Ansia/malessere per trasferimento dovuto a lavoro
Salve,
Sono un ragazzo di 28 anni laureato in ingegneria meccanica magistrale in giugno 2020.
Dato il periodo pandemico e la grosse difficoltá nel trovare lavoro, in italia e in particolar modo nella mia città (Bari), dopo un lungo processo di selezione per un’importante multinazionale sono state preso e mi è stata assegnata come destinazione Rimini.
L’offerta è ottima sia in termini di retribuzione, di contratto e di vari bonus.
Non potrei trovare di meglio qui a Bari soprattutto da neolaureato.
Dovrei essere felice, eppure dentro di me sento un disagio per varie motivazioni.
Prima di tutto ho un cane a cui sono legatissimo e l’idea di non potergli spiegare che torneró ogni tanto a trovarlo, unito all’idea che possa soffrire per la mia mancanza mi distrugge l’anima.
Purtroppo non posso portarlo con me per gli orari di lavoro che avrò e inoltre a casa qui a Bari è seguito meglio, essendo presenti i miei genitori costantemente.
Il mio cane ha 6 anni e non so quanto vivrá ancora, probabilmente potrei perdermi gli ultimi suoi 5/6 spero di più, anni della sua vita, se mi trasferissi.
Questa è la motivazione principale del mio malessere, ma in aggiunta vi è il fatto che io a Bari vivo bene, ho i miei affetti, i miei amici, un clima stupendo e uno stile di vita che amo (difficoltá nel trovare lavoro a parte).
D’altrocanto qui da me le uniche opportunità sono quelle di stage (senza sicurezze per il dopo) e anche abbastanza sottopagate, di fatti ne ho rifiutate due in passato perché la parte di me orgogliosa trova lo stage uno sfruttamento legalizzato (ma questo è un altro discorso).
Vivo dunque tra sentimenti contrastanti perché so che il treno che mi sta capitando ora non mi ricapiterá di certo presto e mi permetterebbe di avere una dignitosa indipendenza economica.
Allo stesso tempo nutro l’ansia dovuta alle due motivazioni che vi ho descritto e che mi lacera lo stomaco.
Sono una persona che ha anche viaggiato da solo innumerevoli volte, ma qui sono conscio che mi toccherá farmi un po’ di anni fuori prima di poter sperare in un trasferimento qui in Puglia.
Continuo a ripetermi che se dovessi pentirmi della scelta del trasferimento potrei sempre tornare, ma il mio cervello ragiona di 10 anni in 10 il che nuoce alla mia salute e mi proietta in un film che creo io stesso e con trama e finali in cui io protagonista mi pento di ogni mia scelta.
Vi pongo dunque il quesito che mi affligge.
È giusto sacrificare ció a cui tieni per il lavoro?
È meglio una vita appagante in termini d’indipendenza economica e crescita professionale o in termini di felicitá emotiva?
Sono un ragazzo di 28 anni laureato in ingegneria meccanica magistrale in giugno 2020.
Dato il periodo pandemico e la grosse difficoltá nel trovare lavoro, in italia e in particolar modo nella mia città (Bari), dopo un lungo processo di selezione per un’importante multinazionale sono state preso e mi è stata assegnata come destinazione Rimini.
L’offerta è ottima sia in termini di retribuzione, di contratto e di vari bonus.
Non potrei trovare di meglio qui a Bari soprattutto da neolaureato.
Dovrei essere felice, eppure dentro di me sento un disagio per varie motivazioni.
Prima di tutto ho un cane a cui sono legatissimo e l’idea di non potergli spiegare che torneró ogni tanto a trovarlo, unito all’idea che possa soffrire per la mia mancanza mi distrugge l’anima.
Purtroppo non posso portarlo con me per gli orari di lavoro che avrò e inoltre a casa qui a Bari è seguito meglio, essendo presenti i miei genitori costantemente.
Il mio cane ha 6 anni e non so quanto vivrá ancora, probabilmente potrei perdermi gli ultimi suoi 5/6 spero di più, anni della sua vita, se mi trasferissi.
Questa è la motivazione principale del mio malessere, ma in aggiunta vi è il fatto che io a Bari vivo bene, ho i miei affetti, i miei amici, un clima stupendo e uno stile di vita che amo (difficoltá nel trovare lavoro a parte).
