Dubbi profondi sulla carriera a 24 anni
Gent.
mi,
sono uno studente 24enne, laureando magistrale in Finanza matematica e assicurazioni.
Da tempo non riesco più a sentire motivazione e non percepisco l’ambiente lavorativo della finanza come appagante e stimolante.
Purtroppo ti condanna, se non ti piace, ad una vita davanti ad uno schermo a costruire modelli matematici.
Non mi ci vedo più.
Avevo preso in considerazione la strada del dottorato in economia e della ricerca/insegnamento, con l’obiettivo ultimo tuttavia dell’insegnamento: con la consapevolezza di oggi, e avendo esplorato diversi ambienti di ricerca, non riesco a qualificarla come la mia strada con tutto il mio cuore e con la massima determinazione.
Purtroppo necessita di doti che non sono certo di avere, inclusa la necessità di avere enormi skills matematiche, costruire rapporti con altri ricercatori e trovare sempre domande di ricerca utili.
Oltretutto non mi sentirei utile al progresso dell’umanità, perché la ricerca in economia, in particolare i campi che mi interessano, sono purtroppo particolarmente limitati, settoriali e di puro interesse accademico.
La precarietà economica purtroppo è da mettere in conto.
Nonostante, tuttavia, certe cose mi affascinino.
Ma è curiosità, o voglia di farne una vocazione di vita?
Oppure mi sono sforzato finora solo per eccellere e riuscire bene agli esami?
Ho questo pensiero da mesi.
Da meno tempo però ho maturato il desiderio di provare il test di medicina.
Sento che la professione medica soddisferebbe il mio sogno di contribuire alla conoscenza, avere un rapporto umano con una persona che si fida di me, e lavorare con un obiettivo che non fosse solo la mia realizzazione personale.
Sto passando gli ultimi giorni ad informarmi molto sulla praticabilità di questa strada alla mia età, soprattutto per il peso che porterebbe sulle spalle dei miei genitori e sul rischio di trovarsi a 28 anni con la volontà di tornare indietro ad economia, ma senza aver mai avuto un’esperienza di lavoro.
Dopotutto, come sono arrivato al burnout ad economia, nulla osta al fatto che mi ricapiti a medicina! Tuttavia sento in cuor mio di dover provare questa strada, nonostante tutto.
Non capisco se sia solo curiosità, voglia di provare qualcosa di nuovo, oppure desiderio di restare studente per sempre, oppure ancora volontà di fuggire dalle aspettative dei miei professori universitari che mi vorrebbero già al dottorato.
Purtroppo ho preso in considerazione anche l’idea che la mia attrazione totale (e questa totalità è un attributo recente, ribadisco) verso la medicina sia solo sintomo di un’attrazione che provo verso una persona in particolare in questo periodo.
Forse è pure invidia per le sue certezze.
Ma, già ad aprile 2020, sentivo il desiderio sincero di trovarmi in ospedale per poter aiutare medici, infermieri e operatori che lottavano disperatamente contro il COVID, e lo sento tuttora, nonostante tutto.
Non vorrei sprecare questo piccolo lume di vocazione.
Vi ringrazio per aver letto questo sfogo!
mi,
sono uno studente 24enne, laureando magistrale in Finanza matematica e assicurazioni.
Da tempo non riesco più a sentire motivazione e non percepisco l’ambiente lavorativo della finanza come appagante e stimolante.
Purtroppo ti condanna, se non ti piace, ad una vita davanti ad uno schermo a costruire modelli matematici.
Non mi ci vedo più.
Avevo preso in considerazione la strada del dottorato in economia e della ricerca/insegnamento, con l’obiettivo ultimo tuttavia dell’insegnamento: con la consapevolezza di oggi, e avendo esplorato diversi ambienti di ricerca, non riesco a qualificarla come la mia strada con tutto il mio cuore e con la massima determinazione.
Purtroppo necessita di doti che non sono certo di avere, inclusa la necessità di avere enormi skills matematiche, costruire rapporti con altri ricercatori e trovare sempre domande di ricerca utili.
Oltretutto non mi sentirei utile al progresso dell’umanità, perché la ricerca in economia, in particolare i campi che mi interessano, sono purtroppo particolarmente limitati, settoriali e di puro interesse accademico.
