Patofobia da trauma? Sintomi fisici
Salve, ho 34 anni e da 4/5 mesi mi trovo in una situazione di incertezza diagnostica che mi sta causando sofferenza.
Dopo la comparsa di alcuni sintomi a dicembre ho effettuato visite neurologiche; sono risultate negative -tranne una, che ha evidenziato due segnali ambigui di importanza minore. I medici suggeriscono una matrice ansiosa/somatizzante, anche basandosi sulla storia clinica familiare. Infatti mio padre è deceduto a causa di una malattia neurologica terminale, dopo anni di sofferenza che ho potuto osservare da vicino. Non ho certezza che non si tratti della forma familiare della malattia (comunque molto rara): non conosco la percentuale di rischio che ho di svilupparla, ora o in futuro. Nonostante il rispetto della professionalità dei medici, ho il timore infondato che l'aspetto psicologico del mio trauma possa aver avuto peso eccessivo sul loro giudizio, anche se sono consapevole che hanno svolto un esame obiettivo clinico. Specifico che la comparsa dei sintomi è avvenuta più di un anno e mezzo dopo la morte di mio padre, nel momento in cui, semmai, iniziavo a recuperare tempo ed energie, e mi sentivo pronta a iniziare un nuovo capitolo. I sintomi: forte stanchezza senza sforzo, crampi agli arti. Tremore visibile anche dopo piccoli movimenti; difficoltà a deglutire (più evidente la sera), sensazione di eccesso di saliva e difficoltà a pronunciare alcuni suoni (come le lettere s, z). Quest’ultimo aspetto è diventato sempre più presente, al punto che evito parole che mi sembrano difficili o se possibile evito del tutto di parlare; alcune persone ammettono di sentire questi difetti di pronuncia (se glielo chiedo), chi mi sta vicino crede mi capiti solo quando ci faccio caso, come se mi autocondizionassi. L’otorino e il fisioterapista mi hanno indirizzato a approfondimenti neurologici (spaventandomi ulteriormente). Al momento sono in attesa della RM (poco indicativa per la malattia, ma mi è stata prescritta) e un’altra visita, prenotata di mia iniziativa perché credo di essere peggiorata da due mesi fa. Le visite riescono a calmarmi per poco tempo, ma il terrore della malattia si ripresenta sempre -insieme ai marcati segnali fisici! Ho fatto un primo colloquio per la terap cognitivo-comportamentale e il Dott mi ha consigliato di chiarire prima ogni dubbio su problemi organici. Il problema della malattia che temo è che non esiste un esame specifico per diagnosticarla ma si va per esclusione, in una diagnosi clinica che di media prende 1-2 anni dall’inizio dei sintomi. Da mesi convivo con questa patofobia, non ho timore di altre malattie, mi concentro sulla SLA pensandoci molte ore al giorno.
Mi chiedo se crampi, debolezza e problemi di pronuncia possano essere di origine ansiosa. Qual è la probabilità che una sintomatologia così complessa e fisica sia dovuta al trauma? Lo spero, ma la vedo una spiegazione sempre più improbabile.
Non prendo ancora nessun farmaco, anche se me li hanno prescritti (valium, xanax, lyrica).
Vi ringrazio
Dopo la comparsa di alcuni sintomi a dicembre ho effettuato visite neurologiche; sono risultate negative -tranne una, che ha evidenziato due segnali ambigui di importanza minore. I medici suggeriscono una matrice ansiosa/somatizzante, anche basandosi sulla storia clinica familiare. Infatti mio padre è deceduto a causa di una malattia neurologica terminale, dopo anni di sofferenza che ho potuto osservare da vicino. Non ho certezza che non si tratti della forma familiare della malattia (comunque molto rara): non conosco la percentuale di rischio che ho di svilupparla, ora o in futuro. Nonostante il rispetto della professionalità dei medici, ho il timore infondato che l'aspetto psicologico del mio trauma possa aver avuto peso eccessivo sul loro giudizio, anche se sono consapevole che hanno svolto un esame obiettivo clinico. Specifico che la comparsa dei sintomi è avvenuta più di un anno e mezzo dopo la morte di mio padre, nel momento in cui, semmai, iniziavo a recuperare tempo ed energie, e mi sentivo pronta a iniziare un nuovo capitolo. I sintomi: forte stanchezza senza sforzo, crampi agli arti. Tremore visibile anche dopo piccoli movimenti; difficoltà a deglutire (più evidente la sera), sensazione di eccesso di saliva e difficoltà a pronunciare alcuni suoni (come le lettere s, z). Quest’ultimo aspetto è diventato sempre più presente, al punto che evito parole che mi sembrano difficili o se possibile evito del tutto di parlare; alcune persone ammettono di sentire questi difetti di pronuncia (se glielo chiedo), chi mi sta vicino crede mi capiti solo quando ci faccio caso, come se mi autocondizionassi. L’otorino e il fisioterapista mi hanno indirizzato a approfondimenti neurologici (spaventandomi ulteriormente). Al momento sono in attesa della RM (poco indicativa per la malattia, ma mi è stata prescritta) e un’altra visita, prenotata di mia iniziativa perché credo di essere peggiorata da due mesi fa. Le visite riescono a calmarmi per poco tempo, ma il terrore della malattia si ripresenta sempre -insieme ai marcati segnali fisici! Ho fatto un primo colloquio per la terap cognitivo-comportamentale e il Dott mi ha consigliato di chiarire prima ogni dubbio su problemi organici. Il problema della malattia che temo è che non esiste un esame specifico per diagnosticarla ma si va per esclusione, in una diagnosi clinica che di media prende 1-2 anni dall’inizio dei sintomi. Da mesi convivo con questa patofobia, non ho timore di altre malattie, mi concentro sulla SLA pensandoci molte ore al giorno.
