Sono preoccupata per mio padre
Salve a tutti, come da titolo il problema è mio padre.
È sempre stato un uomo violento e con seri problemi psichiatrici che non ha mai voluto affrontare.
Della sua infanzia non si sa niente, non ha mai raccontato nulla e quando è morta sua mamma anni fa non era nemmeno presente, si trovava qui in casa mentre rideva guardando un film.
Ha un matrimonio alle spalle con divorzio e anche di quello non si sa nulla se non che un motivo che lo teneva legato a lei è che era una donna benestante, tanto da permettersi di girare tutto il mondo.
Ha avuto un ictus cerebellare a 40 anni e ha continuato a vivere facendo quello che voleva (più di un pacchetto di sigarette al giorno) come se non fosse successo niente, sdrammatizzando il tutto.
Ha distrutto me e mia madre.
Mia madre perché è arrivata a rubare dei trucchi ed essere licenziata a causa dei continui controlli ossessivi sui soldi, inoltre è arrivato a lasciarle lividi sul corpo.
Ha rovinato me perché con il suo controllo e i suoi insulti molto pesanti fin da piccola ho iniziato sviluppare diversi disturbi ossessivi compulsivi per cui sono stata in cura da uno psicoterapeuta per due anni.
In tutto ciò non riesco a provare odio nei suoi confronti, anzi a volte quando mia madre mi dà contro sono sempre pronta a stare dalla sua parte perché mi fa una pena immensa.
Eppure anche in quei momenti invece di essermi grato mi insulta e disprezza comunque.
Ha sempre frequentato siti d'incontro e avuto amanti; già a 8 anni lo sapevo, ma sono sempre stata zitta.
Solo l'anno scorso è saltato fuori tutto.
Ha crisi di rabbia intensissime, inoltre o sta zitto muto o inizia a parlare a macchinetta come se dovesse dare sfogo a tutto ciò che ha dentro.
Inoltre è geloso quando vede che io e mia madre andiamo d'accordo e abbiamo complicità.
La cosa assurda è che alla mia psicoterapeuta in occasione di un incontro fuori dalle mie sedute aveva detto io dai 6 ai 12 anni avevo gelosia del rapporto tra loro due.
Settimana scorsa io e mia madre stavamo parlando del suicidio si è intromesso nel discorso e con gli occhi che si illuminavano ha ripetuto più volte che era dura pensare di riuscire a farlo sul momento.
Quell'episodio mi ha messo un'irrequietezza tale da non riuscire a dormire, perché lo conosco e da come si è espresso ho capito che ha tentato di farlo.
Io voglio aiutarlo perché nonostante tutto gli voglio bene, ma non so proprio come iniziare.
La comunicazione tra noi è quasi assente e lui è da quando sono nata che rifiuta di curarsi.
Come posso fare a cercare di aiutarlo?
Non lo vedo per nulla bene.
È sempre stato un uomo violento e con seri problemi psichiatrici che non ha mai voluto affrontare.
Della sua infanzia non si sa niente, non ha mai raccontato nulla e quando è morta sua mamma anni fa non era nemmeno presente, si trovava qui in casa mentre rideva guardando un film.
Ha un matrimonio alle spalle con divorzio e anche di quello non si sa nulla se non che un motivo che lo teneva legato a lei è che era una donna benestante, tanto da permettersi di girare tutto il mondo.
Ha avuto un ictus cerebellare a 40 anni e ha continuato a vivere facendo quello che voleva (più di un pacchetto di sigarette al giorno) come se non fosse successo niente, sdrammatizzando il tutto.
Ha distrutto me e mia madre.
Mia madre perché è arrivata a rubare dei trucchi ed essere licenziata a causa dei continui controlli ossessivi sui soldi, inoltre è arrivato a lasciarle lividi sul corpo.
Ha rovinato me perché con il suo controllo e i suoi insulti molto pesanti fin da piccola ho iniziato sviluppare diversi disturbi ossessivi compulsivi per cui sono stata in cura da uno psicoterapeuta per due anni.
In tutto ciò non riesco a provare odio nei suoi confronti, anzi a volte quando mia madre mi dà contro sono sempre pronta a stare dalla sua parte perché mi fa una pena immensa.
Eppure anche in quei momenti invece di essermi grato mi insulta e disprezza comunque.
Ha sempre frequentato siti d'incontro e avuto amanti; già a 8 anni lo sapevo, ma sono sempre stata zitta.
Solo l'anno scorso è saltato fuori tutto.
Ha crisi di rabbia intensissime, inoltre o sta zitto muto o inizia a parlare a macchinetta come se dovesse dare sfogo a tutto ciò che ha dentro.
Inoltre è geloso quando vede che io e mia madre andiamo d'accordo e abbiamo complicità.
La cosa assurda è che alla mia psicoterapeuta in occasione di un incontro fuori dalle mie sedute aveva detto io dai 6 ai 12 anni avevo gelosia del rapporto tra loro due.
