Come gestire il rapporto con la psicoterapeuta?
Salve, tempo fa ho richiesto un consulto/consiglio su questo sito in quanto mi trovavo lontano dalla mia psicoterapeuta.
Adesso che sono ritornato a casa, ho ripreso la terapia, elencando e descrivendo più nel dettaglio i miei malesseri.
Ad un primo colloquio sembrava avesse capito, accennando in maniera indiretta ad un possibile disturbo ossessivo e ad un possibile parzialismo sessuale.
Mi sentivo meglio e speravo che avremmo cominciato un percorso atto a migliorare la mia qualità di vita, aiutandomi a gestire i vari turbamenti.
Al colloquio successivo, però, si é ricaduti nelle stesse abitudini, che io pensavo fossero dovute ad una cattiva gestione del mio tempo dalla terapeuta ma, dopo quel colloquio, ho appurato che è la mia terapeuta a gestire male il mio tempo.
Vi spiego più nel dettaglio:
anzitutto non mi lascia finire di parlare il ché non capisco come possa essere d'aiuto; poi fa continui parallelismi, spesso inutili, con la sua vita personale, paragonando il mio dolore con i suoi passati; poi, cosa che mi ha snervato parecchio in colloquio, non mi ha lasciato il tempo di riprendere l'argomento più importante, il vero motivo del mio dolore (le ossessioni e vari) perdendosi in cavilli fantasiosi e privi di senso.
Io necessito di capire, di gestire praticamente le mie ossessioni, non di addossarmi pesi ulteriori inerenti alla faide familiari che giungono accidentalmente nel mio nucleo sociale.
Ad un certo punto, ho anche pensato che stesse facendo apposta ad evitare l'argomento più importante, solo per farmi perdere la pazienza: perché non ci posso pensare che sia così incapace.
Ma il vero problema é: cosa faccio?
La cambio?
Ma con chi?
Non ho abbastanza soldi per averne una privata e nel settore pubblico ho paura di trovare una persona ancor più deabiltante e disinteressata, oltre al fatto che dovrei ricominciare tutto da capo.
Oppure potrei farglielo notare, ma ho quasi il timore di farlo.
Non mi va di criticare apertamente il suo lavoro.
Non mi va di ergermi a tal punto.
Ho paura quasi di offenderla.
Non so cosa fare.
Io ho bisogno di un percorso, di un progetto, di strategie funzionali.
Non ho bisogno di un'amica con cui fare chiacchiere da bar, altrimenti chiamerei le mie e non andrei di certo all'ospedale.
Spero che qualcuno di voi mi illumini perché mi stressa parecchio questa situazione.
Saluti e voi e grazie.
Adesso che sono ritornato a casa, ho ripreso la terapia, elencando e descrivendo più nel dettaglio i miei malesseri.
Ad un primo colloquio sembrava avesse capito, accennando in maniera indiretta ad un possibile disturbo ossessivo e ad un possibile parzialismo sessuale.
Mi sentivo meglio e speravo che avremmo cominciato un percorso atto a migliorare la mia qualità di vita, aiutandomi a gestire i vari turbamenti.
Al colloquio successivo, però, si é ricaduti nelle stesse abitudini, che io pensavo fossero dovute ad una cattiva gestione del mio tempo dalla terapeuta ma, dopo quel colloquio, ho appurato che è la mia terapeuta a gestire male il mio tempo.
Vi spiego più nel dettaglio:
anzitutto non mi lascia finire di parlare il ché non capisco come possa essere d'aiuto; poi fa continui parallelismi, spesso inutili, con la sua vita personale, paragonando il mio dolore con i suoi passati; poi, cosa che mi ha snervato parecchio in colloquio, non mi ha lasciato il tempo di riprendere l'argomento più importante, il vero motivo del mio dolore (le ossessioni e vari) perdendosi in cavilli fantasiosi e privi di senso.
Io necessito di capire, di gestire praticamente le mie ossessioni, non di addossarmi pesi ulteriori inerenti alla faide familiari che giungono accidentalmente nel mio nucleo sociale.
Ad un certo punto, ho anche pensato che stesse facendo apposta ad evitare l'argomento più importante, solo per farmi perdere la pazienza: perché non ci posso pensare che sia così incapace.
Ma il vero problema é: cosa faccio?
La cambio?
Ma con chi?
Non ho abbastanza soldi per averne una privata e nel settore pubblico ho paura di trovare una persona ancor più deabiltante e disinteressata, oltre al fatto che dovrei ricominciare tutto da capo.
Oppure potrei farglielo notare, ma ho quasi il timore di farlo.
Non mi va di criticare apertamente il suo lavoro.