La precarietà economica purtroppo è da mettere in conto.
Nonostante, tuttavia, certe cose mi affascinino.
Ma è curiosità, o voglia di farne una vocazione di vita?
Oppure mi sono sforzato finora solo per eccellere e riuscire bene agli esami?
Ho questo pensiero da mesi.
Da meno tempo però ho maturato il desiderio di provare il test di medicina.
Sento che la professione medica soddisferebbe il mio sogno di contribuire alla conoscenza, avere un rapporto umano con una persona che si fida di me, e lavorare con un obiettivo che non fosse solo la mia realizzazione personale.
Sto passando gli ultimi giorni ad informarmi molto sulla praticabilità di questa strada alla mia età, soprattutto per il peso che porterebbe sulle spalle dei miei genitori e sul rischio di trovarsi a 28 anni con la volontà di tornare indietro ad economia, ma senza aver mai avuto un’esperienza di lavoro.
Dopotutto, come sono arrivato al burnout ad economia, nulla osta al fatto che mi ricapiti a medicina! Tuttavia sento in cuor mio di dover provare questa strada, nonostante tutto.
Non capisco se sia solo curiosità, voglia di provare qualcosa di nuovo, oppure desiderio di restare studente per sempre, oppure ancora volontà di fuggire dalle aspettative dei miei professori universitari che mi vorrebbero già al dottorato.
Purtroppo ho preso in considerazione anche l’idea che la mia attrazione totale (e questa totalità è un attributo recente, ribadisco) verso la medicina sia solo sintomo di un’attrazione che provo verso una persona in particolare in questo periodo.
Forse è pure invidia per le sue certezze.
Ma, già ad aprile 2020, sentivo il desiderio sincero di trovarmi in ospedale per poter aiutare medici, infermieri e operatori che lottavano disperatamente contro il COVID, e lo sento tuttora, nonostante tutto.
Non vorrei sprecare questo piccolo lume di vocazione.
Vi ringrazio per aver letto questo sfogo!
[#1]
Gentile utente,
La situazione che riporta è situazione importante, e come tale meritevole di attenzione.
Si parla del suo presente e del suo futuro, di scelte su cui fonderà la sua carriera, ma anche di una realtà attuale che non la rende, evidentemente, totalmente soddisfatto.
Domande come le sue non sono di certo infrequenti alla sua età. È prossimo al traguardo, ma si chiede se vale la pena di continuare, non solo per i dubbi sulla materia in sé ma, mi pare di capire, anche sull'utilità delle sue applicazioni rispetto al fine, che rinvede prioritario, di lavorare con e per gli altri.
Cosa dirle... Non è con un consulto telematico che chiariremo la situazione. A mio avviso lei avrebbe bisogno di un breve eppure efficace percorso di consulenza di carriera e orientamento che, a mio avviso, potrebbe svolgere con uno psicologo del lavoro. Una figura tra gli psicologi cui spesso non si riconosce questo lavoro 1 a 1 con le persone, ma che potrebbe fare forse più di ogni altro professionista al suo caso, visti anche gli strumenti specifici di cui si servirebbe (e gliene assicuro, ce ne sono e non sono conosciuti quasi mai da altra figura anche all'interno della psicologia!).
Detto questo, provo a farla ragionare comunque su alcune osservazioni e domande...
Lei parrebbe avere dispiacere a non "lasciare il segno" per gli altri... Ma è sicuro che un laureato in finanza non possa davvero lavorare con e per gli altri?
Penso alla finanza etica, al lavoro negli istituti di credito dichiaratamente aperti alla popolazione con propositi "di servizio", ma anche al mondo delle no profit, grandi ma anche medie, che al giorno d'oggi difficilmente prescindono dal contatto con la finanza e il mondo del denaro e della crescita.
Al contempo, anche la ricerca è un contenitore ... Ma sul contenuto lei ha tanti margini, e non credo affatto che esista solo quella "fine a se stessa" (occhio invece ai prof che illudono gli allievi lusingandoli di posti per dottorato spesso non scontati come fanno credere!!!)
Oltre che sui ruoli veramente affini al mondo finanza, non ha poi mai pensato alla carriera, per esempio, da manager? Anche lì, non potrebbe lasciare la sua impronta?
