Famiglia che genera stress
Salve ho 31 anni e vivo all’estero da più anni.
Vivo fuori Europa quindi di solito torno in Italia una volta all’anno.
Ovviamente causa covid non vado da più tempo.
Sento quotidianamente i miei genitori che purtroppo non hanno mai accettato il fatto che io me ne sia andata.
Durante questi anni ho sempre lavorato, mi sono sposata (anche mio marito è italiano) ho avuto un bimbo e ora stiamo per averne un altro.
Finalmente siamo riusciti anche a comprare casa.
Tutto suona molto bello vero?
E invece per ogni traguardo io non sono felice perché i miei non lo sono.
I primi anni me lo rinfacciavano sempre.
Ora invece non dicono più niente ma lo fanno tramite piccole frasi.
Tipo ormai siamo soli, quando invecchieremo non so chi si prenderà cura di noi.
Per la casa erano contenti ma non mai ho sentito un siamo fieri di te.
Anzi, non mi chiedono nulla ed evitano il discorso.
mi sento veramente triste e in colpa.
Mi dispiace non dare ai miei figli la possibili Di crescere con i nonni e viceversa.
Allo stesso tempo io soffrirei molto tornando in italia.
Ora qui abbiamo la nostra vita.
Due lavori che ci permettono di vivere una vita abbastanza facile e serena.
Di passare molto tempo con i figli.
Di non farci mai mancare nulla.
E in pochi anni siamo riusciti a comprare una grande casa.
Allo stesso tempo penso e se dovesse succedere qualcosa ai miei genitori?
Io non me lo perdonerei mai e quindi vivo con questo terrore quotidiano.
Poi i miei genitori sono persone molto solitarie.
sono sempre soli.
Mia madre è sempre in casa sola e non vede nessuno.
Se vedessero altre persone forse starei meglio.
Non sono mai venuti a trovarmi.
All’inizio era colpa mia e dicevano è stata tua la decisione di andartene.
Mio padre non si sposta e mia madre va solo dove va mio padre.
Per anni mi sono arrabbiata e mi sono sentita dire quando avrai una tua famiglia capirai.
Io ora la mia famiglia ce l’ho ma proprio perché ce l’ho non li capisco.
I figli sono il nostro mondo ma noi non dobbiamo essere il loro.
Capisco la loro sofferenza e la vivrei anche io ma non immaginano quanto bisogno avrei di sentirmi incoraggiata.
Abbiamo attraversato un periodo un po’ difficile e mi sono sfogata con loro e l’unica reazione che ho ottenuto è che loro si sono arrabbiati con me dicendomi arrabbiatissimi che non è che le cose era complicate.
Bastava lasciare tutto e tornare a casa da loro.
Sarebbe bastato solo incoraggiarmi e starmi vicino.
Io credo che per questo non sarò mai felice.
Non facevano altro che parlarmi dei risultati dei figli degli altri e ora che li sto ottenendo io non va comunque bene perché sono lontana.
In tutti questi anni non mi sono MAI sentita dire siamo contenti di te di quello che stai facendo.
MAI.
tutto mi genera tristezza.
Dovrei essere felice per la casa e per la nuova gravidanza e invece notte e giorno ho un magone allo stomaco e non mi godo niente.
Non so veramente che decisione prendere ma so solo che per colpa mia non do serenità alla mia giovane famiglia.
Vivo fuori Europa quindi di solito torno in Italia una volta all’anno.
Ovviamente causa covid non vado da più tempo.
Sento quotidianamente i miei genitori che purtroppo non hanno mai accettato il fatto che io me ne sia andata.
Durante questi anni ho sempre lavorato, mi sono sposata (anche mio marito è italiano) ho avuto un bimbo e ora stiamo per averne un altro.
Finalmente siamo riusciti anche a comprare casa.
Tutto suona molto bello vero?
E invece per ogni traguardo io non sono felice perché i miei non lo sono.
I primi anni me lo rinfacciavano sempre.
Ora invece non dicono più niente ma lo fanno tramite piccole frasi.
Tipo ormai siamo soli, quando invecchieremo non so chi si prenderà cura di noi.
