Sono stata lasciata dopo 12 anni di relazione. Soffro di nostalgia
Circa un anno e mezzo fa sono stata lasciata dal mio fidanzato dopo 12 anni di relazione.
Ci siamo amati in modo profondo e siamo cresciuti insieme.
Ricordo il suo corteggiamento impacciato, il nostro primo bacio, le canzoncine che cantava con il mio nome, il suo immenso amore.
Abbiamo fatto tutte le cose più belle che si possono fare, ma anche condiviso un lutto importante per la mia famiglia.
Eravamo l'incastro perfetto, come dicevamo noi.
In alcune cose eravamo diversi: io viaggiatrice e curiosa, lui amante della tranquillità della sua casa e della sua famiglia.
È sempre stata una persona bilanciata, non ha mai fatto cose folli.
Questo idillio però è stato troncato da qualcosa.
È iniziato con un Non ti amo più, con successivo ripensamento.
Da quel giorno ho cercato di dare il meglio di me, ma nulla è stato più come prima.
Più io davo, più sentivo la sua lontananza.
Nel mese di ottobre di due anni fa avremo dovuto sistemare la casa in cui saremo dovuti andare a vivere.
Avevo persino paura di chiedere di questo, tanto lo sentivo lontano.
Ogni giorno era un'agonia.
Pian piano ha iniziato a trovare scuse per non venire a trovarmi, i suoi messaggi e chiamate sono diventati sempre più rari.
Nei rari messaggi mi diceva che voleva stare solo, era confuso e non sapeva cosa aveva.
Poi ha smesso di rispondermi, ha bloccato il mio numero.
Un giorno vengo a sapere che è andato a bere l'aperitivo con una collega, poi che è uscito con lei una domenica pomeriggio.
Mi dice che è solo un'amica e che ha bisogno di tempo.
Lei inizia a pubblicare sui social post per il mio ragazzo, una foto di una spiaggia e un ragazzo di spalle.
Una mia amica mi scrive un messaggio con scritto: Che schifo, per qualsiasi cosa io ci sono.
Riguardo la foto: è andato via con lei per un weekend.
Chiedo disperatamente spiegazioni e insiste nel dire che non c'è niente, è un'amica.
Raccolgo l'orgoglio che mi rimane e scrivo due lettere di addio: una per lui e una per sua madre.
Da quel giorno inizia il mio inferno: non mangio più, passo le notti senza dormire e piango talmente tanto che alle volte credo di morire soffocata.
Dopo una settimana mi scrive un messaggio chiedendomi di perdonarlo per quello che ha fatto, anche se non torna indietro.
Io non potrò mai perdonare una cosa così.
Nel tempo mi sono addossata tutte le colpe della fine della nostra relazione, anche perché secondo lui la colpa era mia.
Non l'ho più sentito ne rivisto, anche se abitiamo nello stesso paese.
Lui sta ancora con quella.
Da qualche tempo ho un nuovo fidanzato.
Abbiamo deciso di provarci con calma, di vivere la nostra relazione giorno per giorno.
A lui ho raccontato tutto della mia precedente storia.
Da quando c'è lui sento la pace, questo è l'effetto che mi fa.
Alcune notti piango per nostalgia del mio passato e perché mi manca la sua famiglia a cui ero profondamente legata.
So che probabilmente solo il tempo cura le ferite ma ho paura che questa nostalgia non mi passi mai.
Ci siamo amati in modo profondo e siamo cresciuti insieme.
Ricordo il suo corteggiamento impacciato, il nostro primo bacio, le canzoncine che cantava con il mio nome, il suo immenso amore.
Abbiamo fatto tutte le cose più belle che si possono fare, ma anche condiviso un lutto importante per la mia famiglia.
Eravamo l'incastro perfetto, come dicevamo noi.
In alcune cose eravamo diversi: io viaggiatrice e curiosa, lui amante della tranquillità della sua casa e della sua famiglia.
È sempre stata una persona bilanciata, non ha mai fatto cose folli.
Questo idillio però è stato troncato da qualcosa.
È iniziato con un Non ti amo più, con successivo ripensamento.
Da quel giorno ho cercato di dare il meglio di me, ma nulla è stato più come prima.
Più io davo, più sentivo la sua lontananza.
Nel mese di ottobre di due anni fa avremo dovuto sistemare la casa in cui saremo dovuti andare a vivere.
