Il senso della vita - delusioni continue
Gentili dottori.
Vi pongo questo quesito che mi rende svuotato di ogni stimolo.
Dopo aver conseguito brillantemente la laurea in ingegneria abbastanza giovane, mi fu proposta la strada del dottorato di ricerca che accettai con felicità.
Purtroppo, per una serie di circostanze, non riuscii a entrare in università, conseguendo comunque il titolo di dottore di ricerca.
Questa circostanza mi rese parecchio infelice perché ci tenevo moltissimo.
Ero comunque ancora giovane (29 anni) e con molti sforzi provai dei concorsi pubblici e ne superai diversi di cui uno in un ente locale all'epoca abbastanza prestigioso (parliamo di 13 anni fa, ora non lo è più).
All'epoca, oltre ad essere uno dei funzionari più giovani ero anche uno dei più titolati (e lo sono ancora) perché negli anni non mi sono mai sottratto ad ogni tipo di incombenza ed ho affiancato anche contratti di docenza universitaria, data la stima dell'università nei miei confronti.
Di contro in ufficio, per il modo di lavorare (non scendo a compromessi con la ditta di turno), mi sono attratto le antipatie di imprenditori potenti, nonché di colleghi, dirigenti e politici influenti collegati a questi imprenditori (per non usare altri termini), per cui quando si è trattato di dare promozioni interne, i miei titoli e la mia professionalità dimostrata negli anni è stata letteralmente calpestata, a vantaggio di altri, facendomi soffrire.
Chiedo il trasferimento in un altro ente e mi viene concesso solamente per un anno e mezzo.
Torno nel mio ente, ma il peggio doveva ancora venire: recentemente viene indetto un concorso per una posizione apicale a tempo determinato (stipendio 5000 euro/mese) ovviamente partecipo anche io forte del mio cv (fra gli interni avevo il cv migliore, avendo anche io vinto per un anno un bando simile in un altro ente per cui sono stato in aspettativa dal mio).
Il risultato?
La selezione la vince uno che: ha sempre imbrogliato (non mi dilungo su cosa, ma ho svariate prove), si è dimostrato sempre arrogante con i colleghi, sparlava ai loro danni (me compreso), si preso una laurea telematica, non ha un dottorato di ricerca, non rispettava i tempi delle procedure, è sotto procedimento disciplinare, non ha mai insegnato all'università e chi più ne ha più ne metta!
Sono letteralmente inorridito.
I valori che mi hanno insegnato i miei genitori, la correttezza lavorativa, la serietà, il "pensare con la propria testa", l'onestà intellettuale, il volersi sempre aggiornare a cosa sono serviti?
A deprimermi e basta, ad essere considerato un peso, un rompiballe, uno che non "aiuta" e che non merita nulla dall'ente dove lavora da 13 anni.
Ho provato ad andarmene, ma non ci sono riuscito.
Provo concorsi da apicale pure io ma a 41 anni (sono vecchietto) senza raccomandazione dove vai?
Mi dicono che la ruota che gira per tutti, che il tempo è galantuomo, che prima o poi ce la farò anche io, ma a me queste sembrano frasi fatte.
C'è un senso in tutto questo?
Vedo tutto nero e non ce la faccio più.
Vi pongo questo quesito che mi rende svuotato di ogni stimolo.
Dopo aver conseguito brillantemente la laurea in ingegneria abbastanza giovane, mi fu proposta la strada del dottorato di ricerca che accettai con felicità.
Purtroppo, per una serie di circostanze, non riuscii a entrare in università, conseguendo comunque il titolo di dottore di ricerca.
Questa circostanza mi rese parecchio infelice perché ci tenevo moltissimo.
Ero comunque ancora giovane (29 anni) e con molti sforzi provai dei concorsi pubblici e ne superai diversi di cui uno in un ente locale all'epoca abbastanza prestigioso (parliamo di 13 anni fa, ora non lo è più).
All'epoca, oltre ad essere uno dei funzionari più giovani ero anche uno dei più titolati (e lo sono ancora) perché negli anni non mi sono mai sottratto ad ogni tipo di incombenza ed ho affiancato anche contratti di docenza universitaria, data la stima dell'università nei miei confronti.
Di contro in ufficio, per il modo di lavorare (non scendo a compromessi con la ditta di turno), mi sono attratto le antipatie di imprenditori potenti, nonché di colleghi, dirigenti e politici influenti collegati a questi imprenditori (per non usare altri termini), per cui quando si è trattato di dare promozioni interne, i miei titoli e la mia professionalità dimostrata negli anni è stata letteralmente calpestata, a vantaggio di altri, facendomi soffrire.
Chiedo il trasferimento in un altro ente e mi viene concesso solamente per un anno e mezzo.
Torno nel mio ente, ma il peggio doveva ancora venire: recentemente viene indetto un concorso per una posizione apicale a tempo determinato (stipendio 5000 euro/mese) ovviamente partecipo anche io forte del mio cv (fra gli interni avevo il cv migliore, avendo anche io vinto per un anno un bando simile in un altro ente per cui sono stato in aspettativa dal mio).
Il risultato?
La selezione la vince uno che: ha sempre imbrogliato (non mi dilungo su cosa, ma ho svariate prove), si è dimostrato sempre arrogante con i colleghi, sparlava ai loro danni (me compreso), si preso una laurea telematica, non ha un dottorato di ricerca, non rispettava i tempi delle procedure, è sotto procedimento disciplinare, non ha mai insegnato all'università e chi più ne ha più ne metta!
Sono letteralmente inorridito.
