Due terapie in contemporanea o sospendere quella attuale?
Salve,
Soffro di depressione e soprattutto ansia generalizzata da tanti anni.
Il primo psichiatra di tanti anni fa mi ha diagnosticato una distimia, un altro psichiatra (italiano ma che lavora all'estero, poiché sono residente all'estero ma al momento in Italia) una depressione atipica, mentre lo psichiatra che mi segue al momento propende nuovamente per la distimia anche se non se la sente di escludere l'atipica, e inoltre dice che le diagnosi ormai sono "fluide" e non possono essere così precise.
Comunque al momento seguo terapia con farmaci e psicoterapia psicodinamica (da un anno o due).
Ho costruito un buon rapporto con la terapeuta, parlo di tutto, ho capito alcune importanti cose di me e mi piace l'approfondimento psicologico tipico della psicodinamica che comunque offre un dialogo con il paziente più accentuato rispetto all'analisi.
Tuttavia più recentemente l'ansia si è aggravata, spesso faccio fatica ad uscire di casa e ad alzarmi dal letto.
Ovviamente sono cosciente che la situazione attuale possa essere un motivo del peggioramento, ma mi chiedo se non sia il caso di seguire una terapia cognitivo comportamentale o come suggerito dallo psichiatra estero, una schema therapy.
Al momento lavoro part-time in smartworking dall'Italia, dovevo rimanere solo un mese ma per via della pandemia sono rimasto bloccato qui in una sorta di limbo.
Ho paura di ritornare all'estero perché nei momenti di crisi sarei più solo, mentre in Italia ho la mia famiglia.
Tuttavia tornando potrei occuparmi più di me stesso ed essere indipendente (anche questa situazione mi genera ansia).
Io non voglio abbandonare la terapia corrente, ho paura di farlo e di dover ricominciare da zero.
Ne ho parlato con la terapeuta che è restia a consigliarmi una terapia differente (perché ovviamente convinta della validità del suo metodo) e mi ha consigliato invece di aumentare le sedute da una a due a settimana.
Mi chiedo se invece sia il caso di avviare una TCC in contemporanea o sospendere la terapia corrente e iniziarne una nuova.
Ho tanti dubbi, mi chiedo cosa sia meglio per me, ricevo consigli contrastanti, ma devo risolvere il problema dell'ansia in tempi più brevi (ironicamente, la pressione a fare qualcosa per la mia ansia, mi crea ulteriore ansia).
Mi riprometto che devo fare qualcosa anche sul piano dello stile di vita (alimentazione ed esercizio fisico, per migliorare l'autostima che è molto carente e per risolvere il problema dell'obesità), ma non riesco ad iniziare.
Pensavo anche di integrare un altro professionista che mi possa seguire in maniera olistica (psicologico, alimentare e dell'esercizio fisico) ma non so se esista.
Ho anche paura della stanchezza visto che già ne ho tanta.
Questo mi blocca nello svolgere i più piccoli impegni.
In pratica sto attraversando un periodo di grosso smarrimento.
Mi potreste consigliare?
Grazie.
Soffro di depressione e soprattutto ansia generalizzata da tanti anni.
Il primo psichiatra di tanti anni fa mi ha diagnosticato una distimia, un altro psichiatra (italiano ma che lavora all'estero, poiché sono residente all'estero ma al momento in Italia) una depressione atipica, mentre lo psichiatra che mi segue al momento propende nuovamente per la distimia anche se non se la sente di escludere l'atipica, e inoltre dice che le diagnosi ormai sono "fluide" e non possono essere così precise.
Comunque al momento seguo terapia con farmaci e psicoterapia psicodinamica (da un anno o due).
Ho costruito un buon rapporto con la terapeuta, parlo di tutto, ho capito alcune importanti cose di me e mi piace l'approfondimento psicologico tipico della psicodinamica che comunque offre un dialogo con il paziente più accentuato rispetto all'analisi.
Tuttavia più recentemente l'ansia si è aggravata, spesso faccio fatica ad uscire di casa e ad alzarmi dal letto.
Ovviamente sono cosciente che la situazione attuale possa essere un motivo del peggioramento, ma mi chiedo se non sia il caso di seguire una terapia cognitivo comportamentale o come suggerito dallo psichiatra estero, una schema therapy.
Al momento lavoro part-time in smartworking dall'Italia, dovevo rimanere solo un mese ma per via della pandemia sono rimasto bloccato qui in una sorta di limbo.
Ho paura di ritornare all'estero perché nei momenti di crisi sarei più solo, mentre in Italia ho la mia famiglia.
Tuttavia tornando potrei occuparmi più di me stesso ed essere indipendente (anche questa situazione mi genera ansia).