Mi chiedo se crampi, debolezza e problemi di pronuncia possano essere di origine ansiosa. Qual è la probabilità che una sintomatologia così complessa e fisica sia dovuta al trauma? Lo spero, ma la vedo una spiegazione sempre più improbabile.
Non prendo ancora nessun farmaco, anche se me li hanno prescritti (valium, xanax, lyrica).
Vi ringrazio
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Gentile signora, mi sintonizzo sulla sua intensa preoccupazione e le partecipo la mia comprensione, non è facile assorbire dispiaceri pregressi, traumi come la scomparsa di un genitore, preoccupazioni per la salute fisica, la comprendo. Il tempo passato dalla perdita di suo padre non è indicativo, ogni mente ci può mettere il tempo che vuole a metabolizzare le esperienze, i meccanismi psicologici che si attivano sono molti, con tempi diversi. Concordo che debba proseguire con pazienza tutti gli accertamenti medici ma nel frattempo perché non iniziare a prendere i farmaci che le sono stati prescritti? non sono un "veleno", tranquilla :-) la faranno sentire un po' meno in tensione e questo le è necessario adesso.. Consideri che ogni stato di tensione, nervosismo, stress della mente inevitabilmente compromette anche aspetti della salute fisica. I disturbi fisici che avverte sono una chiarissima espressione di appesantimento psicologico (forte stress) . Poi con calma potrà pensare ad essere seguita nel tempo da uno psicoterapeuta che la accompagnerà seduta dopo seduta a capire cosa succede al suo stato psicologico, così affranto al momento. Le occorre cercare intanto in se stessa un atteggiamento di fiducia che le permetterà di affidarsi a un bravo professionista. Non si concentri se cognitivo comportamentale o altro, le occorre un professionista con il quale trovarsi bene. La saluto con i migliori auguri!
Dr.ssa Fulvia Tramontano
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa, la ringrazio molto per la chiarissima risposta.
Per me, al momento è molto difficile credere che questi sintomi così fisici possano essere espressione di un disagio psichico, e credo sia questo il blocco da superare ora. Ci sono giorni in cui mi sento serena ma poi vedo la mano tremare e tutto ricomincia, l’ansia per la salute, la sensazione di avere una malattia grave.
Cercherò di seguire il suo consiglio sui farmaci.
Sperando di non trovare nulla di grave nei prossimi esami...
Grazie ancora
Per me, al momento è molto difficile credere che questi sintomi così fisici possano essere espressione di un disagio psichico, e credo sia questo il blocco da superare ora. Ci sono giorni in cui mi sento serena ma poi vedo la mano tremare e tutto ricomincia, l’ansia per la salute, la sensazione di avere una malattia grave.
Cercherò di seguire il suo consiglio sui farmaci.
Sperando di non trovare nulla di grave nei prossimi esami...
Grazie ancora
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Percepire separati il corpo e la mente è una visuale "antica", il corpo contiene al suo interno la mente e non è proprio possibile che seguano strade diverse, si chiama psicosomatica ed è una branca della medicina. Più aggiornati gli studi attuali sulla psico-neuro-endocrino-immunologia. Glielo scrivo solo per completezza di informazione corretta così se vuole potrà cercare approfondimenti in rete. Con i miei auguri di risolvere presto e bene!
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.7k visite dal 15/03/2021.
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