Ansia e spirale negativa catastrofica, cherofobia
Quasi 2 mesi fa ho avuto un attacco di panico che mi ha portato a successivi attacchi d'ansia giornalieri, il che mi ha portato in una spirale di pensieri negativi dove "non c'è una soluzione, sono spacciato".
Ad ogni soluzione che trovavo, CONSCIAMENTE (questo è il "bello"), trovavo un problema piú grosso e lo confermavo.
Avevo paura della depressione, e la psicologa che sto vedendo mi ha assicurato che non sembra il mio caso, e anche se fosse si puó curare.
Ok, la paura della depressione non c'è piú, ora è la paura di andare fuori di testa.
PERCHÈ mi trovo sempre un problema?
Perchè non posso lasciare andare quanto è successo e vivere tranquillo?
Voglio solo stare in pace con me stesso.
Sono sempre in guerra ed in contraddizione con me stesso.
"Devi cambiare" "No, devi accettarti" "No, invece devi cambiare".
Preciso che è da circa un anno che non lavoro, ho poche amicizie, non ho una ragazza, quindi su una scala da 1 a 10, la mia vita sociale è ad un 2 scarso, il che penso che ha influito molto, considerando anche che vivo da solo.
La stessa psicologa mi ha detto che durante gli anni passati abbia in qualche modo creato la mia identità attorno a questa ansia, e per questo è difficile lasciarla andare, il che ha senso, ma prima dell'attacco di panico andava tutto bene.
Si, c'erano ansie e preoccupazioni, ma nulla di che.
Ora penso che tutto ció che è accaduto pre-attacco ansia fosse sbagliato e quindi mi ha portato a tale attacco, per questo ora sono in gurra con me, chi sono, cosa faccio ecc.
Non ho avuto dei modelli positivi da seguire, specialmente maschili, visto che sono cresciuto senza un padre, e la mia infanzia è stata molto travagliata.
Preciso anche che anni fa ho avuto un trauma, non molto grande di per se, ma che ho catastrofizzato e mi ha portato ai primi episodi nei quali mi negavo cose belle per paura che tale trauma o la sorgente di tale trauma, potesse tornare a farmi del male.
Un po come "mi punisco io prima che mi punisca qualcos'altro".
Sembra che tutte le opzioni debbano per forza tendere al negativo ed alla tragedia.
Perchè non accetto il fatto che mi merito la gioia e le cose buone della vita e che ci puó essere del buono anche per me?
Perchè ho quasi paura di stare bene ed essere felice?
Ripeto, tutto questo isolamento credo abbia giocato un ruolo fondamentale.
Grazie per qualsiasi consiglio o parere
Ad ogni soluzione che trovavo, CONSCIAMENTE (questo è il "bello"), trovavo un problema piú grosso e lo confermavo.
Avevo paura della depressione, e la psicologa che sto vedendo mi ha assicurato che non sembra il mio caso, e anche se fosse si puó curare.
Ok, la paura della depressione non c'è piú, ora è la paura di andare fuori di testa.
PERCHÈ mi trovo sempre un problema?
Perchè non posso lasciare andare quanto è successo e vivere tranquillo?
Voglio solo stare in pace con me stesso.
Sono sempre in guerra ed in contraddizione con me stesso.
"Devi cambiare" "No, devi accettarti" "No, invece devi cambiare".
Preciso che è da circa un anno che non lavoro, ho poche amicizie, non ho una ragazza, quindi su una scala da 1 a 10, la mia vita sociale è ad un 2 scarso, il che penso che ha influito molto, considerando anche che vivo da solo.
La stessa psicologa mi ha detto che durante gli anni passati abbia in qualche modo creato la mia identità attorno a questa ansia, e per questo è difficile lasciarla andare, il che ha senso, ma prima dell'attacco di panico andava tutto bene.
Si, c'erano ansie e preoccupazioni, ma nulla di che.
Ora penso che tutto ció che è accaduto pre-attacco ansia fosse sbagliato e quindi mi ha portato a tale attacco, per questo ora sono in gurra con me, chi sono, cosa faccio ecc.
