Come riesco a tornare anche minimamente sereno?
Salve a tutti.
Scrivo perchè mi sono accorto di essere arrivato a un punto dove mi sembra di non avere più la mia vita in mano, sia per quanto riguarda la mia carriera di studente, sia per quanto riguarda il mio fisico e salute e anche per ciò che riguarda le mie relazioni.
Non so di preciso da dove iniziare, ma al momento ciò che più mi crea ansia e disturbo sono gli studi.
Fino a un anno fa circa, non ho mai avuto nessun tipo di problema di concentrazione/ di responsabilità nei confronti di ciò che erano i miei doveri da studente (anche se il percorso di formazione superiore che scelsi al tempo non mi appassionava troppo).
Tutto è cambiato all'inizio del quinto anno dove iniziai lentamente a non provare nessun tipo di motivazione verso gli studi e perdevo le mie giornate in altre attività, sentendo di essere sempre meno soddisfatto e sempre più nervoso per questo motivo.
Tuttavia riuscii a concludere il mio percorso anche con buoni risultati.
Nel mentre scelsi l'Università, un' Università che speravo mi potesse interessare, e così è infatti.
Nonostante ciò, da quando ho iniziato questo nuovo percorso è tornata di nuovo quella sensazione di demotivazione, che ha come risultato un continuo procrastinare e una profonda rabbia nei miei confronti a fine giornata.
Procrastinare che adesso, non solo riguarda i miei studi, ma anche l'attività fisica e la salute: negli anni precedenti ero infatti riuscito a dimagrire fino a 79 kg e, con qualche sali e scendi, sono sempre riuscito a fare attività fisica anche con passione seguendo anche una buona alimentazione.
Questo continuo procastinare mi porta a una estrema rabbia nei miei confronti e il fatto di non riuscire a cambiare mi rende nervosissimo, anche nei confronti delle altre persone.
Per quanto riguarda le mie relazioni, non so se possa esserci una connessione con tutto il resto, ma ho il mio gruppo a cui tengo molto e con i quali mi diverto a parlare e uscire, anche se ultimamente i pensieri mi impediscono di godermi a pieno quei momenti.
Un altro pensiero fisso che ormai mi accompagna da cinque anni riguarda una delusione amorosa che ebbi a 15 anni e che non sono mai riuscito a lasciarmi alle spalle, nonostante tutto il tempo trascorso e la mia sincera voglia di andare avanti.
Sono un ragazzo abbastanza timido e a volte vorrei riuscire a lasciarmi andare senza considerare i miei pensieri, ma a volte questi diventano veramente insistenti e molti diventano convinzioni, probabilmente non vere.
Ho molta confusione in questo momento, e con la mia famiglia non ne parlo molto perchè non me la sento per niente, anche se molto spesso si accorgono del mio nervosismo e dei miei comportamenti, senza andare oltre alle due parole.
Poi, per il resto, mi sforzo sempre di cercare di presentare la versione migliore di me, ma temo di non riuscire a farlo per molto.
Vorrei solo un po' serenità e concentrazione sia sugli studi che su me stesso.
Vi ringrazio in anticipo per la risposta.
Scrivo perchè mi sono accorto di essere arrivato a un punto dove mi sembra di non avere più la mia vita in mano, sia per quanto riguarda la mia carriera di studente, sia per quanto riguarda il mio fisico e salute e anche per ciò che riguarda le mie relazioni.
Non so di preciso da dove iniziare, ma al momento ciò che più mi crea ansia e disturbo sono gli studi.
Fino a un anno fa circa, non ho mai avuto nessun tipo di problema di concentrazione/ di responsabilità nei confronti di ciò che erano i miei doveri da studente (anche se il percorso di formazione superiore che scelsi al tempo non mi appassionava troppo).
Tutto è cambiato all'inizio del quinto anno dove iniziai lentamente a non provare nessun tipo di motivazione verso gli studi e perdevo le mie giornate in altre attività, sentendo di essere sempre meno soddisfatto e sempre più nervoso per questo motivo.
Tuttavia riuscii a concludere il mio percorso anche con buoni risultati.
Nel mentre scelsi l'Università, un' Università che speravo mi potesse interessare, e così è infatti.
