Costante tristezza in merito a eventi avvenuti, difficoltà a vivere

Buongiorno! Mi trovo molto in difficoltà a scrivere tramite uno schermo e in maniera virtuale, ma necessito di un consulto generale prima di prenotarmi (forse) una visita fisica.
Mi sembra oltretutto banale farlo, ma veramente non so più come uscire da un tunnel in cui mi sento intrappolata.
Nell’ultimo periodo ho visto le mie paure incrementarsi, perdere affetti e vivere separazioni importanti.
Ho sperimentato una solitudine mia vissuta prima, sebbene io sia stata sempre tendenzialmente malinconica e nostalgica.
Tuttavia mai, come quest’anno, ho desiderato e quasi tentato di non appartenere più a questa realtà.
Mi sento costantemente confusa, appesantita.
mi sento sconnessa, vivo in una sorta di stati di trance e la voglia di comunicare è diventata nulla.
Alle volte sento il cuore scoppiare e pensieri bui che si fanno strada.
Non riesco più a trovare la concentrazione in ciò che devo fare, come studiare, e una cosa che mi sta capitando spesso, nelle poche volte che trovo un po’ di focus, è di riprendere a pensare a ciò per cui sto male, perdendo di vista ogni cosa importante.
Sento una sorta di ansia dietro le spalle, inizio a tremare, penso a quello che ho vissuto e piango molto spesso, come se fosse l’unica cosa in grado svuotarmi e alleggerirmi.
Quest’anno è stato molto buio, ho dovuto far fronte a tanti problemi dando per scontato che ce l’avrei fatta e sarei stata forte.
Ad oggi sento solo una solitudine radicata, cose irrisolte e pensieri contorti.
Sogno sempre di morire, come fosse l’unica via d’uscita.
Grazie mille per l’attenzione, e chiedo scusa per l’essermi dilungata troppo.
Grazie.
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Dr.ssa Valeria Mazzilli Psicologo 286 13
Gentile Utente,
visto la giovanissima età mi sento di dare del tu. Innanzitutto ringraziamo noi te che sei riuscita a trovare la spinta a scriverci. Questo spazio a me piace pensarlo come un piccolo cuscinetto, una zona intermediaria di orientamento prima di fare un passo più lungo: prendersi concretamente cura di sé in un luogo maggiormente adeguato.

Sei stata molto vaga, non ci hai parlato di situazioni specifiche contestualizzandole, ma mentre leggevo pensavo a tutte le storie che ho ascoltato negli ultimi mesi. Il 2020 è stato un anno difficilissimo per tutti e in modi diversi ha smosso tanto dentro ognuno di noi, provocando in moltissime persone mareggiate interne difficilmente arginabili. In casi come questi è davvero difficile cercare di fare da soli senza l'aiuto di un esperto, si rischia di fare i conti con la propria impotenza e questo rende la situazione già difficile ancora più frustrante.
Non so senti familiari queste parole che sto scrivendo.

Ci porti qui paura, solitudine, ansia, tristezza, buio. Paura della morte e desiderio di morte. A parole è un ossimoro, nei fatti un dolore straziante e devastante. Immagino quanto coraggio e quanta forza hai dovuto cacciare in questo ultimo anno e forse non solo. Ti sono grata per aver condiviso qui questi tuoi pensieri in una maniera così delicata.

Accolgo le tue parole come se fossero uno sfogo, le sento come pioggia durante un temporale, leggere ma fittissime, e ti voglio regalare un piccolo segno di speranza: sì, dal tunnel si può uscire, i pensieri contorti possiamo provare a scioglierli e sui pensieri bui si può fare luce. Ma per fare questo devi lavorare con tutte le tue forze e devi affidarti ad una persona esperta.
Non ci hai detto di preciso cosa ti è successo, se ti va raccontacelo, ma mi sento di dirti di cercare aiuto al più presto.
Cerca consultori pubblici nella tua zona ai quali puoi avere accesso a prezzi estremamente ridotti, oppure chiedi al tuo medico di base di essere indirizzata in qualche centro convenzionato dove puoi ricevere assistenza psicologica, se non ti è possibile sostenere il costo di una psicoterapia privata.

