Paura di andare a convivere dopo relazione 6 mesi - Ansia pazzesca e paura terribile
Buonsera.
Domani dovrei firmare il contratto d'affito per un andare a convivere con la mia ragazza.
Non abbiamo problemi di soldi ne di lavoro, a 34 anni sono stato all'estero ma sono poi rientrato.
Ho questo chiodo fisso di dover ri-tornare all'estero per forza o per dimostrare a me stesso che ce la posso fare: questa è sempre stata la mia decisione ma 6 mesi fà per puro caso, sono uscito con una ragazza con cui non credevo di avere chances e che avevo corteggiato per anni.
Nulla da dire su questi 6 mesi, intensi, sembra ci conosciamo da una vita.
Poi causa Covid decido di spostarmi da casa mia, avendo 2 genitori 70-enni e terrorizzato dal pensiero di poterli contagiare.
Porto la mascherina FFP2 anche a casa, a lavoro cerco di isolarmi il più possibile dai colleghi ma non sempre ci riesco perchè sono una persona con ottime relazioni sociali (mi piace stare in mezzo alla gente).
Cosi le confesso la mia decisione, lei mi dice che faccio bene, trova un appartamento (per me troppo grande), io non riesco a dirle di no (per paura di litigare), decidiamo anche l'arredo e domani dovremo andare a firmare l'affitto.
E qui mi esplode l'ansia che covavo da giorni e che mi ha sempre accompagnato da 34 anni.
Ho paura di fare la scelta sbagliata sia perchè l'appartamento è grande e privo di immobili (io lo volevo arredato e più piccolo) e di fare un passo troppo grande.
Ho paura che lei non mi segua qualora trovi un lavoro all'estero (o anche a Milano) perchè mi ha detto che non vuole spostarsi troppo da casa essendo legatissima alla sua famiglia (io pure ma questo non mi ha impedito di viaggare).
D'altro canto ho un lavoro in un'azienda florida, il COvid almeno per quest'anno costituisce un vincolo oggettivo ai miei sogni di gloria (o forse velleità), ho 34 anni e vorrei assumermi le mie responsabilità di uomo.
Dopotutto con lei mi trovo bene, mi supporta e mi capisce (soffro anche di disfunzione erettile e nonostante abbia avuto con lei un'ottima intesa grazie ai farmaci il suo appetito sessuale è un altro elemento che mi fa paura) e da un lato penso che valga la pena rischiare e provare perchè sarebbe per me un forte banco di prova per migliorarmi, uscire dalla zona di comfort e capire se con lei posso avere futuro.
Sono indeciso tra il parlarle e chiudere anche con lei la relazione e rimanere a casa da solo accettando anche lo stigma sociale di aver praticamente fatto quasi tutto (firme a parte) e sapendo di deludere lei i miei genitori ed i suoi e gettare il cuore oltre l'ostacolo e rischiare questa avventura di cui vedo solo il lato negativo.
Come posso affrontare questa cosa in maniera matura?
l'ansia e la paura mi ottundono letteralmente.
Domani dovrei firmare il contratto d'affito per un andare a convivere con la mia ragazza.
Non abbiamo problemi di soldi ne di lavoro, a 34 anni sono stato all'estero ma sono poi rientrato.
Ho questo chiodo fisso di dover ri-tornare all'estero per forza o per dimostrare a me stesso che ce la posso fare: questa è sempre stata la mia decisione ma 6 mesi fà per puro caso, sono uscito con una ragazza con cui non credevo di avere chances e che avevo corteggiato per anni.
Nulla da dire su questi 6 mesi, intensi, sembra ci conosciamo da una vita.
Poi causa Covid decido di spostarmi da casa mia, avendo 2 genitori 70-enni e terrorizzato dal pensiero di poterli contagiare.
Porto la mascherina FFP2 anche a casa, a lavoro cerco di isolarmi il più possibile dai colleghi ma non sempre ci riesco perchè sono una persona con ottime relazioni sociali (mi piace stare in mezzo alla gente).
Cosi le confesso la mia decisione, lei mi dice che faccio bene, trova un appartamento (per me troppo grande), io non riesco a dirle di no (per paura di litigare), decidiamo anche l'arredo e domani dovremo andare a firmare l'affitto.
E qui mi esplode l'ansia che covavo da giorni e che mi ha sempre accompagnato da 34 anni.
Ho paura di fare la scelta sbagliata sia perchè l'appartamento è grande e privo di immobili (io lo volevo arredato e più piccolo) e di fare un passo troppo grande.
Ho paura che lei non mi segua qualora trovi un lavoro all'estero (o anche a Milano) perchè mi ha detto che non vuole spostarsi troppo da casa essendo legatissima alla sua famiglia (io pure ma questo non mi ha impedito di viaggare).
D'altro canto ho un lavoro in un'azienda florida, il COvid almeno per quest'anno costituisce un vincolo oggettivo ai miei sogni di gloria (o forse velleità), ho 34 anni e vorrei assumermi le mie responsabilità di uomo.
