Tradimento a una persona depressa
Salve,
sono una ragazza di 34 anni in cura per depressione da alcuni anni.
Ho paura a rimanere in casa e non avere una vita social visto che ho passato diversi anni in questa maniera: rivedermi così ingabbiata mi terrorizza.
Adesso lavoro e ho frequentato da un anno un mio coetaneo, conosciuto tramite un'app.
Dopo qualche mese lui mi aveva detto che non riusciva ad avere una storia seria ma poi ha continuato a vedermi.
Nel frattempo l'ho sempre aiutato a trovare un lavoro, gli ho dedicato tanto tempo senza mai riceverlo da parte sua.
Non ho mai sentito un grande coinvolgimento da parte sua, io cercavo di mettere da parte la mia diffidenza ma avevo il sentore che continuasse ad utilizzare l'app per fare nuove conoscenze femminili.
Da mesi gli avevo chiesto di eliminare l'app perché mi dava fastidio, lui mi tranquillizzava che non la utilizzava più e che quando avrebbe avuto tempo la avrebbe eliminata definitivamente.
Dopo un anno, mi metto io a contattarlo con un profilo falso, per poi rivelarmi subito.
Ecco che elimina Tinder e ammette di avere sentito qualche ragazza durante la frequentazione con me.
A me non va più bene questa storia, gli dico che mi fa schifo tutto questo... e l'unica sua risposta è "addirittura".
Nella mia mente c'è una lotta (a parte il sentirmi sfigata di essere sempre tradita): ma sono esagerata?
Non l'ho mai sentito coinvolto, non ha nemmeno provato a convincermi a ritornare sui miei passi.
E' sparito.
Questa situazione mi ha buttata giù, ho paura a parlarne al mio medico curante perché non vorrei assumere altri farmaci.
Potreste darmi un parere su questa situazione?
Cosa devo fare?
Grazie
sono una ragazza di 34 anni in cura per depressione da alcuni anni.
Ho paura a rimanere in casa e non avere una vita social visto che ho passato diversi anni in questa maniera: rivedermi così ingabbiata mi terrorizza.
Adesso lavoro e ho frequentato da un anno un mio coetaneo, conosciuto tramite un'app.
Dopo qualche mese lui mi aveva detto che non riusciva ad avere una storia seria ma poi ha continuato a vedermi.
Nel frattempo l'ho sempre aiutato a trovare un lavoro, gli ho dedicato tanto tempo senza mai riceverlo da parte sua.
Non ho mai sentito un grande coinvolgimento da parte sua, io cercavo di mettere da parte la mia diffidenza ma avevo il sentore che continuasse ad utilizzare l'app per fare nuove conoscenze femminili.
Da mesi gli avevo chiesto di eliminare l'app perché mi dava fastidio, lui mi tranquillizzava che non la utilizzava più e che quando avrebbe avuto tempo la avrebbe eliminata definitivamente.
Dopo un anno, mi metto io a contattarlo con un profilo falso, per poi rivelarmi subito.
Ecco che elimina Tinder e ammette di avere sentito qualche ragazza durante la frequentazione con me.
A me non va più bene questa storia, gli dico che mi fa schifo tutto questo... e l'unica sua risposta è "addirittura".
Nella mia mente c'è una lotta (a parte il sentirmi sfigata di essere sempre tradita): ma sono esagerata?
Non l'ho mai sentito coinvolto, non ha nemmeno provato a convincermi a ritornare sui miei passi.
E' sparito.
Questa situazione mi ha buttata giù, ho paura a parlarne al mio medico curante perché non vorrei assumere altri farmaci.
Potreste darmi un parere su questa situazione?
Cosa devo fare?
Grazie
[#1]
Gentile utente,
lei ci fa due domande: "Potreste darmi un parere su questa situazione? Cosa devo fare?". Provo a rispondere, premettendo che il comportamento umano si può riassumere nello schema scopi-credenze-emozioni. Si tratta dello schema base con il quale guidiamo le nostre azioni e interpretiamo quelle degli altri.
