Quando si riceve una diagnosi di una malattia cronica
Buonasera gentili psicologi, ho quasi 22 anni e volevo un consulto per quanto riguarda la mia situazione.
Cercherò di essere il più dettagliata possibile, privacy permettendo.
A settembre 2019 dopo un episodio di diplopia e un ricovero urgente in neurologia (la rima non è intenzionale) mi diagnosticano la sclerosi multipla: trauma iniziale.
Non parlerò della mia situazione clinica, però al momento sto bene e i neurologi mi hanno subito confortato che avrei potuto vivere una vita normale e anche avere figli.
Sinceramente inizialmente non sapevo come reagire quindi ho abbastanza ignorato la cosa.
Ovviamente ci ho pensato, ho dovuto scegliere con il mio specialista la terapia e magari faccio qualche accorgimento nella vita di tutti i giorni per evitare di stressarmi troppo, ma in genere non ho cambiato nulla.
A livello emotivo ero in uno stato di trauma e paura penso.
I miei genitori devastati, mia mamma in particolare era disperata quindi non volevo parlargliene.
Ne ho parlato solo con il mio ragazzo, stiamo insieme da 6 anni e il suo supporto ha significato molto per me.
Diciamo che è di conforto sapere di venire accettata nonostante la malattia.
Non sono priva di supporto però non voglio stressarlo con le mie notizie e paure.
Per quanto riguarda gli amici ho evitato di dirlo perché non volevo farne una questione di stato.
Fortunatamente ho iniziato il primo anno di università ad ottobre quindi ho cercato di distrarmi abbastanza.
Poi con la pandemia mi sono concentrata negli studi e lavoro per non pensarci e tuttora è così.
Sicuramente ho le mie giornate di pianto ma sento che faccio fatica a rielaborare la cosa.
A volte ho degli attacchi di ansia, non capita spessissimo quindi me lo faccio andar bene.
Secondo voi cosa dovrei fare?
Chiaramente non è una notizia che si può prendere con serenità, nonostante mi hanno specificato la prognosi sia favorevole.
Non lo so per voi devo darmi del tempo o necessariamente devo andare da uno psicologo?
Io non avrei riserve ad andarci ma il problema è a livello economico, quindi qualsiasi consiglio sarebbe gradito.
Grazie molte
Cercherò di essere il più dettagliata possibile, privacy permettendo.
A settembre 2019 dopo un episodio di diplopia e un ricovero urgente in neurologia (la rima non è intenzionale) mi diagnosticano la sclerosi multipla: trauma iniziale.
Non parlerò della mia situazione clinica, però al momento sto bene e i neurologi mi hanno subito confortato che avrei potuto vivere una vita normale e anche avere figli.
Sinceramente inizialmente non sapevo come reagire quindi ho abbastanza ignorato la cosa.
Ovviamente ci ho pensato, ho dovuto scegliere con il mio specialista la terapia e magari faccio qualche accorgimento nella vita di tutti i giorni per evitare di stressarmi troppo, ma in genere non ho cambiato nulla.
A livello emotivo ero in uno stato di trauma e paura penso.
I miei genitori devastati, mia mamma in particolare era disperata quindi non volevo parlargliene.
Ne ho parlato solo con il mio ragazzo, stiamo insieme da 6 anni e il suo supporto ha significato molto per me.
Diciamo che è di conforto sapere di venire accettata nonostante la malattia.
Non sono priva di supporto però non voglio stressarlo con le mie notizie e paure.
Per quanto riguarda gli amici ho evitato di dirlo perché non volevo farne una questione di stato.
Fortunatamente ho iniziato il primo anno di università ad ottobre quindi ho cercato di distrarmi abbastanza.
Poi con la pandemia mi sono concentrata negli studi e lavoro per non pensarci e tuttora è così.
Sicuramente ho le mie giornate di pianto ma sento che faccio fatica a rielaborare la cosa.
A volte ho degli attacchi di ansia, non capita spessissimo quindi me lo faccio andar bene.
Secondo voi cosa dovrei fare?
Chiaramente non è una notizia che si può prendere con serenità, nonostante mi hanno specificato la prognosi sia favorevole.
Non lo so per voi devo darmi del tempo o necessariamente devo andare da uno psicologo?
Io non avrei riserve ad andarci ma il problema è a livello economico, quindi qualsiasi consiglio sarebbe gradito.
Grazie molte
[#1]
Gentile ragazza,
dispiace per quanto Le sta accadendo. Non è facile accettare.
Ricevere la diagnosi di "malattia cronica" significa essere sconvolti da un terremoto.
La vita personale, relazionale, affettiva può cambiare, ora o nel tempo.
La fase di accettazione della diagnosi è caratterizzata da moltissimi sentimenti,
tra i quali la fanno da padroni la rabbia e la tristezza, che si alternano.
Lei sembra "aver fatto finte di niente" con se stessa, fortunatamente scrive anche qui nell'area di Psicologia.
Come fare ad accettare più serenamente la cosa?
Dipende da come è fatta la nostra psiche, il nostro "dentro".
