Un passato (lavorativo) che ritorna
Buongiorno a tutti, grazie in anticipo per l'attenzione.
Ero un docente.
Feci un concorso, lo vinsi, entrai in ruolo, docente alle scuole medie.
Il primo anno fu difficilissimo, l'impatto fu molto forte e io cominciai a soffrire di ansia e attacchi di panico.
Sono sempre stato un tipo ansioso, ma in quel periodo la cosa esplose letteralmente.
Non riuscii nemmeno a portare a termine l'anno.
L'anno scolastico successivo, per una questione di punteggi, dovetti cambiare scuola.
Sempre con molta ansia, stavolta portai a termine l'anno scolastico e devo dire la verità, anche con un po' di gusto, ero persino apprezzato.
Cosa non andava?
Diciamo scarsa autostima, collegata anche a un lavoro oggettivamente difficile.
A un certo punto, proprio al termine dell'anno, attorno a giugno, ricevetti una convocazione per entrare in un ente locale come impiegato, da un vecchio concorso che sembrava ormai "sopito".
Memore della mia passata esperienza, che non nego condizionò molto la scelta, non ci pensai due volte e accettai questo posto, decidendo di lasciare la scuola.
Mi ero messo in testa (e un po' lo penso ancora) di non essere tagliato per fare il docente: troppo buono, insofferente nel fare il cane da guardia, amavo molto la parte più "didattica" ma non molto quella "educativo-gestionale".
Inizialmente con soddisfazione, cominciai a lavorare in quest'ente quasi due anni fa.
Piano piano la soddisfazione è scemata e la verità è che comincia a mancarmi il mio lavoro nella scuola.
Il lavoro attuale comincio a trovarlo sempre più grigio, una parte crescente di me si sta scoprendo sempre più legata a ciò che ero.
Mi domando se forse io non abbia "mollato" troppo presto, è come se mi rendessi conto di aver affossato una parte importante di me, una parte più creativa e meno "burocratica".
Non è che il lavoro attuale sia terribile: è che ci sono diverse cose che cominciano a non piacermi più, non sto a scendere nei dettagli, ma sia nel trattamento lavorativo, sia nelle mansioni (ancora molto confuse) sussistono dei problemi.
Non mi dovrei lamentare, lo so, perché in un periodo di grandi difficoltà come questo avere un lavoro è importante e ci sono ben altre situazioni più "degenerate" sempre lavorativamente parlando, Ma mi manca la scuola, credo di aver soffocato una parte di me, e al contempo però temo di idealizzarla, da un certo punto di vista.
Mi trovo sempre più scisso e non riesco a derubricare queste sensazioni a semplici "divagazioni mentali".
Potrei persino tornare, al mio vecchio lavoro.
Non so se ascoltare questa voce o andare semplicemente avanti.
Da un lato credo di doverla soffocare, dall'altro mi rimbomba in testa.
Un saluto e grazie per l'ascolto.
Ero un docente.
Feci un concorso, lo vinsi, entrai in ruolo, docente alle scuole medie.
Il primo anno fu difficilissimo, l'impatto fu molto forte e io cominciai a soffrire di ansia e attacchi di panico.
Sono sempre stato un tipo ansioso, ma in quel periodo la cosa esplose letteralmente.
Non riuscii nemmeno a portare a termine l'anno.
L'anno scolastico successivo, per una questione di punteggi, dovetti cambiare scuola.
Sempre con molta ansia, stavolta portai a termine l'anno scolastico e devo dire la verità, anche con un po' di gusto, ero persino apprezzato.
Cosa non andava?
Diciamo scarsa autostima, collegata anche a un lavoro oggettivamente difficile.
A un certo punto, proprio al termine dell'anno, attorno a giugno, ricevetti una convocazione per entrare in un ente locale come impiegato, da un vecchio concorso che sembrava ormai "sopito".
Memore della mia passata esperienza, che non nego condizionò molto la scelta, non ci pensai due volte e accettai questo posto, decidendo di lasciare la scuola.
Mi ero messo in testa (e un po' lo penso ancora) di non essere tagliato per fare il docente: troppo buono, insofferente nel fare il cane da guardia, amavo molto la parte più "didattica" ma non molto quella "educativo-gestionale".
Inizialmente con soddisfazione, cominciai a lavorare in quest'ente quasi due anni fa.
Piano piano la soddisfazione è scemata e la verità è che comincia a mancarmi il mio lavoro nella scuola.
Il lavoro attuale comincio a trovarlo sempre più grigio, una parte crescente di me si sta scoprendo sempre più legata a ciò che ero.
Mi domando se forse io non abbia "mollato" troppo presto, è come se mi rendessi conto di aver affossato una parte importante di me, una parte più creativa e meno "burocratica".
Non è che il lavoro attuale sia terribile: è che ci sono diverse cose che cominciano a non piacermi più, non sto a scendere nei dettagli, ma sia nel trattamento lavorativo, sia nelle mansioni (ancora molto confuse) sussistono dei problemi.
Non mi dovrei lamentare, lo so, perché in un periodo di grandi difficoltà come questo avere un lavoro è importante e ci sono ben altre situazioni più "degenerate" sempre lavorativamente parlando, Ma mi manca la scuola, credo di aver soffocato una parte di me, e al contempo però temo di idealizzarla, da un certo punto di vista.
Mi trovo sempre più scisso e non riesco a derubricare queste sensazioni a semplici "divagazioni mentali".
Potrei persino tornare, al mio vecchio lavoro.
Non so se ascoltare questa voce o andare semplicemente avanti.
Da un lato credo di doverla soffocare, dall'altro mi rimbomba in testa.
Un saluto e grazie per l'ascolto.
[#1]
Gentile utente,
cosa crede che sia cambiato dentro di lei da quando faceva l'insegnante ad adesso?
In altre parole, perché ritiene che adesso - tornando in aula - le cose possano andare diversamente?
intanto un caro saluto
cosa crede che sia cambiato dentro di lei da quando faceva l'insegnante ad adesso?
In altre parole, perché ritiene che adesso - tornando in aula - le cose possano andare diversamente?
intanto un caro saluto
Dott. Ferdinando Toscano
Psicologo
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 620 visite dal 07/05/2021.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.