Nonostante ciò, da quando ho iniziato questo nuovo percorso è tornata di nuovo quella sensazione di demotivazione, che ha come risultato un continuo procrastinare e una profonda rabbia nei miei confronti a fine giornata.
Procrastinare che adesso, non solo riguarda i miei studi, ma anche l'attività fisica e la salute: negli anni precedenti ero infatti riuscito a dimagrire fino a 79 kg e, con qualche sali e scendi, sono sempre riuscito a fare attività fisica anche con passione seguendo anche una buona alimentazione.
Questo continuo procastinare mi porta a una estrema rabbia nei miei confronti e il fatto di non riuscire a cambiare mi rende nervosissimo, anche nei confronti delle altre persone.
Per quanto riguarda le mie relazioni, non so se possa esserci una connessione con tutto il resto, ma ho il mio gruppo a cui tengo molto e con i quali mi diverto a parlare e uscire, anche se ultimamente i pensieri mi impediscono di godermi a pieno quei momenti.
Un altro pensiero fisso che ormai mi accompagna da cinque anni riguarda una delusione amorosa che ebbi a 15 anni e che non sono mai riuscito a lasciarmi alle spalle, nonostante tutto il tempo trascorso e la mia sincera voglia di andare avanti.
Sono un ragazzo abbastanza timido e a volte vorrei riuscire a lasciarmi andare senza considerare i miei pensieri, ma a volte questi diventano veramente insistenti e molti diventano convinzioni, probabilmente non vere.
Ho molta confusione in questo momento, e con la mia famiglia non ne parlo molto perchè non me la sento per niente, anche se molto spesso si accorgono del mio nervosismo e dei miei comportamenti, senza andare oltre alle due parole.
Poi, per il resto, mi sforzo sempre di cercare di presentare la versione migliore di me, ma temo di non riuscire a farlo per molto.
Vorrei solo un po' serenità e concentrazione sia sugli studi che su me stesso.
Vi ringrazio in anticipo per la risposta.
[#1]
Gentile Utente,
da quel che leggo mi sembra di capire che lei non riesce ad uscire dal circolo vizioso della frustrazione-rabbia. Provo a spiegarmi meglio usando anche le sue parole.
"Questo continuo procrastinare mi porta a una estrema rabbia nei miei confronti e il fatto di non riuscire a cambiare mi rende nervosissimo, anche nei confronti delle altre persone"
Il procrastinare di cui parla aumenta il livello di tensione che percepisce e sentire che non è in grado di portare a termine qualcosa (concentrazione finalizzata allo studio, regime alimentare sano, per fare i suoi esempi) le provoca frustrazione. L'accumulo della frustrazione che continua per lungo tempo, giorni o settimane, culmina nello scaricare la tensione attraverso il canale emotivo della rabbia. Alla rabbia si aggiunge anche il senso di colpa. Questo è un circolo vizioso che ricomincia da capo ogni volta. Si riconosce in queste parole?
Forse è il senso di colpa per non aver fatto quello che dovrebbe fare (studiare) che le impedisce di divertirsi come vorrebbe con i suoi amici. Come in genere dicono le mamme, "prima il dovere, poi il piacere". Forse, se sente di non aver adeguatamente portato a termine il dovere, non può concedersi il piacere?
"mi sforzo sempre di cercare di presentare la versione migliore di me, ma temo di non riuscire a farlo per molto."
Cosa accade se invece mostra agli altri "la parte peggiore di sé"? Quella di ragazzo frustrato e arrabbiato?
Mi permetta anche di aggiungere una cosa, la sua rabbia è una parte di sé, è una sua emozione, né giusta, né sbagliata, semplicemente è necessaria, come tutte le altre emozioni che permettono di esprimere chi siamo e come stiamo. Si può lavorare sulla gestione della rabbia, quello sicuramente, ma la rabbia non la si elimina, la si comprende per poterla gestire.
"Vorrei solo un po' di serenità e concentrazione sia sugli studi che su me stesso."
Per prima cosa mi chiedo se lei non abbia omesso un particolare molto importante. Leggo dai suoi dati antropometrici che risulta fortemente in sovrappeso. Presumo che la rabbia la scarica mangiando. Forse questo è un sintomo che ha a che fare con le difficoltà che ha nel comunicare alla sua famiglia il suo disagio? I disturbi del comportamento alimentare non vanno sottovalutati, specie alla sua età.