Scrivici per raccontarci come va
Resto a disposizione nel caso ne avessi ancora bisogno
Un caro abbraccio
Cordialmente

Dr.ssa Valeria Mazzilli
Psicologa Clinica
Via San Giacomo, 15 Napoli
cel. 3895404108

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Utente
Utente
Grazie mille per la risposta, davvero. Cercherò di esprimermi al meglio.
Quest’anno ho visto realizzarsi cose di cui ho sempre avuto paura e che ho sempre cercato di affrontare. All’inizio dell’anno ho avuto una lite pesante con mia madre, con la quale ho sempre avuto un rapporto tossico ma verso la quale nutro un amore molto forte, nonostante tutto. Una mattina, dopo essere un’uscita la sera prima con un’amica e qualche giorno prima dei miei diciott’anni, mi sveglio per andare a scuola e mi ritrovo lei davanti che sbraita, sputando veleno e rancore su di me: ha iniziato ad accusarmi di aver rovinato la sua vita, che a causa della nostra vita non ha potuto vivere la sua esistenza in maniera soddisfacente. Ho visto nei suoi occhi il pentimento e la rabbia, e subito dopo mi sono vista le sue mani addosso. Sono andata a scuola in lacrime cercando di stare in piedi, ma è come se in quel momento avessi realizzato che non conta quanto cerchi di fare nella vita, ogni passo avanti comporta cento indietro. A casa mia c’è sempre stata una situazione particolare: mio padre in passato è stato un alcolizzato, è stato aiutato, ma non c’ho mai legato perché troppo distanti e poco a lui è importato della mia vita e di quella di mio fratello. Proprio per questo motivo, con mia madre c’è sempre stata maggiore affinità. Nonostante ciò, con l’episodio che ho raccontato all’inizio, ho realizzato quanto fossi sola. Sono sempre stata la spalla destra di qualcuno: ho sempre affiancato mia madre, anche nelle scelte sbagliate, per paura di rimanere sola e senza nulla; adesso vivo con mio padre perché è rimasto solo, mentre mi sembra di star precipitando. Mia madre l’ho affiancata anche quanto non mi percepiva: quando arrivò il primo computer in casa, avevo all’incirca dieci anni, lei iniziò a scoprire i siti d’incontro ed ebbe numerose relazioni virtuali alle quali sembrava lei tenesse più di ogni altra cosa. Un giorno mi capitò di leggere, mentre lei stava a lavoro, dei messaggi con un amante nei quali diceva che voleva solo andarsene, mollare tutto, non amava nient’altro che lui. Per quanto io fossi piccola, la cosa mi deteriorò. Sono sempre cresciuta in maniera autonoma. A quindici anni ho iniziato a lavorare nei periodi estivi, per tentare il più possibile di farcela da sola per quanto potessi e di non essere un peso. Nella mente sempre le parole da lei dette più spesso: a diciott’anni sarai capace di cavartela da sola, e io me ne andrò. Di recente mi sono confrontata con una mia zia acquisita, la quale mi ha rivelato di averci litigato, con mia madre, in primis per questo motivo: come si può dire a una figlia, sangue del tuo sangue, che è stata importante solo per sorreggerti ma scoccata la mezzanotte non vale più nulla? Capisco il cercare costante da parte sua di amore, sentimento e passione, ma ad oggi, quasi 19 anni, mi sento vuota e pesante. L’anno scorso lavoravo in un posto dove finivo un turno alle 4 di notte, e c’andavo alle 14. C’è stata una settimana in cui, tra stanchezza generale sia per lavoro che per quello che stavo vivendo, non riuscivo a pensare a nient’altro se non allo sparire. Una notte tornai a casa, e al posto di mia madre vidi una lettera in cui mi diceva che un giorno l’avrei capita, avrei capito che esiste anche l’amore sentimentale e che era un periodo. Mi è salita la nausea e mi si è bloccato il respiro, da allora mi succede spesso. Ho iniziato a piangere come non ho mai fatto: mi sono sentita stuprata interiormente, come se tutto quello che io abbia cercato di spiegarle nella mia vita (passando anche per pazza) non abbia avuto senso e come se l’unico peso di tutto quello che vivo e sento ruoti solo attorno al non accettare che abbia una relazione. Ho sempre cercato di spiegarle che il problema non era una relazione extra, ma lo era l’atteggiamento che possediamo in merito a quello che fa parte della nostra vita. Ho cercato di spiegarle che avere una relazione non significava cambiare il proprio carattere e gli amori, che non significava incattivirsi e vomitare odio per strada. Mi sono sentita inascoltata e fraintesa, fiato sprecato. A ottobre i miei hanno divorziato e, come ho già detto, vivo con mio padre. Sto con lui perché, sebbene