Ho problemi di autostima e atteggiamenti non verbali negativi
Buonasera come già letto dal titolo ho difficoltà di autostima... sono qui a scrivere oggi perché mi sento molto giù di morale, sento che sono arrivata fin qui a 20 anni senza sostanzialmente aver combinato niente solo guai e preoccupazioni per la mia famiglia.
Parto con il dire che sono una persona molto insicura cioè deriva da come sono cresciuta, come sono stata abituata , i miei sono stati presenti soprattutto mio padre che si è sempre dato da fare per me e tutt’ora anche se ho un lavoro e sono grande lo faccio preoccupare... proprio di questo volevo parlare.
Questa mia insicurezza si riversa in ogni mio ambito e oggi volevo parlarvi appunto di quello lavorativo dove nonostante cerchi di portare rispetto a tutti riesco a comunicare con atteggiamenti non verbali tutto l’opposto, faggio un lavoro non facile nell’assistenza e aggiungerei anche che non mi piace per nulla non era nel mio progetto di vita ma per ovvie ragioni diciamo che mi sono adattata a fare ciò non volendo continuare il mio percorso di studi.
Comunque dicevo che faccio questo lavoro nel l’assistenza dove appunto nonostante tutto cerco sempre di essere gentile e paziente con tutti anche perché sono timida e non mi pongo mai con fare duro o insomma deciso il mio modo di approcciarmi agli utenti non è deciso e fermo ma è piuttosto tentennante cosa che però cerco sempre di nascondere se si può dire così... questa cosa però viene notata e sembra che le persone più di tanto non si fidino.
Gli utenti che sono lì ma neanche quello solo che vedono questa mia insicurezza e sono un po’ riluttanti ma comunque ho sempre cercato di fare le cose nei migliori dei modi... questo è e inoltre mi dispiace anche che venga detto che spesso ho atteggiamenti diciamo menefreghisti che magari sembra così ma non e assolutamente vero però magari faccio dei gesti che alle persone possono urtare ma la cosa che mi ci fa rimanere molto male e che non è così.
In particolare un utente si è lamentato che vuole rispetto e quando magari fa qualche osservazione in questo caso io faccio spalluccie e ripeto me ne dispiaccio perché al contrario mi sembrava di aver sempre portato il massimo rispetto.
Poi avevo iniziato un corso che poi mi è andato male e anche lì mi sono sentita una stupida perché è una semplice qualifica.
Ci sto riprovando ma mi sto buttando giù nuovamente perché mi è stato detto da una persona che mi sta andando male e rischio di rifalliate quando al contrario mi sembra mi stia impegnando non capisco neanche ciò visto che non è vero, sempre all’interno del lavoro che magari cerco conforto in qualche collega e dopo scopro che tra loro parlano e scherzano su fatti che magari ho detto alla singola persona... ciò è stato detto da una persona che lavora lì dalla coordinatrice perché una maniera confidenziale me lo ha detto... ho paura di non farcela neanche questa volta di fallire non ho autostima, sono preoccupata ho paura di non trovare il mio posto nel mondo
Parto con il dire che sono una persona molto insicura cioè deriva da come sono cresciuta, come sono stata abituata , i miei sono stati presenti soprattutto mio padre che si è sempre dato da fare per me e tutt’ora anche se ho un lavoro e sono grande lo faccio preoccupare... proprio di questo volevo parlare.
Questa mia insicurezza si riversa in ogni mio ambito e oggi volevo parlarvi appunto di quello lavorativo dove nonostante cerchi di portare rispetto a tutti riesco a comunicare con atteggiamenti non verbali tutto l’opposto, faggio un lavoro non facile nell’assistenza e aggiungerei anche che non mi piace per nulla non era nel mio progetto di vita ma per ovvie ragioni diciamo che mi sono adattata a fare ciò non volendo continuare il mio percorso di studi.
Comunque dicevo che faccio questo lavoro nel l’assistenza dove appunto nonostante tutto cerco sempre di essere gentile e paziente con tutti anche perché sono timida e non mi pongo mai con fare duro o insomma deciso il mio modo di approcciarmi agli utenti non è deciso e fermo ma è piuttosto tentennante cosa che però cerco sempre di nascondere se si può dire così... questa cosa però viene notata e sembra che le persone più di tanto non si fidino.
Gli utenti che sono lì ma neanche quello solo che vedono questa mia insicurezza e sono un po’ riluttanti ma comunque ho sempre cercato di fare le cose nei migliori dei modi... questo è e inoltre mi dispiace anche che venga detto che spesso ho atteggiamenti diciamo menefreghisti che magari sembra così ma non e assolutamente vero però magari faccio dei gesti che alle persone possono urtare ma la cosa che mi ci fa rimanere molto male e che non è così.
In particolare un utente si è lamentato che vuole rispetto e quando magari fa qualche osservazione in questo caso io faccio spalluccie e ripeto me ne dispiaccio perché al contrario mi sembrava di aver sempre portato il massimo rispetto.
Poi avevo iniziato un corso che poi mi è andato male e anche lì mi sono sentita una stupida perché è una semplice qualifica.