Vediamolo nel dettaglio:
1) qualunque cosa facciamo, la facciamo con uno scopo;
2) scegliamo quel determinato scopo e lo perseguiamo con quei determinati metodi perché abbiamo delle specifiche idee (credenze) su come funziona la realtà;
3) alla scelta dello scopo, ai passi per raggiungerlo, al successo o all'insuccesso che conseguono a quei passi, si associano certi stati d'animo: ansia o paura, gioia o tristezza, rabbia, etc. Queste emozioni ci segnalano se lo scopo era davvero desiderabile, se era raggiungibile, se i mezzi impiegati erano giusti.
Tutto questo è elementare, ma gli esseri umani riescono a stravolgerlo facendosi del male, complice il linguaggio e una serie di spinte sociali che variano con la moda e ci impediscono il contatto coi nostri bisogni e desideri reali.
Vediamo il suo racconto. Lei è una donna (non una ragazza, le parole hanno il loro valore) in cura per depressione da anni. Ma la cura sta funzionando? Cosa dice il suo curante di questo perdurare della malattia?
Tramite un'app di incontri conosce un uomo che presto dichiara di non riuscire ad avere una storia seria. Evidentemente nemmeno riusciva a trovarsi un lavoro, se a 34 anni lo aiuta lei a farlo, dedicandogli il suo tempo.
Qui dovremmo chiederci, visto che sembra delusa che questa offerta del suo tempo non sia stata ricambiata: perché l'ha fatto? Quale scopo aveva?
Aggiunge: "non ho mai sentito un grande coinvolgimento da parte sua".
Lei invece era molto coinvolta? Non sembrerebbe, perché parla di "diffidenza". Era la giusta cautela prima di impegnare il suo affetto, o altro?
Ma ecco che, avendo conosciuto quest'uomo tramite un'app di incontri, lei decide che lui non deve più usare quell'app, e glielo impone. Lui risponde, mentendo, di non usarla più, e lei gli tende un tranello, scoprendo la menzogna di lui, ma anche il carattere impositivo, autoritario e subdolo di lei stessa.
Per parte sua, quest'uomo a lei aveva chiesto di non usare più l'app? Le aveva teso tranelli per scoprire se la usava ancora? Le aveva fatto e richiesto promesse d'amore? Avevate instaurato tra voi una relazione con regole definite, fedeltà inclusa? Se così non è, in che senso lei si sente "sfigata di essere sempre tradita", se tra voi non c'era una relazione, ma solo incontri occasionali?
Infatti, lui accetta subito la sua richiesta di non vedervi più: "Non l'ho mai sentito coinvolto, non ha nemmeno provato a convincermi a ritornare sui miei passi. E' sparito".
Gentile utente, se lei si è creata nella fantasia un rapporto d'amore mai dichiarato, e questo nonostante i numerosi, chiari segnali di non coinvolgimento di lui che cita nel suo scritto; se ha imposto, con una indebita violenza morale, ad un uomo che non era nemmeno il suo fidanzato, di non accedere a certe app; se infine lei stessa non è per nulla affezionata -e figuriamoci innamorata!- di questa persona, per quale ragione si aspettava obbedienza al suo diktat? Ma soprattutto, cosa pensava di ricavarne?
Pensa che un uomo, se accetta da una donna con cui non ha alcun impegno, la proibizione di conoscere altre donne, diventerà per questo un innamorato affezionato e coinvolto? Era questo il suo scopo, quando ha voluto scoprire se lui obbediva ai suoi ordini?
Lei conclude il racconto di una vicenda che non dubito sia stata dolorosa, ma anche, ne convenga, condotta senza correlare i mezzi ai fini, con l'osservazione:
"Questa situazione mi ha buttata giù, ho paura a parlarne al mio medico curante perché non vorrei assumere altri farmaci".
Ma lei vuol raccontare ad un medico che non sa condurre a buon fine una relazione? E pensa che al fallimento di questa relazione, la soluzione possa essere l'incremento dei farmaci antidepressivi?
Non starà usando, come sembrerebbe anche dal titolo della sua richiesta, la malattia come strumento di dominio?
A me sembrerebbe opportuno per lei accedere ad una seria psicoterapia.
Auguri, e se crede, ci aggiorni.
lei ci fa due domande: "Potreste darmi un parere su questa situazione? Cosa devo fare?". Provo a rispondere, premettendo che il comportamento umano si può riassumere nello schema scopi-credenze-emozioni. Si tratta dello schema base con il quale guidiamo le nostre azioni e interpretiamo quelle degli altri.
