Mamma Anziana
Buonasera, mia madre di 80 anni, da circa un anno, si è trasferita dal sud al nord per ricongiungersi con me e la mia famiglia... è autosufficiente e vive da sola... Io ho due bimbi piccoli... il problema per il quale chiedo un vostro parere è il seguente: se con i miei bimbi, non vado a trovarla, per più di un determinato intervallo di tempo... si deprime e, peraltro, non fa nemmeno nulla per nasconderlo, intendo dire che usa un timbro di voce depresso a telefono, sebbene poi, lo neghi a domanda diretta... Ho avuto modo di notare che in linea di principio non devono passare più di 5-6 giorni... il punto è che Io vado volentieri a trovare mia madre, pur con tutti i limiti di pesantezza tipici delle persone anziane, ma vorrei che questo, rimanesse un piacere e non un dovere a scopi terapeutici... vorrei poterci andare quando posso e voglio in libertà e non invece dovendo fare attenzione che non trascorri, quello che per lei viene avvertito, come "troppo tempo fra una visita e l'altra" e dunque...in che modo potrei uscire da questa situazione?
Grazie
Grazie
[#1]
Gentile utente,
Sua mamma si è trasferita dal sud al nord
abbandonando amiche, parenti, consuetudini, contesto di riferimento da una vita.
Posso ipotizzare che - sia pure fisicamente autosufficiente - dal punto di vista amicale essa sia sola.
E che dunque abbia *bisogno* di Voi.
Una visita ogni 5-6 giorni? E' veramente poco, se la signora è qui al nord da sola. Direi che potrebbe non essere proprio sufficiente, dal punto di vista del bisogno psicologico e affettivo che essa manifesta.
A Lei figlio, invece, piacerebbe visitarla *per desiderio*, e non *per bisogno*.
Capisco.
Pensi però a quanto le madri fanno per i figli piccoli non perchè lo desiderino, ma perchè *bisogna*.
Intendo dire che nella vita, tra persone affettivamente prossime
non sempre si riesce a distinguere e separare i due registri.
E quando i genitori invecchiano il registro del loro bisogno psico-affettivo spesso si sovrappone a quello del desiderio dei figli, fino a prenderne il posto, financo al rovesciamento dei due quando i figli diventano genitori dei loro genitori.
Come "..uscire da questa situazione..?", ci chiede.
Coltivando l'empatia.
Dott. Brunialti
Sua mamma si è trasferita dal sud al nord
abbandonando amiche, parenti, consuetudini, contesto di riferimento da una vita.
Posso ipotizzare che - sia pure fisicamente autosufficiente - dal punto di vista amicale essa sia sola.
E che dunque abbia *bisogno* di Voi.
Una visita ogni 5-6 giorni? E' veramente poco, se la signora è qui al nord da sola. Direi che potrebbe non essere proprio sufficiente, dal punto di vista del bisogno psicologico e affettivo che essa manifesta.
A Lei figlio, invece, piacerebbe visitarla *per desiderio*, e non *per bisogno*.
Capisco.
Pensi però a quanto le madri fanno per i figli piccoli non perchè lo desiderino, ma perchè *bisogna*.
Intendo dire che nella vita, tra persone affettivamente prossime
non sempre si riesce a distinguere e separare i due registri.
E quando i genitori invecchiano il registro del loro bisogno psico-affettivo spesso si sovrappone a quello del desiderio dei figli, fino a prenderne il posto, financo al rovesciamento dei due quando i figli diventano genitori dei loro genitori.
Come "..uscire da questa situazione..?", ci chiede.
Coltivando l'empatia.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Grazie Dottoressa... Farò tesoro dei suoi consigli... In realtà, ma a quanto pare non ho scelta, avrei evitato che diventasse una sorta di opera di beneficenza proprio perché, com'è facilmente intuibile, si tratta di mia madre e non di un estraneo... Ma dunque me ne farò una ragione...
Tuttavia io, purtroppo, sono un paranoide "incallito" e quindi, per antonomasia, faccio veramente fatica a coltivare la piantina dell'empatia...
Avrebbe, se posso ulteriormente chiedere, qualche altro prezioso consiglio per riuscire ad esserlo almeno con mia madre??
Tuttavia io, purtroppo, sono un paranoide "incallito" e quindi, per antonomasia, faccio veramente fatica a coltivare la piantina dell'empatia...
Avrebbe, se posso ulteriormente chiedere, qualche altro prezioso consiglio per riuscire ad esserlo almeno con mia madre??
[#3]
L'empatia ha un versante emozionale e uno cognitivo.
Con il primo ci si mette *nei panni di* attraverso l'emozione,
nel secondo si usa la mente.
Mi sembra che quest'ultimo sia quello più adatto a Lei, che utilizza molto (troppo?) il pensiero per trovare risposte (v. quanto Le rispondevo nel consulto Il concetto di difesa nei bambini di 3 anni nel lontano 2018).
Con la mente possiamo individuare la dimensione di *restituzione necessaria*.
Non a caso in #1 Le scrivevo:
>Pensi però a quanto le madri fanno per i figli piccoli non perchè lo desiderino, ma perchè *bisogna*.<
I figli a questo punto rispondono:
Non glielo ho chiesto io di mettermi al mondo;
ma in ogni caso essi ne hanno usufruito per crescere. Ora possono/gli viene chiesto di ricambiare.
Di fronte ad un affamato non c'è da chiedersi se provo piacere nel dargli una pagnotta,
bensì: c'è la necessità che io gliela dia. Non solo per lui; per me, per essere a posto con me stesso.
Verso i genitori anziani è si tratta di un ... impegno a tempo determinato.
*Dopo*, rimane
la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile (affettivamente parlando, in questo caso)
o l'amaro in bocca di non poter accedere ai tempi supplementari.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Con il primo ci si mette *nei panni di* attraverso l'emozione,
nel secondo si usa la mente.
Mi sembra che quest'ultimo sia quello più adatto a Lei, che utilizza molto (troppo?) il pensiero per trovare risposte (v. quanto Le rispondevo nel consulto Il concetto di difesa nei bambini di 3 anni nel lontano 2018).
Con la mente possiamo individuare la dimensione di *restituzione necessaria*.
Non a caso in #1 Le scrivevo:
>Pensi però a quanto le madri fanno per i figli piccoli non perchè lo desiderino, ma perchè *bisogna*.<
I figli a questo punto rispondono:
Non glielo ho chiesto io di mettermi al mondo;
ma in ogni caso essi ne hanno usufruito per crescere. Ora possono/gli viene chiesto di ricambiare.
Di fronte ad un affamato non c'è da chiedersi se provo piacere nel dargli una pagnotta,
bensì: c'è la necessità che io gliela dia. Non solo per lui; per me, per essere a posto con me stesso.
Verso i genitori anziani è si tratta di un ... impegno a tempo determinato.
*Dopo*, rimane
la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile (affettivamente parlando, in questo caso)
o l'amaro in bocca di non poter accedere ai tempi supplementari.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.5k visite dal 03/01/2021.
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