Una seduta di psicoterapia può essere registrata? A quali informazioni hanno accesso i tirocinanti?
Buongiorno a tutti,
sono una ragazza di 26 anni che ha iniziato da poco più di due mesi un percorso di psicoterapia.
Premetto che è assolutamente mia intenzione fare questa stessa domanda direttamente al mio terapeuta (visto che immagino sia quello che mi verrà suggerito di fare), volevo però prima farmi un'idea generale di come funzionino questo genere di cose per sapere come pormi nel modo più corretto con lui e quale risposta aspettarmi.
Un'altra premessa importante: provengo da una piccola cittadina, troppo lontana da qualsiasi grande città perchè mi fosse possibile contattare uno specialista lì (altrimenti lo avrei fatto!) , e purtroppo è la norma che tra concittadini saltino prima o poi fuori dei "legami" (conoscenze comuni, frequentazione di posti comuni, ecc...), soprattutto se si tratta di coetanei.
Ci sono due aspetti che mi portano a fare la domanda che segue:
1) Nella stanza dello studio del mio terapeuta ho notato essere presente una videocamera, ma non mi è mai stato fatto cenno all'eventuale suo uso durante le mie sedute, quindi ho sempre dato per scontato che fosse spenta.
2) Lo studio del mio terapeuta è frequentato da alcuni tirocinanti che, da quanto vedo, non partecipano fisicamente alle sedute, o perlomeno non alle mie.
Tuttavia, quando fissiamo il prossimo appuntamento alla fine della seduta, il tirocinante di turno viene sempre coinvolto in questa fase e viene verificata per qualche motivo anche la sua disponibilità (?).
Dunque, io mi chiedo, è possibile che questi tirocinanti assistano "in diretta" alle mie sedute in un'altra stanza, anche se non ho mai firmato niente perchè questo potesse avvenire?
In caso contrario, in che misura possono comunque avere accesso alle mie informazioni personali rivelate durante le sedute, senza che sia necessario avere un mio esplicito consenso?
Non lo chiedo in chiave polemica.
Purtroppo questi tirocinanti sono poco più vecchi di me, e con un paio ho pure delle conoscenze comuni (uno so per certo che conosce mio fratello, ad esempio).
Io non dubito del fatto che siano perfettamente in grado di mantenere il segreto professionale, come il mio terapeuta, però mi imbarazza molto l'idea che abbiano accesso a informazioni molto personali senza che io ne abbia il diretto controllo, e mi preoccupa pure un po' il fatto che possano venire a conoscenza di fatti personali su persone che loro stessi conoscono e/o frequentano (ad esempio mio fratello).
Grazie in anticipo a chi vorrà darmi qualche risposta,
L.
sono una ragazza di 26 anni che ha iniziato da poco più di due mesi un percorso di psicoterapia.
Premetto che è assolutamente mia intenzione fare questa stessa domanda direttamente al mio terapeuta (visto che immagino sia quello che mi verrà suggerito di fare), volevo però prima farmi un'idea generale di come funzionino questo genere di cose per sapere come pormi nel modo più corretto con lui e quale risposta aspettarmi.
Un'altra premessa importante: provengo da una piccola cittadina, troppo lontana da qualsiasi grande città perchè mi fosse possibile contattare uno specialista lì (altrimenti lo avrei fatto!) , e purtroppo è la norma che tra concittadini saltino prima o poi fuori dei "legami" (conoscenze comuni, frequentazione di posti comuni, ecc...), soprattutto se si tratta di coetanei.
Ci sono due aspetti che mi portano a fare la domanda che segue:
1) Nella stanza dello studio del mio terapeuta ho notato essere presente una videocamera, ma non mi è mai stato fatto cenno all'eventuale suo uso durante le mie sedute, quindi ho sempre dato per scontato che fosse spenta.
2) Lo studio del mio terapeuta è frequentato da alcuni tirocinanti che, da quanto vedo, non partecipano fisicamente alle sedute, o perlomeno non alle mie.
Tuttavia, quando fissiamo il prossimo appuntamento alla fine della seduta, il tirocinante di turno viene sempre coinvolto in questa fase e viene verificata per qualche motivo anche la sua disponibilità (?).
Dunque, io mi chiedo, è possibile che questi tirocinanti assistano "in diretta" alle mie sedute in un'altra stanza, anche se non ho mai firmato niente perchè questo potesse avvenire?
In caso contrario, in che misura possono comunque avere accesso alle mie informazioni personali rivelate durante le sedute, senza che sia necessario avere un mio esplicito consenso?
Non lo chiedo in chiave polemica.