Tornando al circolo vizioso della rabbia di cui le parlavo, provo ad anticipare una sua possibile domanda. Come se ne esce?
In primis assicurandosi che la mole di obiettivi che ci poniamo quotidianamente di assolvere risulti realizzabile. Occorre darsi piccoli obiettivi raggiungibili, altrimenti non riuscire a compierli riporta allo stato emotivo di cui sopra. Deve riuscire a darsi lei un margine e un limite.
In secondo luogo occorre valutare se è il caso di farsi aiutare da un esperto a gestire la propria ansia e la propria emotività. Un percorso psicologico può fare davvero al caso suo.
Spero di averle dato qualche spunto di riflessione
Resto a disposizione se ne avesse ancora bisogno
Cordialmente
da quel che leggo mi sembra di capire che lei non riesce ad uscire dal circolo vizioso della frustrazione-rabbia. Provo a spiegarmi meglio usando anche le sue parole.
"Questo continuo procrastinare mi porta a una estrema rabbia nei miei confronti e il fatto di non riuscire a cambiare mi rende nervosissimo, anche nei confronti delle altre persone"
Il procrastinare di cui parla aumenta il livello di tensione che percepisce e sentire che non è in grado di portare a termine qualcosa (concentrazione finalizzata allo studio, regime alimentare sano, per fare i suoi esempi) le provoca frustrazione. L'accumulo della frustrazione che continua per lungo tempo, giorni o settimane, culmina nello scaricare la tensione attraverso il canale emotivo della rabbia. Alla rabbia si aggiunge anche il senso di colpa. Questo è un circolo vizioso che ricomincia da capo ogni volta. Si riconosce in queste parole?
Forse è il senso di colpa per non aver fatto quello che dovrebbe fare (studiare) che le impedisce di divertirsi come vorrebbe con i suoi amici. Come in genere dicono le mamme, "prima il dovere, poi il piacere". Forse, se sente di non aver adeguatamente portato a termine il dovere, non può concedersi il piacere?
"mi sforzo sempre di cercare di presentare la versione migliore di me, ma temo di non riuscire a farlo per molto."
Cosa accade se invece mostra agli altri "la parte peggiore di sé"? Quella di ragazzo frustrato e arrabbiato?
Mi permetta anche di aggiungere una cosa, la sua rabbia è una parte di sé, è una sua emozione, né giusta, né sbagliata, semplicemente è necessaria, come tutte le altre emozioni che permettono di esprimere chi siamo e come stiamo. Si può lavorare sulla gestione della rabbia, quello sicuramente, ma la rabbia non la si elimina, la si comprende per poterla gestire.
"Vorrei solo un po' di serenità e concentrazione sia sugli studi che su me stesso."
Per prima cosa mi chiedo se lei non abbia omesso un particolare molto importante. Leggo dai suoi dati antropometrici che risulta fortemente in sovrappeso. Presumo che la rabbia la scarica mangiando. Forse questo è un sintomo che ha a che fare con le difficoltà che ha nel comunicare alla sua famiglia il suo disagio? I disturbi del comportamento alimentare non vanno sottovalutati, specie alla sua età.
Tornando al circolo vizioso della rabbia di cui le parlavo, provo ad anticipare una sua possibile domanda. Come se ne esce?
In primis assicurandosi che la mole di obiettivi che ci poniamo quotidianamente di assolvere risulti realizzabile. Occorre darsi piccoli obiettivi raggiungibili, altrimenti non riuscire a compierli riporta allo stato emotivo di cui sopra. Deve riuscire a darsi lei un margine e un limite.
In secondo luogo occorre valutare se è il caso di farsi aiutare da un esperto a gestire la propria ansia e la propria emotività. Un percorso psicologico può fare davvero al caso suo.
Spero di averle dato qualche spunto di riflessione
Resto a disposizione se ne avesse ancora bisogno
Cordialmente
Dr.ssa Valeria Mazzilli
Psicologa Clinica
Via San Giacomo, 15 Napoli
cel. 3895404108
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 782 visite dal 30/12/2020.
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