Dopotutto con lei mi trovo bene, mi supporta e mi capisce (soffro anche di disfunzione erettile e nonostante abbia avuto con lei un'ottima intesa grazie ai farmaci il suo appetito sessuale è un altro elemento che mi fa paura) e da un lato penso che valga la pena rischiare e provare perchè sarebbe per me un forte banco di prova per migliorarmi, uscire dalla zona di comfort e capire se con lei posso avere futuro.
Sono indeciso tra il parlarle e chiudere anche con lei la relazione e rimanere a casa da solo accettando anche lo stigma sociale di aver praticamente fatto quasi tutto (firme a parte) e sapendo di deludere lei i miei genitori ed i suoi e gettare il cuore oltre l'ostacolo e rischiare questa avventura di cui vedo solo il lato negativo.
Come posso affrontare questa cosa in maniera matura?
l'ansia e la paura mi ottundono letteralmente.
[#1]
Gentile utente,
dai suoi consulti passati, che ho letto, l'ansia è evidente; mi chiedo se abbia affrontato questa condizione con le cure opportune. Se non l'ha fatto, sarebbe meglio capire perché. Questa stessa resistenza può essere un sintomo da non sottovalutare. Stessa cosa vale per la disfunzione erettile: da subito le è stato suggerito di rivolgersi ad uno psico-sessuologo, e di nuovo, se non l'ha fatto, c'è da chiedersi che cosa teme di scoprire.
Venendo al suo quesito odierno, l'inizio di una convivenza crea sempre qualche preoccupazione, anche perché molti non riescono a vederla per quello che è: un modo di conoscersi in una condizione diversa dal fidanzamento, ma comunque non un matrimonio. Invece, equivocando, la scambiano per tale, fanno spese, progettano figli, pensano di dover considerare finita la loro relazione se la convivenza ha un'interruzione.
Sarebbe bene mettere in chiaro con la sua ragazza qual è la sua posizione al riguardo, compresa l'intenzione di tornare a lavorare all'estero.
Non ho capito però perché il suo desiderio di vivere da solo per il periodo del covid si sia tradotto in quello di andare a convivere con la sua ragazza.
Le persone tentennanti e incerte sono spesso preda di quelle decise; non avendo idee chiare, si piegano troppo facilmente ai desideri altrui, ma ne conseguono incomprensioni e infelicità. Lei parla addirittura di non deludere, non solo la sua ragazza, ma i suoi stessi genitori e perfino quelli di lei!
Un buon terapeuta l'aiuterebbe ad avere il giusto grado di assertività, per non essere continuamente preda della volontà altrui, cosicché ne trarrebbero giovamento tutti i sintomi che lamenta.
Potrebbe fare il primo atto di autonomia rifiutandosi di firmare per un appartamento che è agli antipodi di quello che desidera: nei suoi sogni c'era il piccolo pied-à-terre ammobiliato di uno scapolo, da poter prendere e lasciare in una settimana; nella realtà accetta un grande appartamento da ammobiliare, con un contratto impegnativo e una partner al seguito... Forse addirittura vicino ai genitori della ragazza? Uhm.
dai suoi consulti passati, che ho letto, l'ansia è evidente; mi chiedo se abbia affrontato questa condizione con le cure opportune. Se non l'ha fatto, sarebbe meglio capire perché. Questa stessa resistenza può essere un sintomo da non sottovalutare. Stessa cosa vale per la disfunzione erettile: da subito le è stato suggerito di rivolgersi ad uno psico-sessuologo, e di nuovo, se non l'ha fatto, c'è da chiedersi che cosa teme di scoprire.
Venendo al suo quesito odierno, l'inizio di una convivenza crea sempre qualche preoccupazione, anche perché molti non riescono a vederla per quello che è: un modo di conoscersi in una condizione diversa dal fidanzamento, ma comunque non un matrimonio. Invece, equivocando, la scambiano per tale, fanno spese, progettano figli, pensano di dover considerare finita la loro relazione se la convivenza ha un'interruzione.
Sarebbe bene mettere in chiaro con la sua ragazza qual è la sua posizione al riguardo, compresa l'intenzione di tornare a lavorare all'estero.
Non ho capito però perché il suo desiderio di vivere da solo per il periodo del covid si sia tradotto in quello di andare a convivere con la sua ragazza.
Le persone tentennanti e incerte sono spesso preda di quelle decise; non avendo idee chiare, si piegano troppo facilmente ai desideri altrui, ma ne conseguono incomprensioni e infelicità. Lei parla addirittura di non deludere, non solo la sua ragazza, ma i suoi stessi genitori e perfino quelli di lei!
Un buon terapeuta l'aiuterebbe ad avere il giusto grado di assertività, per non essere continuamente preda della volontà altrui, cosicché ne trarrebbero giovamento tutti i sintomi che lamenta.
