Depressione, ansia, problemi relazionali

Buonasera Dottori,
sono una ragazza di 26 anni.

Da quasi 5 anni combatto con la depressione, se pur tra alti e bassi.
Ho seguito alcune terapie farmacologiche in passato, ma sempre piuttosto leggere e credo condotte in modo non corretto da parte mia, per il fatto che mi son sempre fatta seguire poco, un po' per una questione economica, un po' per un disagio mio nel rivolgermi a esperti e soprattutto nel dover esprimere questa mia esigenza all'interno della famiglia.
E sono sempre state terapie brevi, o perché mi facevano stare peggio, o perché non sembravano fare nulla, o perché dall'esterno sentivo la pressione a interrompere i farmaci il prima possibile.

Il risultato è che sono passati 5 anni e da un certo punto di vista mi sento al punto di partenza.
Molte cose sicuramente sono cambiate, con molta fatica sto procedendo con gli esami universitari (lo studio è ormai da anni una tortura, perché lo porto avanti con stampato sempre in mente "non posso farcela", anche se poi di fatto, nonostante tutto, ho sempre avuto ottimi risultati, ma questo non riesce in alcun modo a cambiare la mia opinione di me).
Vivo spesso nell'angoscia e ciò che maggiormente mi pesa sono le catene di pensieri distruttivi su me stessa, un vero e proprio odio che in passato ho anche tradotto in autolesionismo.
Quando l'angoscia torna e in particolare quando interpreto alcuni comportamenti altrui come un abbandono nei miei confronti, subito scattano pensieri di odio verso me stessa e torna il desiderio di farmi del male, anche se non l'ho più fatto.

Vivo perlopiù chiusa in casa, studio e penso, penso, penso.
Penso a quanto mi senta una fallita, perché è vero, sto portando avanti un percorso universitario ma nella convinzione che mai sarò adatta a nessun tipo di lavoro.
Vivo con estrema ansia le relazioni sociali e tendo ad evitarle tutte le volte che mi è possibile.
Mi sento sempre di troppo e provo molto disagio con gli altri.

L'ansia che cerco di trattenere dentro di me mi induce ad assumere posture scorrette e a non respirare correttamente, cosa che mi ha procurato molti fastidi alla schiena, allo stomaco, al diaframma.

In tutto questo si aggiunge la mia omosessualità, mai vissuta e se mi interrogo a fondo mai accettata, nascosta tutt'ora alla famiglia e rivelata a poche persone, verso le quali (a eccezione di una, il mio unico vero punto di riferimento) ho sviluppato una forma di fastidio, proprio in relazione all'aver parlato di me.
Se prima mi apro con una persona, poi mi richiudo e vorrei non essermi mai aperta.

Non ho mai avuto relazioni e questo ultimamente mi pesa, è motivo di ulteriore vergogna e mancanza di autostima.
La mia sessualità è un tema che sento essere molto importante ma che continuo a non affrontare.

Vivo nella mia testa, nei miei pensieri, e il mondo e gli altri mi sembrano sempre più lontani, e io mi sento sempre più inadatta alla vita.

Non saprei da dove cominciare per cercare una serenità, non mi sembra neanche più possibile...
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
lei elenca una serie di seri disturbi psicologici qui su Medicitalia e si rivolge, correttamente, al settore Psicologia. Dunque conosce la natura dei suoi disturbi e sa anche quali specialisti si occupano della cura. Conclude con le parole: "Non saprei da dove cominciare per cercare una serenità, non mi sembra neanche più possibile..."
Ora, queste parole sarebbero spiegabili se: 1) si stesse rivolgendo ad uno stregone chiedendogli di usare qualche magia; 2) oppure se avesse detto di aver fatto correttamente tutto il percorso di cura che in genere si associa ai disturbi che lamenta, ma senza risultati.
Cos'ha scritto, invece? Che non ha seguito correttamente nessuna cura, e questo per ragioni economiche (però Consultori, ASL e CSM sono gratuiti); "per un disagio mio nel rivolgermi a esperti" (preferisce lo stregone di cui sopra?) e infine per la ragione più triste: "soprattutto nel dover esprimere questa mia esigenza all'interno della famiglia".
In altre parole, nessuno nella sua famiglia si è accorto che lei vive nell'angoscia e nella solitudine più nere, che ha pensieri autodistruttivi e che ha proprio bisogno di essere curata, con farmaci e con psicoterapia? E lei stessa, intende non prendersi mai cura di sé stessa, forse perché, non accettando la sua omosessualità, vuol buttare via tutta la sua vita?
Immagino di sembrarle dura, ma sento che lei deve ricevere un sano scossone, nelle sue credenze irrazionali. La salute, la giovinezza, l'intelligenza, la capacità di amare sono beni preziosi: perché li vuole ignorare? Non pensa che uno psicologo del Consultorio o delle ASL può guidarla a recuperare fiducia in sé stessa e nel suo diritto alla felicità e al benessere?
Si faccia prescrivere dal suo medico di famiglia dei colloqui; al più le costeranno il prezzo del ticket. E ci tenga al corrente. Vedrà che non c'è niente di meglio che accettare e amare sé stessa.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
La ringrazio dottoressa. Certo, lei ha ragione, le vie ci sono e lei me le ha mostrate.
Sono io che non riesco a passare dal teorico al pratico, e agire.

Grazie ancora,
C.
[#3]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Spero che lei trovi la forza di passare all'azione, cara utente.
Le sue parole mi hanno fatto pensare a due recenti modelli psicoterapeutici che la inviterei a cercare in rete: lo ACT (Acceptance and Commitment Therapy) e la Compassion Focused Therapy; guardi il sito della Compassionate Mind Italia.
Ancora auguri.
[#4]
Utente
Utente
Lo farò certamente.
Grazie tante,
C.
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