Caos sentimentale ed enorme senso di colpa

Gentili dottori, avrei bisogno di una vostra opinione in merito alla mia situazione sentimentale che mi sta rendendo la vita impossibile a causa di un enorme senso di colpa.
Sono fidanzata da 10 anni con un ragazzo, G, con il quale non è sempre stato tutto rose e fiori.
G è sempre stato molto affettuoso e devoto nei miei confronti, e tra noi c'è sempre stata forte attrazione fisica, ma con il tempo molti miei bisogni sono rimasti frustrati. Tra di noi vi è assenza di dialogo, G rifugge sempre il confronto. Non mi sta più bene che G sia privo di iniziativa, che debba sempre decidere io cosa fare. Purtroppo la sessualità tra di noi ha preso delle derive un pò "perverse". Durante l'intimità G. ha necessità di trattarmi da "prostituta", a dispetto della sua indole apparentemente mite e pacata, e sebbene vi fosse all'inizio il consenso da parte mia alla realizzazione di questa sorta di fantasia, con il passare del tempo ciò ha assunto una dimensione totalizzante che mi ha fatta sentire mortificata e incapace di percepire amore da parte sua.
Arriviamo al tasto dolente.
Quest'estate, a seguito di una fase depressiva, ho deciso di incominciare ad uscire con il gruppo di G per distrarmi. Per un mese mi sono spostata con C, amico di G, che mi dava un passaggio in macchina, e di lì si è creata una simpatia reciproca. Anche lui si trovava, come me, ad affrontare crisi depressive, e la mia compagnia era per lui una boccata di ossigeno. Questa amicizia, basata su una forte attrazione intellettiva, ha iniziato con il tempo a diventare un'attrazione fisica. Così, un giorno io e C eravamo da soli in macchina... e tra un abbraccio e un altro, ci baciammo. Di lì è stata un'inesorabile discesa. Ci siamo incontrati altre volte, e in tre abbiamo fatto l'amore.
Dopo un pò, lui è arrivato a dirmi che mi ama... e purtroppo, anche io.
Dico purtroppo perchè forse erano parole non mediate dal pensiero, addirittura in una l'ho detto e me lo sono dimenticato subito dopo, lapsus a non finire... dopo tre mesi, così, abbiamo deciso di comune accordo di non vederci e sentirci fin quando non avrò risolto la mia situazione con G.
Io, ora, avverto un senso di colpa lancinante... mi sento una "poco di buono" egoista che potrebbe mettere a repentaglio una relazione e amicizia decennale tra due persone. Ho incubi in cui mi appare il volto piangente e addolorato di G per avergli inferto un tale dolore.
A G ho parlato schiettamente dei problemi tra di noi, anche paventandogli un mio iniziale interesse per C, ma allo sbigottimento iniziale non è seguito alcun tentativo di chiarimento con l'amico (che volevo si esponesse come ho fatto io), seppure da me sollecitato, e anzi, continuano a essere amici come se nulla fosse. Sono poi uscita dal gruppo perchè questa farsa mi è diventata insopportabile.
Ogni giorno ho pensieri ossessivi che mi impediscono di vivere la quotidianità, non so scegliere tra questi due uomini e, soprattutto, non riesco a separarmi da G, dal quale mi aspetterei in ogni momento un gesto concreto, oltre belle parole, per recuperare il rapporto.
Come posso dissipare i miei pensieri ossessivi e fare chiarezza nei miei sentimenti?
Vi ringrazio
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
ho letto anche la sua lettera del 2018: come andò a finire la vicenda per la quale ci aveva consultato allora? Immagino con successo.
A me sembra, con il limite di un parere a distanza, che lei sia vittima del suo idealismo, e attribuisca agli altri gli stessi valori dei quali lei è portatrice. Questo le fa vedere negli altri qualità che forse non sempre hanno; a maggior ragione perché si è fidanzata troppo presto e le sono quindi mancate le esperienze del mondo maschile.
Dice che G, fidanzato storico, è "affettuoso e devoto".
Però è mentalmente ed emotivamente immobile; una sorta di pietra.
