Paura di chiudere una relazione con dipendente affettivo
Buonasera,
Sono un ragazzo trentenne all’estero per lavoro, e soffro di una fastidiosa tendenza all’ansia e alla depressione che un tempo ebbe la meglio su di me, ma che ora tengo sotto controllo (non senza un certo dispendio di energie).
Circa sei mesi fa, ho intrapreso una reazione affettiva con una ragazza quasi coetanea, ritornata in patria dopo un lungo periodo all’estero.
All’inizio era tutto fantastico, tanto che pochi mesi dopo esserci conosciuti andammo in vacanza insieme.
Dopo alcuni mesi di frequentazione, fu chiaro che lei soffre di forti problemi di autostima, ansia e depressione, dovuti anche a dei traumi infantili.
Quando sentii che avevo bisogno di ritagliare più spazi per me stesso, lei inizió a manifestare un forte disagio nel non ricevere da me le attenzioni che desidera.
Tutto ciò ha iniziato ad esacerbare I miei sintomi ansiosi, tanto che trovo difficile concentrarmi sul lavoro, o prendermi cura di me stesso.
Dopo vari episodi di disperazione da parte sua, e dopo che ieri sera lei cancelló una cena programmata da giorni perché il fatto che l’avesse proposta lei e non io la faceva soffrire, le dissi che sentirmi responsabile per la sua sofferenza mi stava distruggendo e probabilmente sarebbe stato meglio lasciarci.
A quel punto lei mi disse che io sono la cosa migliore che le sia mai capitata, che nella vita è sempre strata trattata molto male, e che non ha la forza di attraversare la fine di una relazione ora come ora, perché, essendo rimpatriata da poco, è molto sola.
Quando pianse e mi disse tutto ciò è si impegnò a lasciarmi i miei spazi e a non coinvolgermi nei suoi episodi depressivi, io cedetti e le dissi che potevamo provare a continuare.
Di fatto, io ho paura per me stesso, perché se L ansia derivata da questa relazione dovesse avere la meglio, io non ho una famiglia a supportarmi, o i miei amici di una vita.
Lei è una persona fantastica, e adesso non ho idea di come gestire la situazione.
Ringrazio anticipatamente per l’aiuto nel gestire una situazione che pare più grande di me.
Sono un ragazzo trentenne all’estero per lavoro, e soffro di una fastidiosa tendenza all’ansia e alla depressione che un tempo ebbe la meglio su di me, ma che ora tengo sotto controllo (non senza un certo dispendio di energie).
Circa sei mesi fa, ho intrapreso una reazione affettiva con una ragazza quasi coetanea, ritornata in patria dopo un lungo periodo all’estero.
All’inizio era tutto fantastico, tanto che pochi mesi dopo esserci conosciuti andammo in vacanza insieme.
Dopo alcuni mesi di frequentazione, fu chiaro che lei soffre di forti problemi di autostima, ansia e depressione, dovuti anche a dei traumi infantili.
Quando sentii che avevo bisogno di ritagliare più spazi per me stesso, lei inizió a manifestare un forte disagio nel non ricevere da me le attenzioni che desidera.
Tutto ciò ha iniziato ad esacerbare I miei sintomi ansiosi, tanto che trovo difficile concentrarmi sul lavoro, o prendermi cura di me stesso.
Dopo vari episodi di disperazione da parte sua, e dopo che ieri sera lei cancelló una cena programmata da giorni perché il fatto che l’avesse proposta lei e non io la faceva soffrire, le dissi che sentirmi responsabile per la sua sofferenza mi stava distruggendo e probabilmente sarebbe stato meglio lasciarci.
A quel punto lei mi disse che io sono la cosa migliore che le sia mai capitata, che nella vita è sempre strata trattata molto male, e che non ha la forza di attraversare la fine di una relazione ora come ora, perché, essendo rimpatriata da poco, è molto sola.
Quando pianse e mi disse tutto ciò è si impegnò a lasciarmi i miei spazi e a non coinvolgermi nei suoi episodi depressivi, io cedetti e le dissi che potevamo provare a continuare.
