Bulimia di compagna come approcciarsi
Buonasera, scrivo per avere dei consigli su come approcciarsi per risolvere un problema di disturbo alimentare della mia compagna.
Premetto che la mia compagna ha avuto un infanzia non proprio idilliaca, genitori non sempre presenti che poi si sono separati, famiglia piena di situazioni problematiche che non sto qui ad elencare.
Tutto questo presumo abbiano portato a dei problemi di bulimia in fase adolescenziale che sono durati per anni e che io purtroppo, essendo giovane a quei tempi, non mi sono accorto al momento opportuno.
Tutto sembrava risolto (però senza un percorso di guarigione con uno specialista) una volta che è nato il nostro primo figlio e poi ancora di più con la nascita del secondo.
Il non essermene accorto mi ha ferito molto, perché probabilmente potevo fare di più al tempo e mi sono rivissuto nella mia mente tutte le situazioni del tempo, ho in mente tutte le situazioni che all'epoca non mi facevano notare niente ma che oggi capisco che erano campanelli di allarme.
Per questo adesso, sono riuscito a percepire da un pò di tempo che qualcosa non va cogliendo diverse situazioni ambigue.
Non mi dilungo sulle dinamiche ma ho la certezza che purtroppo questa maledetta malattia sia tornata, o forse in realtà non era mai andata via.
Ho provato a parlarne con lei molto delicatamente dicendogli che sono preoccupato ma lei ringraziandomi per la preoccupazione nei suoi confronti mi ha trovato mille scuse sui fatti che gli ho detto negando il problema.
Mi ha detto anche che è molto orgogliosa del fatto di essere riuscita a sconfiggere questa malattia da sola e che lei in questo momento vive una vita serena.
Purtroppo però non è cosi e io ne ho la certezza per varie situazioni che ho visto.
Penso sia arrivato il momento di chiedere aiuto ad uno specialista che la segua in un percorso, il problema è che non so come fare ad aiutarla e a parlarci dal momento che lei nega completamente il problema.
Vorrei sapere da voi specialisti pareri.
Grazie mille
Premetto che la mia compagna ha avuto un infanzia non proprio idilliaca, genitori non sempre presenti che poi si sono separati, famiglia piena di situazioni problematiche che non sto qui ad elencare.
Tutto questo presumo abbiano portato a dei problemi di bulimia in fase adolescenziale che sono durati per anni e che io purtroppo, essendo giovane a quei tempi, non mi sono accorto al momento opportuno.
Tutto sembrava risolto (però senza un percorso di guarigione con uno specialista) una volta che è nato il nostro primo figlio e poi ancora di più con la nascita del secondo.
Il non essermene accorto mi ha ferito molto, perché probabilmente potevo fare di più al tempo e mi sono rivissuto nella mia mente tutte le situazioni del tempo, ho in mente tutte le situazioni che all'epoca non mi facevano notare niente ma che oggi capisco che erano campanelli di allarme.
Per questo adesso, sono riuscito a percepire da un pò di tempo che qualcosa non va cogliendo diverse situazioni ambigue.
Non mi dilungo sulle dinamiche ma ho la certezza che purtroppo questa maledetta malattia sia tornata, o forse in realtà non era mai andata via.
Ho provato a parlarne con lei molto delicatamente dicendogli che sono preoccupato ma lei ringraziandomi per la preoccupazione nei suoi confronti mi ha trovato mille scuse sui fatti che gli ho detto negando il problema.
Mi ha detto anche che è molto orgogliosa del fatto di essere riuscita a sconfiggere questa malattia da sola e che lei in questo momento vive una vita serena.
Purtroppo però non è cosi e io ne ho la certezza per varie situazioni che ho visto.
Penso sia arrivato il momento di chiedere aiuto ad uno specialista che la segua in un percorso, il problema è che non so come fare ad aiutarla e a parlarci dal momento che lei nega completamente il problema.
Vorrei sapere da voi specialisti pareri.
