Una gran paura perchè i "sintomi", comprese le caratteristiche dell'infanzia vissuta, sembrano la
Gentili Dottori,
Sono una donna di 30 anni, sposata da 3 anni dopo 8 anni di fidanzamento.
Purtroppo 1 anno e mezzo fa mio marito è caduto in depressione. Prima è stato aiutato con farmaci e tutt'ora segue una terapia.
Tutto questo mi ha gettato in uno stato di grande sconforto perchè vivo in apprensione per le sue continue ricadute.
Credevo di poter reggere da sola, ma mi rendo conto che ho raggiunto uno stato di oppressione che non sono più in grado di sopportare.
Mi sembra di vivere accanto ad un estraneo, in completa solitudine. Io ho pochi amici, che si confidano molto facilmente con me, ma con i quali io non riesco a parlare, per cui nessuno sa nulla di questa mia situazione.
Soltanto i nostri rispettivi familiari ne sono al corrente, ma purtroppo non sono d'aiuto.
Con mio padre ho un pessimo rapporto e in mia madre non riesco a trovare un sostegno poichè mi sento quasi ridicola a chiederlo. Tra noi, infatti, c'è sempre stato un rapporto sereno, ma non certo equilibrato, perchè praticamente
io sono sempre stata il sostegno per lei (ha sofferto di esaurimento nervoso) e non il contrario, come forse sarebbe logico.
Della famiglia di mio marito non se ne parla, loro danno la colpa a me, ritenendo che io mi sia occupata poco di lui, che lo abbia trascurato... sono arrivati persino a dirmi che dovrei lasciare il mio lavoro per stargli accanto. Mio cognato è propositivo, vorrebbe essere d'aiuto ma continua ad esigere da me le indicazioni su "come comportarsi", il fatto è che io non ho la più pallida idea di come ci si debba comportare.
In questo contesto io sento di aver perso me stessa. Ho sempre avuto molti hobby che riempivano le mie giornate, ora invece non riesco più a dedicarmici.
Non mi manca il tempo, il problema è che se mi dedico ad essi, mi sento immediatamente in colpa perchè accanto a me c'è una persona che sta male e io penso "a divertirmi", questa sensazione è ancora più forte quando mio marito è in casa, tanto che non riesco a stare tranquilla se siamo in due stanze diverse.
Ho deciso di scriverVi dopo aver letto alcuni articoli sulla dipendenza affettiva, che mi hanno messo una gran paura perchè i "sintomi", comprese le caratteristiche dell'infanzia vissuta, sembrano la descrizione spiccicata del mio stato d'animo.
L'unica differenza è che mio marito ha iniziato a stare male un anno e mezzo fa: prima era una persona serena e tranquilla, ora la sua pacatezza rasenta l'indifferenza.
Sono spaventata e vorrei sapere innanzitutto se ciò che ho letto è attendibile, e quindi se ho bisogno d'aiuto.
Già da un po' avevo considerato di rivolgermi ad uno psicologo, ma mio marito non è d'accordo, dice che non c'è bisogno di un'altra persona in famiglia che stia male. Ho pensato anche di andare di nascosto, cosa che potrei fare, ma mi vergogno e temo di essere derisa, perchè il mio malessere non è così grave e io mi lamento troppo.
Vi ringrazio infinitamente per l'attenzione.
Sono una donna di 30 anni, sposata da 3 anni dopo 8 anni di fidanzamento.
Purtroppo 1 anno e mezzo fa mio marito è caduto in depressione. Prima è stato aiutato con farmaci e tutt'ora segue una terapia.
Tutto questo mi ha gettato in uno stato di grande sconforto perchè vivo in apprensione per le sue continue ricadute.
Credevo di poter reggere da sola, ma mi rendo conto che ho raggiunto uno stato di oppressione che non sono più in grado di sopportare.
Mi sembra di vivere accanto ad un estraneo, in completa solitudine. Io ho pochi amici, che si confidano molto facilmente con me, ma con i quali io non riesco a parlare, per cui nessuno sa nulla di questa mia situazione.
Soltanto i nostri rispettivi familiari ne sono al corrente, ma purtroppo non sono d'aiuto.
Con mio padre ho un pessimo rapporto e in mia madre non riesco a trovare un sostegno poichè mi sento quasi ridicola a chiederlo. Tra noi, infatti, c'è sempre stato un rapporto sereno, ma non certo equilibrato, perchè praticamente
io sono sempre stata il sostegno per lei (ha sofferto di esaurimento nervoso) e non il contrario, come forse sarebbe logico.
Della famiglia di mio marito non se ne parla, loro danno la colpa a me, ritenendo che io mi sia occupata poco di lui, che lo abbia trascurato... sono arrivati persino a dirmi che dovrei lasciare il mio lavoro per stargli accanto. Mio cognato è propositivo, vorrebbe essere d'aiuto ma continua ad esigere da me le indicazioni su "come comportarsi", il fatto è che io non ho la più pallida idea di come ci si debba comportare.