"G rifugge sempre il confronto. Non mi sta più bene che G sia privo di iniziativa, che debba sempre decidere io cosa fare". Inoltre la stessa natura di statua che non parla e non sente, G la applica alla sfera sessuale, dove decide lui solo, con ossessiva ripetitività, quali "giochi" fare, e perfino alle sue confidenze circa l'interesse per un altro uomo, allo sbigottimento iniziale segue il nulla. Il sasso affonda in silenzio nello stagno.
Purtroppo qualcosa di analogo ha fatto C, dispostissimo a prendere tutto quello che c'era a disposizione, anche la ragazza dell'amico per qualche piacevole incontro, ma non a rischiare oltre. Accetta di buon grado di non vederla e non sentirla, ma si guarda bene dall'esporsi con l'amico.
Mi sembra un amore molto tiepido, seppure è amore.
Tutto questo, come la visione idealizzata che nella prima lettera mostrava dell'ambito in cui si apprestava ad entrare, mi fa pensare che deve cercare il compagno ideale altrove, cambiando ambiente e cercando persone che abbiano il suo stesso livello, intellettuale e morale.
Con infiniti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile dr.ssa Potenza, la ringrazio per la sua risposta.
Da quando le ho scritto la mia situazione di studio/lavorativa non si è modificata di molto causa Covid-19 che ha determinato una sospensione delle procedure concorsuali, ho avuto momenti alti e bassi nonostante la costanza, e questo è per lo studio un momento di "basso".
O per meglio dire, ho conseguito un importante obiettivo lavorativo, ma ho deciso di continuare a studiare per coronare il mio obiettivo.
E' vero, mi sono fidanzata prestissimo e per la prima volta con questo ragazzo, precludendomi la conoscenza del mondo maschile e divenendo la classica ragazza "casa e studio". In questa situazione, tuttavia, data anche una famiglia particolarmente severa, sono arrivata all'isolamento: non avevo amici e vivevo in simbiosi con G, quando lo vedevo.
Ciò che mi ha addolorato, la "goccia che ha fatto traboccare il vaso", è che a G pareva non spostasse che l'amico, C, mi accompagnasse e portasse a casa ogni volta, scherzasse con me, si sedesse vicino a me. Quando G mi ha domandato se anche C provasse interesse per me gli ho detto con fare deciso "chiamalo!"...eppure non lo ha fatto. Sono arrivata, quasi con tono supplice, a domandargli se volesse che io mi allontanassi dal gruppo, e la risposta è stata "ma tanto ci rivedremo fra 3-4 mesi". Risultato: io mi sono eliminata (anche da videochiamate con questo gruppo), loro invece si sentono e si vedono. Le faccio presente, inoltre, che molto spesso G parlava a C di me, con una frequenza inquietante rispetto a quella di una semplice condivisione amicale, talvolta con toni di sfottò nei miei confronti (per cosa mangio, i miei hobbies, il mio parlare eccessivamente forbito). Questa "goliardia", a posteriori, mi pare una grossa mancanza di rispetto.
C, molto spesso, si è arrabbiato, arrivando ad affermare che tutti provano ad umiliarmi perchè sarei troppo superiore (in cosa, non si sa).
Alle mie rimostranze nell'esternazione di questo sentimento, tuttavia, C ha risposto che cinicamente è questa la soluzione, cioè tener tutto nascosto, perchè far emergere questa vicenda ora sarebbe compromettente per me e per la mia famiglia (secondo per per lui...) mentre, una volta chiusa la relazione, potremmo iniziare a "ragionare" (testuali parole), e a quel punto sarebbe lui a comunicare all'amico. Alla mia sollecitazione di non vedersi e neanche sentirsi-la cosa è partita da me, lui a sua detta voleva ma non aveva il coraggio per confusione e debolezza- ha detto che mi ama e mi aspetterà, fosse anche un anno, perchè il suo sogno è quello di avermi come donna.
G in tutto ciò non smette di farsi sentire, dicendo a sua volta che mi ama e vagamente accennando a convivenze...io però sono stanca, mi sento il peso di tutte queste situazioni sulle spalle e non so più come gestirle.
P.s. lei ha scritto "mi sembra un amore tiepido, seppure amore":si riferisce a me, o a questo ragazzo, C?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Cara utente,
il "tepore" o meglio la temperatura alquanto bassa la sento dalla parte di C. Anche G, dalle ultime cose che lei racconta, non sa cosa sia il rispetto e nemmeno il riserbo.