Per la casa erano contenti ma non mai ho sentito un siamo fieri di te.
Anzi, non mi chiedono nulla ed evitano il discorso.
mi sento veramente triste e in colpa.
Mi dispiace non dare ai miei figli la possibili Di crescere con i nonni e viceversa.
Allo stesso tempo io soffrirei molto tornando in italia.
Ora qui abbiamo la nostra vita.
Due lavori che ci permettono di vivere una vita abbastanza facile e serena.
Di passare molto tempo con i figli.
Di non farci mai mancare nulla.
E in pochi anni siamo riusciti a comprare una grande casa.
Allo stesso tempo penso e se dovesse succedere qualcosa ai miei genitori?
Io non me lo perdonerei mai e quindi vivo con questo terrore quotidiano.
Poi i miei genitori sono persone molto solitarie.
sono sempre soli.
Mia madre è sempre in casa sola e non vede nessuno.
Se vedessero altre persone forse starei meglio.
Non sono mai venuti a trovarmi.
All’inizio era colpa mia e dicevano è stata tua la decisione di andartene.
Mio padre non si sposta e mia madre va solo dove va mio padre.
Per anni mi sono arrabbiata e mi sono sentita dire quando avrai una tua famiglia capirai.
Io ora la mia famiglia ce l’ho ma proprio perché ce l’ho non li capisco.
I figli sono il nostro mondo ma noi non dobbiamo essere il loro.
Capisco la loro sofferenza e la vivrei anche io ma non immaginano quanto bisogno avrei di sentirmi incoraggiata.
Abbiamo attraversato un periodo un po’ difficile e mi sono sfogata con loro e l’unica reazione che ho ottenuto è che loro si sono arrabbiati con me dicendomi arrabbiatissimi che non è che le cose era complicate.
Bastava lasciare tutto e tornare a casa da loro.
Sarebbe bastato solo incoraggiarmi e starmi vicino.
Io credo che per questo non sarò mai felice.
Non facevano altro che parlarmi dei risultati dei figli degli altri e ora che li sto ottenendo io non va comunque bene perché sono lontana.
In tutti questi anni non mi sono MAI sentita dire siamo contenti di te di quello che stai facendo.
MAI.
tutto mi genera tristezza.
Dovrei essere felice per la casa e per la nuova gravidanza e invece notte e giorno ho un magone allo stomaco e non mi godo niente.
Non so veramente che decisione prendere ma so solo che per colpa mia non do serenità alla mia giovane famiglia.
[#1]
Gentile utente,
interrompere il cordone ombelicale che lega il figlio, la figlia, alla famiglia d'origine ha bisogno di una duplice azione congiunta:
da una parte c'è la generazione più giovane che cerca la propria strada nel mondo, l'autorealizzazione nella vita; e in nome di ciò "esce" dalla porta di casa, dal mondo esclusivo della famiglia in cui è nata;
dall'altra ci sono i genitori; occorre che siano contenti di aver educato un figlio/a che di mostra di saper andare sulle proprie gambe, che non ha paura di allontanarsi, che dopo aver nuotato in piscina affronta il mare.
E che ce la fa.
Quando uno di questi elementi manca, nascono e si fanno strada i sensi di colpa, di inadeguatezza da parte dei figli;
e le recriminazioni da parte dei genitori che invecchiano e che
- non avendo pensato per tempo che "I figlio li abbiamo in prestito" (Gibran) -
hanno dato per scontato che i figli fossero "per sempre".
Certamente vero per quanto riguarda l'amore, ma non certo per la vicinanza fisica o geografica.
Capisco la Sua amarezza,
certi genitori sembrano ancorati ad un tempo che fu, quando si nasceva nel paesello e lì si moriva, e altrettanto facevano figli/e e nipoti.
In un'epoca in cui, fuori dalla famiglia, per lo più patriarcale e dunque numerosa, c'era il nulla.
Se i Suoi non riescono a farsene una ragione, occorre sia Lei a farsela,
sarebbe brutto che solamente il loro decesso La liberasse; ma nemmeno questo potrebbe avvenire, a causa dei sensi di colpa che tutto ciò lascia dietro di sè se non elaborato in tempo utile.
