Ossessione
Buongiorno, vi racconto brevemente la mia storia.
A quasi 14 anni circa ho iniziato a praticare l'autoerotismo.
All'inizio andava tutto bene poi ho iniziato a sentirmi sporca.
Ero andata in viaggio con i miei fratelli e mia madre, e in quel periodo ho avuto quello che credo fosse l'inizio di questa mania.
Ero andata in bagno e avevo i capelli lunghi (non troppo) e avevo paura che un capello avesse toccato la mia urina.
Di conseguenza pensando a quel capello sporco ho iniziato a sentirmi sporca in generale poiché quel capello aveva toccato altre parti del corpo o oggetti.
Poi ho smesso di sentirmi sporca per aver praticato l'autoerotismo, quindi credo fosse solo una causa che avevo scelto io, non una reale causa.
Non mi ricordo poi come si è evoluta, so solo che ad un certo punto non potevo toccarmi i vestiti né i capelli senza sentirmi contaminata.
Mi lavavo le mani per tanto tempo e non volevo usare asciugamani.
Le mie mani si erano ridotte male (tant'è che la farmacista ha detto che per come erano diventate era necessario il cortisone, che poi non ho usato), capitava che sudassi sapone, poiché o ne usavo troppo o non mi risciacquavo bene.
Dopo un po' ho iniziato a migliorare (grazie ai consigli delle amiche).
Ero arrivata ad usare l'asciugamano più spesso e ad avere reazioni più controllate.
Un giorno vedo un programma di una madre che avvevlena i figli con la candeggina.
Primo ricordo della "seconda" mania.
Ora è da quasi 4 anni che invece dei germi ho paura di far male con cose tossiche.
Ho iniziato a far video per ogni cosa che facevo per avere la "certezza" di aver o non aver fatto qualcosa, spendendo tanti soldi sugli hard disk.
Ho iniziato ad andare dalla psicologa della mia provincia, ma per ora non noto miglioramenti (forse ci vado da troppo poco).
Volevo un parere su cosa potesse essere questo mio malessere, e se è necessario o meno un particolar tipo di approccio terapeutico, e in caso provare poi a rivolgermi anche a qualcun altro o semplicemente pazientare.
Il mio problema a volte non è paura di far male, ma voglia di far male.
Voglia di vendicarmi verso alcune persone che non sempre mi trattano bene (famigliari).
A volte la voglia di infastidire molto il mio cane, come se volessi avere io la superiorità e continuo ad infastirlo finché ho "prevalso" io e lui è come "sottomesso" e non mi morde più.
Ho pensato potesse essere che mi sento spesso sottomessa da quasi tutti, come se io valessi meno, a volte con gli amici succede che non mi ascoltino, o succedeva che mi "rubassero" le battute, e quindi cerco di "rifarmi" in questo modo.
Il mio cane mi vuole ancora bene, quindi credo di "non" aver esagerato, però a pensarci quando magari leggevo di maltrattamenti animali mi veniva rabbia verso quelli che lo facevano, quindi non capisco questi miei "schizzi".
A quasi 14 anni circa ho iniziato a praticare l'autoerotismo.
All'inizio andava tutto bene poi ho iniziato a sentirmi sporca.
Ero andata in viaggio con i miei fratelli e mia madre, e in quel periodo ho avuto quello che credo fosse l'inizio di questa mania.
Ero andata in bagno e avevo i capelli lunghi (non troppo) e avevo paura che un capello avesse toccato la mia urina.
Di conseguenza pensando a quel capello sporco ho iniziato a sentirmi sporca in generale poiché quel capello aveva toccato altre parti del corpo o oggetti.
Poi ho smesso di sentirmi sporca per aver praticato l'autoerotismo, quindi credo fosse solo una causa che avevo scelto io, non una reale causa.
Non mi ricordo poi come si è evoluta, so solo che ad un certo punto non potevo toccarmi i vestiti né i capelli senza sentirmi contaminata.
Mi lavavo le mani per tanto tempo e non volevo usare asciugamani.