Che ci fosse una marcata disparità di educazione, forse di cultura, senz'altro di sensibilità tra lei e questi ragazzi, è palese.
La "famiglia particolarmente severa", per cui non ha creato nemmeno una sua cerchia di amicizie, può finire per essere una famiglia che non supporta e non protegge.
Non ho ben capito, a partire dalla prima email, perché il suo percorso in macchina per andare dagli amici di G lo faceva con C. Mi risulta anche strano pensare che si sia incontrata con la sua comitiva solo dopo dieci anni di fidanzamento.
Grazie al lavoro e allo studio dovrebbe aprire spiragli su amicizie nuove, più idonee a lei. Non ha fratelli, sorelle, cugini?
Un periodo di riflessione in cui non vede e non sente G se lo è prospettato?
Auguri, e ci tenga al corrente.
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Utente
Utente
Gentile dr.ssa Potenza,
conosco la comitiva di G. da dieci anni, e per lungo tempo ho evitato di uscire con loro sia perchè erano tutti ragazzi, e la cosa mi faceva sentire leggermente fuori luogo, sia perchè la mia famiglia criticava dal punto di vista "morale" una tal situazione.
Poi, negli ultimi anni, anche gli altri si sono fidanzati con delle ragazze, e prima con discontinuità, poi con continuità, mi sono inserita.
In realtà mi sentivo a disagio ad uscire con loro perchè vedevo queste persone come i "suoi" amici, a partire dal liceo, mentre io non avevo alcuna comitiva di amiche,
Inoltre avevo la paura che potessi mai interessarmi ad alcuno di loro, ma l'ultimo che poteva interessarmi era proprio C che, nell'arco di due anni, è passato dall'obesità al perdere 50 kg e assumendo un aspetto decisamente gradevole, tale da colpire la mia attenzione.
Per quanto riguarda quest'estate, facevo il percorso in macchina con C perchè abitiamo nello stesso paese e, trovandosi a passare sotto casa mia, evitava a G di fare il tragitto per venire a prendermi.
Questo è il punto per me dolente, ossia che G si "scocciava" nel venire a prendermi e delegava all'amico di farlo (o addirittura, al mio "chi viene a prendermi?", rispondeva "contatta C"). Io non ero mai stata tanto a contatto con C. e, nel corso di queste traversate (40 minuti all'andata e 40 al ritorno) parlavamo di tutto, dei nostri interessi, delle nostre stupidaggini e ridendo tantissimo, ascoltavamo canzoni e cantavamo a squarciagola...mi sentivo felice, come da tanto non accadeva in vita mia.
Io provavo un sentimento puro nei confronti di C., una stima e una gratitudine vera nei suoi confronti, e sembrava reciproco, giacchè C mi aveva ribattezzata "boccata d'ossigeno", una persona con cui tutto il suo rimuginare ansioso scompariva per lasciar spazio solo alla felicità, come quella di un bambino.
C., inoltre, nell'arco della sua vita di trentaduenne non ha mai avuto una relazione stabile con una donna (pur volendolo ardentemente), se non qualche breve mordi e fuggi di 7 mesi, professandosi sempre come "sfigato" e "privo di esperienze" dal punto di vista sessuale.
Non vorrei che la relazione avuta con me abbia avuto, di fondo, proprio questo precipuo scopo...
Per quanto riguarda G. ho seri problemi a distaccarmi da lui, anche se solo temporaneamente, perchè non riesco a tollerare la sua tristezza, il suo abbattimento, la sua voce tremante ogniqualvolta gli faccia presente la possibilità...guardo gli oggetti che mi ha regalato e piango, mi vengono momenti trascorsi insieme, anche stupidi, e mi dispero (ciò è capitato anche mentre facevo l'amore con C, assurdo),provo un senso di perdita e disperazione totali in certi momenti...vivo nella confusione...
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
da tutto quello che dice si può intravedere un disagio che andrebbe curato, prima che intervengano decisioni definitive come la convivenza, il matrimonio, etc.
Nella grande città sul cui territorio abita ci sono bravi terapeuti; molti fanno colloqui online.
Altro da qui non le posso dire. Ribadisco la necessità di un periodo di distacco da tutti e due questi uomini, unica via per cercare di capirci qualcosa... e forse far capire qualcosa anche a loro.