Di fatto, io ho paura per me stesso, perché se L ansia derivata da questa relazione dovesse avere la meglio, io non ho una famiglia a supportarmi, o i miei amici di una vita.
Lei è una persona fantastica, e adesso non ho idea di come gestire la situazione.
Ringrazio anticipatamente per l’aiuto nel gestire una situazione che pare più grande di me.
[#1]
Gentile utente,
da quello che scrive, sembrerebbe che lei si sia imbattuto in una di quelle persone che hanno una fame divorante d'amore. Niente può bastare a placarla: il partner è condannato a sentirsi sempre insufficiente, sempre inadeguato, sempre colpevole.
Io spero che un giorno si diffonda anche tra i non addetti ai lavori una discreta conoscenza psicologica, nel suo caso la consapevolezza che molti comportamenti e idee che generano sofferenza non sono tratti di carattere o modi individuali di affrontare la realtà, ma vere e proprie malattie mentali.
Queste malattie non si mostrano coi sintomi eclatanti della paranoia, della schizofrenia o della depressione suicidaria, ma hanno una caratteristica che dovrebbe renderle riconoscibili: mutilano la vita di chi ne è portatore, lo rendono incapace di scegliere il proprio bene, e inesorabilmente lo spingono proprio verso ciò che teme: la perdita dell'amore.
Cieco, sostanzialmente egoista perché concentrato unicamente sulla propria sofferenza, il malato non vede l'amore che gli altri gli offrono, finché lo perde.
A questo punto reagisce istericamente, supplicando di non abbandonarlo, e se l'altro tiene duro, prova l'acre soddisfazione di dire che in fondo non si era mai aspettato altro, che il partner non l'ha mai amato e così via.
Lei sta forse affrontando una situazione di questo tipo.
Ha iniziato una relazione che sembrava idilliaca, ma dopo averla "catturata" la partner si è svelata: "All’inizio era tutto fantastico, tanto che pochi mesi dopo esserci conosciuti andammo in vacanza insieme. Dopo alcuni mesi di frequentazione, fu chiaro che lei soffre di forti problemi di autostima, ansia e depressione, dovuti anche a dei traumi infantili".
Chi ha fatto tutte queste diagnosi? Forse la ragazza cerca di usare lei come terapeuta, e un cattivo terapeuta che può essere manipolato, per cui non può guarirla.
Se lei ci tiene, ma anche solo per umanità, la invii ad un terapeuta vero. Sia categorico, come se avesse scoperto nella sua ragazza una dipendenza da droga.
Auguri. Ci tenga al corrente.
da quello che scrive, sembrerebbe che lei si sia imbattuto in una di quelle persone che hanno una fame divorante d'amore. Niente può bastare a placarla: il partner è condannato a sentirsi sempre insufficiente, sempre inadeguato, sempre colpevole.
Io spero che un giorno si diffonda anche tra i non addetti ai lavori una discreta conoscenza psicologica, nel suo caso la consapevolezza che molti comportamenti e idee che generano sofferenza non sono tratti di carattere o modi individuali di affrontare la realtà, ma vere e proprie malattie mentali.
Queste malattie non si mostrano coi sintomi eclatanti della paranoia, della schizofrenia o della depressione suicidaria, ma hanno una caratteristica che dovrebbe renderle riconoscibili: mutilano la vita di chi ne è portatore, lo rendono incapace di scegliere il proprio bene, e inesorabilmente lo spingono proprio verso ciò che teme: la perdita dell'amore.
Cieco, sostanzialmente egoista perché concentrato unicamente sulla propria sofferenza, il malato non vede l'amore che gli altri gli offrono, finché lo perde.
A questo punto reagisce istericamente, supplicando di non abbandonarlo, e se l'altro tiene duro, prova l'acre soddisfazione di dire che in fondo non si era mai aspettato altro, che il partner non l'ha mai amato e così via.
Lei sta forse affrontando una situazione di questo tipo.
