Come fare per superare l'essere rifiutata come donna

Salve scrivo perché il mio problema consiste in una sensazione di disagio che provo nel sentirmi rifiutata, ormai da anni, come donna.
Negli ultimi tempi ho anche delle crisi di pianto.
Mi rendo conto che devo lavorare molto su questa cosa, farmi attraversare dal dolore, e cercare di capire come uscirne.
Ne ho anche parlato con mio marito col quale ho un rapporto ormai da fratello e sorella senza alcun interesse da parte sua nei miei confronti.
Lui peraltro dice anche di volermi bene e in buona sostanza credo sia così ma non ha più interesse fisico, che peraltro ha dirottato altrove e questo oggi lo sento ancora di più come un rifiuto da parte sua.
Da aggiungere che io da 5 anni a questa parte ho affrontato una seria patologia oncologica con tutte le cure del caso e benché il rapporto già fosse in crisi sotto l'aspetto fisico io ho dirottato le mie energie a curarmi per cui questa sensazione di disagio, certamente già esistente, sta venendo fuori in modo prorompente negli ultimi tempi.
So benissimo che la situazione fra me e lui rimarrà così.
Del resto non ho energie da impiegare in un radicale cambiamento di vita.
Ciò in cui io vorrei essere aiutata è trovare il modo per non starci troppo male, per non piangere.
Aggiungo che altri aspetti della mia vita vanno bene e sotto il profilo dell'essere donna mi rendo anche conto di essere guardata con interesse da altri uomini il che almeno è pur sempre un motivo di gratificazione, diciamo così, non vivendo purtroppo una storia appagante sul lato fisico.
Però ciò non toglie che dentro di me vivo il dolore dell'essere rifiutata, dolore che peraltro ho vissuto anche altre volte quando ad esempio fui lasciata tanti anni fa dal mio fidanzato storico.
Come fare quindi per superare tutto ciò, per non sentire tutto questo dolore.
È questo il mio problema.
So che certamente il primo passo è accettarlo, a poi come trasformarlo in qualcosa di costruttivo?
Grazie.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
sono dispiaciuta per la sua situazione di malattia, per fortuna a quel che capisco risolta. Altrettanto mi dispiace che lei si trovi esposta ad una relazione matrimoniale che la fa sentire rifiutata come donna.
Credo che accettare il fatto che suo marito "dirotti altrove" l'interesse fisico non sia conciliabile col benessere psicofisico di cui qualunque persona ha bisogno, tanto più se ha attraversato una malattia come la sua.
La ripresa della salute e della voglia di vivere passa proprio dalle concrete manifestazioni di affetto di chi ci è più vicino, non dall'adattarsi a una situazione di gelo.
Lei scrive: "So che certamente il primo passo è accettarlo, a poi come trasformarlo in qualcosa di costruttivo?"
Sembrano le parole con le quali si guidano i pazienti oncologici ad accettare la malattia, il primo passo per tollerare lo sgomento della diagnosi e i disagi delle cure, in vista della guarigione.
Applicare le stesse prescrizioni ad un marito, mi sembra grottesco e crudele: un marito non è un cancro, e la situazione che lei espone non sembra nemmeno prodotta da una malattia di lui. Inoltre, al contrario di una malattia, questa situazione, a quel che dice, non ammette cure, e questo la rende, a mio giudizio, insostenibile.
Secondo me non le giova credere che suo marito le vuole bene, perché l'affetto e il rispetto dovuto al coniuge sono il contrario di questa crudele assenza di interesse sessuale, una sorta di continua, sadica punizione... di cosa? Perché?
Lei scrive: "non ho energie da impiegare in un radicale cambiamento di vita".
Questa è la sensazione di stanchezza profonda che accompagna le cure che ha fatto lei, ma non migliora certo facendosi una ragione di ciò che non ha una ragione vera.
Infatti, se suo marito si è disamorato di lei, avrebbe dovuto tentare una terapia, personale e di coppia, e a questo punto dovreste interrompere una situazione che non può far bene a nessuno.
Ora come ora, lei deve farsi seguire da una psicologa, meglio se specializzata in onco-psicologia. Presso l'ospedale in cui si è fatta curare ce n'è sicuramente.
Io le faccio tanti auguri, perché assieme alla salute ritrovi autostima e coraggio, non certo rassegnazione.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com