Purtroppo questi tirocinanti sono poco più vecchi di me, e con un paio ho pure delle conoscenze comuni (uno so per certo che conosce mio fratello, ad esempio).
Io non dubito del fatto che siano perfettamente in grado di mantenere il segreto professionale, come il mio terapeuta, però mi imbarazza molto l'idea che abbiano accesso a informazioni molto personali senza che io ne abbia il diretto controllo, e mi preoccupa pure un po' il fatto che possano venire a conoscenza di fatti personali su persone che loro stessi conoscono e/o frequentano (ad esempio mio fratello).
Grazie in anticipo a chi vorrà darmi qualche risposta,
L.
[#1]
Gentile utente,
E' inutile che Le forniamo informazioni generali quando può trovare tutte le risposte sul "Documento Privacy" che necessariamente il Suo Psicoterapeuta Le ha fatto sottofirmare nella prima seduta.
Il documento riporta in quale modo *quel singolo Centro o Professionsta* garantisce la privacy della persona e della documentazione, ed eventualmente l'autorizzazione alla (video)registrazione della seduta.
Se ancora non ce l'ha, ne chieda una copia (nel mio Centro, ad es., dopo la firma di entrambi - Pz. e Specialista - si chiede al pz di fotografare ogni singola pagina con il proprio cell.) e lo legga con attenzione.
Se non trova le risposte che dovrebbe contenere si rifaccia viva con noi.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
E' inutile che Le forniamo informazioni generali quando può trovare tutte le risposte sul "Documento Privacy" che necessariamente il Suo Psicoterapeuta Le ha fatto sottofirmare nella prima seduta.
Il documento riporta in quale modo *quel singolo Centro o Professionsta* garantisce la privacy della persona e della documentazione, ed eventualmente l'autorizzazione alla (video)registrazione della seduta.
Se ancora non ce l'ha, ne chieda una copia (nel mio Centro, ad es., dopo la firma di entrambi - Pz. e Specialista - si chiede al pz di fotografare ogni singola pagina con il proprio cell.) e lo legga con attenzione.
Se non trova le risposte che dovrebbe contenere si rifaccia viva con noi.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentile Dr. Brunialti,
grazie per la risposta. Non credo sarebbe inutile per me avere delle informazioni su quale sia la prassi generale, ammesso che ne esista una.
Diciamo che non sono solita a firmare nulla senza prima aver letto con estrema attenzione, e sono sicura di non aver dato nessun consenso per registrare le mie sedute, anche se certamente posso chiedere delucidazioni in merito, come lei mi ha suggerito.
Mi chiedevo se fosse possibile che le sedute venissero registrate con una sorta di "consenso implicito", dato semplicemente dalla mia partecipazione alle stesse. Oppure se sia normale che altri collaboratori accedano alle informazioni dei pazienti, anche qui senza consenso esplicito.
Potrebbe esserci stata una dimenticanza nel farmi dare questo consenso? E, se sì, come dovrei comportarmi?
Grazie
grazie per la risposta. Non credo sarebbe inutile per me avere delle informazioni su quale sia la prassi generale, ammesso che ne esista una.
Diciamo che non sono solita a firmare nulla senza prima aver letto con estrema attenzione, e sono sicura di non aver dato nessun consenso per registrare le mie sedute, anche se certamente posso chiedere delucidazioni in merito, come lei mi ha suggerito.
Mi chiedevo se fosse possibile che le sedute venissero registrate con una sorta di "consenso implicito", dato semplicemente dalla mia partecipazione alle stesse. Oppure se sia normale che altri collaboratori accedano alle informazioni dei pazienti, anche qui senza consenso esplicito.
Potrebbe esserci stata una dimenticanza nel farmi dare questo consenso? E, se sì, come dovrei comportarmi?
Grazie
[#3]
Gentile Utente,
non è possibile registrare le sedute senza il Suo esplicito consenso, come Le ha già scritto sopra la Collega, così come è il paziente che può opporsi alla presenza di un tirocinante durante la seduta, ma è possibile e frequente che un tirocinante abbia accesso alle informazioni che La riguardano (es riunione equipe, consultazione cartella clinica, ecc...).
Su questo, ovviamente il paziente non può opporsi, dal momento che in qualunque studio professionale alle informazioni inevitabilmente hanno accesso coloro che vi lavorano (es. la segretaria di uno studio medico inevitabilmente gestirà i dati dei pz; la segretaria di un commercialista verrà a conoscenza di dettagli di una prestazione sanitaria di una persona attraverso una fattura, ecc...).
Su tutto ciò, chiaramente, c'è la massima riservatezza.