In generale, come rispondiamo noi umani alla diagnosi di malattia cronica?
- Anzitutto dipende dalla struttura della personalità: la personalità solida o la personalità ossessiva, oppure le personalità a sfondo depressivo rispondono in maniere molto differenti;
- ancora: si risponde a questo terremoto psichico in relazione alla capacità e qualità di *adattamento* che la persona aveva prima della malattia, e in particolare verso il proprio corpo;
- un importante elemento che favorisce il riadattamento alla nuova situazione è il contesto familiare e sociale, cioè gli scenari su cui il malato si muove. Fortunatamente lì Lei trova appoggio.
Questi sono gli elementi generali; un articolo completo potrà trovarlo in rete digitando "Brunialti - La malattia cronica nella vita della persona".
Ogni malattia cronica dovrebbe poter fruire di un supporto psicologico costante, e la possibilità concretamente c'è:
lo potrà trovare gratuitamente (o con solo ticket)
- presso il Consultorio,
- presso l'Unità di Psicologia
- presso il Centro di Igiene mentale.
Se ora vuole aggiungere dell'altro al Suo Consulto, potremo capire meglio.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
dispiace per quanto Le sta accadendo. Non è facile accettare.
Ricevere la diagnosi di "malattia cronica" significa essere sconvolti da un terremoto.
La vita personale, relazionale, affettiva può cambiare, ora o nel tempo.
La fase di accettazione della diagnosi è caratterizzata da moltissimi sentimenti,
tra i quali la fanno da padroni la rabbia e la tristezza, che si alternano.
Lei sembra "aver fatto finte di niente" con se stessa, fortunatamente scrive anche qui nell'area di Psicologia.
Come fare ad accettare più serenamente la cosa?
Dipende da come è fatta la nostra psiche, il nostro "dentro".
In generale, come rispondiamo noi umani alla diagnosi di malattia cronica?
- Anzitutto dipende dalla struttura della personalità: la personalità solida o la personalità ossessiva, oppure le personalità a sfondo depressivo rispondono in maniere molto differenti;
- ancora: si risponde a questo terremoto psichico in relazione alla capacità e qualità di *adattamento* che la persona aveva prima della malattia, e in particolare verso il proprio corpo;
- un importante elemento che favorisce il riadattamento alla nuova situazione è il contesto familiare e sociale, cioè gli scenari su cui il malato si muove. Fortunatamente lì Lei trova appoggio.
Questi sono gli elementi generali; un articolo completo potrà trovarlo in rete digitando "Brunialti - La malattia cronica nella vita della persona".
Ogni malattia cronica dovrebbe poter fruire di un supporto psicologico costante, e la possibilità concretamente c'è:
lo potrà trovare gratuitamente (o con solo ticket)
- presso il Consultorio,
- presso l'Unità di Psicologia
- presso il Centro di Igiene mentale.
Se ora vuole aggiungere dell'altro al Suo Consulto, potremo capire meglio.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Ex utente
La ringrazio infinitamente per la risposta. Ci tenevo a sottolineare la parola "cronica" nel mio messaggio iniziale proprio perché il problema non è neanche stato il trauma iniziale e il problema di vederci doppio (fortunatamente guarito) ma la scoperta che di fatto c'è qualcosa che non va nel mio corpo è e sarà purtroppo una cicatrice irreparabile per me.
La ringrazio anche per i nominativi per consultare uno psicologo, io ne sento la necessità a volte perché sento il bisogno di un aiuto quantomeno per elaborare la cosa perché mi rendo conto che il fare finta di nulla non sempre aiuta. Il mio ragazzo mi aiuta come può ma non voglio nemmeno pesare troppo su di lui. Diciamo che il problema sono i miei genitori, nella mia famiglia c'è un forte tabù purtroppo in materia psicologica e non accetterebbero andassi.
Per quanto riguarda la mia personalità credo di essere una persona tendente all'ansioso, non penso di essere molto stabile ma fortunatamente penso di avere una grande capacità di adattamento forse è per questo che non sono stata mai troppo male.
In ogni caso grazie mille anche per l'indicazione dell'articolo e le indicazioni generali che mi hanno aiutato a riflettere.
La ringrazio anche per i nominativi per consultare uno psicologo, io ne sento la necessità a volte perché sento il bisogno di un aiuto quantomeno per elaborare la cosa perché mi rendo conto che il fare finta di nulla non sempre aiuta. Il mio ragazzo mi aiuta come può ma non voglio nemmeno pesare troppo su di lui. Diciamo che il problema sono i miei genitori, nella mia famiglia c'è un forte tabù purtroppo in materia psicologica e non accetterebbero andassi.
Per quanto riguarda la mia personalità credo di essere una persona tendente all'ansioso, non penso di essere molto stabile ma fortunatamente penso di avere una grande capacità di adattamento forse è per questo che non sono stata mai troppo male.
In ogni caso grazie mille anche per l'indicazione dell'articolo e le indicazioni generali che mi hanno aiutato a riflettere.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.6k visite dal 09/02/2021.
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