Mancanza di voglia di vivere post allontanamento amoroso

Buonasera, ho 46 anni, in cura dal '08 al '19 presso uno psichiatra/psicoterapeuta con trattamento sia farmacologico (SSRI/ansiolitici) e psicoterapia (ind. Cognitivo post-razionalista) per problemi di ansioso-depressivi.

Molti problemi sono stati superati, per altri pochi progressi - tipo ansia prestazionale e senso di "inadeguatezza" generale su lavoro e non solo.
Negli anni ho avuto diverse ricadute ed ho interrotto nell’ott19 la psicoterapia perché si era arrivati ad uno stallo con l’intenzione di fare verifiche dopo mesi non avvenute a causa del Covid.

Il problema è ora diverso: quest'estate la mia compagna (con cui sto insieme da quasi 17 anni, non viviamo insieme ciascuno di noi sta con la propria madre entrambe anziane e non in salute) ha deciso di intraprendere di colpo un periodo di allontanamento: dice di esser cambiata negli ultimi 2 anni a seguito di una drammatica situazione familiare e sul quale io, senza accorgermene, non le sono stato vicino ferendola quindi e sottovalutando le sue implicite richieste di aiuto

Forse il mio "darla per scontata" nel bene e nel male ha lentamente creato delle incomprensioni di cui non mi sono accorto (complice anche il fatto che la mia compagna è sempre stata criptica, una persona più abituata ad ascoltare che a parlare).

Il paradosso infatti è che in 16 anni non abbiamo praticamente mai discusso, abbiamo affrontato insieme i problemi e lei mi è stata vicino nei miei "down" psicologici (è stata lei a consigliarmi nel 2008 il supporto di psicologico)

Da agosto la mia esistenza è fatta solo di lacrime continue, mi sento privato della vita stessa in un modo che mai avrei immaginato.

Al momento la chiusura non è definitiva, ha bisogno di un periodo (non definito nei tempi) in cui possa concentrarsi su se stessa e sul grosso problema familiare che ha dicendo che deve comunque trovare un nuovo equilibrio, che deve capire cosa vuole in futuro e che al momento non riesce a pensare a due.

Non vorrei che non faccia chiusure più "definitive" solo per la mia "debolezza" o per paura di ferirmi ancora di più: ultimamente ho avuto pensieri MOLTO brutti, lo ammetto.

Sono 5 mesi che "vivo" piangendo nascondendo in famiglia la cosa (per non creare ulteriori problemi): svegliarsi è un incubo con conseguenze in tutti gli ambiti, sociale, lavorativo.

Mi ha quasi pregato di tornare dal mio psichiatra che conosce a perfezione il mio vissuto e lo farò ma temo che forse un approccio psicoterapeutico diverso potrebbe essere più utile sia per me che nell’ottica di un riavvicinamento con la persona con cui credevo di invecchiare.

Forse per mia "forma mentis" mi servirebbe una terapia più didascalica che mi fornisca "istruzioni" pratiche da attuare: al momento la mia unica speranza è quella di riunirmi con la mia "metà" che amo alla follia: le mie mancanze avranno creato questa situazione ma non possono avere esaurito un amore come il nostro.

Scusate lo sfogo forse non chiaro, ogni consiglio è bene accetto grazie
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Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro Psicologo 221 6
Gentile utente,

comprendo bene come possa sentirsi al rischio di perdere un legame che dura da 17 anni, con una persona che sente di amare profondamente. Tanto più considerando la presenza di problemi ansioso-depressivi, su cui già lavora da tanto, ma rispetto ai quali resta ancora un pezzetto di strada da fare.

La sua compagna deve aver vissuto una situazione molto destabilizzante, che l'ha portata a mettere in discussione ciò di cui sente il bisogno, ma non è detto che sia un male: dai momenti di crisi si può uscire con una consapevolezza maggiore, con equilibri migliori e più autentici.

In tutto questo, riprendere il suo percorso è la cosa migliore che può fare, sia per se stesso, per contenere un po' la sua sofferenza in questo periodo così difficile e delicato, sia per la sua compagna, che probabilmente avverte il bisogno di maggior solidità per sentire di potersi appoggiare.

Leggendola, mi sono anche chiesta se forse questa crisi non sia legata anche alla scelta - pur dopo tanto tempo - di non vivere insieme, non avere una quotidianità vostra, che certo è legata alle condizioni di età e salute delle vostre madri, ma che alla lunga può far sentire delle "carenze". In questo senso, mi sentirei di dirle che parte delle "mancanze" potrebbero essere frutto di una scelta condivisa, alla quale non è ancora stato possibile riuscire a trovare alternative che vi consentano di stare più vicini. Non è detto che sia così, però è una possibilità a cui ho pensato, e ho voluto condividerla con lei.

Rispetto alla scelta di un tipo diverso di terapia, mi sentirei di consigliarle di parlarne anche al suo terapeuta "storico", per vedere cosa ne pensa. Da qui è un po' difficile darle un parere, tanto più non sapendo bene cosa intende con "istruzioni", e quindi se sentiva un qualcosa che le mancava nel tipo di lavoro che facevate assieme...
Di solito, in questi casi, confrontarsi col proprio terapeuta è sempre utile.

Le auguro di trovare/ritrovare tutto ciò di cui sente il bisogno per stare meglio!