Occorre dunque "mettere pace" dentro di sè fin che loro sono in vita, pacificarsi interiormente,
sapendo che la freccia scocca e va lontano solo quando l'arco è ben funzionante (Gibran). Questa è la soddisfazione profonda che l'arco (il genitore) dovrebbe provare.
Se Lei non ce la facesse da sola, si faccia aiutare.
Cerchi una Psicologa che sia anche Psicoterapeuta, di madrelingua italiana (anche online, se in presenza non fosse possibile), metta mano con decisione a questa problematica.
Lei, i suoi figli, suo marito dovete poter vivere una vita serena.
(NB: Questa tematica affatica purtroppo molte *figlie femmine* di varie età, come potrà leggere nei numerosi consulti che arrivano qui, tra cui
- con tutte le prevedibili differenze tra i singoli casi - :
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/812334-rapporto-madre-figlia-e-lontananza.html
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/449323-genitori-invadenti.html
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/818020-cosa-devo-fare-con-mia-madre.html
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/742852-come-devo-comportarmi-di-fronte-all-atteggiamento-disfunzionale-dei-miei-genitori.html
Risposte anche ai genitori; che faticano a capire.)
Saluti cari.
Dott. Brunialti
interrompere il cordone ombelicale che lega il figlio, la figlia, alla famiglia d'origine ha bisogno di una duplice azione congiunta:
da una parte c'è la generazione più giovane che cerca la propria strada nel mondo, l'autorealizzazione nella vita; e in nome di ciò "esce" dalla porta di casa, dal mondo esclusivo della famiglia in cui è nata;
dall'altra ci sono i genitori; occorre che siano contenti di aver educato un figlio/a che di mostra di saper andare sulle proprie gambe, che non ha paura di allontanarsi, che dopo aver nuotato in piscina affronta il mare.
E che ce la fa.
Quando uno di questi elementi manca, nascono e si fanno strada i sensi di colpa, di inadeguatezza da parte dei figli;
e le recriminazioni da parte dei genitori che invecchiano e che
- non avendo pensato per tempo che "I figlio li abbiamo in prestito" (Gibran) -
hanno dato per scontato che i figli fossero "per sempre".
Certamente vero per quanto riguarda l'amore, ma non certo per la vicinanza fisica o geografica.
Capisco la Sua amarezza,
certi genitori sembrano ancorati ad un tempo che fu, quando si nasceva nel paesello e lì si moriva, e altrettanto facevano figli/e e nipoti.
In un'epoca in cui, fuori dalla famiglia, per lo più patriarcale e dunque numerosa, c'era il nulla.
Se i Suoi non riescono a farsene una ragione, occorre sia Lei a farsela,
sarebbe brutto che solamente il loro decesso La liberasse; ma nemmeno questo potrebbe avvenire, a causa dei sensi di colpa che tutto ciò lascia dietro di sè se non elaborato in tempo utile.
Occorre dunque "mettere pace" dentro di sè fin che loro sono in vita, pacificarsi interiormente,
sapendo che la freccia scocca e va lontano solo quando l'arco è ben funzionante (Gibran). Questa è la soddisfazione profonda che l'arco (il genitore) dovrebbe provare.
Se Lei non ce la facesse da sola, si faccia aiutare.
Cerchi una Psicologa che sia anche Psicoterapeuta, di madrelingua italiana (anche online, se in presenza non fosse possibile), metta mano con decisione a questa problematica.
Lei, i suoi figli, suo marito dovete poter vivere una vita serena.
(NB: Questa tematica affatica purtroppo molte *figlie femmine* di varie età, come potrà leggere nei numerosi consulti che arrivano qui, tra cui
- con tutte le prevedibili differenze tra i singoli casi - :
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/812334-rapporto-madre-figlia-e-lontananza.html
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/449323-genitori-invadenti.html
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/818020-cosa-devo-fare-con-mia-madre.html
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/742852-come-devo-comportarmi-di-fronte-all-atteggiamento-disfunzionale-dei-miei-genitori.html
Risposte anche ai genitori; che faticano a capire.)
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 4.7k visite dal 07/03/2021.
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