Io non voglio abbandonare la terapia corrente, ho paura di farlo e di dover ricominciare da zero.
Ne ho parlato con la terapeuta che è restia a consigliarmi una terapia differente (perché ovviamente convinta della validità del suo metodo) e mi ha consigliato invece di aumentare le sedute da una a due a settimana.
Mi chiedo se invece sia il caso di avviare una TCC in contemporanea o sospendere la terapia corrente e iniziarne una nuova.
Ho tanti dubbi, mi chiedo cosa sia meglio per me, ricevo consigli contrastanti, ma devo risolvere il problema dell'ansia in tempi più brevi (ironicamente, la pressione a fare qualcosa per la mia ansia, mi crea ulteriore ansia).
Mi riprometto che devo fare qualcosa anche sul piano dello stile di vita (alimentazione ed esercizio fisico, per migliorare l'autostima che è molto carente e per risolvere il problema dell'obesità), ma non riesco ad iniziare.
Pensavo anche di integrare un altro professionista che mi possa seguire in maniera olistica (psicologico, alimentare e dell'esercizio fisico) ma non so se esista.
Ho anche paura della stanchezza visto che già ne ho tanta.
Questo mi blocca nello svolgere i più piccoli impegni.
In pratica sto attraversando un periodo di grosso smarrimento.
Mi potreste consigliare?
Grazie.
[#1]
Gentile Utente,
Lei scrive: "Tuttavia più recentemente l'ansia si è aggravata, spesso faccio fatica ad uscire di casa e ad alzarmi dal letto."
Non posso sapere se sia davvero legata all'ansia questa difficoltà o alla stessa depressione. Lei parla di tante paure, ad esempio se si trova all'estero senza la Sua famiglia: cosa teme che potrebbe accadere?
Inoltre, non mi è chiaro un particolare importante: da quanto tempo Lei è in terapia?
Se in un tempo ragionevole Lei non è riuscito a vedere dei miglioramenti notevoli, che giorno dopo giorno Le permettono di vivere la Sua vita senza l'aiuto dello psicoterapeuta, allora potrebbe pensare a cambiare il terapeuta o il tipo di psicoterapia.
Cordiali saluti,
Lei scrive: "Tuttavia più recentemente l'ansia si è aggravata, spesso faccio fatica ad uscire di casa e ad alzarmi dal letto."
Non posso sapere se sia davvero legata all'ansia questa difficoltà o alla stessa depressione. Lei parla di tante paure, ad esempio se si trova all'estero senza la Sua famiglia: cosa teme che potrebbe accadere?
Inoltre, non mi è chiaro un particolare importante: da quanto tempo Lei è in terapia?
Se in un tempo ragionevole Lei non è riuscito a vedere dei miglioramenti notevoli, che giorno dopo giorno Le permettono di vivere la Sua vita senza l'aiuto dello psicoterapeuta, allora potrebbe pensare a cambiare il terapeuta o il tipo di psicoterapia.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Gentile dottoressa Pileci,
Grazie per la risposta. All'estero temo di stare male e non poter avere il supporto e il calore della mia famiglia. È già successo. Purtroppo spesso lì la solitudine si fa sentire e non ho instaurato molti rapporti profondi con gente del posto.
Sono in terapia da marzo 2019, quindi quasi due anni.
Come dicevo, ho costruito un buon rapporto con la terapeuta, ho scoperto numerosi aspetti di me stesso. Io non vorrei abbandonare la terapia corrente, ho paura di farlo e di dover ricominciare da zero, ma sento di aver bisogno di più aiuto.
Mi chiedo se io stia sbagliando e in realtà debba aspettare più tempo per dei risultati, che magari la crisi è dovuta al periodo...
Ma non volendo abbandonare la terapia psicodinamica, secondo lei sarebbe possibile affiancarla con una TCC? O è meglio di no?
Grazie e saluti
Grazie per la risposta. All'estero temo di stare male e non poter avere il supporto e il calore della mia famiglia. È già successo. Purtroppo spesso lì la solitudine si fa sentire e non ho instaurato molti rapporti profondi con gente del posto.
Sono in terapia da marzo 2019, quindi quasi due anni.
Come dicevo, ho costruito un buon rapporto con la terapeuta, ho scoperto numerosi aspetti di me stesso. Io non vorrei abbandonare la terapia corrente, ho paura di farlo e di dover ricominciare da zero, ma sento di aver bisogno di più aiuto.
Mi chiedo se io stia sbagliando e in realtà debba aspettare più tempo per dei risultati, che magari la crisi è dovuta al periodo...
Ma non volendo abbandonare la terapia psicodinamica, secondo lei sarebbe possibile affiancarla con una TCC? O è meglio di no?
Grazie e saluti
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.4k visite dal 23/01/2021.
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