Perché voglio stare male?
Non è un voler stare male per punirmi o qualcosa del genere (suppongo), piuttosto, io lo sento come un bisogno di sentirmi diversa o speciale.
I primi tre ricordi che ricordo di avere riguardanti questa "cosa" (non sono scura di quale sia effettivamente accaduto prima, ma penso il primo del quale adesso parlerò) risalgono a quando avevo sì e no dodici anni:
1 - quando vedevo mio fratello risentire dei primi sintomi dell'acne (di cui soffrono entrambi i miei genitori), ed io speravo fortemente tra me e me che venisse pure a me (cosa che alla fine è successa e che ho tutt'ora).
2 - quando volevo tantissimo che mi venissero le mestruazioni, ma il punto è che le volessi dolorose e abbondanti.
3 - quando, vedendo molti in famiglia avere gli occhiali, li volevo anche io per sentirmi speciale (ora li porto da due anni) , e dopo tutte le visite risalenti a prima di quella in cui mi prescrissero di portarli, ci rimanevo sempre male perché tutti, mia cugina nello specifico, li aveva e io no.
Questi "eventi" li interpreto maggiormente come una voglia di sentirsi adulta, ma nel dubbio ho preferito citarli, nella possibilità che c'entrino qualcosa con quello che provo ora, ad anni di distanza.
Infatti, sostanzialmente è da ormai un po' di tempo (forse anche più di un anno) che voglio stare male psicologicamente, come soffrire di depressione o simili.
So che è una cosa orribile anche solo da pensare, e mi sento in colpa perché da una parte so che dovrei essere riconoscente di essere in salute, ma allo stesso tempo ho voglia di stare male (a livello psicologico), di andare dallo psicologo e sentirmi dire che ho qualcosa.
È dalle medie (dunque più o meno quattro/cinque anni) che penso di non star bene mentalmente, tra grandi problemi con lo studio e nel socializzare, sentendomi strana e col bisogno di recitare una parte in presenza di, più o meno, qualsiasi altra persona (tutto con alti e bassi ovviamente).
Ci sono stati principalmente due periodi particolarmente brutti in questo periodo, ovvero terza media - prima metà prima superiore e questo ultimo anno, entrambe le volte in cui, odio ammetterlo, ma pensavo spesso alla morte e al suicidio, anche se come concetto e non come atto in sé dato che mi ha sempre tenuta lucida il pensiero della mia famiglia e non lo farei mai.
Comunque, tornando al discorso principale, ho più che altro la voglia di stare male sapendo che cosa ho, perché stare male ma senza saperne il motivo, come ora, mi porta a pensare di essere solamente debole, di non star soffrendo in realtà e di essere solamente, cosa che mi ripeto spesso, "una bambina viziata che non sa apprezzare quel che ha".
Chiedo scusa se tutto questo possa esser apparso confusionario, ma è davvero difficile scriverlo.
Inoltre, chiedo scusa se in questo possa dare l'impressione che io stia saltando alle conclusioni e che sembri stia facendo tutto sola, ma in tutto questo tempo passato da sola a pensare ho cercato di ragionarci sopra.
I primi tre ricordi che ricordo di avere riguardanti questa "cosa" (non sono scura di quale sia effettivamente accaduto prima, ma penso il primo del quale adesso parlerò) risalgono a quando avevo sì e no dodici anni:
1 - quando vedevo mio fratello risentire dei primi sintomi dell'acne (di cui soffrono entrambi i miei genitori), ed io speravo fortemente tra me e me che venisse pure a me (cosa che alla fine è successa e che ho tutt'ora).
2 - quando volevo tantissimo che mi venissero le mestruazioni, ma il punto è che le volessi dolorose e abbondanti.
3 - quando, vedendo molti in famiglia avere gli occhiali, li volevo anche io per sentirmi speciale (ora li porto da due anni) , e dopo tutte le visite risalenti a prima di quella in cui mi prescrissero di portarli, ci rimanevo sempre male perché tutti, mia cugina nello specifico, li aveva e io no.
Questi "eventi" li interpreto maggiormente come una voglia di sentirsi adulta, ma nel dubbio ho preferito citarli, nella possibilità che c'entrino qualcosa con quello che provo ora, ad anni di distanza.
Infatti, sostanzialmente è da ormai un po' di tempo (forse anche più di un anno) che voglio stare male psicologicamente, come soffrire di depressione o simili.
So che è una cosa orribile anche solo da pensare, e mi sento in colpa perché da una parte so che dovrei essere riconoscente di essere in salute, ma allo stesso tempo ho voglia di stare male (a livello psicologico), di andare dallo psicologo e sentirmi dire che ho qualcosa.
È dalle medie (dunque più o meno quattro/cinque anni) che penso di non star bene mentalmente, tra grandi problemi con lo studio e nel socializzare, sentendomi strana e col bisogno di recitare una parte in presenza di, più o meno, qualsiasi altra persona (tutto con alti e bassi ovviamente).
Ci sono stati principalmente due periodi particolarmente brutti in questo periodo, ovvero terza media - prima metà prima superiore e questo ultimo anno, entrambe le volte in cui, odio ammetterlo, ma pensavo spesso alla morte e al suicidio, anche se come concetto e non come atto in sé dato che mi ha sempre tenuta lucida il pensiero della mia famiglia e non lo farei mai.
Comunque, tornando al discorso principale, ho più che altro la voglia di stare male sapendo che cosa ho, perché stare male ma senza saperne il motivo, come ora, mi porta a pensare di essere solamente debole, di non star soffrendo in realtà e di essere solamente, cosa che mi ripeto spesso, "una bambina viziata che non sa apprezzare quel che ha".