Avevo persino paura di chiedere di questo, tanto lo sentivo lontano.
Ogni giorno era un'agonia.
Pian piano ha iniziato a trovare scuse per non venire a trovarmi, i suoi messaggi e chiamate sono diventati sempre più rari.
Nei rari messaggi mi diceva che voleva stare solo, era confuso e non sapeva cosa aveva.
Poi ha smesso di rispondermi, ha bloccato il mio numero.
Un giorno vengo a sapere che è andato a bere l'aperitivo con una collega, poi che è uscito con lei una domenica pomeriggio.
Mi dice che è solo un'amica e che ha bisogno di tempo.
Lei inizia a pubblicare sui social post per il mio ragazzo, una foto di una spiaggia e un ragazzo di spalle.
Una mia amica mi scrive un messaggio con scritto: Che schifo, per qualsiasi cosa io ci sono.
Riguardo la foto: è andato via con lei per un weekend.
Chiedo disperatamente spiegazioni e insiste nel dire che non c'è niente, è un'amica.
Raccolgo l'orgoglio che mi rimane e scrivo due lettere di addio: una per lui e una per sua madre.
Da quel giorno inizia il mio inferno: non mangio più, passo le notti senza dormire e piango talmente tanto che alle volte credo di morire soffocata.
Dopo una settimana mi scrive un messaggio chiedendomi di perdonarlo per quello che ha fatto, anche se non torna indietro.
Io non potrò mai perdonare una cosa così.
Nel tempo mi sono addossata tutte le colpe della fine della nostra relazione, anche perché secondo lui la colpa era mia.
Non l'ho più sentito ne rivisto, anche se abitiamo nello stesso paese.
Lui sta ancora con quella.
Da qualche tempo ho un nuovo fidanzato.
Abbiamo deciso di provarci con calma, di vivere la nostra relazione giorno per giorno.
A lui ho raccontato tutto della mia precedente storia.
Da quando c'è lui sento la pace, questo è l'effetto che mi fa.
Alcune notti piango per nostalgia del mio passato e perché mi manca la sua famiglia a cui ero profondamente legata.
So che probabilmente solo il tempo cura le ferite ma ho paura che questa nostalgia non mi passi mai.
[#1]
Gentile utente,
la sua vicenda sarebbe leggibile come un amore iniziato tra quasi-bambini, con la paura al momento di concretizzarlo, renderlo reale, "adulto", con una convivenza, passo davanti al quale molte coppie si sfaldano.
Anche il week-end del suo ex ragazzo con l'altra sembra più una verifica di quale mondo può esistere al di fuori della coppia che un vero tradimento.
Tuttavia, nel suo racconto mancano i ripensamenti, i ritorni indietro, la reciproca nostalgia, e c'è invece un elemento che dà una pennellata cupa a tutto il resto, che a me sembra di avvertire in queste parole:
"Nel tempo mi sono addossata tutte le colpe della fine della nostra relazione, anche perché secondo lui la colpa era mia".
Questa visione delle cose, assieme ai fatti che forse la supportano, ma che lei non ci racconta, potrebbe amplificare la sua nostalgia inguaribile.
Quando dall'amore e dai progetti si passa all'indifferenza e all'addio, sarebbe bene capire che cosa è cambiato, oppure è mancato sempre.
Non saperlo ci fa sentire vittime di un trattamento peggio che ingiusto: incomprensibile.
Per questo la psicologia suggerisce sempre di attuare una terapia di coppia, non per non lasciarsi -in certe fasi della vita si sono accumulate tensioni che non permettono un sereno mantenimento del rapporto- ma per lasciarsi bene, con la piena consapevolezza degli errori fatti e dei loro effetti, ma anche degli errori non fatti, delle forze centrifughe che agiscono involontariamente e anche dall'esterno su una relazione, specie se giovanile e senza strumenti di salvaguardia.
Se lei continua ad alimentare in sé stessa l'idea che l'amore a cui teneva tanto è finito per colpa sua, e nutre questo senso di colpa, assieme agli altri sentimenti dolorosi, difficilmente uscirà dalla vicenda con quel bilancio positivo di indulgenza per sé stessa e di consapevolezza che ogni esperienza dovrebbe lasciarci.