Potrebbe fare il primo atto di autonomia rifiutandosi di firmare per un appartamento che è agli antipodi di quello che desidera: nei suoi sogni c'era il piccolo pied-à-terre ammobiliato di uno scapolo, da poter prendere e lasciare in una settimana; nella realtà accetta un grande appartamento da ammobiliare, con un contratto impegnativo e una partner al seguito... Forse addirittura vicino ai genitori della ragazza? Uhm.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buongiorno Dott.ssa
grazie per le sue parole.
In merito ai problemi precedenti, li ho affrontati ma con scarso successo vista anche la poca empatia con gli psicologi che ho visto: devo confessare che, leggendo i consulti richiesto, ammetto di aver volutamente sovradimensionato termini e concetti.
Anche in questo caso la situazione non è cosi drammatica perchè l'investimento per l'arredo è minimo (lo dividiamo a metà), posso sempre recedere dal contratto con 6 mesi di anticipo e la casa è grande si per le mie esigenze, ma comunque un trilocale.
Sono state sopratutto le sue parole..."l'inizio di una convivenza crea sempre qualche preoccupazione, anche perché molti non riescono a vederla per quello che è: un modo di conoscersi in una condizione diversa dal fidanzamento, ma comunque non un matrimonio. Invece, equivocando, la scambiano per tale, fanno spese, progettano figli, pensano di dover considerare finita la loro relazione se la convivenza ha un'interruzione..." ad illuminarmi e a farmi riconsiderare la questione che ho deciso di affrontare provando questa esperienza che sicuramente mi metterà alla prova. Chi non risica non rosica, e troppe volte mi sono trovato fermo e paralizzato dalla paura. Come ho sempre fatto (sopratutto sul lavoro) me ne assumerò il rischio e le conseguenze: sicuramente quello che farò è ricontattare un terapeuta seguendo il suo consiglio ed impostare un percorso sperando di calmare la mia ansia e risolvere i miei disturbi sessuali (che vanno e vengono).
Grazie ancora per le sue parole ed il tempo che mi ha dedicato.
grazie per le sue parole.
In merito ai problemi precedenti, li ho affrontati ma con scarso successo vista anche la poca empatia con gli psicologi che ho visto: devo confessare che, leggendo i consulti richiesto, ammetto di aver volutamente sovradimensionato termini e concetti.
Anche in questo caso la situazione non è cosi drammatica perchè l'investimento per l'arredo è minimo (lo dividiamo a metà), posso sempre recedere dal contratto con 6 mesi di anticipo e la casa è grande si per le mie esigenze, ma comunque un trilocale.
Sono state sopratutto le sue parole..."l'inizio di una convivenza crea sempre qualche preoccupazione, anche perché molti non riescono a vederla per quello che è: un modo di conoscersi in una condizione diversa dal fidanzamento, ma comunque non un matrimonio. Invece, equivocando, la scambiano per tale, fanno spese, progettano figli, pensano di dover considerare finita la loro relazione se la convivenza ha un'interruzione..." ad illuminarmi e a farmi riconsiderare la questione che ho deciso di affrontare provando questa esperienza che sicuramente mi metterà alla prova. Chi non risica non rosica, e troppe volte mi sono trovato fermo e paralizzato dalla paura. Come ho sempre fatto (sopratutto sul lavoro) me ne assumerò il rischio e le conseguenze: sicuramente quello che farò è ricontattare un terapeuta seguendo il suo consiglio ed impostare un percorso sperando di calmare la mia ansia e risolvere i miei disturbi sessuali (che vanno e vengono).
Grazie ancora per le sue parole ed il tempo che mi ha dedicato.
[#3]
Gentile utente,
lieta di esserle stata utile.
Tenga sempre in pugno il timone, nel gestire la convivenza per quello che è e nel ricordarlo alla sua partner: una comoda prova che permette alla coppia aggiustamenti anche sostanziali, con l'obiettivo del benessere delle due persone coinvolte.
Quanto all'ansia, è una malattia che può avere svariate origini, individuabili ma soprattutto curabili. Ovviamente per farlo ci vuole il coraggio del cambiamento.
Infiniti auguri per tutte le sue iniziative.
lieta di esserle stata utile.
Tenga sempre in pugno il timone, nel gestire la convivenza per quello che è e nel ricordarlo alla sua partner: una comoda prova che permette alla coppia aggiustamenti anche sostanziali, con l'obiettivo del benessere delle due persone coinvolte.
Quanto all'ansia, è una malattia che può avere svariate origini, individuabili ma soprattutto curabili. Ovviamente per farlo ci vuole il coraggio del cambiamento.
Infiniti auguri per tutte le sue iniziative.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 10.6k visite dal 26/01/2021.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Disfunzione erettile
La disfunzione erettile è la difficoltà a mantenere l'erezione. Definita anche impotenza, è dovuta a varie cause. Come fare la diagnosi? Quali sono le cure possibili?