Il passato inevitabilmente ci condiziona, trappola ossessiva o verità?
Gentili dottori
Vorrei chiedervi un parere su una situazione che sto vivendo in prima persona ma che ritengo possa essere estesa a tutti coloro che hanno alle spalle un passato infantile burrascoso.
Sicuramente siete a conoscenza che il web e i social negli ultimi anni sono saturi di articoli sul come un passato traumatico generi persone ansiose, insicure, disfunzionali e altre "etichette" con accezione negative, come se un passato "sbagliato" crei automaticamente una persona anormale.
Inevitabilmente, leggendo questi articoli di primo impatto sono entrato in un loop di pensieri ed emozioni negative, poichè avendo avuto un passato difficoltoso sotto certi punti, si è insinuato in me il timore che la mia persona inconsapevolmente fosse sbagliata, e di conseguenza tutti i miei pensieri, emozioni e comportamenti avessero quacosa di "strano".
Vedendo la situazione dall'alto, ho notato che non è tanto il mio passato a farmi male, ma il pensare che questo in qualche modo m abbia codizionato negativamente.
Di conseguenza il problema che si era/è creato è un loop di pensieri/emozioni negative nel quale il pensare di avere un problema diventa esso stesso il problema.
Anche perchè, senza nulla togliere alla psicoanalisi ortodossa da me non assolutamente criticabile non essendo un esperto nel settore,, partendo dal presupposto che un ragazzo abbia avuto un passato "traumatico" qualsiasi azione nel presente viene interpretata alla luce di quello stesso passato in modo non falsificabile.
A parer mio questo modo di vedere le cose è molto angosciante, poichè un attacco di rabbia verso un amico da parte di una persona con un rapporto difsunzionale con il padre, potrebbe essere interpretato come lo scaricare la rabbia inconscia verso il padre su una persona esterna, interpretazione sensata ma non per questo vera.
Ma magari quella rabbia poteva essere genuina e non necessariamente collegata al passato.
Voi che ne pensate?
Potrebbe essere valida questa mia supposizione, ovvero che partire dal presupposto che un passato traumatico crei persone problematiche metta in condizione di entrare in un loop di pensieri ed emozioni negative chi ha alle spalle un passato difficile,?
Personalemnte a me capita che potrei ritrovarmi in tutte le patologie:
Mettendo qualche foto in più sui social potrei sembrare un narcisista o un istrionico
Avendo più bisogno di attenzioni potrei essere definito da uno psicoanalista ortodosso bloccato alla fasa orale.
Insomma in ogni comportamento se si vuol trovare l'aspetto patologico, lo si trova.
Magari io che ho un passato difficile, se perdo un anno all'università devo sentitmi dire che è a causa dei miei problemi famigliari, quando magari a un altro ragazzo con un passato "normale" gli si direbbe semplicemente che non era porato per quel settore.
Aspetto un vostro parere,grazie
Cordiali saluti
Vorrei chiedervi un parere su una situazione che sto vivendo in prima persona ma che ritengo possa essere estesa a tutti coloro che hanno alle spalle un passato infantile burrascoso.
Sicuramente siete a conoscenza che il web e i social negli ultimi anni sono saturi di articoli sul come un passato traumatico generi persone ansiose, insicure, disfunzionali e altre "etichette" con accezione negative, come se un passato "sbagliato" crei automaticamente una persona anormale.
Inevitabilmente, leggendo questi articoli di primo impatto sono entrato in un loop di pensieri ed emozioni negative, poichè avendo avuto un passato difficoltoso sotto certi punti, si è insinuato in me il timore che la mia persona inconsapevolmente fosse sbagliata, e di conseguenza tutti i miei pensieri, emozioni e comportamenti avessero quacosa di "strano".
Vedendo la situazione dall'alto, ho notato che non è tanto il mio passato a farmi male, ma il pensare che questo in qualche modo m abbia codizionato negativamente.
Di conseguenza il problema che si era/è creato è un loop di pensieri/emozioni negative nel quale il pensare di avere un problema diventa esso stesso il problema.
Anche perchè, senza nulla togliere alla psicoanalisi ortodossa da me non assolutamente criticabile non essendo un esperto nel settore,, partendo dal presupposto che un ragazzo abbia avuto un passato "traumatico" qualsiasi azione nel presente viene interpretata alla luce di quello stesso passato in modo non falsificabile.