io gli voglia un bene limitato, nel corso degli ultimi due anni è stato denigrato e annientato da mia madre, minacciato di perdere la casa e il figlio. Mi sono separata da mia madre e da mio fratello, la mia metà, definitivamente decidendo di stargli accanto, di sorreggerlo, da solo non ce l’avrebbe fatta. Attualmente vivo la vita che lui ha deciso e che più gli fa comodo: viviamo entrambi a casa di mia zia, mantenuti e sorretti da lei perché lui non ha un lavoro. Io mi sono fermata a vivere qui, a Roma, per l’università, ma sarei voluta tornare a casa in Calabria. Gliel’ho esplicitamente detto, prima che lui salissi. Gli ho detto che stavo male, che mi sentivo bloccata, spenta, che non era la mia realtà. Che non volevo essere sorretta da gente che poi l’avrebbe rinfacciato. Il giorno dopo lo vedo entrarmi in camera dicendo sorpresa! . Ho fatto finta di essere felice, mi sono diretta in bagno, e ho pianto: sentivo un modo alla gola, tremavo, volevo strapparmi i capelli e urlare, sentivo l’ansia dietro che diceva pericolo. Sono passati quasi tre mesi, e le stesse sensazioni perdurano. Sento che nel corso del tempo non è cambiato nulla, che non c’è stata un’evoluzione nelle cose e, come sono stata triste in passato, adesso le cose le sento in maniera amplificata. Ho vissuto un periodo in cui non riuscivo a dormire, tra la fine dell’anno scorso e l’inizio di questo, perché facevo incubi. Ho sognato di morire in tutti i modi, ho sognato rabbia, paura, pericolo, violenza. Vorrei lasciare un piccolo testo che ho scritto una volta:
Sprofondo nella mia notte,accolta dalla tiepida consapevolezza di mancata integrità.
Sento forte il tuo abbraccio consolatorio che mi sgretola,parte dopo parte:parti dall’esterno,dalla periferia di un corpo in putrefazione;raggiungi a poco a poco i fluidi veleni che mi percorrono,stringi fino ad opprimere il mio respiro;arrivi lentamente al punto,il centro. Sai che piangerò. Mi prendi prima per mano,ci uniamo in una danza astrale accompagnati dal lieve suono universale: la luna,musa di pensieri pungenti,onnisciente sa tutto,mi conosce. Divento tutt’uno col mare,sono parte integrante. Mi evolvo su di un piano astratto,diventando io stesso immateria. Percependomi essenza,sento il tuo sguardo bruciare su di me. Ti respiro e ti trattengo,per l’ultima volta.
Hai afferrato con violenza l’intimo ,calpestandolo,distruggendolo,sgretolandolo:hai soffiato via ciò che rimaneva di me.
Incatenato e assente osservo il presente fluire nell’oblio.
Una miscela di amicizie sbagliate, azioni sbagliate per cercare un istante di euforia al momento mentre nella vita di sempre si precipita e sono qui. Esisto ma non vivo, mi sembra di esserci come supporto. L’ho realizzato quando veramente ho desiderato di morire ma la mia mente diceva: alt, magari tua mamma capisce tutto e si riavvicina o magari tuo padre non riesce a sopportare le sue paure e senza di te cadrebbe pure lui, magari morire comporterebbe dei danni sui quali non potrai agire più e più gravi. Adesso stanno tutti bene: mia madre vive felicemente a Milano con un compagno e mio fratello, mentre poco le importa di ciò che vivo; mio padre è tranquillo nella sua bolla protetto da ogni male; il resto prosegue mentre io sono qui ferma. Ho anche cancellato Instagram, l’unico social che avevo, perché ho iniziato ad avvertire anche per quello ansia e paura del pericolo, come se fossi sempre esposta. E forse riflette anche la mia voglia di sparire. Non ho voglia di rispondere a nessuno, e cerco sempre di chiudere le conversazioni. C’è tanto da dire, mi rendo conto di essere molto influenzata dal passato. Con l’arrivo di Gennaio spero di prendere una decisione in merito a un percorso con qualcuno. Grazie ancora per l’ascolto, e soprattutto per le bellissime parole dette nella sua risposta. Mi sono sentita compresa per quanto possibile.
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Dr.ssa Valeria Mazzilli Psicologo 286 13
"Come si può dire a una figlia, sangue del tuo sangue, che è stata importante solo per sorreggerti ma scoccata la mezzanotte non vale più nulla?"
"Ho sempre cercato di spiegarle che il problema non era una relazione extra, ma lo era l’atteggiamento che possediamo in merito a quello che fa parte della nostra vita. Ho cercato di spiegarle che avere una relazione non significava cambiare il proprio carattere e gli amori, che non significava incattivirsi e vomitare odio per strada. Mi sono sentita inascoltata e fraintesa, fiato sprecato."