Vediamolo nel dettaglio:
1) qualunque cosa facciamo, la facciamo con uno scopo;
2) scegliamo quel determinato scopo e lo perseguiamo con quei determinati metodi perché abbiamo delle specifiche idee (credenze) su come funziona la realtà;
3) alla scelta dello scopo, ai passi per raggiungerlo, al successo o all'insuccesso che conseguono a quei passi, si associano certi stati d'animo: ansia o paura, gioia o tristezza, rabbia, etc. Queste emozioni ci segnalano se lo scopo era davvero desiderabile, se era raggiungibile, se i mezzi impiegati erano giusti.
Tutto questo è elementare, ma gli esseri umani riescono a stravolgerlo facendosi del male, complice il linguaggio e una serie di spinte sociali che variano con la moda e ci impediscono il contatto coi nostri bisogni e desideri reali.
Vediamo il suo racconto. Lei è una donna (non una ragazza, le parole hanno il loro valore) in cura per depressione da anni. Ma la cura sta funzionando? Cosa dice il suo curante di questo perdurare della malattia?
Tramite un'app di incontri conosce un uomo che presto dichiara di non riuscire ad avere una storia seria. Evidentemente nemmeno riusciva a trovarsi un lavoro, se a 34 anni lo aiuta lei a farlo, dedicandogli il suo tempo.
Qui dovremmo chiederci, visto che sembra delusa che questa offerta del suo tempo non sia stata ricambiata: perché l'ha fatto? Quale scopo aveva?
Aggiunge: "non ho mai sentito un grande coinvolgimento da parte sua".
Lei invece era molto coinvolta? Non sembrerebbe, perché parla di "diffidenza". Era la giusta cautela prima di impegnare il suo affetto, o altro?
Ma ecco che, avendo conosciuto quest'uomo tramite un'app di incontri, lei decide che lui non deve più usare quell'app, e glielo impone. Lui risponde, mentendo, di non usarla più, e lei gli tende un tranello, scoprendo la menzogna di lui, ma anche il carattere impositivo, autoritario e subdolo di lei stessa.
Per parte sua, quest'uomo a lei aveva chiesto di non usare più l'app? Le aveva teso tranelli per scoprire se la usava ancora? Le aveva fatto e richiesto promesse d'amore? Avevate instaurato tra voi una relazione con regole definite, fedeltà inclusa? Se così non è, in che senso lei si sente "sfigata di essere sempre tradita", se tra voi non c'era una relazione, ma solo incontri occasionali?
Infatti, lui accetta subito la sua richiesta di non vedervi più: "Non l'ho mai sentito coinvolto, non ha nemmeno provato a convincermi a ritornare sui miei passi. E' sparito".
Gentile utente, se lei si è creata nella fantasia un rapporto d'amore mai dichiarato, e questo nonostante i numerosi, chiari segnali di non coinvolgimento di lui che cita nel suo scritto; se ha imposto, con una indebita violenza morale, ad un uomo che non era nemmeno il suo fidanzato, di non accedere a certe app; se infine lei stessa non è per nulla affezionata -e figuriamoci innamorata!- di questa persona, per quale ragione si aspettava obbedienza al suo diktat? Ma soprattutto, cosa pensava di ricavarne?
Pensa che un uomo, se accetta da una donna con cui non ha alcun impegno, la proibizione di conoscere altre donne, diventerà per questo un innamorato affezionato e coinvolto? Era questo il suo scopo, quando ha voluto scoprire se lui obbediva ai suoi ordini?
Lei conclude il racconto di una vicenda che non dubito sia stata dolorosa, ma anche, ne convenga, condotta senza correlare i mezzi ai fini, con l'osservazione:
"Questa situazione mi ha buttata giù, ho paura a parlarne al mio medico curante perché non vorrei assumere altri farmaci".
Ma lei vuol raccontare ad un medico che non sa condurre a buon fine una relazione? E pensa che al fallimento di questa relazione, la soluzione possa essere l'incremento dei farmaci antidepressivi?
Non starà usando, come sembrerebbe anche dal titolo della sua richiesta, la malattia come strumento di dominio?
A me sembrerebbe opportuno per lei accedere ad una seria psicoterapia.
Auguri, e se crede, ci aggiorni.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.5k visite dal 01/04/2021.
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