D’altrocanto qui da me le uniche opportunità sono quelle di stage (senza sicurezze per il dopo) e anche abbastanza sottopagate, di fatti ne ho rifiutate due in passato perché la parte di me orgogliosa trova lo stage uno sfruttamento legalizzato (ma questo è un altro discorso).
Vivo dunque tra sentimenti contrastanti perché so che il treno che mi sta capitando ora non mi ricapiterá di certo presto e mi permetterebbe di avere una dignitosa indipendenza economica.
Allo stesso tempo nutro l’ansia dovuta alle due motivazioni che vi ho descritto e che mi lacera lo stomaco.
Sono una persona che ha anche viaggiato da solo innumerevoli volte, ma qui sono conscio che mi toccherá farmi un po’ di anni fuori prima di poter sperare in un trasferimento qui in Puglia.
Continuo a ripetermi che se dovessi pentirmi della scelta del trasferimento potrei sempre tornare, ma il mio cervello ragiona di 10 anni in 10 il che nuoce alla mia salute e mi proietta in un film che creo io stesso e con trama e finali in cui io protagonista mi pento di ogni mia scelta.
Vi pongo dunque il quesito che mi affligge.
È giusto sacrificare ció a cui tieni per il lavoro?
È meglio una vita appagante in termini d’indipendenza economica e crescita professionale o in termini di felicitá emotiva?
[#1]
Gentile utente,
non solo la famiglia,
anche il lavoro è ricco di risvolti emotivi:
passioni professionali,
possibilità di autorealizzazione,
autostima che cresce...
Le ha studiato fino a ben 28 anni proprio per raggiungere ciò:
un lavoro che La appaga, e non solo in termini monetari.
Proprio per questo tanti giovani ricercatori lasciano purtroppo la nostra terra: per realizzare i propri sogni e le proprie aspettative all'estero, sia pure dall'altra parte del mondo.
Da Bari a Rimini che distanza vuol che ci sia?
Qualche ora di treno da percorrere ogni fine settimana, se lo desidera.
Può chiedersi invece se sotto sotto c'è in Lei la paura
. di mettersi alla prova e fallire;
oppure anche
. di fare i conti con la solitudine; quella preziosa *capacità di essere soli* che un famoso studioso Psy (Winnicott) identificava come un tratto identificativo dell'essere psichicamente adulto;
è forse questo il gradino evolutivo che Le viene chiesto di fare ora
e che Lei teme molto?
Cosa ne pensa?
Dott. Brunialti
non solo la famiglia,
anche il lavoro è ricco di risvolti emotivi:
passioni professionali,
possibilità di autorealizzazione,
autostima che cresce...
Le ha studiato fino a ben 28 anni proprio per raggiungere ciò:
un lavoro che La appaga, e non solo in termini monetari.
Proprio per questo tanti giovani ricercatori lasciano purtroppo la nostra terra: per realizzare i propri sogni e le proprie aspettative all'estero, sia pure dall'altra parte del mondo.
Da Bari a Rimini che distanza vuol che ci sia?
Qualche ora di treno da percorrere ogni fine settimana, se lo desidera.
Può chiedersi invece se sotto sotto c'è in Lei la paura
. di mettersi alla prova e fallire;
oppure anche
. di fare i conti con la solitudine; quella preziosa *capacità di essere soli* che un famoso studioso Psy (Winnicott) identificava come un tratto identificativo dell'essere psichicamente adulto;
è forse questo il gradino evolutivo che Le viene chiesto di fare ora
e che Lei teme molto?
Cosa ne pensa?
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Grazie per la gentile risposta.
Sono onesto e non vivo la paura di fallire o quella di essere solo all’inizio, quello che temo in modo primario è far soffrire il mio cane, (non voglio sembrare patetico ma è la realtà) che se pur seguito dai miei genitori, è molto legato a me e come spiegato, non potrei portare.
Ha ragione quando dice che alla fine potrei tornare facilmente durante il weekend, ma in realtà dato che lavorerò su turni, dubito riuscirò ad avere 2 giorni di fila liberi, ahimè, il che limiterà parecchio le mie possibilità di fare visita a casa frequentemente.
