Padre alcolista e madre depressa possono avere conseguenze in età matura?
Mio padre, alcolista sempre più grave e con problemi economici sempre peggiori, muore di cirrosi che io sono adolescente.
Mia madre, depressa cronica che trova serenità solo se in coppia e che non può far a meno del sostegno degli psicofarmaci.
Io cresciuta praticamente in autogestione.
Passo una vita pressoché normale, senza figli e con successi lavorativi.
E poi, a 50 anni, il tracollo.
Crisi a qualunque livello:
- lavorativo: mi sento in costante squilibrio tra il ritenermi inetta ed il non essere apprezzata a sufficienza
- di coppia: l'idea di essere in coppia mi crea ansia
- nelle relazioni d'amicizia: non ho voglia di frequentare nessuno ma mi sento sola
- in quelle famigliari: improvvisamente mi sento a credito di amore e sento come un'ingiustizia la profonda solitudine vissuta da bambina e ragazza.
D'improvviso, ogni aspetto della mia vita è un disastro!
Ma cosa è successo?
Perché TUTTO INSIEME?
C'entra la mia infanzia?
E' troppo tardi per recuperare la situazione?
Mia madre, depressa cronica che trova serenità solo se in coppia e che non può far a meno del sostegno degli psicofarmaci.
Io cresciuta praticamente in autogestione.
Passo una vita pressoché normale, senza figli e con successi lavorativi.
E poi, a 50 anni, il tracollo.
Crisi a qualunque livello:
- lavorativo: mi sento in costante squilibrio tra il ritenermi inetta ed il non essere apprezzata a sufficienza
- di coppia: l'idea di essere in coppia mi crea ansia
- nelle relazioni d'amicizia: non ho voglia di frequentare nessuno ma mi sento sola
- in quelle famigliari: improvvisamente mi sento a credito di amore e sento come un'ingiustizia la profonda solitudine vissuta da bambina e ragazza.
D'improvviso, ogni aspetto della mia vita è un disastro!
Ma cosa è successo?
Perché TUTTO INSIEME?
C'entra la mia infanzia?
E' troppo tardi per recuperare la situazione?
[#1]
L'infanzia c'entra, le condizioni affettive vissute agli inizi della vita lasciano un'impronta duratura. Condizioni abbastanza buone sono necessarie per uno sviluppo e un adattamento equilibrato e sereno. Quando quelle mancano, anche molto in là nella vita possono manifestarsi vissuti di angoscia, solitudine, estraniamento anche molto dolorosi e disperanti. Eppure non è mai troppo tardi per la psiche umana per rinnovarsi. Gli innumerevoli miti di rinascita di tutte le culture e religioni rappresentano proprio questa realtà. Pensi alla possibilità di un percorso psicoanalitico, che può costituire il tramite e l'aiuto per il cambiamento.
Dr. DANIELE RONDANINI- Dirig. Psicologo ASL RM 2- Psicoterapeuta - Psicoanalista Junghiano Didatta e Supervisore- Docente - CIPA Roma
3384703937
[#3]
La psicoanalisi è psicoterapia. Da un punto di vista storico è la madre di tutte le psicoterapie, in quanto tutte le altre da lì discendono. Lo specifico della psicoanalisi è il contatto con la dimensione inconscia, quella più profonda della psiche dove si insediano le aree traumatiche più originarie, più precoci e non solo quelle. Entrare in contatto con questa profondità, attraverso la relazione transferale con l'analista, ha il potere di mobilitate la trasformazione di sé, della personalità tutta, in direzione della propria autenticità. Il cambiamento avviene proprio nella espressione naturale di sé, sciolti i nodi complessuali che hanno sempre impedito il giusto equilibrio e benessere. Le ho consigliato la psicoanalisi perché ritengo che a tale punto della sua vita e, attraversando una crisi profonda, può permettersi di mirare al meglio per sé.
