Sono la
Buongiorno, avevo già scritto un post tempo fa su questa situazione e purtroppo sono di nuovo qui.
Da febbraio sto insieme a un uomo di 35 anni, quando l'ho conosciuto era single da mezz'anno, ha una figlia di 12 anni quasi 13.
Da subito la storia è stata tormentata della ex moglie che ha messo guerra fra me e il mio compagno e ovviamente fra me la figlia e il papà.
Abbiamo lavorato molto per cercare degli equilibri.
La figlia in prima battuta era molto disponibile con me, quasi dolce e contenta che il papà avesse qualcuno vicino (visto che passava la maggior parte del tempo dalla madre penso si sentisse in colpa per lasciarlo da solo).
Col tempo la situazione è cambiata, quando abbiamo trascorso i primi giorni assieme nelle ferie di agosto tutti e tre dormendo nella stessa casa ha fatto delle sceneggiate e si chiudeva in camera.
Siamo stati da una psicologa che ci ha spiegato come fare e così abbiamo fatto sperando che fosse finita una volta per tutte.
Le ha spiegato che lei sarà sempre sua figlia ed è la persona più importante, ma che il papà ora ha una nuova compagna e che questo non cambia nulla fra loro.
Come da indicazione della terapeuta ho evitato di dormire in casa con la figlia per un po' facendola riabituare gradualmente.
Ora sotto le vacanze di Natale siamo di nuovo punto e a capo.
In questi mesi le cose erano andate davvero benissimo.
Ora invece lei si chiude sempre in camera (lo faceva anche prima in realtà ma ora per più tempo) e risponde in maniera scorbutica. È stata qui dal 25 al 27.
È tornata giù dalla madre per qualche giorno come concordato e anche lì si comporta così, lo ha detto sua madre. Ieri è tornata su.
Il mio compagno ieri era in ansia, depresso e così ha chiamato la ex moglie la quale ha detto che il problema sono sempre io e che la figlia vuole passare il tempo da sola con lui.
Quando ho sentito di nuovo la ex moglie che diceva le stesse cose dell'estate scorsa mi sono cadute le braccia.
Sua figlia sta sempre dalla madre e per due giorni che sta qua io le rovino la vita?
Eppure anche due giorni fa mi ha mostrato i compiti per le vacanze, mi ha fatto vedere i vestiti che si è comprata, mi ha chiesto se a Capodanno ci trucchiamo assieme.
Non mi sembrava mi odiasse! Invece ieri ecco le solite parole. Con la differenza che sta volta il mio compagno è andato in paranoia e continuava ad andare dentro e fuori dalla stanza di sua figlia a chiederle come sta, e io li, accusata di tutto, come una povera scema non mi ha detto neanche una parola di rassicurazione.
Neanche un: non è colpa tua.
La sua unica frase è stata: sono io che sbaglio e non so come comportarmi.
Sento che questa situazione mi logora.
Lui è emotivo e si fa trasportare dai sensi di colpa che non dovrebbe avere.
E io rimango lì come una scema ancora una volta accusata di tutto.
Non so come uscirne e non ne posso più.
Chiedo aiuto.
Da febbraio sto insieme a un uomo di 35 anni, quando l'ho conosciuto era single da mezz'anno, ha una figlia di 12 anni quasi 13.
Da subito la storia è stata tormentata della ex moglie che ha messo guerra fra me e il mio compagno e ovviamente fra me la figlia e il papà.
Abbiamo lavorato molto per cercare degli equilibri.
La figlia in prima battuta era molto disponibile con me, quasi dolce e contenta che il papà avesse qualcuno vicino (visto che passava la maggior parte del tempo dalla madre penso si sentisse in colpa per lasciarlo da solo).
Col tempo la situazione è cambiata, quando abbiamo trascorso i primi giorni assieme nelle ferie di agosto tutti e tre dormendo nella stessa casa ha fatto delle sceneggiate e si chiudeva in camera.
Siamo stati da una psicologa che ci ha spiegato come fare e così abbiamo fatto sperando che fosse finita una volta per tutte.
Le ha spiegato che lei sarà sempre sua figlia ed è la persona più importante, ma che il papà ora ha una nuova compagna e che questo non cambia nulla fra loro.
Come da indicazione della terapeuta ho evitato di dormire in casa con la figlia per un po' facendola riabituare gradualmente.
Ora sotto le vacanze di Natale siamo di nuovo punto e a capo.
In questi mesi le cose erano andate davvero benissimo.
Ora invece lei si chiude sempre in camera (lo faceva anche prima in realtà ma ora per più tempo) e risponde in maniera scorbutica. È stata qui dal 25 al 27.
È tornata giù dalla madre per qualche giorno come concordato e anche lì si comporta così, lo ha detto sua madre. Ieri è tornata su.
Il mio compagno ieri era in ansia, depresso e così ha chiamato la ex moglie la quale ha detto che il problema sono sempre io e che la figlia vuole passare il tempo da sola con lui.
