sulle dinamiche tra voi, su quello che è successo ... E anche sui vostri sentimenti, dopotutto.
Ahh, finalmente! :))
"Facciamolo strano". Diciamo pure che, per come ce la racconta:
1. Lui è un po' bambolo (e del resto è un maschio! :D)
e
2. Lei a volte scambia la seduzione, il corteggiamento e forse anche l'amore... per un esercizio di... coercizione :D... E finisce spesso per fare l'amica del caffè (perché quelle vere poi in fondo ti spingono dal trampolino!), più che la morosa...
...
Devo dire che apprezzo questo suo racconto e anche di più alcune cose che ha fatto.
E devo dire che la capisco anche un po' di più anche rispetto al suo gesto "eccentrico" di tirar fuori la ex. Dopotutto, si, ne colgo quantomeno l'aspetto provocatorio.
Cosa dirle...
Per come ci descrive la situazione, beh, lui ha paura. E ha pure dei tratti un po' infantili, e dopotutto fa delle uscite tali quando si fa uscire di bocca dei "problemi" (= i suoi pregi) e del fatto che la pensa ogni mattina (e non sa come gestire la cosa).
D'altro canto, lei tutto sommato lo "aspetta" e però fa uscire la sua "ribellione" quando gli chiede di uscire un po' allo scoperto e lo provoca (ma poi gli chiede scusa).
(Che le piaccia anche questo suo essere un po' infantile? Non mi stupirei. Ma non è questo il punto.)
Venendo al punto: quanto lei è disposta ad accettare un lui perso nel libro dei ricordi o dei pensieri e incapace di intendersi in una relazione stabile che pure vive? E in un voi come coppia diverso dalla somma di un lui e lei?
Temo che... Lei, non insistendo più di tanto, e anzi aiutandolo a ragionare, un po' come un'amica, non solo non calchi la mano (gli ha chiesto addirittura scusa quando gli ha chiesto qualche segno in più!)... Ma questo non inneschi in lei quella fisiologica frustrazione necessaria a chiedergli una volta per tutte un passo in avanti per la vostra relazione o ... a mandarlo a quel paese ...
Cosa fare quindi?
Forse smettere di essere attendista.
Comprenderlo sì, ma da ragazza, dopotutto.
E lottare, al contempo, come la ragazza.
Non è necessario che vi diciate tutto, dire fa paura al ragazzo! Ma almeno vivervi o, considerando la stasi attuale, provarvi a ....
Nei fatti e solo in quelli... (Meno parole)... E un po' più intensamente, ecco.
.. Ricordando che in amore vince chi lotta... Ma in casi come il suo, spesso, anche chi sa fuggire al momento giusto, per permettere all'altro di capire il vuoto che quella assenza genera...
Lei parla di quelle dopo... Già a fasciarsi la testa senza però averci provato con l'intensità che serve (sempre perché la veda come una forzatura)...
Il successo di "quelle dopo"?
È che lei fa da apripista, favorisce la maturazione... Dopotutto lei aiuta a ragionare, apre la strada, consente un'esperienza di cui fare tesoro ...
E quelle dopo, con i giusti interventi, decisi, su un ragazzo un tantino cresciuto nel frattempo... Raccolgono i frutti.
Non è una situazione facile, lo capisco.
Tasti... Veda se agire sparendo o agire irrompendo... Ma se vuole starci insieme, se lo vada a prendere sperando e pretendendo, senza che se ne accorga mentre lo fa, che cresca... Forse di un certo scossone lui ha proprio bisogno!
D'altro canto, se non fa così... Sarà un addio? Se anche fosse, se anche lui non capisse, o se anche lei stessa si scocciasse a un suo non esserci neanche dopo questo (cosa che proprio non escludo!)... Lei non avrà il rimorso di non averci provato davvero...
grazie per le parole di stima. Spero di guadagnarmele.
La ringrazio molto per aver fatto un po' più chiarezza sulle dinamiche tra voi, su quello che è successo ... E anche sui vostri sentimenti, dopotutto.