Non mi va di ergermi a tal punto.
Ho paura quasi di offenderla.
Non so cosa fare.
Io ho bisogno di un percorso, di un progetto, di strategie funzionali.
Non ho bisogno di un'amica con cui fare chiacchiere da bar, altrimenti chiamerei le mie e non andrei di certo all'ospedale.
Spero che qualcuno di voi mi illumini perché mi stressa parecchio questa situazione.
Saluti e voi e grazie.
[#1]
Gentile utente,
Lei dichiara che
".. ho bisogno di un percorso, di un progetto, di strategie funzionali.".
Bene.
Legittimo obiettivo di una psicoterapia.
Solamente che deve esplicitarlo alla Terapeuta: le aspettative del paziente sono una realtà con cui il/la Terapeuta deve confrontarsi, per valutare se sono realistiche, possibili, condivisibili.
Tutto il resto delle Sue osservazioni critiche può far parte del metodo:
1. "..non mi lascia finire di parlare.." Esistono pazienti prolissi che fanno *Il giro del mondo in..* 50 minuti (Phileas Fogg in 80 giorni) senza alcun costrutto terapeutico. Fermarli è indispensabile: la regia è del Terapeuta.
2. ".. parallellismi personaii ..", pillole di autobiografia del Terapeuta sono previste da alcuni approcci.
3. "..non mi ha lasciato il tempo di riprendere , .. perdendosi in cavilli fantasiosi e privi di senso." E' la terapeuta che decide cosa ha un senso e cosa no,
cose per Lei "fantasiose" possono essere basilari per noi; altrimenti sarebbe un soliloquio del paziente, che in seduta decide lui/lei come condurre. Cosa che non produce certo miglioramento.
In ogni caso
se non ha fiducia cambi Terapeuta,
se non può cambiarla scenda a patti con la realtà.
Dott. Brunialti
Lei dichiara che
".. ho bisogno di un percorso, di un progetto, di strategie funzionali.".
Bene.
Legittimo obiettivo di una psicoterapia.
Solamente che deve esplicitarlo alla Terapeuta: le aspettative del paziente sono una realtà con cui il/la Terapeuta deve confrontarsi, per valutare se sono realistiche, possibili, condivisibili.
Tutto il resto delle Sue osservazioni critiche può far parte del metodo:
1. "..non mi lascia finire di parlare.." Esistono pazienti prolissi che fanno *Il giro del mondo in..* 50 minuti (Phileas Fogg in 80 giorni) senza alcun costrutto terapeutico. Fermarli è indispensabile: la regia è del Terapeuta.
2. ".. parallellismi personaii ..", pillole di autobiografia del Terapeuta sono previste da alcuni approcci.
3. "..non mi ha lasciato il tempo di riprendere , .. perdendosi in cavilli fantasiosi e privi di senso." E' la terapeuta che decide cosa ha un senso e cosa no,
cose per Lei "fantasiose" possono essere basilari per noi; altrimenti sarebbe un soliloquio del paziente, che in seduta decide lui/lei come condurre. Cosa che non produce certo miglioramento.
In ogni caso
se non ha fiducia cambi Terapeuta,
se non può cambiarla scenda a patti con la realtà.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
esplicitare le mie aspettative penso sia qualcosa che non é mai avvenuto. Forse aspetta che lo faccia. Lei spesso sottolinea come io sia sempre "a modo e gentile".
Forse vuole vedermi più autentico...
In ogni caso, credo sia il caso di prendere coraggio e parlarne apertamente con lei, anche per capire meglio il tipo di terapia che sto affrontando, perché, al momento, fatico a vederne l'identità.
La ringrazio per la sua schiettezza.
esplicitare le mie aspettative penso sia qualcosa che non é mai avvenuto. Forse aspetta che lo faccia. Lei spesso sottolinea come io sia sempre "a modo e gentile".
Forse vuole vedermi più autentico...
In ogni caso, credo sia il caso di prendere coraggio e parlarne apertamente con lei, anche per capire meglio il tipo di terapia che sto affrontando, perché, al momento, fatico a vederne l'identità.
La ringrazio per la sua schiettezza.
[#3]
Sì, la schiettezza è una mia cifra caratteristica,
è quella che in terapia by-passa la necessità di essere "sempre a modo e gentile",
preferendo la possibilità di essere .. quello che Lei chiama "autentici".
Saluti cordiali.
dott. Brunialti
è quella che in terapia by-passa la necessità di essere "sempre a modo e gentile",
preferendo la possibilità di essere .. quello che Lei chiama "autentici".
Saluti cordiali.
dott. Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 932 visite dal 31/03/2021.
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