[#4]
Gentile Utente,
Lei descrive una condizione di partenza che ci farebbe pensare ad un disadattamento e ad una sofferenza che avrebbe potuto in qualche modo "limitarLa" o precludere alcuni successi, ma in realtà non è proprio così. Tant'è che Lei scrive: "Io cresciuta praticamente in autogestione.
Passo una vita pressoché normale, senza figli e con successi lavorativi.".
Sinceramente nel leggere il Suo post mi sono chiesta "Come ha fatto a crescere così bene quella bambina/ragazzina?"
Lei assiste alla sofferenza dei Suoi genitori, ma vive normalmente, senza sviluppare una sofferenza psicopatologica.
In effetti, non è sempre detto che ciò debba avvenire, anche perchè nella Sua vita ci saranno pur state delle altre figure, forti e sagge, con cui si è relazionata.
Ora, alla soglia dei cinquanta anni, per Lei si apre una crisi.
Bisognerebbe capire che cos'è questa crisi, da cosa è generata.
A livello lavorativo: si è profondamente trasformato il modo di lavorare ed è sempre più importante adeguarsi. Lei, che ha molta esperienza e ha avuto molti successi, si sente "inetta" e teme di non essere apprezzata.
A livello sentimentale/relazionale: che cosa Le fa provare ansia nello stare con gli altri?
In famiglia: il "credito" di cui parla, secondo me andrebbe compreso meglio, partendo dal tipo di bambina/ragazzina che Lei è stata. Probabilmente, data la difficoltà che entrambi i Suoi genitori hanno incontrato, quella parte di Lei, richiedente come è giusto che sia in ogni bambino, è stata messa da parte perchè allora non poteva essere soddisfatta.
Ma anche io sono d'accordo con il Collega che Le ha già risposto: non è tardi per occuparsi di sè.
Anche io sono del parere che una consulenza psicologica potrebbe aiutarLa a comprendere meglio che cosa sta succedendo ed a trovare un nuovo e più funzionale equilibrio nella Sua vita.
Cordiali saluti,
Lei descrive una condizione di partenza che ci farebbe pensare ad un disadattamento e ad una sofferenza che avrebbe potuto in qualche modo "limitarLa" o precludere alcuni successi, ma in realtà non è proprio così. Tant'è che Lei scrive: "Io cresciuta praticamente in autogestione.
Passo una vita pressoché normale, senza figli e con successi lavorativi.".
Sinceramente nel leggere il Suo post mi sono chiesta "Come ha fatto a crescere così bene quella bambina/ragazzina?"
Lei assiste alla sofferenza dei Suoi genitori, ma vive normalmente, senza sviluppare una sofferenza psicopatologica.
In effetti, non è sempre detto che ciò debba avvenire, anche perchè nella Sua vita ci saranno pur state delle altre figure, forti e sagge, con cui si è relazionata.
Ora, alla soglia dei cinquanta anni, per Lei si apre una crisi.
Bisognerebbe capire che cos'è questa crisi, da cosa è generata.
A livello lavorativo: si è profondamente trasformato il modo di lavorare ed è sempre più importante adeguarsi. Lei, che ha molta esperienza e ha avuto molti successi, si sente "inetta" e teme di non essere apprezzata.
A livello sentimentale/relazionale: che cosa Le fa provare ansia nello stare con gli altri?
In famiglia: il "credito" di cui parla, secondo me andrebbe compreso meglio, partendo dal tipo di bambina/ragazzina che Lei è stata. Probabilmente, data la difficoltà che entrambi i Suoi genitori hanno incontrato, quella parte di Lei, richiedente come è giusto che sia in ogni bambino, è stata messa da parte perchè allora non poteva essere soddisfatta.
Ma anche io sono d'accordo con il Collega che Le ha già risposto: non è tardi per occuparsi di sè.
Anche io sono del parere che una consulenza psicologica potrebbe aiutarLa a comprendere meglio che cosa sta succedendo ed a trovare un nuovo e più funzionale equilibrio nella Sua vita.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.5k visite dal 17/01/2021.
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