Non ho avuto dei modelli positivi da seguire, specialmente maschili, visto che sono cresciuto senza un padre, e la mia infanzia è stata molto travagliata.
Preciso anche che anni fa ho avuto un trauma, non molto grande di per se, ma che ho catastrofizzato e mi ha portato ai primi episodi nei quali mi negavo cose belle per paura che tale trauma o la sorgente di tale trauma, potesse tornare a farmi del male.
Un po come "mi punisco io prima che mi punisca qualcos'altro".
Sembra che tutte le opzioni debbano per forza tendere al negativo ed alla tragedia.
Perchè non accetto il fatto che mi merito la gioia e le cose buone della vita e che ci puó essere del buono anche per me?
Perchè ho quasi paura di stare bene ed essere felice?
Ripeto, tutto questo isolamento credo abbia giocato un ruolo fondamentale.
Grazie per qualsiasi consiglio o parere
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Gentile utente,
la cosa fondamentale è affidarsi al suo curante.
Non ci dice da quanto tempo è in terapia, ma da certe frasi che scrive mi sembra che molte cose si stiano incamminando verso la soluzione, non però vicinissima, com'è ovvio. Non si cambia da un momento all'altro una congerie di pensieri e di abitudini disfunzionali, che avevamo costruito per aggrapparci ad essi, come le ha detto anche la sua psicologa.
L'attacco di panico probabilmente è stato il punto di svolta, infatti scrive: "Ora penso che tutto ció che è accaduto pre-attacco ansia fosse sbagliato e quindi mi ha portato a tale attacco, per questo ora sono in gurra con me, chi sono, cosa faccio ecc.".
E' franata una costruzione fittizia (il che è un bene) ma nel momento della ricostruzione lei trova due ostacoli: 1, il forsennato attacco a sé stesso; 2, la paura superstiziosa che qualche entità malefica la punisca, per cui si punisce preventivamente da sé ("non accetto il fatto che mi merito la gioia e le cose buone della vita e che ci puó essere del buono anche per me").
Provi a risolvere la guerra con sé stesso ("Devi cambiare" "No, devi accettarti" "No, invece devi cambiare") in questi termini: verso il suo io, abbia la massima indulgenza e considerazione, come insegna la Compassion Focused Therapy (guardi in rete); accetti gli errori fatti e si offra il cambiamento, graduale, come un dono, non come una punizione.
Perché non lavora da un anno?
Infiniti auguri: ce la farà.
la cosa fondamentale è affidarsi al suo curante.
Non ci dice da quanto tempo è in terapia, ma da certe frasi che scrive mi sembra che molte cose si stiano incamminando verso la soluzione, non però vicinissima, com'è ovvio. Non si cambia da un momento all'altro una congerie di pensieri e di abitudini disfunzionali, che avevamo costruito per aggrapparci ad essi, come le ha detto anche la sua psicologa.
L'attacco di panico probabilmente è stato il punto di svolta, infatti scrive: "Ora penso che tutto ció che è accaduto pre-attacco ansia fosse sbagliato e quindi mi ha portato a tale attacco, per questo ora sono in gurra con me, chi sono, cosa faccio ecc.".
E' franata una costruzione fittizia (il che è un bene) ma nel momento della ricostruzione lei trova due ostacoli: 1, il forsennato attacco a sé stesso; 2, la paura superstiziosa che qualche entità malefica la punisca, per cui si punisce preventivamente da sé ("non accetto il fatto che mi merito la gioia e le cose buone della vita e che ci puó essere del buono anche per me").
Provi a risolvere la guerra con sé stesso ("Devi cambiare" "No, devi accettarti" "No, invece devi cambiare") in questi termini: verso il suo io, abbia la massima indulgenza e considerazione, come insegna la Compassion Focused Therapy (guardi in rete); accetti gli errori fatti e si offra il cambiamento, graduale, come un dono, non come una punizione.
Perché non lavora da un anno?
Infiniti auguri: ce la farà.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.7k visite dal 20/12/2020.
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