Ha iniziato una relazione che sembrava idilliaca, ma dopo averla "catturata" la partner si è svelata: "All’inizio era tutto fantastico, tanto che pochi mesi dopo esserci conosciuti andammo in vacanza insieme. Dopo alcuni mesi di frequentazione, fu chiaro che lei soffre di forti problemi di autostima, ansia e depressione, dovuti anche a dei traumi infantili".
Chi ha fatto tutte queste diagnosi? Forse la ragazza cerca di usare lei come terapeuta, e un cattivo terapeuta che può essere manipolato, per cui non può guarirla.
Se lei ci tiene, ma anche solo per umanità, la invii ad un terapeuta vero. Sia categorico, come se avesse scoperto nella sua ragazza una dipendenza da droga.
Auguri. Ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Gentile dottoressa, la ringrazio molto per il suo contributo. In passato sono stato in una relazione con una ragazza borderline, che quando si sentiva trascurata, beveva, sveniva per strada e mi minacciava.
Questa volta la mia ragazza sta provando a migliorarsi, è già in terapia e presto inizierà un percorso psichiatrico. Il fatto è che alcuni sui comportamenti, specialmente l attacco di panico e i discorsi manipolatovi che ha tirato fuori due giorni fa quando ci stavamo lasciando, hanno rievocato in me immagini che mai e poi mai avrei voluto vedere. Mi sono preso un weekend per andare in montagna con i miei amici, lei mi manda il buongiorno e mi augura buon divertimento, ma io non sono tranquillo. Ho un messaggio per lei in cui le chiedo di accettare che, per il mio bene, io e lei prendiamo strade diverse per ora. Non riesco ad inviarlo perché temo la sua reazione, un ricatto emotivo, e le conseguenze che ciò avrebbe su di me.
L ansia è a livelli alti, e sono paralizzato.
Questa volta la mia ragazza sta provando a migliorarsi, è già in terapia e presto inizierà un percorso psichiatrico. Il fatto è che alcuni sui comportamenti, specialmente l attacco di panico e i discorsi manipolatovi che ha tirato fuori due giorni fa quando ci stavamo lasciando, hanno rievocato in me immagini che mai e poi mai avrei voluto vedere. Mi sono preso un weekend per andare in montagna con i miei amici, lei mi manda il buongiorno e mi augura buon divertimento, ma io non sono tranquillo. Ho un messaggio per lei in cui le chiedo di accettare che, per il mio bene, io e lei prendiamo strade diverse per ora. Non riesco ad inviarlo perché temo la sua reazione, un ricatto emotivo, e le conseguenze che ciò avrebbe su di me.
L ansia è a livelli alti, e sono paralizzato.
[#3]
Gentile utente,
da quest'ultima email sembra che il suo bisogno di serenità abbia ormai superato l'interesse per la partner.
Questo è umano e anche giusto, ma perché cedere alla paura e defilarsi con un messaggio, o addirittura temere perfino l'invio di questo messaggio?
Non vorrei riprendere frase per frase la sua prima email, ma lì era già chiaro che la sua ragazza non si è mostrata idonea a condurre in maniera matura e piacevole la vostra relazione.
Lei può aiutarla segnalandole questo, come ha fatto con noi.
In soli sei mesi di frequentazione questa ragazza ha pianto, ha mostrato "vari episodi di disperazione", ha annullato una cena programmata per ragioni non certo normali, e quando lei ha parlato di riprendere ognuno la sua strada le si è aggrappata in maniera esagerata, dato il poco tempo di reciproca frequentazione.
Lei ha scritto: "Quando pianse e mi disse tutto ciò è si impegnò a lasciarmi i miei spazi e a non coinvolgermi nei suoi episodi depressivi, io cedetti e le dissi che potevamo provare a continuare".
Qui il torto sta in lei che ha ceduto. La ragazza appariva almeno in parte consapevole dell'errore fatto nel toglierle i suoi spazi, coinvolgendola nei suoi problemi depressivi.
