Secondo figlio post ivg
Buongiorno, scrivo perchè mi trovo da un anno e mezzo, in pieno blackout.
Ho 33 anni ed il mio compagno 52.
Conviviamo da quasi 10anni e da 4 anni siamo genitori di un bellissimo bambino.
E' stato fortemente desiderato ma mai avrei immaginato fosse così dolce, sensibile ed intelligente.
Purtoppo i primi anni me lo sono goduto poco in quando, da 6 anni, abbiamo aperto un'attività insieme ed essere libera professionista e allo stesso tempo mamma non è stato per nulla semplice.
Una volta dimessa, insistevo per mentenere gli stessi ritmi di prima.
Con il mio compagno avevamo, quel un anno e mezzo fa, iniziato a pensare al secondofiglio, ignari del fatto che fossi già incinta.
Una notte, mi sono svegliata di soprassalto presa dal panico nel realizzare che lo ero davvero e da quel giorno, fino all'intervento, non sono stata più la stessa.
E' come se fossi entrata con la macchina in galleria...ad un tratto il sole è sparito e vedevo solamente tutto buio.
Piangevo perchè sentivo che avrei dovuto separarmi dal mio primo figlio.
Si sarebbe domandato perchè ne ho desiderato un altro quando avevo già lui.
Forse da figlia unica non comprendo appieno il legame di fratellanza.
Non mi guardavo mai allo specchio e non toccavo mai la pancia e questa sensazione non spariva.
Sentivo che stavo regredendo, che i progressi fatti con il primo si stavano annullando.
Se ci ripenso, in effetti la fatica è stata tanta.
Da sola in quanto il mio compagno era sempre al lavoro.
L'allattamento misto, i risvegli pomeridiani sempre con pianti.
Ha sempre dormito di notte, ma la sensazione era quella di non recuperare mai le energie (mentali).
Diciamo che, alcune cose sono cambiate (in meglio).
Ho una casa più grande, mi sono decisa a lavorare part-time e da casa.
Ogni tanto, scoppio ancora di rabbia, motivo per i quale ho intrapreso il percorso psicologico.
Ancora non riesco a mettere in atto i suggerimenti ricevuti e la mia paura, se dovessi avere un altro bambino, è quella di scoppiare del tutto chissà con quali conseguenze.
Come posso aver questo tipo di paura?
Come può un motivo di questo tipo impedirmi di diventare ancora mamma?
Sono una brutta persona?
Quando vedo un neonato provo molta tenerezza e immagino spesso a come sarebbe essere in 4.Mi sento intrappolata nel tunnel e non riesco a mettere un punto a questa scelta.
Decidere di fermarmi mi fa soffrire, non lo nego.
Quando vedo famiglie numerose mi chiedo come facciano e in cuor mio le invidio perchè rappresentano ciò che avrei voluto per me, per noi.
Il tempo passa e la decisione ancora non arriva ad essere definitiva.
Se dovessi concentrarmi sul "adesso" direi di sì, facciamolo! Ma poi, quando ci provo, ecco che ritorna il panico che mi toglie il sonno.
E' uno stato d'animo reale?
Un avvertimento?
Mai vorrei che capitasse ancora ciò che è successo un anno e mezzo fa.
Forse non amo abbastanza il mio ruolo di madre da doverlo ripetere?
Ho il pieno appoggio di mio marito, qualunque sarà la scelta.
Ho 33 anni ed il mio compagno 52.
Conviviamo da quasi 10anni e da 4 anni siamo genitori di un bellissimo bambino.
E' stato fortemente desiderato ma mai avrei immaginato fosse così dolce, sensibile ed intelligente.
Purtoppo i primi anni me lo sono goduto poco in quando, da 6 anni, abbiamo aperto un'attività insieme ed essere libera professionista e allo stesso tempo mamma non è stato per nulla semplice.
Una volta dimessa, insistevo per mentenere gli stessi ritmi di prima.
Con il mio compagno avevamo, quel un anno e mezzo fa, iniziato a pensare al secondofiglio, ignari del fatto che fossi già incinta.
Una notte, mi sono svegliata di soprassalto presa dal panico nel realizzare che lo ero davvero e da quel giorno, fino all'intervento, non sono stata più la stessa.
E' come se fossi entrata con la macchina in galleria...ad un tratto il sole è sparito e vedevo solamente tutto buio.
Piangevo perchè sentivo che avrei dovuto separarmi dal mio primo figlio.
Si sarebbe domandato perchè ne ho desiderato un altro quando avevo già lui.