Ahh, finalmente! :))
"Facciamolo strano". Diciamo pure che, per come ce la racconta:
1. Lui è un po' bambolo (e del resto è un maschio! :D)
e
2. Lei a volte scambia la seduzione, il corteggiamento e forse anche l'amore... per un esercizio di... coercizione :D... E finisce spesso per fare l'amica del caffè (perché quelle vere poi in fondo ti spingono dal trampolino!), più che la morosa...
...
Devo dire che apprezzo questo suo racconto e anche di più alcune cose che ha fatto.
E devo dire che la capisco anche un po' di più anche rispetto al suo gesto "eccentrico" di tirar fuori la ex. Dopotutto, si, ne colgo quantomeno l'aspetto provocatorio.
Cosa dirle...
Per come ci descrive la situazione, beh, lui ha paura. E ha pure dei tratti un po' infantili, e dopotutto fa delle uscite tali quando si fa uscire di bocca dei "problemi" (= i suoi pregi) e del fatto che la pensa ogni mattina (e non sa come gestire la cosa).
D'altro canto, lei tutto sommato lo "aspetta" e però fa uscire la sua "ribellione" quando gli chiede di uscire un po' allo scoperto e lo provoca (ma poi gli chiede scusa).
(Che le piaccia anche questo suo essere un po' infantile? Non mi stupirei. Ma non è questo il punto.)
Venendo al punto: quanto lei è disposta ad accettare un lui perso nel libro dei ricordi o dei pensieri e incapace di intendersi in una relazione stabile che pure vive? E in un voi come coppia diverso dalla somma di un lui e lei?
Temo che... Lei, non insistendo più di tanto, e anzi aiutandolo a ragionare, un po' come un'amica, non solo non calchi la mano (gli ha chiesto addirittura scusa quando gli ha chiesto qualche segno in più!)... Ma questo non inneschi in lei quella fisiologica frustrazione necessaria a chiedergli una volta per tutte un passo in avanti per la vostra relazione o ... a mandarlo a quel paese ...
Cosa fare quindi?
Forse smettere di essere attendista.
Comprenderlo sì, ma da ragazza, dopotutto.
E lottare, al contempo, come la ragazza.
Non è necessario che vi diciate tutto, dire fa paura al ragazzo! Ma almeno vivervi o, considerando la stasi attuale, provarvi a ....
Nei fatti e solo in quelli... (Meno parole)... E un po' più intensamente, ecco.
.. Ricordando che in amore vince chi lotta... Ma in casi come il suo, spesso, anche chi sa fuggire al momento giusto, per permettere all'altro di capire il vuoto che quella assenza genera...
Lei parla di quelle dopo... Già a fasciarsi la testa senza però averci provato con l'intensità che serve (sempre perché la veda come una forzatura)...
Il successo di "quelle dopo"?
È che lei fa da apripista, favorisce la maturazione... Dopotutto lei aiuta a ragionare, apre la strada, consente un'esperienza di cui fare tesoro ...
E quelle dopo, con i giusti interventi, decisi, su un ragazzo un tantino cresciuto nel frattempo... Raccolgono i frutti.
Non è una situazione facile, lo capisco.
Tasti... Veda se agire sparendo o agire irrompendo... Ma se vuole starci insieme, se lo vada a prendere sperando e pretendendo, senza che se ne accorga mentre lo fa, che cresca... Forse di un certo scossone lui ha proprio bisogno!
D'altro canto, se non fa così... Sarà un addio? Se anche fosse, se anche lui non capisse, o se anche lei stessa si scocciasse a un suo non esserci neanche dopo questo (cosa che proprio non escludo!)... Lei non avrà il rimorso di non averci provato davvero...
[#6]
Utente
E' un grande piacere leggerla.
Siamo di fronte al grande dilemma, dunque: farsi notare con la propria assenza o insistere tentando di lasciare il segno.
Al momento sto attuando la prima opzione, direi...
In ogni caso, anche se tornasse, temo di aver ormai perduto quel "potere contrattuale" che mi permetta di imporre il cambiamento. Più facile affidarsi alla Divina Provvidenza sperando in una sua illuminazione spontanea... :D
Mi spiego meglio. Quando in autunno è avvenuto il cambiamento da frequentazione formalmente "casual" a "coppia", è stato davvero merito dell'alto valore nominale al tempo attribuito alla mia persona. Per una serie di circostanze.