Qual è per Lei il problema?
non è possibile registrare le sedute senza il Suo esplicito consenso, come Le ha già scritto sopra la Collega, così come è il paziente che può opporsi alla presenza di un tirocinante durante la seduta, ma è possibile e frequente che un tirocinante abbia accesso alle informazioni che La riguardano (es riunione equipe, consultazione cartella clinica, ecc...).
Su questo, ovviamente il paziente non può opporsi, dal momento che in qualunque studio professionale alle informazioni inevitabilmente hanno accesso coloro che vi lavorano (es. la segretaria di uno studio medico inevitabilmente gestirà i dati dei pz; la segretaria di un commercialista verrà a conoscenza di dettagli di una prestazione sanitaria di una persona attraverso una fattura, ecc...).
Su tutto ciò, chiaramente, c'è la massima riservatezza.
Qual è per Lei il problema?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Gentile utente,
cercherò di essere chiara e completa anche per i molti che ci leggono,
anche se la tematica abbisogna di alcuni distinguo.
Occorre fare distinzione tra
i dati *personali* e
i dati *sensibili*.
I primi sono quelli relativi agli anagrafici, di contatto e di pagamento. Il pz. autorizza il trattamento a chi deve trattarli (ad es. alla ragioniera per la fatturazione) e la loro conservazione è obbligatoria per 10 anni.
I secondi riguardano lo stato di salute, abitudini sessuali, vengono conservati unicamente per il periodo di tempo strettamente necessario allo svolgimento dell’incarico e al perseguimento delle finalità proprie dell’incarico stesso e comunque per un periodo minimo di 5 anni.
Fatta questa fondamentale distinzione, occorre capire se il servizio di Psicologia o Psicoterapia si svolge
. presso un libero professionista privato, oppure
. presso il servizio pubblico.
Presso lo Specialista privato, la privacy dei dati sensibili e di quelli personali è garantita dal singolo Specialista, che ne è responsabile personalmente. Il pz. fornisce per scritto l’autorizzazione a che egli comunichi a terzi i soli dati necessari, ad es. alla fatturazione.
Invece nei Servizi pubblici la scheda con la storia clinica della presa in carico del paziente, è quasi sempre multi professionale, con l’obiettivo che ogni specialista possa avere riscontri dell’attività dell’altro, in modo da potersene fare quindi un quadro generale;
il responsabile non è il singolo Psicologo bensì la direzione Centrale. E ovvio che più addetti leggono tutto.
>>>Ritengo che in questo caso il resoconto - seduta per seduta - del racconto personale del paziente dovrebbe restare nella esclusiva dotazione e tenuta professionale del singolo Psicologo.
Nessuno ha accesso in alcun modo alla seduta se non viene autorizzato dal pz.
Ora che si è documentata, Lei potrebbe proprio parlarne col Suo terapeuta soprattutto del punto segnalato con >>>,
Le pare? Noi La orientiamo in tale direzione.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
cercherò di essere chiara e completa anche per i molti che ci leggono,
anche se la tematica abbisogna di alcuni distinguo.
Occorre fare distinzione tra
i dati *personali* e
i dati *sensibili*.
I primi sono quelli relativi agli anagrafici, di contatto e di pagamento. Il pz. autorizza il trattamento a chi deve trattarli (ad es. alla ragioniera per la fatturazione) e la loro conservazione è obbligatoria per 10 anni.
I secondi riguardano lo stato di salute, abitudini sessuali, vengono conservati unicamente per il periodo di tempo strettamente necessario allo svolgimento dell’incarico e al perseguimento delle finalità proprie dell’incarico stesso e comunque per un periodo minimo di 5 anni.
Fatta questa fondamentale distinzione, occorre capire se il servizio di Psicologia o Psicoterapia si svolge
. presso un libero professionista privato, oppure
. presso il servizio pubblico.
Presso lo Specialista privato, la privacy dei dati sensibili e di quelli personali è garantita dal singolo Specialista, che ne è responsabile personalmente. Il pz. fornisce per scritto l’autorizzazione a che egli comunichi a terzi i soli dati necessari, ad es. alla fatturazione.
Invece nei Servizi pubblici la scheda con la storia clinica della presa in carico del paziente, è quasi sempre multi professionale, con l’obiettivo che ogni specialista possa avere riscontri dell’attività dell’altro, in modo da potersene fare quindi un quadro generale;
il responsabile non è il singolo Psicologo bensì la direzione Centrale. E ovvio che più addetti leggono tutto.
>>>Ritengo che in questo caso il resoconto - seduta per seduta - del racconto personale del paziente dovrebbe restare nella esclusiva dotazione e tenuta professionale del singolo Psicologo.