Forse da figlia unica non comprendo appieno il legame di fratellanza.
Non mi guardavo mai allo specchio e non toccavo mai la pancia e questa sensazione non spariva.
Sentivo che stavo regredendo, che i progressi fatti con il primo si stavano annullando.
Se ci ripenso, in effetti la fatica è stata tanta.
Da sola in quanto il mio compagno era sempre al lavoro.
L'allattamento misto, i risvegli pomeridiani sempre con pianti.
Ha sempre dormito di notte, ma la sensazione era quella di non recuperare mai le energie (mentali).
Diciamo che, alcune cose sono cambiate (in meglio).
Ho una casa più grande, mi sono decisa a lavorare part-time e da casa.
Ogni tanto, scoppio ancora di rabbia, motivo per i quale ho intrapreso il percorso psicologico.
Ancora non riesco a mettere in atto i suggerimenti ricevuti e la mia paura, se dovessi avere un altro bambino, è quella di scoppiare del tutto chissà con quali conseguenze.
Come posso aver questo tipo di paura?
Come può un motivo di questo tipo impedirmi di diventare ancora mamma?
Sono una brutta persona?
Quando vedo un neonato provo molta tenerezza e immagino spesso a come sarebbe essere in 4.Mi sento intrappolata nel tunnel e non riesco a mettere un punto a questa scelta.
Decidere di fermarmi mi fa soffrire, non lo nego.
Quando vedo famiglie numerose mi chiedo come facciano e in cuor mio le invidio perchè rappresentano ciò che avrei voluto per me, per noi.
Il tempo passa e la decisione ancora non arriva ad essere definitiva.
Se dovessi concentrarmi sul "adesso" direi di sì, facciamolo! Ma poi, quando ci provo, ecco che ritorna il panico che mi toglie il sonno.
E' uno stato d'animo reale?
Un avvertimento?
Mai vorrei che capitasse ancora ciò che è successo un anno e mezzo fa.
Forse non amo abbastanza il mio ruolo di madre da doverlo ripetere?
Ho il pieno appoggio di mio marito, qualunque sarà la scelta.
[#1]
Gentile utente,
lei si fa già seguire da un professionista, e questa è una scelta saggia, nello stato emotivo in cui mi sembra si trovi.
E' difficile anche capire quello che ha scritto. Io lo interpreto così, supportata dal titolo che ha dato alla sua lettera: mi chiarisca se sbaglio.
Dunque, un anno e mezzo fa lei prendeva in considerazione l'idea di avere un secondo figlio, opportunamente vicino come età al primo. Scoperto che era incinta davvero, è stata presa dal panico e ha scelto di abortire.
Forse non riesce ad accettare il fatto che non tutto e non sempre possiamo decidere noi stessi?
Non faccia però al primo figlio il torto di attribuire a lui la scelta. "Piangevo perchè sentivo che avrei dovuto separarmi dal mio primo figlio". Perché mai? "Si sarebbe domandato perchè ne ho desiderato un altro quando avevo già lui". Ma lei sa che un figlio non è un amante, signora. Non chiede l'esclusiva: tutt'altro.
In tutto questo, non si capisce quale ruolo abbia avuto il suo compagno, e quale reale responsabilità si assumerebbe nel determinare un'altra situazione analoga: paternità o perdita dei figli sono per lui la stessa cosa?
Prosegua, ma rendendolo proficuo con la sincerità e l'impegno, il suo percorso di psicoterapia.
Auguri.
lei si fa già seguire da un professionista, e questa è una scelta saggia, nello stato emotivo in cui mi sembra si trovi.
E' difficile anche capire quello che ha scritto. Io lo interpreto così, supportata dal titolo che ha dato alla sua lettera: mi chiarisca se sbaglio.
Dunque, un anno e mezzo fa lei prendeva in considerazione l'idea di avere un secondo figlio, opportunamente vicino come età al primo. Scoperto che era incinta davvero, è stata presa dal panico e ha scelto di abortire.
Forse non riesce ad accettare il fatto che non tutto e non sempre possiamo decidere noi stessi?
Non faccia però al primo figlio il torto di attribuire a lui la scelta. "Piangevo perchè sentivo che avrei dovuto separarmi dal mio primo figlio". Perché mai? "Si sarebbe domandato perchè ne ho desiderato un altro quando avevo già lui". Ma lei sa che un figlio non è un amante, signora. Non chiede l'esclusiva: tutt'altro.
