Incertezze
Sono una ragazza di 22 anni.
Premesso che ho sofferto di episodi depressivi protratti per lunghi periodi, oggi anche se continuo ad assumere psicofarmaci sto molto meglio.
Purtroppo però mi ritrovo iscritta al quarto anno di giurisprudenza avendo dato soltanto gli esami di un anno.
Perché?
Procrastinazione, svogliatezza, ansia del giudizio al momento dell'esame.
Non riesco ad affrontare l'università, la vivo male.
Ad oggi faccio letteralmente finta di studiare per attutire le battutine di mia madre che aprendo il libro vede solo tre pagine sottolineate o di mio padre che vorrebbe metodo e costanza che purtroppo non ho.
IO FINGO, FINGO COSTANTEMENTE DI fare qualcosa durante il giorno ed in realtà non faccio niente, cammino per casa da una stanza all'altra, perdo tempo sui social, leggo poesie, ascolto musica, tanta musica, vivo nel mio mondo di emozioni, un mondo prettamente pensato che si schianta sistematicamente con la praticità della vita e con le persone che mi stanno attorno che da anni vorrebbero vedermi fare di più.
Mi è capitato più volte di fingere... Una volta ricordo di aver simulato un esame, essendo fuorisede e avendo delle coinquiline in casa, ho finto anche con loro e con il mio ragazzo, mi sono svegliata presto e data una sistemata come fosse la mattina dell'esame e per far crederlo a loro e poi al posto di dare l'esame, mi sono messa nel letto.
La realtà è che non so che voglio fare della mia vita, a volte ho brutti pensieri, come se dovessi morire prima per non dover sentire il peso delle responsabilità, come ad esempio studiare, avere rapporti con le persone o magari dover fingere (come mi capitava spesso da piccola nel parlare con le persone mi irrigidivo e nel mentre mi concentravo su me stessa e non tanto sull'interlocutore).
Questa finzione mi porta ad uno stato di frustrazione ma nello stesso tempo ad una arrendevolezza che mi tiene imprigionata in una bolla.
Vorrei poter vivere come gli alberi, respirare senza pensare.
É normale a 22 anni mettere in atto questo tipo di atteggiamento nei confronti del proprio futuro o evitare le cose che devono essere affrontate prima o poi ma che PROPRIO A ME NON VA?
Premesso che ho sofferto di episodi depressivi protratti per lunghi periodi, oggi anche se continuo ad assumere psicofarmaci sto molto meglio.
Purtroppo però mi ritrovo iscritta al quarto anno di giurisprudenza avendo dato soltanto gli esami di un anno.
Perché?
Procrastinazione, svogliatezza, ansia del giudizio al momento dell'esame.
Non riesco ad affrontare l'università, la vivo male.
Ad oggi faccio letteralmente finta di studiare per attutire le battutine di mia madre che aprendo il libro vede solo tre pagine sottolineate o di mio padre che vorrebbe metodo e costanza che purtroppo non ho.
IO FINGO, FINGO COSTANTEMENTE DI fare qualcosa durante il giorno ed in realtà non faccio niente, cammino per casa da una stanza all'altra, perdo tempo sui social, leggo poesie, ascolto musica, tanta musica, vivo nel mio mondo di emozioni, un mondo prettamente pensato che si schianta sistematicamente con la praticità della vita e con le persone che mi stanno attorno che da anni vorrebbero vedermi fare di più.
Mi è capitato più volte di fingere... Una volta ricordo di aver simulato un esame, essendo fuorisede e avendo delle coinquiline in casa, ho finto anche con loro e con il mio ragazzo, mi sono svegliata presto e data una sistemata come fosse la mattina dell'esame e per far crederlo a loro e poi al posto di dare l'esame, mi sono messa nel letto.
La realtà è che non so che voglio fare della mia vita, a volte ho brutti pensieri, come se dovessi morire prima per non dover sentire il peso delle responsabilità, come ad esempio studiare, avere rapporti con le persone o magari dover fingere (come mi capitava spesso da piccola nel parlare con le persone mi irrigidivo e nel mentre mi concentravo su me stessa e non tanto sull'interlocutore).
Questa finzione mi porta ad uno stato di frustrazione ma nello stesso tempo ad una arrendevolezza che mi tiene imprigionata in una bolla.
Vorrei poter vivere come gli alberi, respirare senza pensare.