Nessuno ha accesso in alcun modo alla seduta se non viene autorizzato dal pz.
Ora che si è documentata, Lei potrebbe proprio parlarne col Suo terapeuta soprattutto del punto segnalato con >>>,
Le pare? Noi La orientiamo in tale direzione.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
[#5]
Utente
Gentile Dr. Pileci,
non direi che ho un vero e proprio problema. Diciamo che ho avuto cura di cercare un terapeuta con cui ci fosse un rischio bassissimo di avere conoscenze comuni, il che non è banale, considerando che non vivo in una grande città e non ho modo di spostarmi più di tanto. Non perché dubiti della sua riservatezza, ma perché mi creerebbe un certo imbarazzo fornire, ad esempio, informazioni sensibili sulle mie dinamiche familiari a persone che conoscono la mia famiglia, sia che si tratti di conoscenze professionali che personali.
Lo stesso imbarazzo lo provo nei confronti di un tirocinante che ha rapporti personali con alcuni membri della mia famiglia, se so che è prassi che abbia accesso a tutte le informazioni che ho fornito al mio terapeuta. L'unica differenza è che l'identità dei tirocinanti non mi è stata nota fino a che non ho iniziato la terapia.
Grazie a lei a alla Dr.Brunialti per le informazioni che mi avete fornito. Sicuramente ne parlerò con il mio terapeuta.
Cordiali saluti
non direi che ho un vero e proprio problema. Diciamo che ho avuto cura di cercare un terapeuta con cui ci fosse un rischio bassissimo di avere conoscenze comuni, il che non è banale, considerando che non vivo in una grande città e non ho modo di spostarmi più di tanto. Non perché dubiti della sua riservatezza, ma perché mi creerebbe un certo imbarazzo fornire, ad esempio, informazioni sensibili sulle mie dinamiche familiari a persone che conoscono la mia famiglia, sia che si tratti di conoscenze professionali che personali.
Lo stesso imbarazzo lo provo nei confronti di un tirocinante che ha rapporti personali con alcuni membri della mia famiglia, se so che è prassi che abbia accesso a tutte le informazioni che ho fornito al mio terapeuta. L'unica differenza è che l'identità dei tirocinanti non mi è stata nota fino a che non ho iniziato la terapia.
Grazie a lei a alla Dr.Brunialti per le informazioni che mi avete fornito. Sicuramente ne parlerò con il mio terapeuta.
Cordiali saluti
[#7]
Gentile Utente,
capisco perfettamente, non è un banale quello che dice.
Dall'altra parte, proprio per evitare imbarazzi in sala d'attesa, si fa il possibile per evitare che due pazienti possano incontrarsi (es avere orari precisi ma distanziati di qualche minuto per permettere al paziente di uscire e non incontrare quello dell'ora successiva, o avere entrata e uscita dello studio diverse), ma non sempre è possibile controllare tutti questi aspetti.
Nel caso specifico, il tirocinante è uno psicologo (cioè laureato in Psicologia e abilitato all'esercizio della professione) che si sta specializzando in Psicoterapia, quindi in effetti ha tutti gli obblighi di riservatezza del professionista.
Ma se ciò non bastasse e Lei si sentisse ugualmente a disagio, potrebbe valutare di cambiare adesso lo studio di psicoterapia e affidarsi ad un altro professionista (es uno studio più piccolo, senza la presenza di tirocinanti), in modo da poter utilizzare la psicoterapia davvero a Suo vantaggio, senza nessuna limitazione.
Cordiali saluti,
capisco perfettamente, non è un banale quello che dice.
Dall'altra parte, proprio per evitare imbarazzi in sala d'attesa, si fa il possibile per evitare che due pazienti possano incontrarsi (es avere orari precisi ma distanziati di qualche minuto per permettere al paziente di uscire e non incontrare quello dell'ora successiva, o avere entrata e uscita dello studio diverse), ma non sempre è possibile controllare tutti questi aspetti.
Nel caso specifico, il tirocinante è uno psicologo (cioè laureato in Psicologia e abilitato all'esercizio della professione) che si sta specializzando in Psicoterapia, quindi in effetti ha tutti gli obblighi di riservatezza del professionista.
Ma se ciò non bastasse e Lei si sentisse ugualmente a disagio, potrebbe valutare di cambiare adesso lo studio di psicoterapia e affidarsi ad un altro professionista (es uno studio più piccolo, senza la presenza di tirocinanti), in modo da poter utilizzare la psicoterapia davvero a Suo vantaggio, senza nessuna limitazione.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 5.4k visite dal 22/01/2021.
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