Mi ero allontanata, senza annunciarlo.
Inizio a frequentare un'altra persona. Lui mi provoca, addirittura ringraziandomi per il sentimento di gelosia donatogli, che a suo dire non provava più da moltissimi anni.
A quel punto chiarisco, spiegando che la situazione con lui non mi appagava più, ferme le dinamiche al tempo esistenti fra di noi. E che quindi, molto gentilmente, avrei da lì in poi declinato qualsiasi prosieguo.
Il mio non era un ultimatum: ero seriamente convinta fosse una chiusura definitiva.
E invece, eccolo lì. Mi dice che per la prima volta l'ho costretto a riflettere sui propri sentimenti. E torna in modalità "fidanzatino". Impeccabile, all'apparenza. Per mesi, fino al mio recente deal breaker di cui le ho parlato.
Quando poi abbiamo discusso, lui mi ha scongiurato di credergli che quando in autunno è tornato da me, in modalità fidanzato, "ci ha creduto sul serio". Immagino intendesse dire che all'epoca non escludesse la possibilità di un'evoluzione futura del rapporto in uno scenario da matrimonio & figli.
Ora tuttavia scopre che non può andare "oltre".
A mio avviso, il mio tutto e per tutto me lo sono già giocata allora, in autunno (ottenendo un risultato per me inimmaginabile, al tempo).
Adesso il potere di creargli la curiosità di "andare a vedere" non esiste più. Lui ha già puntato la sua mano di carte, ha visionato il mazzo sul piatto...
E ha avuto modo di comprendere, dopotutto, di non essere in grado, di non aver voglia di costruire qualcosa, nonostante la pretesa speranza iniziale.
Sa cosa perde o cosa guadagna stando con me.
Non c'è nulla ormai da dover scoprire che spinga verso la direzione dell'impegnarsi.
Inoltre, come dice Lei, da "attendista" quale sono, ho di certo perso, anche a livello inconscio, potere attrattivo. Sono sempre lì, a portata di mano.
Dunque, l'unica speranza credo sia da riporre nell'indisponibilità (che quella giusta dose fisiologica di co-dipendenza lavori per me, per una volta!! Che senta la mancanza dei benefici dati dalla mia presenza...).
La sua riflessione sull'amica del caffè, poi, la trovo davvero pertinente.
Dovrò lavorare tanto perchè qualcosa possa cambiare.
Lo ammetto: ho un debole per gli uomini a me vicini...mi fanno tenerezza i loro modi di essere, i loro difetti; ho come l'urgenza di tifare per loro ad ogni costo e sorridergli maternamente quando vengono a raccontarmi compiaciuti le loro soddisfazioni della vita.
Ha ragione, non scatta la giusta dose di rabbia che mi permetta di prendermi - finalmente IO - ciò che voglio. Non ne sono molto capace; l'istinto ad accogliere ed empatizzare con queste creature dalla delicata bellezza ha il sopravvento.
P.S. Mi ha fatto amaramente sorridere la Sua riflessione riguardo alla mia arte maieutica nella coppia, alla mia partecipazione nel processo di maturazione altrui.
Mi ha ricordato la recente raccomandazione di mia madre che (cuore di mamma, eh ) mi ha ammonito: Ora non è che con questo molli subito il colpo, dopo tutta la fatica fatta?! Che sennò finisce come l’altro che l’hai preparato e infiocchettato solo per consegnarlo alla ragazza nuova Aspetta ’n’attimino! .
Siamo di fronte al grande dilemma, dunque: farsi notare con la propria assenza o insistere tentando di lasciare il segno.
Al momento sto attuando la prima opzione, direi...
In ogni caso, anche se tornasse, temo di aver ormai perduto quel "potere contrattuale" che mi permetta di imporre il cambiamento. Più facile affidarsi alla Divina Provvidenza sperando in una sua illuminazione spontanea... :D
Mi spiego meglio. Quando in autunno è avvenuto il cambiamento da frequentazione formalmente "casual" a "coppia", è stato davvero merito dell'alto valore nominale al tempo attribuito alla mia persona. Per una serie di circostanze.