Un cordiale saluto

Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro
www.psicologicamente.altervista.org

[#2]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Di Muro, la ringrazio per la celere e cortese risposta: non nascondo di essermi commosso, come spesso mi capita in questo periodo, nel leggere le sue parole in quanto è riuscita a centrare alcune tematiche chiave
in questi giorni sto ripensando a varie situazioni in cui ho, involontariamente, trascurato la mia compagna (che ha sempre messo me in primo piano nella relazione, cosa che ovviamente mi faceva piacere) sottostimando certi suoi bisogni, specie nel momento in cui è stata travolta dalla sua attuale situazione familiare
quando parlo di "istruzioni" intendo dire una sorta di "esercizi", un qualcosa di pratico, un insieme di regole da mettere in atto per fare passi avanti nella terapia (cose spesso fatte in alcuni tipi di psicoterapia); la mia mentalità molto rigida infatti è sempre stato il peggior ostacolo nella psicoterapia (motivo per cui sono sempre stato favorevole alla farmacoterapia...è facile prendere un farmaco !): spesso chiedevo al mio terapeuta infatti "ma che devo fare quindi?" come se mi mancasse quel quid per metter in pratica concetti a volte per me astratti
Ad ogni modo ho contattato il mio terapeuta con cui avrò a breve una ripresa dei colloqui.
nel frattempo la ringrazio infinitamente per la sua attenzione
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Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro Psicologo 221 6
Gentile utente,

mi fa piacere si sia sentito compreso!

Ora mi è più chiaro cosa intende per "istruzioni", probabilmente sente il bisogno di "esercitarsi" su alcune abilità, sperimentandosi in modo più mirato e pratico (come ad esempio avviene in approcci di tipo più comportamentale), e forse anche di essere maggiormente aiutato e sostenuto per comprendere come agire, stando su discorsi più concreti, che si appoggiano a situazioni e ad esempi specifici.

I farmaci possono essere un supporto che facilita, specie nei momenti critici in cui lo stato emotivo sembra sopraffarci, ma il lavoro grosso e importante è quello su noi stessi, e sulle nostre "rigidità"... il fatto che lei ne sia consapevole è già molto positivo!

Se le fa piacere, ci tenga al corrente di come procedono le cose.

Cordialmente,
[#4]
Utente
Utente
buongiorno,
la situazione personale è definitivamente degenerata nel senso di una chiusura ormai totale del rapporto - certo ci sono persone che tornano insieme dopo x/y mesi/anni ma è una speranza vaga a cui aggrapparsi. Svegliarsi è un incubo ogni mattina e nei weekend anche peggio. Vorrei sempre dormire ma ciò impossibile purtroppo.
Tornato dal mio psichiatra/psicoterapeuta mi ha prescritto, quasi sotto mia insistenza, una cura a base di SSRI (6gg ormai) riprendendo i discorsi psicoterapeutici di una volta (una sola seduta per ora in cui ho pianto per 40min e parlato per 20)
Mi chiedevo se poteva aver senso iniziare a vedere CONTEMPORANEAMENTE altri psichiatri/psicoterapeuti per valutare altri pareri e scuole terapeutiche (quella che citava cognitivo-comportamentale) e poi scegliere: ho trovato un altro studio nella zona con psichiatri e psicoterapeuti i cui indirizzi però sono diversi (sistemico-relazionale, transazionale e junghiano) e quindi ho qualche dubbio anche perchè nel frattempo la mia situazione psico-fisico sta degenerando sempre di più (ammetto che lasciare il mio vecchio terapeuta mi dispiacerebbe quasi per questione affettive, di rispetto professionale nonchè di sua conoscenza totale del mio passato)

grazie mille
[#5]
Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro Psicologo 221 6
Buongiorno,

mi dispiace molto per questa chiusura, il futuro nessuno può conoscerlo, ma attualmente la situazione purtroppo è questa. Un dolore enorme che va attraversato e pian piano elaborato, non certo da solo, ma avendo vicino chi può sostenerla e aiutarla...

Relativamente al suo dubbio, affiancare per un periodo percorsi terapeutici diversi non è di per sé impossibile, almeno nel caso di alcuni approcci, e se appare indicato nella specifica situazione della persona. E' però importante che lo sappiano i terapeuti convolti, perché appunto sta a loro valutare la fattibilità dell'integrazione delle rispettive modalità di lavoro.

La sua preoccupazione non dev'essere però il temere che, se dovesse scegliere poi una terapia diversa, il suo terapeuta attuale si senta "abbandonato", come se lei lo "lasciasse". Se teme questo, è importante che ne parli con lui, perché portare questo vissuto in terapia potrebbe aiutarla anche a elaborare "altre" separazioni (come quella che sta vivendo lei...)

Se invece il timore nasce più da un bisogno di tenere ancora accanto un'importante figura di riferimento, che la conosce bene e l'ha seguita per tanti anni, allora probabilmente è importante che il "distacco", se ci dev'essere, sia graduale e rispetti i tempi interiori.

Gli approcci dei terapeuti che ha trovato in zona sono effettivamente piuttosto diversi dal cognitivo comportamentale, però se vuole può comunque valutare cosa le dicono, portando fin dall'inizio il suo bisogno di stare più sull'azione, sulla sperimentazione di comportamenti diversi in situazioni concrete.

Ci tenga al corrente, un abbraccio
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