A parer mio questo modo di vedere le cose è molto angosciante, poichè un attacco di rabbia verso un amico da parte di una persona con un rapporto difsunzionale con il padre, potrebbe essere interpretato come lo scaricare la rabbia inconscia verso il padre su una persona esterna, interpretazione sensata ma non per questo vera.
Ma magari quella rabbia poteva essere genuina e non necessariamente collegata al passato.
Voi che ne pensate?
Potrebbe essere valida questa mia supposizione, ovvero che partire dal presupposto che un passato traumatico crei persone problematiche metta in condizione di entrare in un loop di pensieri ed emozioni negative chi ha alle spalle un passato difficile,?
Personalemnte a me capita che potrei ritrovarmi in tutte le patologie:
Mettendo qualche foto in più sui social potrei sembrare un narcisista o un istrionico
Avendo più bisogno di attenzioni potrei essere definito da uno psicoanalista ortodosso bloccato alla fasa orale.
Insomma in ogni comportamento se si vuol trovare l'aspetto patologico, lo si trova.
Magari io che ho un passato difficile, se perdo un anno all'università devo sentitmi dire che è a causa dei miei problemi famigliari, quando magari a un altro ragazzo con un passato "normale" gli si direbbe semplicemente che non era porato per quel settore.
Aspetto un vostro parere,grazie
Cordiali saluti
[#1]
Gentile Utente,
non esiste una risposta che possa andare bene sempre, anche perchè bisogna prima accordarsi sul significato di trauma.
Io preferisco pensare che l'essere umano sia talmente pieno di risorse da non ritrovarsi sempre intrappolato nel proprio passato, qualunque esso sia.
Ovviamente una base sicura ci fa propendere per uno sviluppo più armonioso e sano dell'individuo, ma se lo stesso individuo dovesse subire da giovane adulto un "trauma", che cosa potremmo dire?
In altre parole, ci sono persone che hanno avuto un passato definibile come "burrascoso" ma che poi si sono abilmente districate nella vita, raggiungendo la serenità e anche traguardi e successi notevoli.
Personalmente ritengo che lavorare sugli aspetti del passato e non sulle risorse attuali di un paziente non sia sempre molto d'aiuto, anche perchè spesso porta il paziente a rimuginare su aspetti del passato e non sulle soluzioni e sulle proprie potenzialità.
Infine, è anche vero che la famiglia è il luogo dei primi apprendimenti, ma già un bimbo di pochissimi anni interagisce con altri ambienti e può sviluppare nuovi apprendimenti, quindi è molto limitato e limitante pensare solo ai genitori nella storia di una persona.
Ovviamente è un argomento che richiederebbe una risposta più approfondita, ma si tratta di un tema davvero molto esteso e non è possibile rispondere con poche frasi.
Posso chiederLe se si tratta di una situazione che La riguarda personalmente?
Cordiali saluti,
non esiste una risposta che possa andare bene sempre, anche perchè bisogna prima accordarsi sul significato di trauma.
Io preferisco pensare che l'essere umano sia talmente pieno di risorse da non ritrovarsi sempre intrappolato nel proprio passato, qualunque esso sia.
Ovviamente una base sicura ci fa propendere per uno sviluppo più armonioso e sano dell'individuo, ma se lo stesso individuo dovesse subire da giovane adulto un "trauma", che cosa potremmo dire?
In altre parole, ci sono persone che hanno avuto un passato definibile come "burrascoso" ma che poi si sono abilmente districate nella vita, raggiungendo la serenità e anche traguardi e successi notevoli.
Personalmente ritengo che lavorare sugli aspetti del passato e non sulle risorse attuali di un paziente non sia sempre molto d'aiuto, anche perchè spesso porta il paziente a rimuginare su aspetti del passato e non sulle soluzioni e sulle proprie potenzialità.
Infine, è anche vero che la famiglia è il luogo dei primi apprendimenti, ma già un bimbo di pochissimi anni interagisce con altri ambienti e può sviluppare nuovi apprendimenti, quindi è molto limitato e limitante pensare solo ai genitori nella storia di una persona.
Ovviamente è un argomento che richiederebbe una risposta più approfondita, ma si tratta di un tema davvero molto esteso e non è possibile rispondere con poche frasi.
Posso chiederLe se si tratta di una situazione che La riguarda personalmente?
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 987 visite dal 29/12/2020.
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