Mi ero allontanata, senza annunciarlo.
Inizio a frequentare un'altra persona. Lui mi provoca, addirittura ringraziandomi per il sentimento di gelosia donatogli, che a suo dire non provava più da moltissimi anni.
A quel punto chiarisco, spiegando che la situazione con lui non mi appagava più, ferme le dinamiche al tempo esistenti fra di noi. E che quindi, molto gentilmente, avrei da lì in poi declinato qualsiasi prosieguo.
Il mio non era un ultimatum: ero seriamente convinta fosse una chiusura definitiva.
E invece, eccolo lì. Mi dice che per la prima volta l'ho costretto a riflettere sui propri sentimenti. E torna in modalità "fidanzatino". Impeccabile, all'apparenza. Per mesi, fino al mio recente deal breaker di cui le ho parlato.
Quando poi abbiamo discusso, lui mi ha scongiurato di credergli che quando in autunno è tornato da me, in modalità fidanzato, "ci ha creduto sul serio". Immagino intendesse dire che all'epoca non escludesse la possibilità di un'evoluzione futura del rapporto in uno scenario da matrimonio & figli.
Ora tuttavia scopre che non può andare "oltre".
A mio avviso, il mio tutto e per tutto me lo sono già giocata allora, in autunno (ottenendo un risultato per me inimmaginabile, al tempo).
Adesso il potere di creargli la curiosità di "andare a vedere" non esiste più. Lui ha già puntato la sua mano di carte, ha visionato il mazzo sul piatto...
E ha avuto modo di comprendere, dopotutto, di non essere in grado, di non aver voglia di costruire qualcosa, nonostante la pretesa speranza iniziale.
Sa cosa perde o cosa guadagna stando con me.
Non c'è nulla ormai da dover scoprire che spinga verso la direzione dell'impegnarsi.
Inoltre, come dice Lei, da "attendista" quale sono, ho di certo perso, anche a livello inconscio, potere attrattivo. Sono sempre lì, a portata di mano.
Dunque, l'unica speranza credo sia da riporre nell'indisponibilità (che quella giusta dose fisiologica di co-dipendenza lavori per me, per una volta!! Che senta la mancanza dei benefici dati dalla mia presenza...).
La sua riflessione sull'amica del caffè, poi, la trovo davvero pertinente.
Dovrò lavorare tanto perchè qualcosa possa cambiare.
Lo ammetto: ho un debole per gli uomini a me vicini...mi fanno tenerezza i loro modi di essere, i loro difetti; ho come l'urgenza di tifare per loro ad ogni costo e sorridergli maternamente quando vengono a raccontarmi compiaciuti le loro soddisfazioni della vita.
Ha ragione, non scatta la giusta dose di rabbia che mi permetta di prendermi - finalmente IO - ciò che voglio. Non ne sono molto capace; l'istinto ad accogliere ed empatizzare con queste creature dalla delicata bellezza ha il sopravvento.
P.S. Mi ha fatto amaramente sorridere la Sua riflessione riguardo alla mia arte maieutica nella coppia, alla mia partecipazione nel processo di maturazione altrui.
Mi ha ricordato la recente raccomandazione di mia madre che (cuore di mamma, eh ) mi ha ammonito: Ora non è che con questo molli subito il colpo, dopo tutta la fatica fatta?! Che sennò finisce come l’altro che l’hai preparato e infiocchettato solo per consegnarlo alla ragazza nuova Aspetta ’n’attimino! .
[#7]
Utente
Un’ultima considerazione.
Nelle precedenti risposte si ponderava l’ipotesi della non chiarezza dei sentimenti del ragazzo, neanche a se stesso.
Tuttavia occorre prendere coraggio ed essere onesti. Gli strumenti per comprendere, per analizzarsi, per conoscere i propri desideri, il figliolo (dovrei dire uomo - perchè di questo si tratta) ha avuto modo di disporne, in questi lunghi due anni!