Grazie mille
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Se la sua compagna nega il problema, si pone una difficoltà aggiuntiva oltre all'eventuale malattia (anche se una valutazione diagnostica specialistica non è ancora stata fatta, a quanto capisco), ovvero il non avere ancora maturato la convinzione di aver bisogno di aiuto.
Quindi il massimo che si può fare in questa fase è: 1) cercare di farle capire che i suoi comportamenti stanno avendo riflessi negativi sulla vostra relazione, e che una terza persona professionalmente preparata potrebbe fornire aiuto; anche perché non è detto che sia necessaria una terapia: potrebbe bastare una consulenza psicologica, magari di coppia. 2) Rivolgersi lei stesso a un terapeuta o uno psicologo per esporre dettagliatamente il caso e farsi suggerire una linea d'azione da tenere.
Quindi il massimo che si può fare in questa fase è: 1) cercare di farle capire che i suoi comportamenti stanno avendo riflessi negativi sulla vostra relazione, e che una terza persona professionalmente preparata potrebbe fornire aiuto; anche perché non è detto che sia necessaria una terapia: potrebbe bastare una consulenza psicologica, magari di coppia. 2) Rivolgersi lei stesso a un terapeuta o uno psicologo per esporre dettagliatamente il caso e farsi suggerire una linea d'azione da tenere.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Grazie mille dottore per la risposta.
Leggendo ed informandomi in giro la cosa che mi sembra di capire è che la situazione maggiormente efficace alla risoluzione di questi problemi è che la cura debba essere fatta da un team di esperti multidisciplinari (psicologo/psicoterapetua, psichiatra e nutrizionista) ovviamente in base al loro proprio ambito e in base al livello della malattia. Lei crede che non importa una situazione cosi strutturata visto che mi dice che forse basterebbe una consulenza psicologica ?
Un'altra domanda, crede che sia importante una consulenza di coppia ? Se si mi può spiegare il motivo ?
Sto cercando di immagazzinare più informazioni possibili.
La ringrazio ancora tantissimo
Leggendo ed informandomi in giro la cosa che mi sembra di capire è che la situazione maggiormente efficace alla risoluzione di questi problemi è che la cura debba essere fatta da un team di esperti multidisciplinari (psicologo/psicoterapetua, psichiatra e nutrizionista) ovviamente in base al loro proprio ambito e in base al livello della malattia. Lei crede che non importa una situazione cosi strutturata visto che mi dice che forse basterebbe una consulenza psicologica ?
Un'altra domanda, crede che sia importante una consulenza di coppia ? Se si mi può spiegare il motivo ?
Sto cercando di immagazzinare più informazioni possibili.
La ringrazio ancora tantissimo
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>>> Sto cercando di immagazzinare più informazioni possibili.
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Ma non è questa la sede più adatta, da qui si può solo fornire un orientamento su come e dove andare a reperire tali informazioni.
Il team multidisciplinare, eventualmente, come ho già detto, potrà rendersi necessario solo DOPO aver ricevuto una valutazione diagnostica adeguata.
E per ottenere questo, iniziare con un consulto presso uno psicologo o uno psicoterapeuta è sufficiente.
Idem dicasi per decidere l'adeguatezza o meno di una eventuale terapia di coppia. Oltretutto la sua compagna sta negando di avere un problema. Quindi intanto può parlare lei con uno specialista, se non riesce a portarci la sua compagna.
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Ma non è questa la sede più adatta, da qui si può solo fornire un orientamento su come e dove andare a reperire tali informazioni.
Il team multidisciplinare, eventualmente, come ho già detto, potrà rendersi necessario solo DOPO aver ricevuto una valutazione diagnostica adeguata.
E per ottenere questo, iniziare con un consulto presso uno psicologo o uno psicoterapeuta è sufficiente.
Idem dicasi per decidere l'adeguatezza o meno di una eventuale terapia di coppia. Oltretutto la sua compagna sta negando di avere un problema. Quindi intanto può parlare lei con uno specialista, se non riesce a portarci la sua compagna.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 974 visite dal 04/04/2021.
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