Cara ragazza, hai fatto molto, molto, molto di più di quanto avresti dovuto. Sei stata quello che si chiama in gergo tecnico una "figlia genitoriale", in altre parole hai fatto da madre a tua madre, ma purtroppo non hai fatto l'esperienza che ogni essere umano dovrebbe fare: essere figlia.

Parli con giuste ragioni di amore tossico, è una relazione che ti deteriora e ti fa male, ti annienta, perché immagino ti spinge a fare sempre il massimo a darti sempre per i tuoi genitori, tua madre soprattutto, scegliendo ogni volta di rinunciare dolorosamente a te stessa. Hai cercato di accudire tua madre, diventando la figlia/mamma modello (immagino) che lavora a tempo pieno, che studia all'università, che sa essere autonoma. Sei andata da tuo padre rinunciando alla vicinanza con tuo fratello perché sentivi che "è stato denigrato e annientato da mia madre, minacciato di perdere la casa e il figlio. Mi sono separata da mia madre e da mio fratello, la mia metà, definitivamente decidendo di stargli accanto, di sorreggerlo, da solo non ce l’avrebbe fatta." Hai deciso di prenderti cura anche di lui, riconfermando il tuo ruolo di figlia genitoriale.

"Ho sognato di morire in tutti i modi, ho sognato rabbia, paura, pericolo, violenza." La morte sognata o immaginata è un tentativo di ribellarti, di dire basta a quello che stai vivendo e molto probabilmente hai sempre vissuto. Vivi in una situazione di pericolo costante perché le persone che più ami sono le stesse che ti feriscono ripetutamente.
La vita che stai vivendo probabilmente non è la tua vita, è una vita al servizio di due persone da te amate, ma che purtroppo soffrono tantissimo e non sono in grado di prendersi cura di sé stesse, men che meno delle persone che amano, i loro figli. Io penso che l'amore ci sia, ma c'è una totale incapacità e un totale fallimento nel riuscire a gestire in maniera adeguata e competente la funzione genitoriale. Guardare la sofferenza che si è inflitta ai figli e riconoscere quanto si è stati inadeguati come genitori sarebbe come riconoscere il proprio fallimento come persona, non sarebbe accettabile e tollerabile, sarebbe troppo troppo doloroso. Allora ecco che è più facile riporre tutte le proprie attenzioni nelle relazioni extra coniugali, più effimere e frivole. Guardare altro non sarebbe veramente possibile per tua madre. Guardare la sofferenza dei propri figli annienterebbe sé stessa, allora si sceglie la via più facile, gettare contro aggressività, parole di odio e ferire, per poi andarsene via scaricando tutto sull'altro. Per tua mamma è un tentativo di difendersi. Per quanto tu ti sforzi, le spiegazioni logiche e razionali rispetto a quello che tu vedi, senti o ti sembra giusto dire, purtroppo, non verranno capite. Riconoscere e capire le tue parole sarebbe impossibile perché vorrebbe dire fare i conti con i propri fallimenti.

E' come se tua mamma fosse un'eterna adolescente. Da quel che hai descritto di lei sembrerebbe avere una personalità borderline, il tratto caratteristico è un'instabilità affettiva, oscillazione continua tra idealizzazione e svalutazione di persone e relazioni e incapacità di mantenere nel tempo relazioni affettive stabili. Poi naturalmente ogni borderline ha dei tratti specifici che lo caratterizzano, posso esserci anche delle altre sintomatologie correlate.

Mi ha emozionato molto il breve testo, la chiamerei poesia, che hai scritto. Hai reso con parole e immagini la relazione oserei dire simbiotica che unisce te e tua madre. E' un sentire che parte dal corpo, è un dolore e un amore viscerale. Mi domandavo come sta il tuo corpo, se anche lui soffre oltre alla tua anima... "Esisto ma non vivo" queste quattro parole sono la chiave per leggere tutto il tuo dolore e la tua sofferenza.
Datti un'occasione e una speranza per vivere e rinascere, sento che sei una ragazza piena di sensibilità e talenti. Esplorali e affidati a chi può aiutarti.
L'unico modo per salvare te stessa è allontanarti dai tuoi genitori. In questa storia che hai raccontato mi sembra di aver visto molte risorse: determinazione, tenacia, grande spinta all'indipendenza, una forza e un coraggio lodevoli, non sembra parlare con una ragazza di 18 anni. Usa tutte queste cose e tanti altri tesori nascosi dentro di te e cerca di prendere distanze da questa situazione familiare così dolorosamente invischiante. Adesso che pensi che i tuoi genitori stanno bene, prima che la loro felicità finisca e i loro drammi ti travolgano di nuovo, prenditi cura di te, inizia una psicoterapia. Apriti alle tue passioni, al mondo, allo studio e alle relazioni. Non farti fagocitare dal buco nero di sofferenza della tua famiglia. Non sparire come un account su un social, apriti alla vita, quella vera.
Se ti va raccontaci anche qualcosa di te, delle tue relazioni, amicizie, cosa studi...

Forza ragazza, mettici tutta la tua forza e il coraggio e prenditi cura di te!
E facci sapere di te, quando vuoi noi siamo qui
Un caro abbraccio
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