Ho la volontà di superare questo blocco emotivo e in realtà sono conscio che vorrei solo sapere che il mio cane non soffrirà, cosa che nessuno può purtroppo assicurarmi
Sono onesto e non vivo la paura di fallire o quella di essere solo all’inizio, quello che temo in modo primario è far soffrire il mio cane, (non voglio sembrare patetico ma è la realtà) che se pur seguito dai miei genitori, è molto legato a me e come spiegato, non potrei portare.
Ha ragione quando dice che alla fine potrei tornare facilmente durante il weekend, ma in realtà dato che lavorerò su turni, dubito riuscirò ad avere 2 giorni di fila liberi, ahimè, il che limiterà parecchio le mie possibilità di fare visita a casa frequentemente.
Ho la volontà di superare questo blocco emotivo e in realtà sono conscio che vorrei solo sapere che il mio cane non soffrirà, cosa che nessuno può purtroppo assicurarmi
[#3]
Talvolta per realizzare i sogni, i propri progetti, le proprie ambizioni,
il distanziamento è necessario.
Un po' di sofferenza sicuramente c'è e ci sarà,
se non altro da parte Sua.
Forse anche da parte del cane, non so, non sono pratica di psicologia animale.
Però, a quanto osservo dall'esterno, i cani gioiscono del ricongiungimento, e lo manifestano copiosamente;
a differenza delle persone, non sembrano conservare risentimento,
nè fargliela pagare.
Questo per suggerirLe di non attribuire all'animale una psicologia ... umana. E di conseguenza sofferenze simil-umane.
Comprendo anche però che tale nucleo contiene dell'altro, ma qui non è possibile aprire maggiormente.
Se ritiene ci faccia sapere cosa deciderà.
Grazie per l'apprezzamento.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
il distanziamento è necessario.
Un po' di sofferenza sicuramente c'è e ci sarà,
se non altro da parte Sua.
Forse anche da parte del cane, non so, non sono pratica di psicologia animale.
Però, a quanto osservo dall'esterno, i cani gioiscono del ricongiungimento, e lo manifestano copiosamente;
a differenza delle persone, non sembrano conservare risentimento,
nè fargliela pagare.
Questo per suggerirLe di non attribuire all'animale una psicologia ... umana. E di conseguenza sofferenze simil-umane.
Comprendo anche però che tale nucleo contiene dell'altro, ma qui non è possibile aprire maggiormente.
Se ritiene ci faccia sapere cosa deciderà.
Grazie per l'apprezzamento.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
[#4]
Utente
Grazie mille dottoressa,
Le sue parole sono state un tocco all’anima e ho deciso di partire, se non altro nella peggiore delle ipotesi potrei sempre fare marcia indietro e tornare, ma finché non provo non potró mai prendere atto della scelta giusta da fare, rischiando di vivere con uno dei più grandi rimpianti della mia vita.
L’abbraccio virtualmente e la ringrazio ancora per la delicatezza che si avverte nelle sue parole.
Grazie anche per questo splendido servizio che offrite.
Siete speciali, auguro a tutti il meglio.
Dario
Le sue parole sono state un tocco all’anima e ho deciso di partire, se non altro nella peggiore delle ipotesi potrei sempre fare marcia indietro e tornare, ma finché non provo non potró mai prendere atto della scelta giusta da fare, rischiando di vivere con uno dei più grandi rimpianti della mia vita.
L’abbraccio virtualmente e la ringrazio ancora per la delicatezza che si avverte nelle sue parole.
Grazie anche per questo splendido servizio che offrite.
Siete speciali, auguro a tutti il meglio.
Dario
[#5]
Sig. Dario,
La sua decisione è oltremodo saggia ed evolutiva!
In fondo ha vinto un concorso, no?
Nel caso non dovesse proprio apprezzarla
potrà sempre tornare indietro.
Se Le fa piacere ci tenga ragguagliati.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
La sua decisione è oltremodo saggia ed evolutiva!
In fondo ha vinto un concorso, no?
Nel caso non dovesse proprio apprezzarla
potrà sempre tornare indietro.
Se Le fa piacere ci tenga ragguagliati.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.2k visite dal 24/01/2021.
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