Cosa faccio con nonna che non può più stare sola?

Buongiorno,
Stiamo vivendo una situazione abbastanza complessa con mia nonna, di 88 anni, che da circa 10 mesi ha perso i figlio, il più "amato", presente e caro a tutti noi.
Lei ha sempre goduto di ottima salute, ha vissuto sempre da sola e fatto tutto da sola, ma dopo il trauma è peggiorata molto, l'abbiamo portata da una psichiatra e ora assume farmaci antidepressivi, ma la cosa più grave è che ci siamo resi conto del fatto che non sia più in grado di stare da sola.
Dimentica tutto il quotidiano, non sappiamo se si cucina, se e quanto mangia, è dimagrita molto, non riesce a lavarsi e non vuole nessuno in casa.
Lei ha una mentalitá molto chiusa e vuole solo risparmiare.
Da poco viene una donna al mattino che la aiuta a lavarsi e pulisce casa, ma lei la tratta male, le dice di non tornare, e appena apre l'acqua calda o le accenda la lavatrice entra in crisi perché non vuole consumare acqua, gas e luce.
Da sempre dice di voler andare in casa di riposo (in realtà forse lo dice solo per fare tenerezza), e ora che l'hanno chiamata e stiamo preparando tutto non vuole più andare.
Lei vorrebbe stare in casa sua ed essere assistita da mia madre (dice che mia mamma è obbligata perché lei ha assistito me e mio fratello da piccoli) ma mia madre lavora e per di piú non ne vuole sapere, come le altre sue nuore.
Io non so cosa fare, le voglio tanto bene e sto male perché non so quale sia la strada giusta, se provare con la casa si riposo o metterle una donna con il rischio che lei stia male ad ogni cosa che la donna faccia o tocchi in casa, spero possiate aiutarmi
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
intanto mi dispiace molto che alla sofferenza più che giustificata di sua nonna, la perdita di un figlio, si sia fatto subito ricorso ai farmaci antidepressivi. Esiste tutta la gamma delle psicoterapie, anche di gruppo, oggi effettuate online, prima dei farmaci.
A questo punto si tratta di verificare cosa sua nonna preferisce.
Qualcuno della famiglia che la accompagni a vedere le case di riposo, anche per un soggiorno transitorio, potrebbe essere utile; ma anche una donna non invadente che dorma in casa, prepari da mangiare e poi lavori qualche ora fuori casa potrebbe andare bene.
Mi sembra strano che voglia essere assistita dalla propria figlia! Altro è gradirne la compagnia, altro è trasformarla in una badante. A maggior ragione se lavora.
Su questo non dovrebbe essere difficile riuscire a farla ragionare... a meno che la sua mente sia offuscata dal dolore, dall'età e dai farmaci.
Provi a parlarle lei, assecondandola il più possibile.
Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentilissima dottoressa, intanto la ringrazio per la repentina risposta.