Quando ho sentito di nuovo la ex moglie che diceva le stesse cose dell'estate scorsa mi sono cadute le braccia.
Sua figlia sta sempre dalla madre e per due giorni che sta qua io le rovino la vita?
Eppure anche due giorni fa mi ha mostrato i compiti per le vacanze, mi ha fatto vedere i vestiti che si è comprata, mi ha chiesto se a Capodanno ci trucchiamo assieme.
Non mi sembrava mi odiasse! Invece ieri ecco le solite parole. Con la differenza che sta volta il mio compagno è andato in paranoia e continuava ad andare dentro e fuori dalla stanza di sua figlia a chiederle come sta, e io li, accusata di tutto, come una povera scema non mi ha detto neanche una parola di rassicurazione.
Neanche un: non è colpa tua.
La sua unica frase è stata: sono io che sbaglio e non so come comportarmi.
Sento che questa situazione mi logora.
Lui è emotivo e si fa trasportare dai sensi di colpa che non dovrebbe avere.
E io rimango lì come una scema ancora una volta accusata di tutto.
Non so come uscirne e non ne posso più.
Chiedo aiuto.
[#1]
Gentile utente,
sarebbe stato più utile che si rivolgesse alla stessa psicologa che vi ha visti tutti e tre e può avere meglio compreso le dinamiche che sottendono la situazione che delinea, anche perché una terapia familiare come quella che il problema richiede non può essersi già conclusa, se il primo consulto c’è stato ad agosto.
Per parte nostra, da qui, le indicazioni rischiano di essere generiche. La ragazzina è all'inizio dell'adolescenza, età di bruschi cambiamenti d'umore, isterismi, umbratilità. Molte delle cose che lei descrive si potrebbero produrre anche con due genitori conviventi e in perfetta armonia; ma se i due si separano, per i figli la perdita è senza rimedio, dolorosa e incomprensibile.
La presenza di un'altra persona nella vita di uno dei due è un bersaglio su cui si scaricano (ingiustamente) tutte le colpe, però è realmente un ostacolo alla confidenza, alla vicinanza che va ricostruita con pazienza, specie col genitore che se ne è andato di casa, di chiunque sia stata la "colpa" della separazione.
Dalle sue due email a me sembra che tra tutti voi si sia creata una situazione particolarmente conflittuale. Lei accenna ad insulti della ex moglie, per cui sembra di capire che quest'ultima non abbia accettato la separazione avvenuta da poco tempo, forse poco più di un anno.
Se è così, come mai lei già convive col suo compagno?
Quanto a lui, nella precedente email lei scrive che chiedeva continuamente alla ragazzina come stesse e se avesse bisogno di qualcosa; qui ripete: "il mio compagno è andato in paranoia e continuava ad andare dentro e fuori dalla stanza di sua figlia a chiederle come sta", e poco oltre: "La sua unica frase è stata: sono io che sbaglio e non so come comportarmi".
In effetti non sembrano i modi di un genitore che possa rasserenare una figlia dodicenne, farla sentire protetta da un adulto che sa quello che fa. Può darsi che non abbia metabolizzato la separazione, a quel che ho capito voluta da lui per essere stato tradito della moglie; ma se è così, questa è una motivazione debole, specie se ci sono figli, e può darsi che lui ne sia consapevole. Lei capisce che se un matrimonio dovesse infrangersi al primo adulterio, anziché valutarne le cause, il legame matrimoniale non esisterebbe affatto.
Su questo si vede appunto la differenza tra l'adulto consapevole della complessità della vita e l'adolescente che prende il matrimonio come un flirt e la genitorialità come un gioco con le bambole.
In tutto questo, lei forse è entrata troppo presto negli affetti e anche nella vita quotidiana di quest'uomo, e sembra non capire che seppure fosse la più amabile persona del mondo, per la ragazzina è un'estranea che si frappone tra lei e la confidenza, la fiducia da ricostruire col padre, confidenza e fiducia già scosse dal terremoto della separazione.
Come correttamente vi ha spiegato la madre, la ragazzina, quando va a casa del padre, vorrebbe passare del tempo sola con lui; sentirsi in un certo senso a casa sua. Questo non sembra difficile da capire.
Invece alcune frasi che lei ha scritto fanno pensare. La prima è: "Lui è emotivo e si fa trasportare dai sensi di colpa che non dovrebbe avere". Se lui debba o no avere sensi di colpa, come può dirlo?
L'altra è: "io rimango lì come una scema ancora una volta accusata di tutto".
Con questo timore di essere specificamente oggetto di malevolenza, lei non riuscirà a sciogliere i nodi di questa relazione, signora. Nessuno ce l'ha con lei. Tutto quello che le si chiede è di fare un passo indietro, essere meno presente nella casa dove la ragazzina vuole incontrare suo padre.
Lei invece arriva a scrivere: "Sua figlia sta sempre dalla madre e per due giorni che sta qua io le rovino la vita?".