Io temo che la carriera del medico sia oggi un "oggetto del desiderio" per le narrazioni che la pervadono, non ultimo il lavoro diretto e di diretto riscontro che spesso hanno.
Si somministra una terapia a un paziente. Essa funziona, e dal di fuori, si ritiene che il medico sia appagato e soddisfatto, e del resto il paziente questo prova, e non lo nasconde di certo al suo dottore, quando gli dice vistosamente il suo grazie.
Quello che però sfugge è che il medico in quel caso spesso non è che l'esecutore ultimo in un sistema terapeutico di cui lui è "solo" (non per sminuirli, guai se non ci fossero!) l'ultimo ingranaggio... un sistema tanto complicato con tante figure (anche altri medici, abituati diversamente dei loro colleghi a non vedere però pazienti) e tanto altro lavoro dietro...
Ognuno di noi è chiamato al suo dovere .. diciamo grazie all'infermiere che ci fa il vaccino, ma pensiamo a chi e cosa c'è prima?
E se ci fosse un posticino anche per un bravo finanziere che ha reso possibile che quel vaccino fosse sviluppato o realizzato? ... O ha aiutato, per competenze manageriali più che finanziarie, a smistarlo in tempo?
Con questo non voglio dirle di abbandonare a priori l'idea di cambiare strada. Può certamente farlo se ritiene che quella attuale non sia quella giusta.
Quello che voglio dirle è che però quel che facciamo non passa solo o tanto dalla nostra figura o dai nostri studi. Quel che facciamo dipende, se ne siamo capaci, da chi siamo, da come lo facciamo e, perché no, anche da chi e come aiutiamo.
Questo vorrei lo considerasse a prescindere da quello che sarà il suo percorso... Su cui può comunque riflettere (anche) nelle modalità che le ho detto....
Se vuole, teniamoci in contatto ...
Un caro saluto
La situazione che riporta è situazione importante, e come tale meritevole di attenzione.
Si parla del suo presente e del suo futuro, di scelte su cui fonderà la sua carriera, ma anche di una realtà attuale che non la rende, evidentemente, totalmente soddisfatto.
Domande come le sue non sono di certo infrequenti alla sua età. È prossimo al traguardo, ma si chiede se vale la pena di continuare, non solo per i dubbi sulla materia in sé ma, mi pare di capire, anche sull'utilità delle sue applicazioni rispetto al fine, che rinvede prioritario, di lavorare con e per gli altri.
Cosa dirle... Non è con un consulto telematico che chiariremo la situazione. A mio avviso lei avrebbe bisogno di un breve eppure efficace percorso di consulenza di carriera e orientamento che, a mio avviso, potrebbe svolgere con uno psicologo del lavoro. Una figura tra gli psicologi cui spesso non si riconosce questo lavoro 1 a 1 con le persone, ma che potrebbe fare forse più di ogni altro professionista al suo caso, visti anche gli strumenti specifici di cui si servirebbe (e gliene assicuro, ce ne sono e non sono conosciuti quasi mai da altra figura anche all'interno della psicologia!).
Detto questo, provo a farla ragionare comunque su alcune osservazioni e domande...
Lei parrebbe avere dispiacere a non "lasciare il segno" per gli altri... Ma è sicuro che un laureato in finanza non possa davvero lavorare con e per gli altri?
Penso alla finanza etica, al lavoro negli istituti di credito dichiaratamente aperti alla popolazione con propositi "di servizio", ma anche al mondo delle no profit, grandi ma anche medie, che al giorno d'oggi difficilmente prescindono dal contatto con la finanza e il mondo del denaro e della crescita.
Al contempo, anche la ricerca è un contenitore ... Ma sul contenuto lei ha tanti margini, e non credo affatto che esista solo quella "fine a se stessa" (occhio invece ai prof che illudono gli allievi lusingandoli di posti per dottorato spesso non scontati come fanno credere!!!)
Oltre che sui ruoli veramente affini al mondo finanza, non ha poi mai pensato alla carriera, per esempio, da manager? Anche lì, non potrebbe lasciare la sua impronta?
Io temo che la carriera del medico sia oggi un "oggetto del desiderio" per le narrazioni che la pervadono, non ultimo il lavoro diretto e di diretto riscontro che spesso hanno.