Le faccio molti auguri.
la sua vicenda sarebbe leggibile come un amore iniziato tra quasi-bambini, con la paura al momento di concretizzarlo, renderlo reale, "adulto", con una convivenza, passo davanti al quale molte coppie si sfaldano.
Anche il week-end del suo ex ragazzo con l'altra sembra più una verifica di quale mondo può esistere al di fuori della coppia che un vero tradimento.
Tuttavia, nel suo racconto mancano i ripensamenti, i ritorni indietro, la reciproca nostalgia, e c'è invece un elemento che dà una pennellata cupa a tutto il resto, che a me sembra di avvertire in queste parole:
"Nel tempo mi sono addossata tutte le colpe della fine della nostra relazione, anche perché secondo lui la colpa era mia".
Questa visione delle cose, assieme ai fatti che forse la supportano, ma che lei non ci racconta, potrebbe amplificare la sua nostalgia inguaribile.
Quando dall'amore e dai progetti si passa all'indifferenza e all'addio, sarebbe bene capire che cosa è cambiato, oppure è mancato sempre.
Non saperlo ci fa sentire vittime di un trattamento peggio che ingiusto: incomprensibile.
Per questo la psicologia suggerisce sempre di attuare una terapia di coppia, non per non lasciarsi -in certe fasi della vita si sono accumulate tensioni che non permettono un sereno mantenimento del rapporto- ma per lasciarsi bene, con la piena consapevolezza degli errori fatti e dei loro effetti, ma anche degli errori non fatti, delle forze centrifughe che agiscono involontariamente e anche dall'esterno su una relazione, specie se giovanile e senza strumenti di salvaguardia.
Se lei continua ad alimentare in sé stessa l'idea che l'amore a cui teneva tanto è finito per colpa sua, e nutre questo senso di colpa, assieme agli altri sentimenti dolorosi, difficilmente uscirà dalla vicenda con quel bilancio positivo di indulgenza per sé stessa e di consapevolezza che ogni esperienza dovrebbe lasciarci.
Le faccio molti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Gentile Utente,
quello che descrive fa parte della vita, non si tratta di una sofferenza patologica, ma chiaramente chiunque soffre davanti ad una separazione.
Sono anche d'accordo sul fatto che il tempo aiuta molto in queste circostanze, anche se è già trascorso del tempo...
Forse l'aiuterebbe pensare al passato in un modo diverso; un ricordo può essere piacevole e può scegliere di ricordarlo in modo diverso rispetto a come fa ora.
Ad esempio, quando Lei scrive: "... Ci siamo amati in modo profondo e siamo cresciuti insieme.
Ricordo il suo corteggiamento impacciato, il nostro primo bacio, le canzoncine che cantava con il mio nome, il suo immenso amore..."
La nostalgia è il dolore nel ricordo, ma riuscendo a prendere le distanze da tutto ciò, credo che potrebbe guardare al passato con un sorriso.
D'altra parte, questa storia è nata quando Lei era solo una ragazzina e si cambia nel tempo, quindi perchè non ricordare la parte bella di questa relazione e lasciare andare tutto il resto?
Ma soprattutto, perchè non godersi la relazione che attualmente sta vivendo?
quello che descrive fa parte della vita, non si tratta di una sofferenza patologica, ma chiaramente chiunque soffre davanti ad una separazione.
Sono anche d'accordo sul fatto che il tempo aiuta molto in queste circostanze, anche se è già trascorso del tempo...
Forse l'aiuterebbe pensare al passato in un modo diverso; un ricordo può essere piacevole e può scegliere di ricordarlo in modo diverso rispetto a come fa ora.
Ad esempio, quando Lei scrive: "... Ci siamo amati in modo profondo e siamo cresciuti insieme.
Ricordo il suo corteggiamento impacciato, il nostro primo bacio, le canzoncine che cantava con il mio nome, il suo immenso amore..."
La nostalgia è il dolore nel ricordo, ma riuscendo a prendere le distanze da tutto ciò, credo che potrebbe guardare al passato con un sorriso.
D'altra parte, questa storia è nata quando Lei era solo una ragazzina e si cambia nel tempo, quindi perchè non ricordare la parte bella di questa relazione e lasciare andare tutto il resto?
Ma soprattutto, perchè non godersi la relazione che attualmente sta vivendo?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 5.8k visite dal 05/01/2021.
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