Esattamente, signora. Solo due giorni per stare col padre, e invece la ragazzina trova sempre lei?
Tutte le relazioni necessitano del loro tempo. Già una convivenza, quando si sta insieme da soli sei mesi è insolita e rischiosa; quando c’è un precedente matrimonio e dei figli, sembra una decisione presa impulsivamente, senza riflettere.
Ripeto: se ci tenete a questa relazione, pur con le sue ombre, fatevi seguire ancora, e per il tempo necessario, dalla psicologa che avete consultato.
Buone cose.
sarebbe stato più utile che si rivolgesse alla stessa psicologa che vi ha visti tutti e tre e può avere meglio compreso le dinamiche che sottendono la situazione che delinea, anche perché una terapia familiare come quella che il problema richiede non può essersi già conclusa, se il primo consulto c’è stato ad agosto.
Per parte nostra, da qui, le indicazioni rischiano di essere generiche. La ragazzina è all'inizio dell'adolescenza, età di bruschi cambiamenti d'umore, isterismi, umbratilità. Molte delle cose che lei descrive si potrebbero produrre anche con due genitori conviventi e in perfetta armonia; ma se i due si separano, per i figli la perdita è senza rimedio, dolorosa e incomprensibile.
La presenza di un'altra persona nella vita di uno dei due è un bersaglio su cui si scaricano (ingiustamente) tutte le colpe, però è realmente un ostacolo alla confidenza, alla vicinanza che va ricostruita con pazienza, specie col genitore che se ne è andato di casa, di chiunque sia stata la "colpa" della separazione.
Dalle sue due email a me sembra che tra tutti voi si sia creata una situazione particolarmente conflittuale. Lei accenna ad insulti della ex moglie, per cui sembra di capire che quest'ultima non abbia accettato la separazione avvenuta da poco tempo, forse poco più di un anno.
Se è così, come mai lei già convive col suo compagno?
Quanto a lui, nella precedente email lei scrive che chiedeva continuamente alla ragazzina come stesse e se avesse bisogno di qualcosa; qui ripete: "il mio compagno è andato in paranoia e continuava ad andare dentro e fuori dalla stanza di sua figlia a chiederle come sta", e poco oltre: "La sua unica frase è stata: sono io che sbaglio e non so come comportarmi".
In effetti non sembrano i modi di un genitore che possa rasserenare una figlia dodicenne, farla sentire protetta da un adulto che sa quello che fa. Può darsi che non abbia metabolizzato la separazione, a quel che ho capito voluta da lui per essere stato tradito della moglie; ma se è così, questa è una motivazione debole, specie se ci sono figli, e può darsi che lui ne sia consapevole. Lei capisce che se un matrimonio dovesse infrangersi al primo adulterio, anziché valutarne le cause, il legame matrimoniale non esisterebbe affatto.
Su questo si vede appunto la differenza tra l'adulto consapevole della complessità della vita e l'adolescente che prende il matrimonio come un flirt e la genitorialità come un gioco con le bambole.
In tutto questo, lei forse è entrata troppo presto negli affetti e anche nella vita quotidiana di quest'uomo, e sembra non capire che seppure fosse la più amabile persona del mondo, per la ragazzina è un'estranea che si frappone tra lei e la confidenza, la fiducia da ricostruire col padre, confidenza e fiducia già scosse dal terremoto della separazione.
Come correttamente vi ha spiegato la madre, la ragazzina, quando va a casa del padre, vorrebbe passare del tempo sola con lui; sentirsi in un certo senso a casa sua. Questo non sembra difficile da capire.
Invece alcune frasi che lei ha scritto fanno pensare. La prima è: "Lui è emotivo e si fa trasportare dai sensi di colpa che non dovrebbe avere". Se lui debba o no avere sensi di colpa, come può dirlo?
L'altra è: "io rimango lì come una scema ancora una volta accusata di tutto".
Con questo timore di essere specificamente oggetto di malevolenza, lei non riuscirà a sciogliere i nodi di questa relazione, signora. Nessuno ce l'ha con lei. Tutto quello che le si chiede è di fare un passo indietro, essere meno presente nella casa dove la ragazzina vuole incontrare suo padre.
Lei invece arriva a scrivere: "Sua figlia sta sempre dalla madre e per due giorni che sta qua io le rovino la vita?".
Esattamente, signora. Solo due giorni per stare col padre, e invece la ragazzina trova sempre lei?
Tutte le relazioni necessitano del loro tempo. Già una convivenza, quando si sta insieme da soli sei mesi è insolita e rischiosa; quando c’è un precedente matrimonio e dei figli, sembra una decisione presa impulsivamente, senza riflettere.
Ripeto: se ci tenete a questa relazione, pur con le sue ombre, fatevi seguire ancora, e per il tempo necessario, dalla psicologa che avete consultato.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 827 visite dal 31/12/2020.
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