Una persona con discreto intelletto non può pensare che sia ancora giustificabile la ripetizione di reiterati non so/forse/ma/non ci ho pensato ; non è credibile. Molto deresponsabilizzante e un po’ troppo comodo.
A tutti costa fatica guardare dentro se stessi, con sincerità, fare un po’ di sana autocritica, mettersi in discussione però va fatto.
E io credo che in fondo le risposte le abbia già anche lui.
D’altronde, di fronte alla mia contorta richiesta di conferme, mi ha risposto con un secco diniego.
E anche la sua dimenticanza di chiarire cosa ne sarà di noi appare significativa
Bisogna prenderne atto.
E’ un ripensamento ciò che mi occorre, qui.
Non mi aspetto più il colpo di scena, dopo due anni. Ma sarebbe fantastico essere smentiti.
Nelle precedenti risposte si ponderava l’ipotesi della non chiarezza dei sentimenti del ragazzo, neanche a se stesso.
Tuttavia occorre prendere coraggio ed essere onesti. Gli strumenti per comprendere, per analizzarsi, per conoscere i propri desideri, il figliolo (dovrei dire uomo - perchè di questo si tratta) ha avuto modo di disporne, in questi lunghi due anni!
Una persona con discreto intelletto non può pensare che sia ancora giustificabile la ripetizione di reiterati non so/forse/ma/non ci ho pensato ; non è credibile. Molto deresponsabilizzante e un po’ troppo comodo.
A tutti costa fatica guardare dentro se stessi, con sincerità, fare un po’ di sana autocritica, mettersi in discussione però va fatto.
E io credo che in fondo le risposte le abbia già anche lui.
D’altronde, di fronte alla mia contorta richiesta di conferme, mi ha risposto con un secco diniego.
E anche la sua dimenticanza di chiarire cosa ne sarà di noi appare significativa
Bisogna prenderne atto.
E’ un ripensamento ciò che mi occorre, qui.
Non mi aspetto più il colpo di scena, dopo due anni. Ma sarebbe fantastico essere smentiti.
[#8]
Gentile utente (è brutto chiamarvi così, ma del resto..),
l'ha guardato il papa di Sorrentino? Potrebbe essere la "tipa" che lo guarda, chissà, e se si, le dirà qualcosa la frase "l'assenza è presenza".
Non sono di certo io a dirle cosa può fare, ma voglio solo ricordarle che - se di assenza deve trattarsi - il fatto che vi viviate tra amici ... non è assenza.
L'assenza è uno dei due poli di un concetto manicheo. Tutto o niente. Digitale. Il più semplice da comprendere, forse, ma non direi il più semplice da attuare.
Quanto a lui, e alle sue risposte ... quello che può essere chiaro è cosa dice di volerle rispondere, in fondo un "no strings attached" (vedo che le piacciono gli inglesismi!), ma non quello che porta veramente con sé. O quello che lei può evocare nel suo cuoricino-ino-ino un po' sopito (che si sia dimenticato del cuore a lavorare tante ore?).
Un'ultima cosa voglio dirle...
L'essere persona e persone di buona cultura e/o rango, anche laureata/e, dal fulgido futuro, dall'interesse vivo... non fa di nessuno persona necessariamente in gamba anche da un punto di vista psico-affettivo...
Dietro l'uomo, qualsiasi uomo (e qualsiasi donna!), c'è sempre uno "scemo" (o una "scema").
In più, esser "complicati" è più facile di esser semplici...
"" Vorrei davvero essere semplice
Ma so che è stupido considerato
Che non fa parte di me ""
(Diodato - Essere semplice)
Mi fermo qui, il resto lo capisce da lei, su.
Concludo uscendo dal discorso e dicendo che del lavoro dentro di sé da (poter) fare abbiamo in fondo parlato poco. Ecco, qualora desidererà conoscersi e modificare atteggiamenti e comportamenti su cui ha perplessità ... può sentire uno/a psicologo/a in zona ... con cui parlare di lei un po' meglio di come facciamo, mi creda con molti limiti (li avvertirà anche lei), qui....