In tutto questo, non si capisce quale ruolo abbia avuto il suo compagno, e quale reale responsabilità si assumerebbe nel determinare un'altra situazione analoga: paternità o perdita dei figli sono per lui la stessa cosa?
Prosegua, ma rendendolo proficuo con la sincerità e l'impegno, il suo percorso di psicoterapia.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Cortese Dott.ssa, non ho mai colpevolizzato mio figlio per la scelta che ho fatto.
Semplicemente, nei 3000 caratteri che a disposizione, ho sintetizzato cercando il più possibile di far capire i pensieri più frequenti di quel periodo.
Può biasimarmi? Come ripeto, da figlia unica, come posso comprendere il legame che può avere una mamma con l'arrivo di un altro figlio?
Fino ad ora, il nostro è esclusivo. Passiamo insieme interi pomeriggi, compresi i fine settimana. Ho pochi aiuti da parte dei nonni e , di conseguenza, il tempo trascorso insieme è tanto e ne sono felice. Proprio per questo, mi spaventava l'idea di dovermi distaccare da lui. Sono pensieri comuni tra le mamme, a quanto sento. Ma quella era solo una piccola parte di ciò che mi attraversava nella mente.
Sarò stata travolta dall'idea della fatica, del lavoro autonomo di nuovo messo alla prova...
Inoltre, come scritto nelle ultime righe, il mio compagno mi ha appoggiata all'epoca e , nel caso decidessimo di riprovare ad avere un figlio, per lui sarebbe soltanto una gioia. Certo, entrambi non saremmo felici di ritrovarci ad affrontare ciò che già è accaduto.
Ultima cosa: il percorso con la psicogologa è avvenuto dopo diversi mesi dalla decisione ed il motivo in realtà era che, a seguito di ciò, il mio comportamento, nei confronti di mio figlio, non era dei migliori. Da lì alcune esplosioni di rabbia e discussioni...
Ma non si è mai affrontato l'argomento interruzione di gravidanza.
Semplicemente, nei 3000 caratteri che a disposizione, ho sintetizzato cercando il più possibile di far capire i pensieri più frequenti di quel periodo.
Può biasimarmi? Come ripeto, da figlia unica, come posso comprendere il legame che può avere una mamma con l'arrivo di un altro figlio?
Fino ad ora, il nostro è esclusivo. Passiamo insieme interi pomeriggi, compresi i fine settimana. Ho pochi aiuti da parte dei nonni e , di conseguenza, il tempo trascorso insieme è tanto e ne sono felice. Proprio per questo, mi spaventava l'idea di dovermi distaccare da lui. Sono pensieri comuni tra le mamme, a quanto sento. Ma quella era solo una piccola parte di ciò che mi attraversava nella mente.
Sarò stata travolta dall'idea della fatica, del lavoro autonomo di nuovo messo alla prova...
Inoltre, come scritto nelle ultime righe, il mio compagno mi ha appoggiata all'epoca e , nel caso decidessimo di riprovare ad avere un figlio, per lui sarebbe soltanto una gioia. Certo, entrambi non saremmo felici di ritrovarci ad affrontare ciò che già è accaduto.
Ultima cosa: il percorso con la psicogologa è avvenuto dopo diversi mesi dalla decisione ed il motivo in realtà era che, a seguito di ciò, il mio comportamento, nei confronti di mio figlio, non era dei migliori. Da lì alcune esplosioni di rabbia e discussioni...
Ma non si è mai affrontato l'argomento interruzione di gravidanza.
[#3]
Gentile signora,
mi sembra di comprendere che il suo percorso psicoterapeutico è stato parziale e che forse è già stato interrotto.
Se così è, le auguro di trovare la forza di riprenderlo e portarlo a compimento.
Come dicevo nella prima risposta, la sincerità e l'impegno rendono proficuo un percorso che nel suo caso appare senz'altro necessario, sia in vista dell'ipotesi di una nuova maternità, sia per il benessere dell'attuale famiglia.
Le faccio molti auguri.
mi sembra di comprendere che il suo percorso psicoterapeutico è stato parziale e che forse è già stato interrotto.
Se così è, le auguro di trovare la forza di riprenderlo e portarlo a compimento.
Come dicevo nella prima risposta, la sincerità e l'impegno rendono proficuo un percorso che nel suo caso appare senz'altro necessario, sia in vista dell'ipotesi di una nuova maternità, sia per il benessere dell'attuale famiglia.
Le faccio molti auguri.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.4k visite dal 21/04/2021.
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