I valori che mi hanno insegnato i miei genitori, la correttezza lavorativa, la serietà, il "pensare con la propria testa", l'onestà intellettuale, il volersi sempre aggiornare a cosa sono serviti?
A deprimermi e basta, ad essere considerato un peso, un rompiballe, uno che non "aiuta" e che non merita nulla dall'ente dove lavora da 13 anni.
Ho provato ad andarmene, ma non ci sono riuscito.
Provo concorsi da apicale pure io ma a 41 anni (sono vecchietto) senza raccomandazione dove vai?
Mi dicono che la ruota che gira per tutti, che il tempo è galantuomo, che prima o poi ce la farò anche io, ma a me queste sembrano frasi fatte.
C'è un senso in tutto questo?
Vedo tutto nero e non ce la faccio più.
[#1]
Gentile utente,
il mondo in cui viviamo è fatto di atti di giustizia e atti di ingiustizia.
Dopo 13 anni in una PA, e il suo percorso in università, dovrebbe saperlo bene. E infatti, secondo me, lo sa.
Credo che nel suo racconto, però, abbia dato molto più peso agli insuccessi e alle beghe, più che ai successi e le soddisfazioni.
Insomma, ha raccontato un po' la situazione in generale, ma ha visto il bicchiere mezzo vuoto, più che mezzo pieno...
Ci può anche stare: lei conosce i suoi sacrifici, quello che fa, quello che ritiene meriterebbe ...
Ma la vita cos'è, se non (anche) un'eterna lotta tra bene e male? Una sfida con se stessi, con gli altri... il contenitore di tante battaglie, alcune vinte, e alcune perse.
La sua delusione è certamente comprensibile.
Ma d'altro canto, cos'ha intenzione di fare?
Se prova a cambiare e a diventare anche lei un imbroglioncello... il rischio che la cosa duri poco è quasi una certezza... perché non sarebbe nei suoi panni e ciò colliderebbe con tutto ciò che ha dentro.
Chi si ferma, invece... è perduto.
Lei ha 41 anni, non 200, e per una posizione apicale non dico che sia quasi giovane ... ma anche sì, ha almeno 25 anni di lavoro davanti!!!!
A cosa e chi appigliarsi? Di sicuro alle persone oneste che incontra nel suo cammino... ci saranno anche loro, no? (se dice di no potrei non crederle, eh!)
Al fatto, inoltre, che il sistema molte persone oneste - poco alla volta - riescono a cambiarlo anche dall'interno...
Alla passione per il suo lavoro (dovrà pure piacerle almeno un po'!)
Alle possibilità che il prossimo concorso le darà... perché di certo non finisce qui....
Forse questi elementi dovrebbe considerarli un po' di più non tanto nel suo racconto a noi, ma nel suo racconto a se stesso. Riesce a trovare un po' di spazio in più per loro? Cosa ne dice?
Un caro saluto intanto
il mondo in cui viviamo è fatto di atti di giustizia e atti di ingiustizia.
Dopo 13 anni in una PA, e il suo percorso in università, dovrebbe saperlo bene. E infatti, secondo me, lo sa.
Credo che nel suo racconto, però, abbia dato molto più peso agli insuccessi e alle beghe, più che ai successi e le soddisfazioni.
Insomma, ha raccontato un po' la situazione in generale, ma ha visto il bicchiere mezzo vuoto, più che mezzo pieno...
Ci può anche stare: lei conosce i suoi sacrifici, quello che fa, quello che ritiene meriterebbe ...
Ma la vita cos'è, se non (anche) un'eterna lotta tra bene e male? Una sfida con se stessi, con gli altri... il contenitore di tante battaglie, alcune vinte, e alcune perse.
La sua delusione è certamente comprensibile.
Ma d'altro canto, cos'ha intenzione di fare?
Se prova a cambiare e a diventare anche lei un imbroglioncello... il rischio che la cosa duri poco è quasi una certezza... perché non sarebbe nei suoi panni e ciò colliderebbe con tutto ciò che ha dentro.
Chi si ferma, invece... è perduto.
Lei ha 41 anni, non 200, e per una posizione apicale non dico che sia quasi giovane ... ma anche sì, ha almeno 25 anni di lavoro davanti!!!!
A cosa e chi appigliarsi? Di sicuro alle persone oneste che incontra nel suo cammino... ci saranno anche loro, no? (se dice di no potrei non crederle, eh!)
Al fatto, inoltre, che il sistema molte persone oneste - poco alla volta - riescono a cambiarlo anche dall'interno...
Alla passione per il suo lavoro (dovrà pure piacerle almeno un po'!)
Alle possibilità che il prossimo concorso le darà... perché di certo non finisce qui....
Forse questi elementi dovrebbe considerarli un po' di più non tanto nel suo racconto a noi, ma nel suo racconto a se stesso. Riesce a trovare un po' di spazio in più per loro? Cosa ne dice?
Un caro saluto intanto
Dott. Ferdinando Toscano
Psicologo
[#2]
Gentile utente, questa visione del mondo abitato da persecutori, non è certo incoraggiante , apprezzo quanto le dice il mio giovane Collega qui sopra ed aggiungo, cerchi di guardarli meglio questi suoi .. competitori, cosa hanno più di lei, magari sono spregiudicati , ma simpatici, empatici, sembrano maschi alfa, per chi ci crede.... non sembrano piantare grane, forse le converrebbe , restando certo la persona per bene che è , cercare anche di essere un po' easy, non voler sempre somministrare agli altri le sue indubbie qualità, intanto cerchi di vestirsi e organizzarsi in modo più moderno, ci provi almeno, a volte un certo tipo di look cambia in qualche modo un po' la vita..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2k visite dal 18/03/2021.
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