Dopotutto se anche dietro uno psicologo c'è uno scemo (nel mio caso, il più scemo!).. figuriamoci come può a distanza rispondere a cose così importanti e fini ...
Un caro saluto
l'ha guardato il papa di Sorrentino? Potrebbe essere la "tipa" che lo guarda, chissà, e se si, le dirà qualcosa la frase "l'assenza è presenza".
Non sono di certo io a dirle cosa può fare, ma voglio solo ricordarle che - se di assenza deve trattarsi - il fatto che vi viviate tra amici ... non è assenza.
L'assenza è uno dei due poli di un concetto manicheo. Tutto o niente. Digitale. Il più semplice da comprendere, forse, ma non direi il più semplice da attuare.
Quanto a lui, e alle sue risposte ... quello che può essere chiaro è cosa dice di volerle rispondere, in fondo un "no strings attached" (vedo che le piacciono gli inglesismi!), ma non quello che porta veramente con sé. O quello che lei può evocare nel suo cuoricino-ino-ino un po' sopito (che si sia dimenticato del cuore a lavorare tante ore?).
Un'ultima cosa voglio dirle...
L'essere persona e persone di buona cultura e/o rango, anche laureata/e, dal fulgido futuro, dall'interesse vivo... non fa di nessuno persona necessariamente in gamba anche da un punto di vista psico-affettivo...
Dietro l'uomo, qualsiasi uomo (e qualsiasi donna!), c'è sempre uno "scemo" (o una "scema").
In più, esser "complicati" è più facile di esser semplici...
"" Vorrei davvero essere semplice
Ma so che è stupido considerato
Che non fa parte di me ""
(Diodato - Essere semplice)
Mi fermo qui, il resto lo capisce da lei, su.
Concludo uscendo dal discorso e dicendo che del lavoro dentro di sé da (poter) fare abbiamo in fondo parlato poco. Ecco, qualora desidererà conoscersi e modificare atteggiamenti e comportamenti su cui ha perplessità ... può sentire uno/a psicologo/a in zona ... con cui parlare di lei un po' meglio di come facciamo, mi creda con molti limiti (li avvertirà anche lei), qui....
Dopotutto se anche dietro uno psicologo c'è uno scemo (nel mio caso, il più scemo!).. figuriamoci come può a distanza rispondere a cose così importanti e fini ...
Un caro saluto
[#9]
Utente
Purtroppo non credo che in questo caso il "no contact" possa essere applicato. Questa persona sa di poter contare su di me, e così voglio che sia. Il trattamento del silenzio, quello assoluto, risulterebbe immotivato. Comprendo benissimo che comprometta l'efficacia del mio proposito, e tuttavia...
Più che della sua sfera psico-affettiva, in molte circostanze mi sono interrogata sullo sviluppo e sulle derivazioni dai risultati abnormi della mia, di affettività. Ancora altro su cui lavorare.
Concordo ampiamente con la sua visione.
Dottore, da una breve ricerca sul web mi sembra di capire che Lei non eserciti mediante strumenti da remoto. Se esiste questa possibilità, e nel caso in cui ritenga proficuo intraprendere tale percorso, gradirei contattarla privatamente.
Più che della sua sfera psico-affettiva, in molte circostanze mi sono interrogata sullo sviluppo e sulle derivazioni dai risultati abnormi della mia, di affettività. Ancora altro su cui lavorare.
Concordo ampiamente con la sua visione.
Dottore, da una breve ricerca sul web mi sembra di capire che Lei non eserciti mediante strumenti da remoto. Se esiste questa possibilità, e nel caso in cui ritenga proficuo intraprendere tale percorso, gradirei contattarla privatamente.
[#10]
Gentile utente,
comprendo benissimo quello che dice alla prima parte dell'ultimo suo messaggio.
Se è quello che sente, si segua...
E non si spaventi di quello che lei chiama "abnorme", che direi che tale non è.
Sia misericordiosa nei suoi confronti, pur riconoscendosi il diritto e il dovere di potersi confrontare con percorsi e persone che potrebbero aiutarla, non credo di offenderla scrivendoglielo (vale per tutti e a tutte le età), a "crescere" ulteriormente.