Ci sto riprovando ma mi sto buttando giù nuovamente perché mi è stato detto da una persona che mi sta andando male e rischio di rifalliate quando al contrario mi sembra mi stia impegnando non capisco neanche ciò visto che non è vero, sempre all’interno del lavoro che magari cerco conforto in qualche collega e dopo scopro che tra loro parlano e scherzano su fatti che magari ho detto alla singola persona... ciò è stato detto da una persona che lavora lì dalla coordinatrice perché una maniera confidenziale me lo ha detto... ho paura di non farcela neanche questa volta di fallire non ho autostima, sono preoccupata ho paura di non trovare il mio posto nel mondo
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Gentile utente,
Lei sembrerebbe scambiare un posto di lavoro in un gruppo di sostegno,
ma ha capito dall'esperienza che cercare conforto nelle colleghe significa cadere in una trappola micidiale di pettegolezzi e di insinuazioni dietro le spalle. Dinamiche peraltro presenti in quasi tutti i gruppi di lavoro.
Il problema sta nel fatto che nelle relazioni e professioni di aiuto occorre essere sufficientemente solidi, per poter essere in grado di aiutare efficacemente. Altrimenti l'insicurezza e la timidezza, che traspaiono all'esterno da piccoli particolari, vengono interpretati dall'utente/paziente/ospite/residente come disinteresse e scarso coinvolgimento nella relazione assistenziale.
D'altra parte egli è il *cliente*, quello che attraverso il versamento mensile di una consistente quota finanzia lo stipendio degli operatori; e dunque qualche diritto ad avere operatori competenti e sorridenti ce l'ha ...
"E se non lo si è, sicuri di sè?" Lei potrebbe obiettare.
Risposta: occorre lavorarci per diventarlo, soprattutto se se è ancora giovani e dunque .. "in corso d'opera".
Le segnalo che al proposito esistono percorsi psicologici individuali specifici, che coniugano la psicologia del lavoro con la psicologia clinica.
La professione di aiuto è composta da tre ingredienti:
"saper fare" (peraltro Lei non dichiara difficoltà nell'operatività);
"sapere" (e questo la scuola glielo ha dato);
ma soprattutto "essere"; quell'essere solidi, competenti e umani che sostiene gli altri due e dà loro sostanza.
Considerata l'importanza della questione al fine di poter garantire una elevata qualità dell'assistenza,
alcune Regioni hanno introdotto la figura dello "Psicologo della Residenza Sanitaria Assistenziale" (pubbliche e private), tra l'altro allo scopo di sostenere anche individualmente i percorsi di crescita degli operatori, senza esborso per gli stessi (nella Provincia Autonoma di Trento Reg. delib. n. 479, marzo 2021),
Riguardo a quest'ultimo punto - il "saper essere" - La incoraggio dunque ad intraprendere il percorso sopra indicato, in presenza. Esso rappresenta un importante investimento per la Sua vita professionale e personale.
Dott. Brunialti
Lei sembrerebbe scambiare un posto di lavoro in un gruppo di sostegno,
ma ha capito dall'esperienza che cercare conforto nelle colleghe significa cadere in una trappola micidiale di pettegolezzi e di insinuazioni dietro le spalle. Dinamiche peraltro presenti in quasi tutti i gruppi di lavoro.
Il problema sta nel fatto che nelle relazioni e professioni di aiuto occorre essere sufficientemente solidi, per poter essere in grado di aiutare efficacemente. Altrimenti l'insicurezza e la timidezza, che traspaiono all'esterno da piccoli particolari, vengono interpretati dall'utente/paziente/ospite/residente come disinteresse e scarso coinvolgimento nella relazione assistenziale.
D'altra parte egli è il *cliente*, quello che attraverso il versamento mensile di una consistente quota finanzia lo stipendio degli operatori; e dunque qualche diritto ad avere operatori competenti e sorridenti ce l'ha ...
"E se non lo si è, sicuri di sè?" Lei potrebbe obiettare.
Risposta: occorre lavorarci per diventarlo, soprattutto se se è ancora giovani e dunque .. "in corso d'opera".
Le segnalo che al proposito esistono percorsi psicologici individuali specifici, che coniugano la psicologia del lavoro con la psicologia clinica.
La professione di aiuto è composta da tre ingredienti:
"saper fare" (peraltro Lei non dichiara difficoltà nell'operatività);
"sapere" (e questo la scuola glielo ha dato);
ma soprattutto "essere"; quell'essere solidi, competenti e umani che sostiene gli altri due e dà loro sostanza.
Considerata l'importanza della questione al fine di poter garantire una elevata qualità dell'assistenza,
alcune Regioni hanno introdotto la figura dello "Psicologo della Residenza Sanitaria Assistenziale" (pubbliche e private), tra l'altro allo scopo di sostenere anche individualmente i percorsi di crescita degli operatori, senza esborso per gli stessi (nella Provincia Autonoma di Trento Reg. delib. n. 479, marzo 2021),
Riguardo a quest'ultimo punto - il "saper essere" - La incoraggio dunque ad intraprendere il percorso sopra indicato, in presenza. Esso rappresenta un importante investimento per la Sua vita professionale e personale.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.2k visite dal 21/04/2021.
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