É normale a 22 anni mettere in atto questo tipo di atteggiamento nei confronti del proprio futuro o evitare le cose che devono essere affrontate prima o poi ma che PROPRIO A ME NON VA?
[#1]
Gentile Utente,
provo a risponderle nuovamente a questo suo ultimo consulto.
Mi colpisce molto quello che scrive, evidenziandolo anche con il maiuscolo come se più che dirlo vorrebbe proprio urlarlo al mondo.
"IO FINGO, FINGO COSTANTEMENTE DI fare qualcosa durante il giorno ed in realtà non faccio niente"
Proprio niente non fa, forse non fa quello che gli altri si aspetterebbero da lei.
Legge poesie, ascolta tanta musica. Provi a parlarcene: che poesie le piacciono? Quale musica preferisce, che genere, cosa le comunicano, cosa prova quando ascolta canzoni?
Altra domanda a cui spero lei risponda: come mai sente di dover fingere? E con chi pensa di farlo?
Qualche giorno fa ci scriveva della sua relazione di 6 mesi con un ragazzo e anche lì non capiva bene cosa volesse davvero da questa relazione.
Mi sembra una variazione del tema che anche in questo consulto ci porta: Confusione rispetto a cosa vuole, cosa desidera per sé stessa.
Mi colpisce poi un'altra frase che scrive:
"Vorrei poter vivere come gli alberi, respirare senza pensare"
Lo trovo un pensiero quasi poetico a tratti, ma nasconde tantissima sofferenza.
Purtroppo senza l'attività del pensare, senza uno sguardo riflessivo su ciò che accade e sulla propria vita si finisce spesso in balia delle proprie emozioni, che diventano rifugio e gabbia allo stesso tempo.
Ci scrive: "vivo nel mio mondo di emozioni, un mondo prettamente pensato che si schianta sistematicamente con la praticità della vita"
Se vuole, provi ad utilizzare questo spazio per provare ad immaginare, per dare forma e parola ai suoi desideri e provare a sbirciare nel ventaglio di possibilità che le può riservare il suo futuro.
Cosa desidererebbe che accadesse nella sua vita?
Aspetto le sue risposte, sperando che riesca a scriverci
Cordialmente
provo a risponderle nuovamente a questo suo ultimo consulto.
Mi colpisce molto quello che scrive, evidenziandolo anche con il maiuscolo come se più che dirlo vorrebbe proprio urlarlo al mondo.
"IO FINGO, FINGO COSTANTEMENTE DI fare qualcosa durante il giorno ed in realtà non faccio niente"
Proprio niente non fa, forse non fa quello che gli altri si aspetterebbero da lei.
Legge poesie, ascolta tanta musica. Provi a parlarcene: che poesie le piacciono? Quale musica preferisce, che genere, cosa le comunicano, cosa prova quando ascolta canzoni?
Altra domanda a cui spero lei risponda: come mai sente di dover fingere? E con chi pensa di farlo?
Qualche giorno fa ci scriveva della sua relazione di 6 mesi con un ragazzo e anche lì non capiva bene cosa volesse davvero da questa relazione.
Mi sembra una variazione del tema che anche in questo consulto ci porta: Confusione rispetto a cosa vuole, cosa desidera per sé stessa.
Mi colpisce poi un'altra frase che scrive:
"Vorrei poter vivere come gli alberi, respirare senza pensare"
Lo trovo un pensiero quasi poetico a tratti, ma nasconde tantissima sofferenza.
Purtroppo senza l'attività del pensare, senza uno sguardo riflessivo su ciò che accade e sulla propria vita si finisce spesso in balia delle proprie emozioni, che diventano rifugio e gabbia allo stesso tempo.
Ci scrive: "vivo nel mio mondo di emozioni, un mondo prettamente pensato che si schianta sistematicamente con la praticità della vita"
Se vuole, provi ad utilizzare questo spazio per provare ad immaginare, per dare forma e parola ai suoi desideri e provare a sbirciare nel ventaglio di possibilità che le può riservare il suo futuro.
Cosa desidererebbe che accadesse nella sua vita?
Aspetto le sue risposte, sperando che riesca a scriverci
Cordialmente
Dr.ssa Valeria Mazzilli
Psicologa Clinica
Via San Giacomo, 15 Napoli
cel. 3895404108
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 678 visite dal 09/02/2021.
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