In questo contesto io sento di aver perso me stessa. Ho sempre avuto molti hobby che riempivano le mie giornate, ora invece non riesco più a dedicarmici.
Non mi manca il tempo, il problema è che se mi dedico ad essi, mi sento immediatamente in colpa perchè accanto a me c'è una persona che sta male e io penso "a divertirmi", questa sensazione è ancora più forte quando mio marito è in casa, tanto che non riesco a stare tranquilla se siamo in due stanze diverse.
Ho deciso di scriverVi dopo aver letto alcuni articoli sulla dipendenza affettiva, che mi hanno messo una gran paura perchè i "sintomi", comprese le caratteristiche dell'infanzia vissuta, sembrano la descrizione spiccicata del mio stato d'animo.
L'unica differenza è che mio marito ha iniziato a stare male un anno e mezzo fa: prima era una persona serena e tranquilla, ora la sua pacatezza rasenta l'indifferenza.
Sono spaventata e vorrei sapere innanzitutto se ciò che ho letto è attendibile, e quindi se ho bisogno d'aiuto.
Già da un po' avevo considerato di rivolgermi ad uno psicologo, ma mio marito non è d'accordo, dice che non c'è bisogno di un'altra persona in famiglia che stia male. Ho pensato anche di andare di nascosto, cosa che potrei fare, ma mi vergogno e temo di essere derisa, perchè il mio malessere non è così grave e io mi lamento troppo.
Vi ringrazio infinitamente per l'attenzione.
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(..)Già da un po' avevo considerato di rivolgermi ad uno psicologo, ma mio marito non è d'accordo, dice che non c'è bisogno di un'altra persona in famiglia che stia male(..)
Gentile signora non è il rivolgersi allo psicologo o meno che conferma il malessere di una persona. Sarabbe come dire di fronte ad un problema al fegato non andare dall'epatologo così eviti di stare male al fegato.
Nè deve vergognarsi di sentirne l'esigenza, non esiste una scala di malessere che evidenzi la gravità o meno di un disturbo per chiedere aiuto. E' il vissuto soggettivo di malessere il primo parametro importante e sembra che lei, con ciò che scrive, ne senta il bisogno. Si rivolga pure ad uno psicoterapeuta, questo le servirà per affrontare meglio la sua situazione famigliare anche se, personalmente, le consiglierei anche un intervento di coppia. Questo servirebbe ad entrambi per meglio gestire la depressione di suo marito.
cordialmente
Gentile signora non è il rivolgersi allo psicologo o meno che conferma il malessere di una persona. Sarabbe come dire di fronte ad un problema al fegato non andare dall'epatologo così eviti di stare male al fegato.
Nè deve vergognarsi di sentirne l'esigenza, non esiste una scala di malessere che evidenzi la gravità o meno di un disturbo per chiedere aiuto. E' il vissuto soggettivo di malessere il primo parametro importante e sembra che lei, con ciò che scrive, ne senta il bisogno. Si rivolga pure ad uno psicoterapeuta, questo le servirà per affrontare meglio la sua situazione famigliare anche se, personalmente, le consiglierei anche un intervento di coppia. Questo servirebbe ad entrambi per meglio gestire la depressione di suo marito.
cordialmente
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Gentile Signora,
Mi chiedo: teme di essere derisa da chi?
Non sono certo gli altri a poter decidere se il suo malessere è grave o meno grave, l’unica persona che lo può sapere è lei stessa. Se sente di avere delle grande difficoltà, vuol dire che ci sono per lei. Non sottovalutare quello che sente lei stessa. Vivere con una persona che soffre di depressione è molto difficile, specie all’interno di una relazione d’amore. Un altro aspetto da non sottovalutare è il fatto che si sente sola in questa vicenda. Lei dà molto agli altri, spesso senza avere la possibilità di condividere a sua volta alcune cose con loro.
In base a quello che ha scritto, credo che l’idea di contattare uno psicologo-psicoterapeuta sia certamente valida, magari anche per qualche colloquio preliminare per decidere poi cosa fare.
Cordiali saluti,
Dott. Olivier Carlassara
Mi chiedo: teme di essere derisa da chi?
Non sono certo gli altri a poter decidere se il suo malessere è grave o meno grave, l’unica persona che lo può sapere è lei stessa. Se sente di avere delle grande difficoltà, vuol dire che ci sono per lei. Non sottovalutare quello che sente lei stessa. Vivere con una persona che soffre di depressione è molto difficile, specie all’interno di una relazione d’amore. Un altro aspetto da non sottovalutare è il fatto che si sente sola in questa vicenda. Lei dà molto agli altri, spesso senza avere la possibilità di condividere a sua volta alcune cose con loro.
In base a quello che ha scritto, credo che l’idea di contattare uno psicologo-psicoterapeuta sia certamente valida, magari anche per qualche colloquio preliminare per decidere poi cosa fare.
Cordiali saluti,
Dott. Olivier Carlassara
Dr. Olivier Carlassara
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.3k visite dal 05/05/2009.
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