Settimana scorsa io e mia madre stavamo parlando del suicidio si è intromesso nel discorso e con gli occhi che si illuminavano ha ripetuto più volte che era dura pensare di riuscire a farlo sul momento.
Quell'episodio mi ha messo un'irrequietezza tale da non riuscire a dormire, perché lo conosco e da come si è espresso ho capito che ha tentato di farlo.
Io voglio aiutarlo perché nonostante tutto gli voglio bene, ma non so proprio come iniziare.
La comunicazione tra noi è quasi assente e lui è da quando sono nata che rifiuta di curarsi.
Come posso fare a cercare di aiutarlo?
Non lo vedo per nulla bene.
[#1]
Gentilissima,
penso sia importante una ricostruzione, con la sua psicoterapeuta, della storia che ha portato suo padre e sua madre a incontrarsi e a decidere di avere dei figli.
Ciò che colpisce nella sua mail è l'essere Lei ancora molto dentro alla relazione con i suoi genitori, e il tentativo, molto faticoso, di mantenere una relazione affettuosa ed empatica, nonostante le molte difficoltà.
Come mai sua madre non è riuscita a proteggerla da questa devastante relazione? Le cure psichiatriche e l'appoggio al nucleo familiare, che ruolo hanno avuto negli anni? Quali altri aspetti della vostra vita hanno potuto rendere accettabile e sostenibile il vostro vivere insieme?
Ci sono altri fratelli e sorelle, altri aspetti legati alla rete sociale? E Lei, di che cosa si occupa? Studia, lavora, ha rapporti con i coetanei, ha relazioni affettive?
Certamente mi rendo conto che Lei ha scritto una mail mettendo l'accento sulla difficoltà nella relazione con suo padre, ma stupisce che, dopo molta psicoterapia, non ci sia per esempio la consapevolezza che un'ingerenza fuori setting (suo padre ha detto qualcosa alla sua terapeuta...) possa essere problematizzata, e comunque è significativa.
Parla poi di una conversazione con sua madre, in cui riflettevate sul suicidio, e dove suo padre si sarebbe intromesso, facendole pensare che sia lui a pensare a questo atto estremo.
A me colpisce che voi due vi foste scambiate questo tipo di riflessioni, e insomma, penso che per Lei sarebbe importante proseguire, riprendere, o intraprendere un percorso di psicoterapia, con fiducia, cercando di allargare l'obeittivo, per centrare meglio il bersaglio. E cioè pensare alla sua traiettoria di vita, ai punti di forza che comunque ha potuto sviluppare e alle risorse che potranno portarla, attraverso un progetto di vita, a fare pace o almeno a venire a patti con questa storia difficile.
A Milano, città dove io risiedo, esistono molte realtà in grado di farsi carico di progetti di presa in cura dove la componente psico-sociale può essere messa in rilievo e valorizzata.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordialmente
Anna Barracco
penso sia importante una ricostruzione, con la sua psicoterapeuta, della storia che ha portato suo padre e sua madre a incontrarsi e a decidere di avere dei figli.
Ciò che colpisce nella sua mail è l'essere Lei ancora molto dentro alla relazione con i suoi genitori, e il tentativo, molto faticoso, di mantenere una relazione affettuosa ed empatica, nonostante le molte difficoltà.
Come mai sua madre non è riuscita a proteggerla da questa devastante relazione? Le cure psichiatriche e l'appoggio al nucleo familiare, che ruolo hanno avuto negli anni? Quali altri aspetti della vostra vita hanno potuto rendere accettabile e sostenibile il vostro vivere insieme?
Ci sono altri fratelli e sorelle, altri aspetti legati alla rete sociale? E Lei, di che cosa si occupa? Studia, lavora, ha rapporti con i coetanei, ha relazioni affettive?
Certamente mi rendo conto che Lei ha scritto una mail mettendo l'accento sulla difficoltà nella relazione con suo padre, ma stupisce che, dopo molta psicoterapia, non ci sia per esempio la consapevolezza che un'ingerenza fuori setting (suo padre ha detto qualcosa alla sua terapeuta...) possa essere problematizzata, e comunque è significativa.
Parla poi di una conversazione con sua madre, in cui riflettevate sul suicidio, e dove suo padre si sarebbe intromesso, facendole pensare che sia lui a pensare a questo atto estremo.
A me colpisce che voi due vi foste scambiate questo tipo di riflessioni, e insomma, penso che per Lei sarebbe importante proseguire, riprendere, o intraprendere un percorso di psicoterapia, con fiducia, cercando di allargare l'obeittivo, per centrare meglio il bersaglio. E cioè pensare alla sua traiettoria di vita, ai punti di forza che comunque ha potuto sviluppare e alle risorse che potranno portarla, attraverso un progetto di vita, a fare pace o almeno a venire a patti con questa storia difficile.
A Milano, città dove io risiedo, esistono molte realtà in grado di farsi carico di progetti di presa in cura dove la componente psico-sociale può essere messa in rilievo e valorizzata.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordialmente
Anna Barracco
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.2k visite dal 18/02/2021.
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