Mi sembra, infatti, che lei si faccia troppo facilmente incantare dalla tristezza e dalla voce tremante di G, e non sia ancora in grado di valutare in maniera adulta questo abbandonarla alla compagnia di C.
Ci rifletta.
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Utente
Utente
Gentile dr.ssa Potenza,
in realtà ho iniziato da poco un percorso di psicoterapia-non per questo motivo-ma mi vergogno profondamente a parlare di queste vicissitudini perchè la mia psicoterapeuta (che mi ha riscontrato sia sintomi "ossessivi" che sintomi "depressivi") ha asserito, ad un vago accenno, che colui che tradisce l'amico per conquistare la sua ragazza è un vile, un subdolo...solo l'idea di confessare di aver agito il tradimento mi provoca una profonda paura del giudizio.
Ad ogni modo, nella mia solitudine, stavo meditando di comunicare a C di aver deciso di rinunciare a lui perchè non riesco a tollerare che G possa ricevere un tradimento così doloroso, da me e da colui che da sempre ritiene un caro amico, una persona fidata e sempre tenuta in alta considerazione.
G sarà anche una statua dal punto di vista emotivo, ma è pur sempre un bravo ragazzo e non credo che meriti un trattamento così abietto da parte mia e sua.
Tuttavia, mi chiedo: è questo un sacrificare i miei sentimenti? E' giusto che il mio Super-Io prevalga, sempre e comunque? Sono oppressa dal senso di colpa, se non sapessi che gli distruggerei l'autostima mi butterei ai suoi piedi chiedendogli perdono...
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Cara utente,
purtroppo a quello che scrive si è creato un equivoco con la sua terapeuta. La invito caldamente a riprendere il discorso con lei, proprio a partire da quella conversazione e dagli effetti paralizzanti che ha avuto sul vostro colloquio.
Glielo dico perché è negativo usare male una terapia, ma soprattutto per le angosciose domande finali che lei rivolge a noi. Dove troverà un'alleanza profonda e non giudicante, se perde quella con la terapeuta? Dove curerà le ferite che si ostina a non manifestare?
Per il suo bene, consideri che ogni sentimento doloroso che prova, ogni meccanismo di difesa che mette in atto, possono e devono scomparire nell'accettazione totale da parte del curante.
Infiniti auguri.
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Utente
Utente
Gentile dr.ssa Potenza,
ripensando a quanto mi aveva scritto nell'ultimo consulto ho parlato con la mia psicoterapeuta.
Non sono riuscita a parlare esplicitamente del tradimento, credo per l'operare di un meccanismo di difesa, ma attraverso una serie di perifrasi e di domande allusive da parte mia la mia psicoterapeuta ha capito.
Se non riesco a lasciare G. è perchè la relazione, in realtà, non è ancora chiusa dentro di me.
Secondo la psicoterapeuta, tuttavia, questo sentimento, che c'è, non ha nulla a che vedere con un sentimento di amore tra due persone adulte.
E dovrò scavare per riprendere vecchie ferite infantili...
In questo periodo di feste ho rivisto G., il quale è sempre premuroso e affettuoso come sempre.
Su mia richiesta nel riprendere la rivelazione di interesse verso l'amico, G. ha dichiarato che è "tutto passato" e che "non ha importanza".
Mi domando se sia una persona talmente innamorata da passare su tutto, anche sull'interesse della propria ragazza verso l'amico (che lui crede sia stato un vaga infatuazione non contraccambiata), oppure una persona che nega la realtà, oppure una persona che prova indifferenza nascosta da eccessiva premura.
In tutto ciò, C. mi manca tantissimo.
Penso ogni giorno a lui, ai momenti trascorsi insieme ridendo e scherzando, a quando facevamo l'amore...
il 6 gennaio mi ha inaspettatamente effettuato una comunicazione di servizio-siamo rimasti che non ci saremmo sentiti fino a quando io non avessi preso una decisione e gliel'avessi comunicato- per consegnarmi le calze dell'epifania.
In realtà anche io gliel'avevo preparata, ma ero triste perchè non avrei potuto consegnargliela.