Si somministra una terapia a un paziente. Essa funziona, e dal di fuori, si ritiene che il medico sia appagato e soddisfatto, e del resto il paziente questo prova, e non lo nasconde di certo al suo dottore, quando gli dice vistosamente il suo grazie.
Quello che però sfugge è che il medico in quel caso spesso non è che l'esecutore ultimo in un sistema terapeutico di cui lui è "solo" (non per sminuirli, guai se non ci fossero!) l'ultimo ingranaggio... un sistema tanto complicato con tante figure (anche altri medici, abituati diversamente dei loro colleghi a non vedere però pazienti) e tanto altro lavoro dietro...
Ognuno di noi è chiamato al suo dovere .. diciamo grazie all'infermiere che ci fa il vaccino, ma pensiamo a chi e cosa c'è prima?
E se ci fosse un posticino anche per un bravo finanziere che ha reso possibile che quel vaccino fosse sviluppato o realizzato? ... O ha aiutato, per competenze manageriali più che finanziarie, a smistarlo in tempo?
Con questo non voglio dirle di abbandonare a priori l'idea di cambiare strada. Può certamente farlo se ritiene che quella attuale non sia quella giusta.
Quello che voglio dirle è che però quel che facciamo non passa solo o tanto dalla nostra figura o dai nostri studi. Quel che facciamo dipende, se ne siamo capaci, da chi siamo, da come lo facciamo e, perché no, anche da chi e come aiutiamo.
Questo vorrei lo considerasse a prescindere da quello che sarà il suo percorso... Su cui può comunque riflettere (anche) nelle modalità che le ho detto....
Se vuole, teniamoci in contatto ...
Un caro saluto
Dott. Ferdinando Toscano
Psicologo
[#2]
Utente
Buongiorno dott. Toscano,
non so se le sia arrivato il mio messaggio, probabilmente no (è la prima volta che scrivo). La ringrazio moltissimo per la risposta e ho riflettuto molto su cos'ha detto, specie sulle implicazioni etiche di certi campi di economia e finanza. Mi piacerebbe molto restare in contatto, ma non come fare, c'è un modo per scambiarsi messaggi privati qui?
non so se le sia arrivato il mio messaggio, probabilmente no (è la prima volta che scrivo). La ringrazio moltissimo per la risposta e ho riflettuto molto su cos'ha detto, specie sulle implicazioni etiche di certi campi di economia e finanza. Mi piacerebbe molto restare in contatto, ma non come fare, c'è un modo per scambiarsi messaggi privati qui?
[#3]
Gentile utente,
Bene, mi fa piacere abbia avuto modo di considerare nuovi elementi nella sua storia.
Per i contatti... Credo abbia inviato un feedback, di cui peraltro la ringrazio, con un commento che si è limitato a una parte di frase che le impostazioni della piattaforma non hanno nemmeno fatta registrare per intero.
Può rispondere naturalmente qui se ritiene di voler aggiungere domande o richieste rispetto a questo particolare quesito.
Se vuole invece scrivermi privatamente, ora o in futuro, cosa che mi può solo fare piacere, può inviarmi un messaggio privato cliccando sull'apposita funzione nella pagina del mio profilo, cui accede cliccando sul mio nome.
Può inoltre googlarmi (basta il mio nome e cognome) e vedrà che non sarà difficile trovare il mio indirizzo email o altro riferimento ;).
Intanto un caro saluto
Bene, mi fa piacere abbia avuto modo di considerare nuovi elementi nella sua storia.
Per i contatti... Credo abbia inviato un feedback, di cui peraltro la ringrazio, con un commento che si è limitato a una parte di frase che le impostazioni della piattaforma non hanno nemmeno fatta registrare per intero.
Può rispondere naturalmente qui se ritiene di voler aggiungere domande o richieste rispetto a questo particolare quesito.
Se vuole invece scrivermi privatamente, ora o in futuro, cosa che mi può solo fare piacere, può inviarmi un messaggio privato cliccando sull'apposita funzione nella pagina del mio profilo, cui accede cliccando sul mio nome.
Può inoltre googlarmi (basta il mio nome e cognome) e vedrà che non sarà difficile trovare il mio indirizzo email o altro riferimento ;).
Intanto un caro saluto
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.3k visite dal 17/04/2021.
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Approfondimento su Burnout
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