In merito alla ricerca che ha fatto, ha bene inteso che non esercito la professione online. Sempre dalla sua ricerca, avrà inteso che sto attualmente svolgendo un dottorato di ricerca. Questo consiste per me e i colleghi in analoga situazione in "un impegno esclusivo e a tempo pieno" la cui compatibilità con altre attività lavorative è quantomeno discutibile.
Le risparmio i commenti personali.
La ringrazio, invece, per la stima che mi ha accordato.
Ritengo che un percorso psicologico, che lei stessa sta asserendo di volere, potrebbe esserle utile: lo considererei per lei una forma, diciamo, di "empowerment".
Anche di questo noi psicologi siamo capaci, benché poco forse nota sia questa nostra "funzione".
La provincia da cui ci scrive, stando alle informazioni che posso visualizzare, non dovrebbe far registrare alcuna penuria di professionisti in grado di aiutarla (sicuramente meglio di come avrei fatto io). L'invito che le faccio è quindi quello di guardarsi intorno senza problemi.
Se, e solo se, ritenesse di essere disorientata dall'offerta, voglio comunque dirle che potrei eventualmente presentare questo carteggio a uno o due bravi colleghi di cui ho piena, immensa fiducia.
Se registrassi un fit tra il collega e il caso che ha esposto, potrei incentivare un momento in cui lei stessa potrebbe verificare, per sua parte, quello tra lei e il collega suggerito, online o ipoteticamente, forse, anche di persona, nel suo capoluogo, ove le fosse comodo. Va da sé che le mie conoscenze professionali più intime non si rifarebbero a professionisti con dalla loro decenni di esperienza e fama a precederli, quanto, piuttosto, a giovani professionisti con uno stile, un linguaggio e .. un'età ... simili alla mia (che è più o meno la sua).
Capirà bene che la mia non vuole essere una proposta diretta ma una semplice e sola alternativa ad un eventuale lasciar perdere coesistente, però, con la conferma di un suo desiderio di andare oltre.
Non che abbia bisogno di dirlo, ma no strings attached con me, e very very of course (l'errore nell'inglese è voluto).
Cordialmente
comprendo benissimo quello che dice alla prima parte dell'ultimo suo messaggio.
Se è quello che sente, si segua...
E non si spaventi di quello che lei chiama "abnorme", che direi che tale non è.
Sia misericordiosa nei suoi confronti, pur riconoscendosi il diritto e il dovere di potersi confrontare con percorsi e persone che potrebbero aiutarla, non credo di offenderla scrivendoglielo (vale per tutti e a tutte le età), a "crescere" ulteriormente.
In merito alla ricerca che ha fatto, ha bene inteso che non esercito la professione online. Sempre dalla sua ricerca, avrà inteso che sto attualmente svolgendo un dottorato di ricerca. Questo consiste per me e i colleghi in analoga situazione in "un impegno esclusivo e a tempo pieno" la cui compatibilità con altre attività lavorative è quantomeno discutibile.
Le risparmio i commenti personali.
La ringrazio, invece, per la stima che mi ha accordato.
Ritengo che un percorso psicologico, che lei stessa sta asserendo di volere, potrebbe esserle utile: lo considererei per lei una forma, diciamo, di "empowerment".
Anche di questo noi psicologi siamo capaci, benché poco forse nota sia questa nostra "funzione".
La provincia da cui ci scrive, stando alle informazioni che posso visualizzare, non dovrebbe far registrare alcuna penuria di professionisti in grado di aiutarla (sicuramente meglio di come avrei fatto io). L'invito che le faccio è quindi quello di guardarsi intorno senza problemi.
Se, e solo se, ritenesse di essere disorientata dall'offerta, voglio comunque dirle che potrei eventualmente presentare questo carteggio a uno o due bravi colleghi di cui ho piena, immensa fiducia.