Ma perché, al momento di lasciarla, lei non vuole farle dono di un concreto aiuto, ossia confermarle che queste cose non sono compatibili con un legame d'amore?
Caro utente, se non si parla chiaro ad un partner che si sta lasciando, le ragioni sono la brutale indifferenza oppure l'incapacità di trovare le parole per segnalargli i suoi errori senza offenderlo.
Il resto -il timore che questa ragazza la attacchi dicendo che l'unico colpevole è lei- non ci sarebbe più, se lei fosse certo che mentre persegue la sua salvezza, fornisce alla ragazza una chiave per evitare gli stessi errori in futuro.
Quante ore di pianto e di angosciosi "perché" si sarebbero risparmiate molte mie clienti, se il partner, lasciandole, avesse avuto la generosità di spiegare i motivi!
Se può, programmi non un messaggino, ma una telefonata seguita da una lettera.
Si prepari anche a replicare, non a ricatti e insulti, ma a qualche richiesta di chiarimento.
Però una volta soltanto. Poi vada per la sua strada.
da quest'ultima email sembra che il suo bisogno di serenità abbia ormai superato l'interesse per la partner.
Questo è umano e anche giusto, ma perché cedere alla paura e defilarsi con un messaggio, o addirittura temere perfino l'invio di questo messaggio?
Non vorrei riprendere frase per frase la sua prima email, ma lì era già chiaro che la sua ragazza non si è mostrata idonea a condurre in maniera matura e piacevole la vostra relazione.
Lei può aiutarla segnalandole questo, come ha fatto con noi.
In soli sei mesi di frequentazione questa ragazza ha pianto, ha mostrato "vari episodi di disperazione", ha annullato una cena programmata per ragioni non certo normali, e quando lei ha parlato di riprendere ognuno la sua strada le si è aggrappata in maniera esagerata, dato il poco tempo di reciproca frequentazione.
Lei ha scritto: "Quando pianse e mi disse tutto ciò è si impegnò a lasciarmi i miei spazi e a non coinvolgermi nei suoi episodi depressivi, io cedetti e le dissi che potevamo provare a continuare".
Qui il torto sta in lei che ha ceduto. La ragazza appariva almeno in parte consapevole dell'errore fatto nel toglierle i suoi spazi, coinvolgendola nei suoi problemi depressivi.
Ma perché, al momento di lasciarla, lei non vuole farle dono di un concreto aiuto, ossia confermarle che queste cose non sono compatibili con un legame d'amore?
Caro utente, se non si parla chiaro ad un partner che si sta lasciando, le ragioni sono la brutale indifferenza oppure l'incapacità di trovare le parole per segnalargli i suoi errori senza offenderlo.
Il resto -il timore che questa ragazza la attacchi dicendo che l'unico colpevole è lei- non ci sarebbe più, se lei fosse certo che mentre persegue la sua salvezza, fornisce alla ragazza una chiave per evitare gli stessi errori in futuro.
Quante ore di pianto e di angosciosi "perché" si sarebbero risparmiate molte mie clienti, se il partner, lasciandole, avesse avuto la generosità di spiegare i motivi!
Se può, programmi non un messaggino, ma una telefonata seguita da una lettera.
Si prepari anche a replicare, non a ricatti e insulti, ma a qualche richiesta di chiarimento.
Però una volta soltanto. Poi vada per la sua strada.
[#4]
Ex utente
Gentile dottoressa,
La ringrazio per il suo consulto. Sto cercando di convincermi che si può interrompere una relazione con una persona che si ammira profondamente e a cui si augura il meglio senza rinnegare le belle cose che ci siamo dati a vicenda.
Ancora grazie per il suo aiuto e buona serata.
La ringrazio per il suo consulto. Sto cercando di convincermi che si può interrompere una relazione con una persona che si ammira profondamente e a cui si augura il meglio senza rinnegare le belle cose che ci siamo dati a vicenda.
Ancora grazie per il suo aiuto e buona serata.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.6k visite dal 12/02/2021.
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