Così ci siamo visti, e come sempre siamo finiti ad abbracciarci e baciarci. Nel suo sguardo, però, ho visto preoccupazione, come per dire "se è così, perchè non ti decidi?". Io, da parte mia, sentivo anche ansia e senso di colpa che cercavo di coprire con tante parole.
Senso di colpa perchè, se provo un sentimento verso di lui, non dovrei aver problemi a lasciar andare C.
Lei come vede questa situazione?
Secondo la psicoterapeuta dovrei incominciare ad assumere lo Xanax.
Dopo miei iniziali rifiuti, dovuti alla paura che possa instaurarsi una dipendenza con il farmaco, ho iniziato a prendere in considerazione questa possibilità.
Se è l'unica soluzione per star meglio, non vedo via di uscita.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
ho riletto tutto il carteggio intercorso tra noi, e ritengo, oggi più che mai, che la reticenza con la sua curante sia uno dei sintomi della sua malattia, e il mantenere questa reticenza la sta perpetuando.
Se lei guarda al passato, al rapporto coi suoi genitori "troppo severi", è probabile che troverà già le tracce di questo nascondere fatti, forse perfino oggetti.
A questo si associano la paura e il desiderio di lasciarsi andare a qualche grosso "peccato".
Nell'ultima email credo ci sia un lapsus nelle parole finali: "se provo un sentimento verso di lui, non dovrei aver problemi a lasciar andare C". Voleva dire G?
La proposta di una benzodiazepina ha senso se la sua terapeuta è medico, e io, non essendolo, non mi intrometto; ma in questo caso, è sicura che sia anche psicoterapeuta?
Perché vede, se lei ha scelto di farsi curare da una dottoressa che non ha studiato psicologia, siamo di nuovo al suo voler fare finta di curarsi, rimanendo in realtà ben nascosta.
Attenzione.
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Utente
Utente
Gentile dr.ssa Potenza,
la dottoressa presso la quale mi reco è psicologa regolarmente iscritta all'albo e psicoterapeuta, molto conosciuta nella città in cui vivo.
In secondo luogo, per quanto riguarda il consiglio di supporto psicofarmacologico affiancato alla psicoterapia sono ancora in dubbio sull'accoglierlo o meno. Nel caso dovrei rivolgermi ad uno psichiatra, giusto? Nel frattempo sto semplicemente cercando di assumere uno stile di vita più tranquillo andando a dormire presto, evitando abusi di caffeina, assumendo all'occorrenza un rimedio omeopatico, ma non saprei se ciò stia facendo effetto.
Vorrei dirLe che le sue osservazioni sono molto perspicaci, in particolare "Se lei guarda al passato, al rapporto coi suoi genitori "troppo severi", è probabile che troverà già le tracce di questo nascondere fatti, forse perfino oggetti."
Difatti, a causa della severità ed ipercontrollo dei miei genitori ho la tendenza a nascondere di tutto: semplici conoscenze, relazioni sentimentali, anche oggetti (che tendo ad accumulare nei cassetti o a mettere in piccole casseforti). Per tanti anni ho nascosto al mondo una relazione, rimasta solo telefonica, con un mio ex passato che viveva lontano, che però sentivo la necessità di nascondere perchè i miei lo odiavano (e viceversa), e prima ancora ho nascosto una frequentazione con un ragazzo che loro non accettavano. Ovviamente il nascondere tutto (e paradossalmente la mia vera identità, diversa dalla maschera di "studentessa modello votata al successo") mi comporta un logorio psichico non indifferente
Per quanto riguarda il presunto lapsus, sì, intendevo dire proprio "G", e nella fretta di scrivere non ho controllato. Lei come lo interpreterebbe?
La ringrazio ancora per la sua attenzione.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
trattandosi di semplici iniziali e non di nomi, il lapsus non c'è.
Per i farmaci, anche quelli omeopatici o quelli "da banco", sentirei sempre il parere di un medico; nel caso delle benzodiazepine, senz'altro quello di uno specialista.
A ciascuno il suo mestiere. Per farle un esempio, la ringrazio per aver voluto considerare perspicaci le mie osservazioni, ma è solo competenza professionale su sintomi che vediamo associati tante volte.
Rinnovo l'augurio che trovi la forza di uscire dal "logorio psichico". Credo che sia sulla strada giusta.