Purtroppo la scelta degli antidepressivi è stata secondaria ad un periodo di crisi profonda di mia nonna, che piangeva tutto il giorno, sola in casa sua senza più voglia di fare niente. Un giorno addirittura, forse presa dall'ansia ha avuto un momento di buio totale, pianto e vomito di cui lei non ricorda nulla. Non eravamo a conoscenza della possibilità di fare psicoterapia, la specialista a cui ci siamo rivolti ha dato i farmaci come terapia senza fornire altre alternative, penso e spero che lo abbia fatto dopo attenta valutazione del caso. Noi abbiamo portato la nonna alla casa di riposo che dovrebbe accoglierla, la più bella presente nella nostra zona e vicino casa, ha anche già fatto la visita di prericovero, ma lei ora dimentica tutto, quindi anche se li per li era cosciente e consapevole di quello che stava facendo, poi ha dimenticato che il suo trasferimento sarebbe stato imminente. Inoltre io le ripeto sempre che può almeno provare a vedere come si trova e che se si trova male la riportiam a casa sua,in quel caso però deve accettare una badante. Lei è arrabbiata con mia madre( che è una nuora come le altre) perché avrebbe voluto una sua vicinanza, un aiuto nel momento del bisogno, come lei ha fatto con me e mio fratello quando eravamo piccoli, ma mia madre oltre al fatto che lavora, non si occuperebbe mai di sua suocera, la odia. Io ho cercato di fare il possibile fino ad ora, l'ho lavata, pulito casa, vado da lei due volte al giorno, quando posso le compro da mangiare per assicurarmi che mangi ma purtroppo io sono una studentessa universitaria e ho tanti impegni, nonna soffre la solitudine, vorrebbe compagnia tutto il giorno ma non accetta estranei in casa. La donna che da circa un mese va da lei per aiutarla mi chiama spesso dicendomi che nonna non si fa lavare, non le fa fare niente. Purtroppo lei è molto selvaggia, non ama lavarsi, non le va bene se qualcuno usa acqua, luce o gas in casa sua, non accende i termosifoni, fa una vita a cui lei è abituata ma è molto difficile che qualsiasi donna possa accettare. Una badante deve poter vivere dignitosamente, lavarsi, guardare la TV, riscaldarsi, e tutto ciò farebbe male a mia nonna, che non lo accetterebbe(ogni volta che la donna che ha usa l'acqua calda lei si dispera). Fino ad ora nonna ha sempre espresso la sua volontà di andare in casa di riposo(per non creare fastidi dice lei) e ora che puó andarci non vuole più, lo vede come forma di abbandono,anche se mai abbandonerei mia nonna e comunque saremmo presenti. È per questo che sono combattuta, perché so che nonna ha bisogno di una soluzione, ma non so quale sia giusta. Ho paura che in entrambi i casi lei possa lasciarsi andare, ma sono certa che in un ambiente come una casa di riposo, in mezzo ad altri anziani, lei potrebbe anche rinascere, smettere di soffrire di solitudine e stare serena e tranquilla, ma il solo pensiero di portarla li contro la sua volontà mi uccide. Io voglio solo che stia bene, anche se lei non si rende conto, dice di voler stare sola, di non volere assolutamente nessuno in casa sua e di voler morire al più presto, per togliere il disturbo. È una situazione molto delicata e mi creda, per me non facile, le parlo tutti i giorni e tutti i giorni cerco di farla ragionare, ma lei si comporta come una bambina capricciosa, forse con me ancora più che con gli altri perché sa che poi io sto male e che cerco sempre di accontentarla, lei dice sempre che conta solo su di me, ma io più di quello che faccio purtroppo non posso farlo e la soluzione per la sua vecchiaia non posso essere io, ne qualcuno della famiglia perché tutti sono impossibilitati a occuparsi di lei
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
l'incertezza che prova, la sensazione di impotenza, a volte l'esasperazione contro le richieste eccessive della nonna, sono purtroppo le sofferenze tipiche di tutti i caregiver.
Ho letto la sua precedente email a Medicitalia e ho visto che anche da parte della psichiatra ha avuto risposte analoghe alle mie: il dolore pur grave che consegue ad un lutto non si cura con le pillole, meno che mai in un anziano, senza prima aver consultato il geriatra per conoscere la sua situazione di salute.
I farmaci antipsicotici hanno fatto tanto bene all'umanità, ma sono appunto farmaci, e come tali vanno somministrati; agli occhi del pubblico possono apparire come "pillole della felicità", però non sono questo.
In ogni caso, darli a sua nonna di nascosto, contro il suo consenso e forse in maniera erronea è del tutto fuori luogo, e anche illegale.
Malauguratamente non si possono sospendere di colpo; dovete prevedere una riduzione graduale, d'intesa con la psichiatra, alla quale vanno segnalati gli effetti secondari.