Le mie mani si erano ridotte male (tant'è che la farmacista ha detto che per come erano diventate era necessario il cortisone, che poi non ho usato), capitava che sudassi sapone, poiché o ne usavo troppo o non mi risciacquavo bene.
Dopo un po' ho iniziato a migliorare (grazie ai consigli delle amiche).
Ero arrivata ad usare l'asciugamano più spesso e ad avere reazioni più controllate.
Un giorno vedo un programma di una madre che avvevlena i figli con la candeggina.
Primo ricordo della "seconda" mania.
Ora è da quasi 4 anni che invece dei germi ho paura di far male con cose tossiche.
Ho iniziato a far video per ogni cosa che facevo per avere la "certezza" di aver o non aver fatto qualcosa, spendendo tanti soldi sugli hard disk.
Ho iniziato ad andare dalla psicologa della mia provincia, ma per ora non noto miglioramenti (forse ci vado da troppo poco).
Volevo un parere su cosa potesse essere questo mio malessere, e se è necessario o meno un particolar tipo di approccio terapeutico, e in caso provare poi a rivolgermi anche a qualcun altro o semplicemente pazientare.
Il mio problema a volte non è paura di far male, ma voglia di far male.
Voglia di vendicarmi verso alcune persone che non sempre mi trattano bene (famigliari).
A volte la voglia di infastidire molto il mio cane, come se volessi avere io la superiorità e continuo ad infastirlo finché ho "prevalso" io e lui è come "sottomesso" e non mi morde più.
Ho pensato potesse essere che mi sento spesso sottomessa da quasi tutti, come se io valessi meno, a volte con gli amici succede che non mi ascoltino, o succedeva che mi "rubassero" le battute, e quindi cerco di "rifarmi" in questo modo.
Il mio cane mi vuole ancora bene, quindi credo di "non" aver esagerato, però a pensarci quando magari leggevo di maltrattamenti animali mi veniva rabbia verso quelli che lo facevano, quindi non capisco questi miei "schizzi".
[#1]
Gentile utente,
considerando i fatti che descrive anche nelle precedenti email, per cui ha detto di avere già iniziato una psicoterapia, quale senso intende dare a una richiesta di questo tipo: "Volevo un parere su cosa potesse essere questo mio malessere, e se è necessario o meno un particolar tipo di approccio terapeutico, e in caso provare poi a rivolgermi anche a qualcun altro o semplicemente pazientare"?
Non pensa che queste domande vadano rivolte al suo curante, senza indugiare ancora?
Già in un'altra comunicazione diceva di non sentire miglioramenti e si chiedeva se ciò fosse dovuto al poco tempo trascorso da quando ha iniziato la terapia.
Il problema è che gli artefici di una terapia, ciascuno per la sua parte, sono due: lo psicologo e il paziente.
Se lei nasconde al curante i sintomi, e chiede invece a noi di fare una diagnosi, in pratica non si sta impegnando nel processo terapeutico.
Prenda la sua lettera e la porti al suo psicologo. Coraggio!
considerando i fatti che descrive anche nelle precedenti email, per cui ha detto di avere già iniziato una psicoterapia, quale senso intende dare a una richiesta di questo tipo: "Volevo un parere su cosa potesse essere questo mio malessere, e se è necessario o meno un particolar tipo di approccio terapeutico, e in caso provare poi a rivolgermi anche a qualcun altro o semplicemente pazientare"?
Non pensa che queste domande vadano rivolte al suo curante, senza indugiare ancora?
Già in un'altra comunicazione diceva di non sentire miglioramenti e si chiedeva se ciò fosse dovuto al poco tempo trascorso da quando ha iniziato la terapia.
Il problema è che gli artefici di una terapia, ciascuno per la sua parte, sono due: lo psicologo e il paziente.
Se lei nasconde al curante i sintomi, e chiede invece a noi di fare una diagnosi, in pratica non si sta impegnando nel processo terapeutico.
Prenda la sua lettera e la porti al suo psicologo. Coraggio!
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.1k visite dal 11/03/2021.
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