Impianto cocleare

Gentili dottori,
No, non ho sbagliato sezione.

Sono ipoacusica dall'età di 12 anni, protesizzata da circa 16.
Ora, non sto qua a esporre la mia storia clinica, non avrebbe nessun senso.
Vengo al punto: oggi ho fatto l'ennesima visita ORL e mi hanno detto le stesse cose che mi sento ripetere ormai da quasi un anno.

Dopo 2 interventi di stapedioplastica andati male, visto il peggioramento costante della malattia, dovrei sottopormi a impianto cocleare.

Il medico è stato chiaro, anche se purtroppo ho capito pochissimo di quello che mi diceva a causa della mia sordità: adesso che sono arrivata al punto che la coclea è danneggiata, le protesi non sono più una opzione valida.
Infatti purtroppo ora non riescono più a compensare il mio deficit uditivo.

Il problema è che io mi rifiuto di credere che non ci sia un'altra opzione.

Io non lo voglio quell'orrore in testa, non mi farò impiantare mai.
Mai al mondo, mai.

È orrendo, fa schifo, non potrei mai più uscire di casa con quello schifo in testa.
Per sempre, io non lo voglio.

La gente mi prenderà in giro, penserà che sono un'anormale, un essere schifoso.
Non voglio che succeda, ne ho già avute abbastanza di derisioni e prese in giro.

Io mi rifiuto di fare un intervento del genere.
Piuttosto rimarrò sorda a vita e non parlerò più con nessuno.
Meglio quello che essere deturpata orribilmente a vita.

Io non capisco perché i medici si rifiutino di guarirmi, di farmi diventare normale.

Voi medici averte trovato subito un sacco di vaccini per il Covid, perché vi faceva comodo.
In meno di un anno avete trovato i vaccini per un virus che fino a poco più di un anno fa nemmeno esisteva.
Invece a me non volete guarirmi.
Non la cercate una cura per la mia malattia, non volete che io diventi normale, come tutte le altre.
Io non mi faccio mutilare da voi.
Piuttosto rimango sorda a vita.
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Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3
Gentile utente,
da come scrive si percepisce tutta la sua rabbia, il suo disagio e la sua disperazione.
credo che le potrebbe essere utile un percorso psicoterapeutico di accettazione della sua condizione di sordità e del fatto che probabilmente è arrivata ad un punto per cui, da un punto di vista medico, l'operazione è l'unica alternativa.
forse per lei rappresenta la fine delle speranze di una vita normale, ed è proprio su questo aspetto che le suggerisco di lavorare.
Cordiali saluti

Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com

[#2]
Utente
Utente
Non ci penso nemmeno ad andare di nuovo in terapia.
Mi sono fatta quasi 4 anni di terapia, ho già dato anche troppi soldi a gente come voi.

Già era abbastanza difficile in condizioni normali, avere un dialogo con il terapeuta, dati i miei problemi di udito, con l'inizio della pandemia, ho dovuto interrompere, per forza di cose. Con mascherine e distanza sociale, non avrei capito nulla di quello che il terapeuta mi diceva, quindi abbiamo deciso di comune accordo che non aveva più senso continuare. Anche perché lui non è uno che fa trapia online, quando gli ho chiesto se era possibile farla data la situazione, mi ha risposto che non aveva mai fatto sedute online, che non sapeva se sarebbe stato utile per me, questo metodo. E comunque ha ribadito che non è così che lui lavora.

A parte questo, comunque, la terapia negli ultimi tempi non adava bene per niente, quindi forse è un bene averla interrotta. Tanto comunque anche il mio terapeuta mi ha detto fin dalle prime sedute che, essendo io affetta da una patologia genetica appartenente a quelle annoverate sotto il termine di "intersessualità", anche se riuscissi a fare moltissimi progressi in terapia e arrivassi un giorno ad accettare la mia condizione e i miei handicap fisici, comunque il 95% delle persone mi rifiuterebbe a causa della mia patologia. L'ha detto il terapeuta il 95% non io eh...
Mi ha detto anche che è normale che le persone mi rifiutino, perché essendo nata intersessuale non sanno bene come collocarmi, se come donna oppure no, e questo genera un trauma negli altri, con il conseguente rifiuto.
Ha ammesso fin da subito di avere subito lui stesso un trauma, quando gli ho comunicato la mia patologia genetica (di cui purtroppo la sordità è solo una delle tante conseguenze) e che la sua prima reazione è stata quella di prendere le distanze. Quindi in pratica si era riproposto di aiutarmi ad accettare il rifiuto degli altri, a rispettarlo, e di trovare un modo di comunicare agli altri la mia patologia in modo che per loro fosse il meno traumatico possibile.
Poi dopo anni di terapia, circa 6 mesi prima della pandemia se non ricordo male, ho maturato anche l'idea di ricorrere al suicidio assistito. Il terapeuta, pur non condividendole del tutto, ha capito le mie motivazioni. Tanto che alla fine mi ha consigliato lui stesso un avvocato esperto in biodiritto per capire se e come muoversi in questo senso. L'avvocato però ha subito capito che non c'erano gli estremi, con le leggi attuali, per richiedere un percorso di fine vita, nemmeno in Svizzera, quindi la cosa è finita lì.

Insomma, direi proprio che ne ho avuto abbastanza di voi psicologi, non crede?
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Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3
Gentile utente,
ha aggiunto nuovi e direi fondamentali elementi riguardanti la sua storia personale.
Mi sembra comunque combattuta sul da farsi dato che da una parte chiede aiuto on line a degli psicologi e poi aggiunge che degli stessi non ne può più....
La motivazione a mettersi in discussione e in gioco è un requisito fondamentale in psicoterapia, forse questo non è il momento giusto per lei.
Le faccio un sincero in bocca al lupo,
Cordiali saluti
Dott.ssa Federica Meriggioli