Chiedo scusa se tutto questo possa esser apparso confusionario, ma è davvero difficile scriverlo.
Inoltre, chiedo scusa se in questo possa dare l'impressione che io stia saltando alle conclusioni e che sembri stia facendo tutto sola, ma in tutto questo tempo passato da sola a pensare ho cercato di ragionarci sopra.
[#1]
Gentile ragazza,
leggendo il suo post, ho avuto la sensazione di una persona molto intelligente, riflessiva, introspettiva e anche fantasiosa, che forse non si sente abbastanza stimolata dalla vita che fa, e di questa insoddisfazione arriva persino a rimproverarsi ("una bambina viziata che non sa apprezzare quello che ha"), mentre invece, se la sente, si tratta di una sensazione che va accolta e compresa, perché evidentemente un motivo ci dev'essere.
Colpisce anche il fatto che lei non si senta libera di esprimere se stessa ("sentendomi strana e col bisogno di recitare una parte in presenza di, più o meno, qualsiasi altra persona"), come se avvertisse il bisogno di "conformarsi" a qualcosa di esterno, forse per il timore di non essere capita e accettata.
Il suo desiderio di soffrire per sentirsi "speciale" potrebbe dipendere dal fatto che si sente un po' "invisibile" agli occhi degli altri, e magari pensa che, soffrendo di più, verrebbe più facilmente presa in considerazione, sul serio, rispetto a queste forme più sottili di insoddisfazione e sofferenza che già sente da tempo. Probabilmente ha bisogno di parlare di queste cose, di trovare condivisione, appoggio, e magari anche aiuto nella comprensione di se stessa e nella capacità di trovare delle strade per incanalare i suoi talenti, di cui forse non è neanche ben consapevole.
Quando lei scrive "So che è una cosa orribile anche solo da pensare, e mi sento in colpa perché da una parte so che dovrei essere riconoscente di essere in salute, ma allo stesso tempo ho voglia di stare male (a livello psicologico), di andare dallo psicologo e sentirmi dire che ho qualcosa" sembrerebbe proprio che lei senta un bisogno di riconoscimento di una sofferenza interiore che avverte, ma che la fa sentire in colpa persino ammettere con se stessa, mentre uno psicologo potrebbe validarla, autorizzarla a riconoscerla, in quanto è in grado di riconoscerla lui stesso.
In sostanza, è come se lei desiderasse stare "più male" perché le sembra il solo modo in cui gli altri potrebbero capire che lei sta male (dentro), e quindi autorizzarsi a riconoscere lei stessa questa sofferenza, il che è sempre il primo passo per poter cambiare le cose nella direzione dei suoi desideri.
Le lascio queste mie sensazioni solo come ipotesi, perché come può immaginare da un post, per quanto lungo e articolato, non è possibile conoscerla, ma spero le siano utili come spunti!
Un cordiale saluto,
leggendo il suo post, ho avuto la sensazione di una persona molto intelligente, riflessiva, introspettiva e anche fantasiosa, che forse non si sente abbastanza stimolata dalla vita che fa, e di questa insoddisfazione arriva persino a rimproverarsi ("una bambina viziata che non sa apprezzare quello che ha"), mentre invece, se la sente, si tratta di una sensazione che va accolta e compresa, perché evidentemente un motivo ci dev'essere.
Colpisce anche il fatto che lei non si senta libera di esprimere se stessa ("sentendomi strana e col bisogno di recitare una parte in presenza di, più o meno, qualsiasi altra persona"), come se avvertisse il bisogno di "conformarsi" a qualcosa di esterno, forse per il timore di non essere capita e accettata.
Il suo desiderio di soffrire per sentirsi "speciale" potrebbe dipendere dal fatto che si sente un po' "invisibile" agli occhi degli altri, e magari pensa che, soffrendo di più, verrebbe più facilmente presa in considerazione, sul serio, rispetto a queste forme più sottili di insoddisfazione e sofferenza che già sente da tempo. Probabilmente ha bisogno di parlare di queste cose, di trovare condivisione, appoggio, e magari anche aiuto nella comprensione di se stessa e nella capacità di trovare delle strade per incanalare i suoi talenti, di cui forse non è neanche ben consapevole.
Quando lei scrive "So che è una cosa orribile anche solo da pensare, e mi sento in colpa perché da una parte so che dovrei essere riconoscente di essere in salute, ma allo stesso tempo ho voglia di stare male (a livello psicologico), di andare dallo psicologo e sentirmi dire che ho qualcosa" sembrerebbe proprio che lei senta un bisogno di riconoscimento di una sofferenza interiore che avverte, ma che la fa sentire in colpa persino ammettere con se stessa, mentre uno psicologo potrebbe validarla, autorizzarla a riconoscerla, in quanto è in grado di riconoscerla lui stesso.
In sostanza, è come se lei desiderasse stare "più male" perché le sembra il solo modo in cui gli altri potrebbero capire che lei sta male (dentro), e quindi autorizzarsi a riconoscere lei stessa questa sofferenza, il che è sempre il primo passo per poter cambiare le cose nella direzione dei suoi desideri.
Le lascio queste mie sensazioni solo come ipotesi, perché come può immaginare da un post, per quanto lungo e articolato, non è possibile conoscerla, ma spero le siano utili come spunti!
Un cordiale saluto,
Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro
www.psicologicamente.altervista.org
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 20.1k visite dal 04/02/2021.
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