Un'altra cosa che approvo in ciò che ha scritto la psichiatra di Medicitalia è il fatto di aiutare la nonna ascoltandola parlare, ricordando il figlio, e lasciandole sfogare il suo dolore. Fatele sentire che lo condividete.
Dalle cose che mi dice delle abitudini della nonna dentro casa, la casa di riposo per ora rappresenta il miglior rifugio per lei: sono d'accordo che lì troverebbe serenità, compagnia, anche la psicoterapia delle attività comuni (disegnare insieme etc.) di cui le parlavo. Se poi vuole stare da sola, c'è sempre il rifugio della sua stanza.
Proponeteglielo come una vacanza temporanea, e intanto tutelate la sua casa, perché possa ritrovarla intatta anche per brevi ritorni, e non fatele mancare, i primi tempi soprattutto, la vostra presenza, anche per telefono.
Legga in rete quello che si dice delle caregiver, e non si lasci abbattere.
Auguri.
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Utente
Utente
Gentilissima dottoressa,
La ringrazio per essersi interessata alla mia situazione, le assicuro che non è nelle mie intenzioni ne in quelle delle persone vicine a mia nonna, quella di rimpilzare mia nonna di pillole della felicità. La scelta di rivolgerci ad uno psichiatra è stata secondaria alla prima crisi di mia nonna, a seguito della quale il medico curante le aveva prescritto una "pillola della felicità" (che sarebbe dovuta essere momentanea ma di cui aumentava la dose molto rapidamente) che però la faceva stare malissimo, per questo abbiamo deciso di portarla da uno specialista nel campo. Forse avremmo dovuto rivolgerci ad un geriatra, ma la nostra scelta è stata condizionata forse dalla nostra "ignoranza" im materia, pensando che il suo problema dovesse essere valutato da uno psichiatra . Le assicuro che comunque abbiamo seguito il consiglio della sua collega di tornare a fare un controllo dalla psichiatra, che ora le ha cambiato terapia a seguito degli effetti collaterali che la prima aveva. Ci tengo inoltre a precisare che mia nonna sa che questa terapia serve a farla stare bene, a tirarla su di umore, nulla le viene somministrato di nascosto. Mia nonna non voleva prendere le pillole perché sperava (con l'ingenuità di una 88enne) che non prendendole sarebbe morta, pur essendo consapevole che quelle pillole non servivano a tenerla in vita. Non so se il suo atteggiamento era dovuto al dolore, noi le somministravamo e continuiamo a somministrarle la terapia antidepressiva perché lo psichiatra ci ha detto che andava fatto e che va fatto per il suo bene, non sapevo che questo fosse illegale, soprattutto nei confronti di una persona che non è in grado di agire per il suo bene.Comunque ora non si rifiuta più di prendere le medicine. Certo le do ragione sul fatto che le pillole della felicità non esistono, io non mi diverto affatto a dargliele e spero vivamente che lei possa mano mano ridurre le dosi fino alla sospensione e stare bene. Noi non vogliamo imbottirla di farmaci, semplicemente ci siamo sempre fidati del lavoro della specialista.lei dunque crede che dovremmo smetterla di seguire le indicazioni della psichiatra e sospendere i farmaci? Inoltre le assicuro che noi cerchiamo sempre di ascoltarla, di farla sfogare, di parlare di suo figlio e cerchiamo di fare il possibile. Comunque sia la ringrazio, seguirò il suo consiglio di proporle la casa di riposo come una vacanza temporanea, un luogo in cui poter stare bene, e nel caso in cui dovesse essere il contrario, darle la facoltà di poter decidere di andare via, in modo tale che lei non veda la cosa come un "carcere" in cui passare il resto della vita. Vorrei essere ottimista e pensare che con la compagnia di altra gente, con la psicoterapia offerta dalla struttura e con il nostro affetto e vicinanza lei possa stare meglio. Inoltre mi riconosco nella figura del caregiver da lei indicata, sono la persona più vicina alla nonna, e voglio solo il suo bene.
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