Se registrassi un fit tra il collega e il caso che ha esposto, potrei incentivare un momento in cui lei stessa potrebbe verificare, per sua parte, quello tra lei e il collega suggerito, online o ipoteticamente, forse, anche di persona, nel suo capoluogo, ove le fosse comodo. Va da sé che le mie conoscenze professionali più intime non si rifarebbero a professionisti con dalla loro decenni di esperienza e fama a precederli, quanto, piuttosto, a giovani professionisti con uno stile, un linguaggio e .. un'età ... simili alla mia (che è più o meno la sua).
Capirà bene che la mia non vuole essere una proposta diretta ma una semplice e sola alternativa ad un eventuale lasciar perdere coesistente, però, con la conferma di un suo desiderio di andare oltre.
Non che abbia bisogno di dirlo, ma no strings attached con me, e very very of course (l'errore nell'inglese è voluto).
Cordialmente
[#11]
Utente
Buonasera Dottore,
la ringrazio per l'ulteriore risposta.
Stavo provando a scriverle in privato, ma mi pare di capire che non sia possibile inviare messaggi privati ai professionisti.
Mi dica pure con che modalità contattarla, se non è di disturbo.
Come avrà senz'altro inteso, sono rimasta colpita dall'analisi da Lei effettuata in merito alle questioni da me sollevate, proprio per il particolare senso "pratico" immediato trasmessomi dalle Sue risposte.
Sarei quindi lieta di essere indirizzata ad un professionista di Sua conoscenza e stima.
la ringrazio per l'ulteriore risposta.
Stavo provando a scriverle in privato, ma mi pare di capire che non sia possibile inviare messaggi privati ai professionisti.
Mi dica pure con che modalità contattarla, se non è di disturbo.
Come avrà senz'altro inteso, sono rimasta colpita dall'analisi da Lei effettuata in merito alle questioni da me sollevate, proprio per il particolare senso "pratico" immediato trasmessomi dalle Sue risposte.
Sarei quindi lieta di essere indirizzata ad un professionista di Sua conoscenza e stima.
[#12]
Gentile ragazza,
non mi sono dimenticato di lei e della domanda che mi faceva.
Da parte mia, l'invito PRIMO è di cercare lei stessa in zona un* professionista che a lei "ispira" e che per lei è "comod*". Glielo riformulo, sinceramente.
Devo però anche ammettere che ho provato a mobilitare un paio di colleghi nella sua provincia, ma non ho avuto risposte che potremmo definire di ottimo esito: la pandemia ha aumentato la domanda dei servizi psicologici e ho trovato nei colleghi una quota di impegno che - ce lo siamo detti francamente - rende difficile accogliere altri pazienti/utenti (la seconda mi piace di più, per quanto più asettica possa sembrare) in questo momento (e farlo bene soprattutto, con tutti i crismi e l'agenda e la mente libera che servono!).
Io non scappo dal mondo e - pur non contattabile via messaggistica (neanche noi possiamo contattare gli utenti che ci scrivono) - resto però a disposizione se vorrà raccontarci il seguito di questo percorso!
Spero intanto stia bene e che le cose le stiano andando al meglio. Glielo auguro davvero sinceramente.
Un caro saluto
non mi sono dimenticato di lei e della domanda che mi faceva.
Da parte mia, l'invito PRIMO è di cercare lei stessa in zona un* professionista che a lei "ispira" e che per lei è "comod*". Glielo riformulo, sinceramente.
Devo però anche ammettere che ho provato a mobilitare un paio di colleghi nella sua provincia, ma non ho avuto risposte che potremmo definire di ottimo esito: la pandemia ha aumentato la domanda dei servizi psicologici e ho trovato nei colleghi una quota di impegno che - ce lo siamo detti francamente - rende difficile accogliere altri pazienti/utenti (la seconda mi piace di più, per quanto più asettica possa sembrare) in questo momento (e farlo bene soprattutto, con tutti i crismi e l'agenda e la mente libera che servono!).
Io non scappo dal mondo e - pur non contattabile via messaggistica (neanche noi possiamo contattare gli utenti che ci scrivono) - resto però a disposizione se vorrà raccontarci il seguito di questo percorso!
Spero intanto stia bene e che le cose le stiano andando al meglio. Glielo auguro davvero sinceramente.
Un caro saluto
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 2.7k visite dal 14/05/2021.
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